OFF-STAGE Magazine Dicembre 2016

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DICEMBRE 2016

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NO.2

OFF-STAGE magazine

TEATRO + SPETTACOLO + ARTE

SPECIALE NATALE

L'INCHIESTA

MADAME BUTTERFLY: FARFALLA IMMORTALE

Teatro e Natale: un legame antico Il Natale tra religione e rito pagano, dalle origini al teatro di Eduardo De Filippo

L'opera di Puccini non è mai stata più attuale. Aspettando la Prima della Scala

TEATRO/EVENTI

OMAGGIO AD ANNA BONOMI

MIMO E PANTOMIMO MADE IN GIAPPONE

Intervista al regista Paolo Franzato, ideatore dello spettacolo che andrà in scena il 18 dicembre al Teatro Apollonio

Shinya Murayama ci insegna l'arte del comunicare senza parole


IL SUGGERITORE

Madame Butterfly:farfalla immortale La tragedia di Puccini aprirà la prossima stagione scaligera e sembra essere l'opera che più rispecchia la nostra attualità. L'Oriente non è mai stato così vicino.

Due donne, un uomo e un figlio conteso. Sembra l’ennesimo caso da tribunale con i conseguenti danni collaterali ai figli che sentiamo tutti i giorni. In realtà è la trama, brutalmente riassunta in una frase, dell’Opera che aprirà la stagione scaligera questo dicembre 2016. Quest’ultima versione di Madame Butterfly si rifà alla prima del 1904, ispirata al teatro Kabuki e No, i due generi teatrali giapponese fatti di gesti e pose, con gli shoji, i pannelli scorrevoli delle case nipponiche. L’ispirazione iconografica richiama i quadri di Hokusai e Utamaro. La regia è di Alvis Hermanis, al suo terzo lavoro scaligero dopo «Die Soldaten» di Zimmermann e «I due Foscari» di Verdi. Madame Butterfly risale al 1903, tragedia giapponese in tre atti di Giacomo Puccini, e non potrebbe essere più attuale. La geisha Cio-Cio- San viene comprata e sposata a soli quindici anni dal luogotenente americano Pinkerton, che la abbandonerà poco dopo per tornarsene in America. Tre anni dopo, dopo essersi risposato con una nuova donna (Kate Pinkerton), tornerà in Giappone per riprendersi il figlio. Questo porterà al suicidio di Madame Butterfly.

Vorrei fare una piccola riflessione, che non vuole assolutamente scoraggiare Valeria Marini o altre sue colleghe che staranno già scegliendo l’outfit per la serata di Sant’ Ambrous. Ancora una volta i capolavori del passato non riescono ad invecchiare, ad essere fuori moda. E ci piacerebbe, per una volta, pensare che il mondo sia cambiato. E invece niente. I matrimoni con le quindicenni avvengono ancora (purtroppo) e gli uomini “bastardi” (passatemi il termine) si moltiplicano a vista d’occhio come le cimici a Varese. Quasi dimenticavo, e lo scontro Occidente/Oriente? Vi suona familiare? E’ davvero cambiata nell’immaginario collettivo la visone che l’uomo ha della donna orientale? Lo chiamavano “orientalismo”, filosofia che portava l’occidente a sentirsi superiore alle altre culture e a considerare quei luoghi sconosciuti come potenti afrodisiaci, un fascino malsano per l’esotico. Oggi non si può certo parlare di “orientalismo,” ma fenomeni come il turismo sessuale e la considerazione inesistente dei diritti della donna in certi paesi perdura, se non peggiora. Per non parlare del termine geisha e del suo vero significato. Questo termine è diventato erroneamente sinonimo di “prostituta di alto borgo” nell’immaginario collettivo occidentale, mentre in realtà significa tutt’altro. Letteralmente geisha significa “persona versata nelle arti” e infatti queste donne erano ( oggi ne rimangono veramente poche che continuano la tradizione) istruite alla musica, la danza, la pittura e facevano dell’arte la loro professione, intrattenendo il pubblico con la loro grazia, imparata con regole rigide e severe. In questo, l’occidente, forse avrebbe solo da imparare. L’intrattenimento femminile in televisione non ha niente a che fare né con l’arte né con la grazia delle geishe (Valeria prendi nota). Prosegue -->

