OFF-STAGE Magazine Marzo 2017

MARZO 2017 |NUMERO 4

OFF-STAGE TEATRO+SPETTACOLO+ARTE

TEATRO

NOVITÀ!

Progetto Metamorphotos

B&B,dove nulla è come sembra Il debutto dell'attore e regista varesino Metteo Tibiletti al Teatro Duse di Besozzo con B&B, spettacolo dove nulla è come sembra

EVENTI

L'INTERVISTA

Massimo D'anolfi &Martina Parenti Intervista ai registi vincitori del Premio Green Drop Award alla 73° Mostra del Cinema di Venezia.

SPECIALE

MORSELLI E IL MARX INEDITO IPer la IX edizione del Premio Guido Morselli in scena per la prima volta il testo teatrale che svela i lati più intimi e nascosti di Karl Marx

magazine

IDEA ASSURDA PER UN FILMAKER Aspettando Cortisonici 2017: parola ai registi IL SUGGERITORE

La Bella e la Bestia, una storia vera?

HAIKU DEL MESE

lndaco e rosa.

Si pavoneggia il sole prima del sonno. da "FARFALLA BIANCA" di Luigi Vasco Cova IL SUGGERITORE

La bella e la bestia, una storia vera?

Se poi aggiungi che il personaggio di Gaston, che da piccole tanto disprezzavamo perché era il cattivo, è interpretato da Luke Evans, bè allora quasi quasi…

Scherzi a parte, questa storia è più profonda e vera di quanto possa sembrare, un cammino non facile per il lieto fine.

Tanto per cominciare, già dal titolo si può capire che questa fiaba non è altro che la punta dell’iceberg di qualcosa di molto più profondo ed In questo marzo, mese dedicato alla donna, farò una ancestrale, un sottotesto che riflessione a proposito di un film nelle sale in questi giorni. scava nell’animo femminile e La pellicola in questione è il remake del disneyano La Bella e nel rapporto tra uomo e la Bestia, storia senza tempo, romantica per antonomasia, donna. La Bella e la Bestia molto più profonda e antica di quello che può sembrare. potrebbe essere tradotto Molto attuale. tranquillamente in La donna e Tolto il fatto che rivedere degli storici colossi disney (per noi l’uomo. della generazione “avevamo un’infanzia senza iphone ma Per capirlo, dobbiamo fare avevamo gli album delle figurine panini all’uscita di ogni qualche passo indietro, molto cartone animato”) è sempre un tuffo al cuore e ci tiene più indietro dell’uscita disney incollati allo schermo, questa storia ha sempre avuto una del 1991. marcia in più delle altre e vale la pena rivederla e rifletterci CONTINUA>> un po’.

IL SUGGERITORE Per esattezza, nel 1550 a Venezia, con la pubblicazione di una raccolta di novelle dal titolo “Le piacevoli notti”. I racconti erano stati scritti da Giovanni Francesco Straparola, scrittore e novelliere nato a Caravaggio. Secondo alcune fonti, è proprio a lui che si attribuisce l’origine di questa fiaba che, ha detta di alcuni, sarebbe stata ispirata da un avvenimento realmente accaduto sul Lago di Bolsena (Viterbo). La versione più popolare resta però quella di Madame GabrielleSuzanne Barbot de Villeneuve, pubblicata in La jeune américaine, et les contes marins nel 1740. In seguito ne venne pubblicata una sua riduzione nel 1756 da Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, versione che da lì in poi divenne la più conosciuta e sulla quale si basano tutti i successivi adattamenti.

La prima versione di 400 pagine, quella di Villeneuve, oltre ad avere una serie di dettagli in più ed un’atmosfera molto più oscura di quella che conosciamo, è singolare in quanto fornisce numerose informazioni riguardo ai trascorsi famigliari e all’infanzia dei due protagonisti.

Nel caso del protagonista maschile della storia, questi dettagli ci portano a capire meglio la sua psicologia e tutti i motivi che nel profondo, incantesimi a parte, lo hanno portato ad essere una Bestia.

Si racconta infatti che il giovane principe, oltre ad aver perso il padre in tenera età e ad essere privato di questa figura importante, non riuscì a godere nemmeno dell’amore della madre che, per proteggere il regno dalla guerra, fu costretta ad affidarlo ad una maga. La maga, quando fu un po’ cresciuto, tentò di sedurlo ma venne scacciato dal giovane. Per punirlo, la strega lo trasformò in bestia. Versione decisamente differente dalla nostre, dove sapevamo essere l’egoismo e la cattiva condotta del principe a condannarlo.