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Madame Butterfly, insomma, è più viva che mai nella nostra attualità. Il pubblico e la critica saranno pronti a stillare opinioni e recensioni sulla messa in scena: scenografia, attori, musica, innovazione, regia… Ma quest’anno, forse, ci sarà qualcosa in più su cui riflettere. La Prima della Scala è diventata ormai da tempo un evento sociale, o meglio social, più che un evento culturale. Per molti è una serata mondana come altre, un’occasione in più per mettere un abito lungo o per sbandierare l’hashtag #primadellascalacisonoancheio.

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Forse questo miscuglio di luci, paillettes e personaggi (discutibilmente) famosi della serata più glamour di Milano non è tanto diverso dal Giappone che ci mostra Puccini nella sua Butterfly: delicato, elegante, fatto di paraventi minuziosamente decorati e di gesti lenti. Un abbaglio, un illusione per gli occhi che nasconde un bambino che alla fine della storia rimane da solo e una donna triste sotto un trucco perfetto. Visione famigliare. C’è da chiedersi, allora, chi sia davvero il pubblico e chi la messa in scena. Roberta Colombo

Con la sua estetica iperrealista, il lettone Alvis Hermanis è il regista che porterà Madame Butterfly alla Scala il 7 dicembre 2016. Si è rivelato la personalità teatrale più rilevante della scena baltica, influenzato dalla storia teatrale sovietica, da una parte, e dal teatro brechtiano, dall’altra. Hermanis si è imposto sulla scena mondiale con il suo teatro come strumento per un’originale ricerca antropologica, concentrata soprattutto sulla quotidianità da cui i suoi attori traggono ispirazioneIl regista

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Omaggio ad Anna Bonomi: intervista al regista Paolo Franzato Il 18 dicembre andrà in scena al Teatro Apollonio di Varese "Omaggio ad Anna Bonomi", spettacolo con 32 attori e 16 opere che aprirà la stagione dei Pomeriggi Teatrali dell'ENDAS. Di seguito l'intertvista delll'amico e collega Paolo Franzato, regista e ideatore dello spettacolo, che ci parla di questo evento e del rapporto con Anna Quando e come è nata l'idea di fare uno spettacolo in omaggio ad Anna?

L idea mi è arrivata quest'estate, periodo in cui si comincia a pensare alla stagione dei Pomeriggi Teatrali e periodo, purtroppo, in concomitanza con la perdita di Anna. Ci è quindi venuto il desiderio, a me e al Sig. Mansueti di ENDAS, di rendere omaggio a colei che era stata da sempre il fulcro dei Pomeriggi Teatrali e del teatro a Varese. " '

Mi è stata quindi affidata sia la regia che l'ideazione dello spettacolo. Con Anna mi ha sempre accomunato il desiderio di unire le forze, cosa che abbiamo fatto in passato...Ricordo il Premio Chiara o il primo Festival del Teatro...Per non parlare degli scambi didattici dettati da una stima reciproca.

Ho così cominciato a contattare tutti gli allievi di Anna con l'intenzione affettuosa di creare un mosaico di tutti gli spettacoli che avevano preparato con lei negli anni... Il mio ruolo in questo è quindi stato di super partes, coordinando ben 32 artisti e con l'intento di mettere in rilievo gli insegnamenti di Anna tramite questa sua costellazione teatrale." Che esperienza è stata, registicamente parlando, mettere insieme attori di età e backgroud così diversi tra loro ?

Entusiasmante, una bella sfida! Non facile, ma le cose facili non mi sono mai piaciute. La complessità ti permette di crescere, E questo spettacolo così variegato ha l'obiettivo non solo di emozionare ma sopratutto di dare un forte contributo culturale ,con lo spirito guerriero insegnatoci da Anna, Vuole essere un modello di interazione, un'occasione per conoscerci e per crescere. Credo sia molto importante diffondere una cultura della gratitudine: non dimenticare i maestri che ci hanno insegnato qualcosa. Continua --> "

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Quale pensi sia l'insegnamento più importante lasciatoci da Anna?

L immagine più forte che ho di Anna è la sua tenacia, la passione, l'amore con cui viveva il teatro e la vita, senza mai dimenticare l'importanza della cultura. Siamo stati due artisti che, nel nostro essere stilisticamente diversi, hanno saputo divenire complementari nelle tante occasioni di collaborazione insieme. " '

Questa è anche la direzione e la motivazione che muove questo spettacolo in omaggio ad Anna: incoraggiare alla condivisione e alla collaborazione. La prossima sfida sarà proprio quella di prendere questa serata come inizio e non come fine: confrontarsi, contaminarsi e dare spazio alla creatività"

Pensi che il sogno di Anna, ovvero quello ci creare un'unica grande realtà teatrale varesina possa realizzarsi?

In questo momento storico sono nate tante realtà teatrali a Varese e credo che la cosa importante sia sempre mantenere alta la qualità e poter rispondere alle diverse esigenze. Più che un unica realtà a livello di scuola credo che il sogno di Anna possa realizzarsi con l'interazione, la convergenza tra realtà diverse. Coordinarsi e collaborare insieme può senz'altro creare una rete culturale e teatrale che sia da stimolo a tutti.

INFORMAZIONI SPETTACOLO Regia: Paolo Franzato Attori: Paolo Ambrosetti, Laura Balduzzi, Massimo Barberi, Giovanna Belletti, Fabrizio Bossi, Laura Botter, Simona Bramanti, Claudio Capelli, Sergio Capelli, Giusy Consoli, Roberto D’Alessandro, Matteo De Dionigi, Anna Di Pasquantonio, Gloria Dusi, Marco Gaiazzi, Angela Giancola, Liliana Maffei, Andrea Minidio, Antonello Motta, Marika Nicora, Marianna Ol iva, Tiziana Pagliani, Gianluigi Paragone, Clarissa Pari, Massimo Rolandi, Mirko Sartorio, Cassandra Savoldi, Arianna Talamona, Marco Tavazzi Musicisti: Renzo Zaccaria Bossi e Cristhian Cambria Accessori costumi: Marcella Magnoli. Trucco & Parrucco: Chiara Lupi, Francesca Maroni e le docenti Laura Bonariva, Piera Bonati, Marzia Conconi, Antonella Menghini e Gloria Zanettini con gli allievi del corso Tecnico dell’Acconciatura del 4° anno dell’Agenzia Formativa di Varese.

18 dicembre ore 16.30

Teatro Apollonio Varese NELLA FOTO UNA SCENA TRATTA DA "MOLTO RUMORE PER NULLA" SPETTACOLO REALIZZATO QUALCHE ANNO FA DA PAOLO FRANZATO ASSIEME AD ANNA BONOMI

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LA RECENSIONE

Un Macbeth di testo e di testa La nostra recensione,a cura di Andrea Minidio, di "Macbeth" per la regia di Branciaroli, andato in scena lo scorso 30 novembre al Teatro Apollonio di Varese.

Il dramma shakespeariano portato in scena da Branciaroli al Teatro OpenJob Metis lo scorso 30 novembre ci ha proposto un Macbeth tutto interiorizzato, in cui il testo oscuro e cupo rimbombava nella bella e scabra scenografia di Margherita Palli, come un ossessivo tormento nella testa di un folle. La scelta di Branciaroli è parsa quella di lasciare tutta la scena alla parola recitata, proiettata, scritta sulle pareti livide dello spazio scenico. Ovvia conseguenza di tale regia è stato il recedere dell'azione drammatica, come inghiottita nell'interiorità conflittuale e psicotica del protagonista. Macbeth ci è apparso invero come un folle recluso nel contorto spazio della propria anima, incapace di afferrare pienamente il senso della realtà, che infatti “piena di strepito e di furore / non significa nulla”, come egli stesso dice nel celebre monologo finale.