Quella diVilleneuve è una versione più amara ma forse anche più vera, specchio di una società del tempo (ma anche del nostro?) dove infanzie infelici e abusi portavano alla crescita di uomini deumanizzati, resi bestie dal proprio vissuto.

Il personaggio di Belle, invece, si porta dietro un bagaglio allegorico di tutt’altro genere. Belle è la figura femminile del tempo in lotta con i matrimoni combinati, dove non sempre i mariti che capitavano erano “uomini”, ma spesso con personalità e comportamenti più vicini ad una bestia, oltre che ad avere spesso molti anni in più della sposa. Ma non solo. Belle è anche la donna che scopre la sessualità: dall’amore puro e infantile del padre passa a quello più carnale e passionale dell’uomo, riscoprendo anch’essa il suo essere “bestia”, animale.

L’incontro tra i due è esso stesso l’inizio di un incantesimo, dove la trasformazione finale non è altro che il compimento di questa metamorfosi. L’amore di Belle e la sua umanità riescono a plasmare la bestia e a domarla, ma per fare questo lei deve imparare ad essere un po’ come lui, a conoscerlo, a superare il pregiudizio e a tornare agli istinti ancestrali, ad andare oltre alle apparenze e le paure. Allo stesso tempo la bestia capirà che, per farsi amare da lei, sarà costretto a modificarsi, ad umanizzarsi, a rinunciare ad un po’ di sé stesso per essere tutt’uno con l’altra.

La Bella e la Bestia è una storia senza tempo e che scava nell’animo umano, la più romantica, e forse quella con il lieto fine più difficile e utopico. Perché i personaggi devono cambiare sé stessi per vivere felici e contenti e il destino li aiuta ben poco. Poi c’è una donna che cerca di cambiare un uomo e renderlo migliore. Ma gli uomini, cambiano?.

Roberta Colombo

SPECIALE

Marx segreto.

In scena la piéce inedita di Guido Morselli Per la IX edizione del Premio Guido Morselli andrà il testo teatrale inedito che svela i lati più intimi e nascosti di Karl Marx. Ce ne parlano Linda Terziroli e Silvio Raffo

UN INEDITO GUIDO MORSELLI REGISTA. In scena, 9 aprile al Salone Estense, la sua opera “Marx: rottura verso l’uomo” Scriveva Guido Morselli, un lontano primo marzo, del 1955: “Sono stato, in vita mia, teologo e maestro d’equitazione; so, per averlo fatto con le mie mani, come si scombicchera il soggetto di un film cinematografico, e come s’impianta una coltivazione di asparagi. Sono stato, per anni, soldato, filosofo, insegnante di lingua e segretario di società anonima. Le mie chiacchiere sono state immeritatamente pubblicate da due editori, cinque giornali, un ente radiofonico. – Bon à tout faire, bon à rien faire? Può darsi; ma intanto, se la sorte mi riservasse di finire lattaio o regista di un teatro d’avanguardia – ciò non mi stupirebbe né mi rincrescerebbe.” Così parlava di sé Guido Morselli; ma chi era veramente Guido Morselli?

Guido Morselli, nato a Bologna nel 1912 muore suicida, a Varese, nel 1973, rivelandosi uno dei più importanti scrittori della seconda metà del 1900. La sua fama è legata a doppio filo al tema del suicidio e all’ombra che il gesto, meditato e consapevole, di togliersi la vita, ha gettato sulla sua intera opera. Da ormai nove anni, nella provincia di Varese è nato un premio letterario a lui dedicato (www.guidomorselli.org, si può trovare il bando e il programma degli incontri), promosso da un Comitato - di cui il professor Silvio Raffo è presidente e la più importante studiosa di Morselli, Valentina Fortichiari, vicepresidente - che vuole da un lato esplorare la sua opera, edita e ancora in parte inedita, e, dall’altro, premiare un romanzo inedito, favorendone la pubblicazione e diffusione. Quest’anno il Comitato Guido Morselli, in virtù della collaborazione con la Scuola Teatro Città di Varese “Anna Bonomi”, ha pensato di gettare luce sull’opera teatrale di Guido Morselli, purtroppo ancora in parte inesplorata e poco conosciuta, portando alla ribalta un nuovo volto dello scrittore del capolavoro di “DIssipatio H.G.”, quello del drammaturgo. Grazie al professor Fabio Pierangeli dell’università di Tor Vergata, alla studiosa e critica Fortichiari e gli eredi dell’autore, nella rivista di letterature e teatro “Sincronie”, nel 2003 (Anno VII, fascicolo 14, Vecchiarelli Editore) abbiamo avuto la possibilità di leggere un’interessantissima opera drammaturgica di Morselli “Marx: rottura verso l’Uomo”, che sarà interpretata degli attori della STCV “Anna Bonomi”, vestirà i panni di Marx Andrea Minidio. L’opera, dall’iniziale titolo “Marx, l’uomo demistificato”, scritta nel fatidico 1968, voleva mettere in scena Carl Marx, sottraendolo alla celebrazione e ponendolo in una dimensione “umana” e perciò “ridimensionata”.