Tale solitudine esistenziale è sottolineata dalla scena della Palli che ha disposto i propri dislivelli praticabili (vero e proprio omaggio alla celebre scena di Adolphe Appia per l'Orphée et Eurydice di Gluck) circondandoli con una fitta serie di aperture, botole e porte: varchi attraverso cui accedere momentaneamente o dai quali scrutare furtivamente la realtà, con la sua viva azione di corpi e di gesti, ma che sempre risucchiano il regicida all'interno dello spazio irreale ed insano del proprio arido castello dell'anima. In questo spazio entrano ed escono uomini reali o immaginari, vivi o morti, che Macbeth non riesce a ghermire, a toccare, nemmeno a sfiorare. Ma soprattutto in quello spazio solitario entrano ed escono alcune donne inquietanti: le tre streghe e lady Macbeth, interpretata dalla bravissima Valentina Violo, la quale però ci ha donato una figura troppo immediatamente malvagia, che rischia di risultare inopportunamente mefistofelica, tanto da non chiarirne quasi la follia finale. Questa chiave di lettura sembra giustificare l'ampia predominanza della parola; così si comprende forse meglio la scelta di recitare in inglese il testo delle streghe e due monologhi di lady Macbeth, scelta altrimenti poco legittima da un punto di vista drammaturgico. Tale assoluta preminenza del testo, pur se molto utile per i tanti studenti che hanno raccolto il favorevole invito del direttore De Sanctis, rischia di appiattire il dramma in una dimensione meramente declamatoria, la quale tra l'altro paga il prezzo di un lezioso virtuosismo vocale di Branciaroli, tipico di una recitazione forse oggi un poco desueta e certamente distante dalla sensibilità dei più giovani. Ma tale scelta registica nella produzione del Teatro degli Incamminati / Teatro Stabile di Brescia ha il sicuro pregio di portare al centro della scena la potente e superba scrittura drammatica di Shakespeare.

Andrea Minidio

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TEATRO/EVENTI

Mimo made in Giappone: quando un gesto vale mille parole Alle Cantine Coopuf è arrivato il 2 dicembre lo spettacolo di Shinya Murayama, attore ed insegnante che terrà a febbraio un corso di Mimo e Pantomimo per la Scuola Teatrale Anna Bonomi

Shinya ci spiega che la tecnica del mimo non è solo utile all'attore e a chi fa parte del mondo del teatro. Conoscere quest'arte ci porta a comunicare agli altri quello che è davvero il nostro stato d'animo, la nostra intenzione. Quante volte pensiamo una cosa ma il nostro corpo ne mostra un'altra? Essere mimo non vuol dire solo imitare" qualcuno o qualcosa, ma significa "sentire" nel proprio corpo quella sensazione e rendere così credibile e visibile quello che non c'è. "

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Shinya Murayama si è laureato al “Theater Art College” di Tokyo nel 1995. Tra il 1995 e il 2006 ha lavorato per diverse compagnie teatrali, opere, musical, ecc. anche in Europa. Nel 2007 riceve il “ Scholarship of Artists” dal governo giapponese in modo da poter continuare i suoi studi presso la Scuola Teatro Dimitri. Terminati gli studi, nel 2010 lavora come clown al Circo Monti. L arte del mimo permette un uso consapevole del corpo e del gesto, stimola l'immaginazione e la fantasia e rende visibile l'invisibile". Queste sono le parole di Shinya alla nostra richiesta di spiegarci cos'è il mimo e a che cosa serve. " '

Shinya è nel nostro paese da un bel po' ormai, ma parla ancora poco l'italiano. Sorprendentemente non si fatica a capirlo: la sua arte nel calibrare i gesti e le espressioni facilitano la nostra comprensione , nonostante si parlino lingue così diverse e distanti. Parlando con Shinya e guardando il suo spettacolo, capiamo che il gesto e la consapevolezza espressiva del corpo valgono davvero più di mille parole. Usando questo "linguaggio" diventiamo davvero tutti uguali e superiamo barriere di lingua e provenienza. OFF-STAGE MAGAZINE | 6


Cosa si imparerà al corso di Mimo e Pantomimo...

TRAINING FISICO Entrare in contatto con le parti del corpo che ancora non conosci Respirazione - Rilassamento - Rotazione - Tensione e rilassamento - Isolamento e unificazione - Distribuzione del peso -

TECNICA MIMICA Sviluppare la potenza espressiva Manipolazione di base e di oggetti complessi - Camminate - Punti fissi (Pareti, corrimani, oggetti sospesi ecc...) - Spostamenti con l'uso dei punti fissi ( es. spingere) - Interazione con oggetti (semplici o complessi) - Variazioni del peso - Variazioni dell'energia -Qualità degli oggetti -

ACCADEMIA TEATRO DIMITRI

L'Accademia Teatro Dimitri è una scuola universitaria di teatro con sede a Verscio, vicino a Locarno. A poca distanza dal Monte Verità di Ascona, conosciuto in tutto il mondo per le esperienze dell’avanguardia artistica di inizio Novecento, il territorio delle Terre di Pedemonte offre un contesto e un’atmosfera ineguagliabili, fonte di ispirazione e bellezza. Questo è un luogo in cui gli studenti sono immersi nella pratica e nella ricerca artistica in modo totale, stimolati dall’ambiente internazionale che riunisce studenti e docenti provenienti da una ventina di paesi diversi. La formazione con indirizzo in Physical Theatre offre allo studente un percorso articolato, che ha come obiettivo lo sviluppo della sua creatività e della sua personalità, oltre all’acquisizione e all’approfondimento di tecniche artistiche. La pedagogia dell’Accademia si è consolidata negli anni e prende le mosse dagli insegnamenti di grandi maestri e innovatori del Novecento, tra gli altri: Rudolf Laban, Michail Čechov, Peter Brook, fino ad arrivare ai frutti delle esperienze contemporanee.

CREAZIONI DI BREVI PANTOMIME Individuali o di gruppo

Per informazioni sui corsi organizzati da STCV Scuola Teatrale Anna Bonomi scrivete a: stcv.varese@gmail.com WWW.SCUOLATEATRALECITTAVARESE.IT

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TEATRO/ SPECIALE NATALE

Teatro e Natale: un legame antico Breve storia della nascita del Natale tra religione e rito pagano, dalle origini al teatro di Eduardo De Filippo

Dicembre e il mese dove si celebra uno dei riti più importanti della cristianità, il Natale, festa che ogni anno si ripete svolgendo la funzione di rendere tangibile e ripetibile l’esperienza religiosa della nascita di Gesu. Anche se ,inspiegabilmente, la data precisa della nascita di Gesù non si conosca esattamente, e i Vangeli non ne indicano nè il giorno nè l’anno, è stato assegnato il compleanno di Gesù al solstizio d’inverno. Infatti, come i pagani adoravano il dio Mitra in quel giorno in cui il sole comincia il suo ritorno nei cieli boreali e celebravano il Dies Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del Sole invincibile), i cristiani , che come è ben noto hanno fatte proprie molte ricorrenze pagane, festeggiano la nascita di Gesù. Quindi tramite il rituale, soprattutto all'interno della celebrazione di una festa, le varie componenti religiose come i miti, le prescrizioni, le formule, divengono reali, normative e ricorrenti per tutti i partecipanti.