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SPECIALE

In questa commedia, il celebre Vittorio Gassman era stato scelto da Guido Morselli per vestire i panni della figura altissima, umanizzata e smitizzata di Karl Marx.

Scriveva infatti Morselli, il 27 marzo 1969: “Caro Gasssman, Lei ritiene teatrabile la figura di Carlo Marx? E, prima di tutto, crede possibile sottrarla all’agiografia?”. Appuntamento, dunque, domenica 9 aprile al Salone Estense, alle 16,30 per il debutto in scena dell’opera morselliana. Per info: www.guidomorselli.org Linda Terziroli .

R E M I O

I L P

Nelle ultime tre edizioni del Premio Guido Morselli per il romanzo inedito sono state tre voci narrative femminilii a imporsi alla giuria, costituita da Giuseppe Curonici, Alberto Buscaglia, Manuela Contato e presieduta da Silvio Raffo. Del resto, l'affabulazione non è una prerogativa squisitamente tipica del gentil sesso? L'edizione 2014 laureava con unanime consenso Benedicta Froelich, giovane studiosa espertissima di civiltà inglese e appassionata ricercatrice di primizie riguardanti eroi singolari e atipici , ha fatto rivivere la mitica figura di Lawrence d'Arabia nella sua biografia romanzata "Nella sua quiete" illuminando gli aspetti più segreti e poetici dell'interiorità di un personaggio davvero complesso. L'anno successivo designava vincitrice Maria Gabriella Licata, una simpatica professoressa siciliana che attraverso la voce narrante de "La bella signora Scimè" conduce il lettore all'interno di misteriosi segreti di famiglia mantenendo sempre un tono piacevolmente sospeso fra malinconia e ironia, cronaca e riflessione di costume. Interessante anche dal punto di vista linguistico, il romanzo è di godibile lettura. Infine Florinda Balli, proveniente come Benedicta dal Ticino, figlia d’arte (non a caso, forse, due scrittrici elvetiche nel premio che porta il nome di un intellettuale affascinato dalla Svizzera, da lui battezzata "repubblica platonico-alberghiera"), slitta con garbo e discrezione nella dimensione fantastica con "Il sentiero delle dee velate", una vicenda che ripropone un tema antichissimo, quello del tempo: non il tempo lineare, cronologico, bensì il tempo circolare o interiore, la "durata" di Bergson e di Proust, con il condimento di una magia da favola. la protagonista, una fanciulla un po' old fashion di nome Violetta, è una creatura privilegiata: senza saperlo, fa parte di un gruppo di eletti, i "viaggiatori del Tempo", depositari del segreto che permette di uscire dalla tirannide di Kronos. Naturalmente, come in ogni racconto fantasy che si rispetti, dovrà combattere contro dei nemici. L'eterno scontro tra bene e male la vedrà vincitrice. Elemento comune a tutte e tre le narratrici, oltre alla scorrevolezza stilistica, sicuramente la leggerezza, il dono divino che permette di medicare ogni ferita con il lievito dolce e catartico della grazia.

Silvio Raffo

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L'INTERVISTA

Massimo D'Anolfi e Martina Parenti: il nostro cinema tra arte e ricerca La parola ai registi Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, autori del documentario SPIRA MIRABILIS, vincitori del Premio Green Drop Award alla 73° Mostra del Cinema di Venezia. Il 7 aprile saranno ospiti al convegno IDEA ASSURDA PER UN FILMAKER per parlare di cinema sperimentale. Di seguito la loro intervista per Off-stage magazine.

Il 7 aprile sarete ospiti della terza edizione del convegno sul varesino Gianfranco Brebbia “ Idea assurda per un filmaker”, dove si parlerà di cinema sperimentale. Tra i vostri film, quale ritenete essere il più significativo e che meglio esprime questo sottile confine tra cinema e arti visive?

A partire da Materia Oscura, documentario muto del 2013 sugli esperimenti bellici delle forze armate nel territorio del Poligono Sperimentale del Salto di Quirra in Sardegna, abbiamo intrapreso una strada che ci ha portato alla realizzazione del nostro film che riteniamo essere il più radicale: ovvero Spira Mirabilis.

Nel 2016 avete appunto partecipato con il documentario Spira Mirabilis al Festival del Cinema di Venezia, vincendo il Green Drop Award. Che esperienza è stata?

E' stata una grande e bellissima esperienza, un'opportunità d'apertura unica, importante per il nostro cinema. E’ l'occasione che apre strade in più, che da la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto e diversificato. Questa realtà è ovviamente differente dall’anteprima che abbiamo presentato a Berlino, dove il pubblico sapeva cosa aspettarsi e anche la critica era da ritenersi più di "nicchia". A Venezia, invece, molti giornalisti sono meno preparati a questo genere di cinema e quindi anche il margine di critica aumenta. E’ stato un momento di crescita molto importante per noi.

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Ogni film è un po’ un'avventura. Spira Mirabilis vuole in qualche modo celebrare l’Immortalità, una ricerca profonda volta a trovare momenti di eternità attraverso i quattro elementi. Si respira un’atmosfera dove arte, poesia e ricerca si fondano insieme. Quanto è importante per un regista la conoscenza dell’arte e della sua storia ?

Noi facciamo cinema ma amiamo l'arte, la musica e le buone letture.

Per noi tutto è collegato ed ogni forma ed espressione d’arte viene a contaminarsi l'una con l'altra... Riteniamo che ogni nostro film sia un po' uno specchio sull'operare degli altri, un inno alla ricerca. Il "cercare" è un valore molto importante per noi.

Nel vostro film " L’infinita fabbrica del duomo", progetto spin-off di Spira Mirabilis, si vuole celebrare il divenire, la costante trasformazione ed evoluzione di uno dei simboli più importanti della nostra storia. Qual è la scoperta o curiosità sul Duomo di Milano che più vi è rimasta impressa girando il film?

Sicuramente il "Cimitero delle statue" , all'interno del cantiere.

Quello per noi è stato un po' il "segno" che la strada che stavamo percorrendo era quella giusta. Era un luogo incontaminato, mai stato filmato. E' stata una grande emozione...

Brebbia affermava: “Filmavo da indipendente, solo e contro tutti”. Avete mai avuto questa sensazione di “sfida” durante la vostra carriera ? Credete che il pubblico di oggi sia più aperto mentalmente ad avvicinarsi ad un cinema di questo tipo?

Ogni film è una sfida per noi: una sfida nel cercare un linguaggio nuovo, una visione, andare oltre...

Poi dall'altra parte c'è la sfida con il Cinema, dove la gente in sala cerca più che altro il passatempo, quindi l'idea di approcciarsi ad un film che richiede un impegno è difficile. Fare questo è quindi la sfida più grande, è un mettersi in gioco ogni volta. Ma noi non crediamo nello "spettatore passivo", crediamo che il pubblico possa viaggiare insieme a noi e comprendere ed apprezzare anche questo tipo di cinema. Per quanto riguarda invece il filmare da indipendente, questo riteniamo sia molto difficile oggi. Sarebbe ingenuo affermare il contrario.

Nel vostro documentario la medusa turritopsis è in grado di rigenerarsi e di mutare, sfidando così la mortalità. Pensate che anche il cinema sia come questa medusa e abbia questa capacità di rigenerarsi e mutare in meglio?