Ma ecco che il rito ripetuto codificato diventa, come ben ci dimostra Victor Turner nella sua opera “Dal Rito al Teatro” , performance "teatralizzata". Anche l’ antropologo Tullio Seppilli spiegando la differenza tra rito e mito e la loro stretta interdipendenza e, in generale, il significato antropologico di queste due componenti fondamentali afferma che” il rito rimanda ad una storia accaduta in un tempo primordiale che si manifesta nella nostra vita attuale. Quando il mito non ha più alcuna attinenza con l’attualità diventa fiaba, mentre il rito diviene puro spettacolo”. Quindi possiamo affermare che il Natale, come lo intendiamo noi, e un grande spettacolo che si replica da duemila anni, e in ogni epoca e stato caratterizzato da alcune peculiarità: dalla festa dei folli del Madioevo, all’inserimento celtico dell’albero di Natale, al Capodanno e nel corso dell' ultimo secolo, con il progressivo secolarizzarsi dell'Occidente, e in particolar modo dell' Europa Settentrionale, il Natale ha continuato a rappresentare un giorno di festa anche per i non cristiani, assumendo significati diversi da quello religioso. In questo ambito, il Natale è generalmente vissuto come festa legata alla famiglia, alla solidarietà, allo scambio di regali che ha una significativa rilevanza in termini commerciali ed economici, legata all' usanza dello scambio di doni. e alla figura di Babbo Natale. Ma sicuramente la teatralizzazione per antonomasia del Natale è il presepe.

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TEATRO/ SPECIALE NATALE Derivato da rappresentazioni medievali che la tradizione fa risalire a san Francesco d' Assisi, è una ricostruzione figurativa della natività di Gesù ed è una tradizione particolarmente radicata in Italia e sopratutto a Napoli che possiamo affermare senza sorta di dubbio essere la “capitale” del presepe. Famosi sono i presepi del periodo borbonico e famosa la strada, meta di tanti turisti, di San Gregorio Armenio dove il presepe trova il suo culmine con le statuine di personaggi contemporanei sia del mondo politico che dello sport e dell’arte. E in questa dimensione del presepe non poteva mancare il genio teatrale di Eduardo de Filippo, che con il suo umorismo amaro delle sue commedie, non poteva non descrivere i sentimenti e la quotidianità del popolo napoletano durante le festività natalizie. Natale in casa Cupiello è considerata dalla critica teatrale un pezzo storico del teatro partenopeo ed italiano. Questa grande opera di Eduardo de Filippo rappresenta non solo la tradizione del presepe napoletano, ma anche la stessa festività natalizia sotto tutti i suoi aspetti. Tutta la vicenda ruota attorno al presepe, motivo di orgoglio per il protagonista/personaggio Luca Cupiello, che cercando il consenso del figlio e dei famigliare ripete il tormentone “ Te piace o presepe” . E il presepe può essere visto anche come un palcoscenico con tutti i suoi pastori, i suoi addobbi e le sue decorazioni che costituiscono, una vera e propria scenografia teatrale. La fine dello spettacolo delle festività natalizie termina il giorno dell’Epifania il 6 Gennaio quando i Re Magi, saggi che vengono da Oriente e che presumibilmente discepoli di Zoroasto o seguaci del dio MItra, arrivano alla grotta di Bettlemme recando doni al nuovo Re, Gesù. E da questa ultima scena della grande festa del Natale che la Coopuf I.C. con gli allievi della Scuola Teatrale Anna Bonomi, i bambini del Teatro Drao, la comunita di Olona la Caritas della Brunella e di Sant’Ambrogio, le Suore della Riparazione di via Bernardino Luini, e il patrocinio del Comune di Varese, che il 6 gennaio partendo dalla chiesa dei Re Magi di Olona, una delle sei in tutta Europa, si partirà con “il viaggio dei Re Magi - il dono” fino a Villa Toeplitz. E al dono vogliamo dare una rilevanza simbolica di questa rappresentazione sia perchè i doni dei Magi hanno un significato e fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina: l’oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re, l’incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio, la mirra, usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo, mortale.