Se si sperimenta si può certamente essere fonte di ispirazione per altri e allo stesso tempo guardare agli altri per andare oltre...Ci sono ancora strade poco esplorate che possono far "evolvere" il cinema , che è un' arte ancora giovane. di Roberta Colombo OFF- STAGE MAGAZINE | 4

EVENTI

La città immaginata da Gianfranco Brebbia Giovanna, figlia di Gianfranco Brebbia ed ideatrice del convegno "Idea assurda per un filmaker", ci parla di questa terza edizione dell'evento del 7 aprile, con novità e grandi ospiti del cinema sperimentale

IDEA ASSURDA PER UN FILMAKER. 2017 VARESE. LA CITTÀ IMMAGINATA DA GIANFRANCO BREBBIA «Gianfranco Brebbia ha usato la cinepresa come una mitragliatrice graffiando, bruciando, erodendo la pellicola in mille esplosioni di forza e di energia, come solo può fare un uomo mite e civile per gridare al mondo intero la sua disperata voglia di rivolta». Sirio Luginbühl Quando negli anni Sessanta il filmaker varesino Gianfranco Brebbia (19231974) iniziò a documentare attraverso l’obbiettivo della sua cinepresa il fermento artistico che invase Varese in quegli anni, non avrebbe mai immaginato che il suo Archivio cartaceo, fotografico e soprattutto cinematografico, a distanza di oltre quarant’anni, sarebbe stato oggetto di studio e ricerca.

Varese, in quegli anni, visse un momento straordinario ricco di arte e impulsi frenetici di sperimentazione e creatività, tra artisti provenienti da ogni parte del mondo. Gianfranco Brebbia documentò con i suoi film super 8 e la sua amata cinepresa Bolex Paillard H8 gli happenings che si verificarono nella sua città natale alla fine degli anni Sessanta. Nel film Fumus art (1969), Brebbia riprese Opere di Fumo, organizzato a Varese da Luciano Giaccari, o ancora in UFO (1969), documentò a Monte Olimpino (in provincia di Como), Ufo oggetti volanti, happening realizzato da Bruno Brunari e Daniela Palazzoli.

Da non dimenticare, le foto all’artista giapponese Hidetoshi Nagasawa al Salone Estense di Varese, in una performance dal titolo Esperimento nuovo teatro, anche questo organizzato da Giaccari, un evento che scandalizzò l’opinione pubblica per l’interazione pubblico-artista che provocò, in un’atmosfera tragicocomica, la rottura di un lampadario del prestigioso salone. E poi ancora Fernanda Pivano, fotografata da Brebbia nel 1970 alla libreria Campoquattro ghermita da giovani, libreria storica del centro di Varese.

Dal recente ritrovamento di questo prezioso Archivio cartaceo, fotografico e cinematografico, avvenuto nel 2011, sono nati due convegni nel 2015 e nel 2016 dal titolo Idea assurda per un filmaker, titolo che si rifà ad un ciclo di film realizzato da Brebbia nel 1969. Il 7 aprile si aprirà una terza edizione di Idea assurda per un filmaker, promossa dall’Università degli Studi dell’Insubria in collaborazione con il Centro Internazionale “Gianfranco Brebbia” e con il Patrocinio di Regione Lombardia, del Comune e della Provincia di Varese. L’evento, come nelle precedenti edizioni, sarà dedicato al filmaker Gianfranco Brebbia e alla sperimentazione cinematografica principalmente di ieri fino ai giorni nostri, non tralasciando argomenti di storia, filosofia, musica, video-arte, argomenti sempre presenti in questi convegni dedicati alla ricerca e alla sperimentazione in tutti i campi.

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EVENTI

Ancora una volta è previsto il Premio di Studio “Gianfranco Brebbia”, bandito dall’Università degli Studi dell’Insubria, quest’anno dedicato a Varese. I partecipanti avranno come tema Varese.

La città immaginata, una Varese vista attraverso l’obbiettivo di giovani studenti del Corso di Laurea di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria, i quali dovranno riprendere la città come non la si vede usualmente, come la vivono o come la immaginano, dando sfogo alla loro creatività e sperimentazione.

Una novità assoluta è rappresentata da un secondo Premio Cinematografico Gianfranco Brebbia “Prospettive” aperto a tutti. Parteciperanno anche studenti di alcune scuole di Varese, come l’Istituto Salesiano “A.T. Maroni” e il Liceo Artistico “Angelo Frattini”. Grandi ospiti saranno presenti a questa nuova edizione. Adriano Aprà, critico cinematografico romano di grande fama, riceverà il Premio “Gianfranco Brebbia” alla Carriera 2017, con presentazione di Pedro Armocida, Direttore di Pesaro Film Festival. Cito, tra gli altri, i registi Massimo Parenti e Martina D’Anolfi, premiati all’ultimo Festival di Venezia per il film Spira Mirabilis e il critico Bruno di Marino, grande esperto di cinema sperimentale. Fabio Minazzi, professore di Storia della Filosofia, parlerà di Concetto di Avanguardia e con Mauro Gervasini, professore di Linguaggi audiovisivi, entrambi docenti dell’Università degli Studi dell’Insubria, modereranno il convegno. Sarà presente Matteo Pavesi, Direttore della Cineteca di Milano sede di deposito delle pellicole di Brebbia.