LA BEFANA Dai doni dei Re Magi a Gesù, proviene la tradizione di portare dolci e giocattoli ai bambini: questa tradizione si incrocia con la leggenda della Befana che racconta come i Re Magi, durante il viaggio verso Betlemme, si fermarono alla casa della vecchietta e la invitarono ad unirsi a loro. La Befana declinò l’invito e lasciò partire i Magi da soli, ma poi ripensandoci, decise di seguirli. Non riuscendo a ritrovarli, nel buio della notte, da allora, lascia a tutti i bambini un dono, sperando che fra quei bambini ci sia Gesù. E in questo viaggio che dalla chiesa dei re magi a villa toeplitz inviteremo i partecipanti a donare a Gesù prodotti alimentari a lunga conservazione e abbigliamento che saranno poi distribuiti alle Suore della Riparazione di via Bernardino Luini e alla Caritas della Brunella e di Sant’Ambrogio.

Michele Todisco OFF-STAGE MAGAZINE | 9


Appuntamenti...

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Ecco gli appuntamenti di dicembre da segnare in agenda: da Mago Merlino al cammino spirituale coi Re Magi...

lIl 6 gennaio avrĂ luogo a Varese l'evento " In viaggio con i Re Magi - Il dono", un percorso spirituale e teatrale nella giornata dell' Epifania. L'iniziativa prevede un percosso teatrale che dalla chiesa dedicata ai Re Magi,situata ad Olona in via Mulini grassi, porterĂ il corteo attraverso un sentiero nel parco Campo dei Fiori , via vecchia per Bregazzana, fino a Villa Toeplitz. Qui i Re Magi incontreranno vari personaggi, tra i quali la Befana, per poi finire il percorso nella cappella situata sul colle di villa Toeplitz, dove troveranno la Sacra Famiglia. I Re Magi quindi consegneranno i doni insieme ai doni dei partecipanti .

I partecipanti all'evento sono invitate a portare con sĂŠ doni (generi alimentari o vestiario) da destinare alle suore di Via Bernardino Luini a Varese e alla Caritas. OFF-STAGE MAGAZINE | 10

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Wikipedia is a multilingual, webbased, free-content encyclopedia project. | wikipedia.com

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Il 9 dicembre ore 21.15 presso le Cantine Coopuf, andrà in scena l'ultimo spettacolo dell'anno 2016 della rassegna "Teatro Cantine". La compagnia teatrale N.d.A presenta LE CATENE DI BEOCELIANDE: Chi è Merlino? Un mago? Un pazzo? Intrigo e mistero aleggiano da sempre attorno alla figura del leggendario stregone di Camelot. Dramma in atto unico per due attori, “Le Catene di Broceliande” dà voce a un enigma: perché Merlino è costretto a non staccarsi mai da un imponente macigno, lontano dal suo re, nel cuore delle foreste di Bretagna? La prigionia del mago è scandita dalle visite della candida Nimue, dama del Lago da lui amata, e dai racconti delle gloriose imprese di Uther Pendragon e del giovane Arthur, novello re di Inghilterra. Attraverso questi racconti, i due innamorati si scoprono e si combattono, in una sfida che ha per premio il potere sulle sorti dell’isola di Britannia. "

1 Astrologia: Scienza o Supersitizione ? Voi ci credete? 2 Un incontro sia per fanatici dell'oroscopo sia per chi è più scettico, sorseggiando l'aperitivo 3 sull'anno che volge al termine . L'esperta di astrologia Genevieve Giammarino conduce "Aperitivo con le stelle", serata dedicata ai segni zodiacali con curiosità segno per segno e previsioni sul 2017.

Dalle 19.00 presso Cantine Coopuf

KONECT MAGAZINE | 11

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