Giovanna Brebbia

La partecipazione al convegno è gratuita con iscrizione obbligatoria.

Sede del Convegno: Aula Magna “Granero Porati”, Università degli Studi dell’Insubria (Bizzozero Campus Universitario), via Dunant n. 3, Varese.

Per informazioni: giovanna.brebbia@alice.it www.gianfrancobrebbia.it Pagina Facebook Gianfranco Brebbia

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EVENTI

Aspettando Cortisonici 2017 In attesa che l’evento entri nel vivo, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con uno degli ospiti del festival, Olga Osorio, regista spagnola in concorso con il cortometraggio “Einstein-Rosen”.

Ho iniziato due anni fa, dopo aver insegnato per diversi anni presso una scuola di tecniche audiovisive e aver svolto numerose professioni nel settore: fotografa, designer, sceneggiatrice, giornalista, ecc.

Realizzando il mio primo film ho avuto la sensazione che tutte le cose diverse che ho fatto nella mia vita prendessero, finalmente, un senso compiuto.

A livello artistico, quali sono i tuoi principali punti di riferimento e le tue ispirazioni?

Sono particolarmente affezionata al cinema asiatico per lo stile visivo, forte e sempre centrale. Amo inoltre la fantascienza, per l’estetica e per le implicazioni psicologiche che accompagnano le opere più riuscite. Ho studiato approfonditamente la produzione di Andrei Tarkosvky e sto scrivendo un libro su “Inception”, di Christopher Nolan.

Tra il 28 Marzo e il 1° Aprile 2017, la città di Varese ospiterà il Festival Internazionale di Cortometraggi “Cortisonici”, giunto alla sua quattordicesima edizione.

Come di consueto, la competizione cinematografica in formato corto si svolgerà nelle tre serate finali della manifestazione, giovedì 30, venerdì 31 Aprile e sabato 1° Maggio. Le opere in concorso saranno 24, provenienti da 16 paesi diversi.

Cosa ti ha portato ai cortometraggi? Potresti raccontarci brevemente il tuo percorso artistico?

Questo è il secondo film che ho scritto e diretto [il primo, “Restart”, risale al 2015 e ha partecipato a numerosi festival ottenendo diversi riconoscimenti, tra cui il premio per il miglior film straniero al Phoenix Comicon Film Festival 2016 e il premio per il miglior cortometraggio di fantascienza al Cinefantasy International Fantastic Cinema Festival di San Paolo, sempre nel 2016 - NdA].

Ci vuoi raccontare un episodio divertente, triste o grottesco legato alla lavorazione del tuo corto?

A un certo punto nel film compare una tartaruga.

Quando l’ha vista per la prima volta durante le riprese, Teo, il ragazzo più giovane, si è spaventato. Gli ho chiesto cosa si aspettasse, visto che sembrava così colpito, e lui mi ha risposto che pensava ci sarebbe stata una persona travestita da tartaruga, non una tartaruga vera. L’ho trovata una cosa molto carina, e anche piuttosto buffa.

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Il tuo paese sostiene o favorisce il mondo del cinema ‘corto’? Ci sono incentivi o facilitazioni per i giovani filmmaker?

Vivo in Galizia, una regione nel nord-ovest della Spagna. Abbiamo una nostra lingua, il galego, e ci sono dei finanziamenti per le opere realizzate in galego. Ci sono anche finanziamenti erogati direttamente a favore dei registi, per contribuire allo sviluppo dei progetti più sperimentali. Tuttavia, l’entità di questi contributi è molto ridotta. Ci sono anche fondi destinati alla produzione, ma l’iter per giustificarli è piuttosto complesso. Lo stesso accade nel resto della Spagna: i finanziamenti non sono sufficienti e, per realizzare un cortometraggio, è necessario appoggiarsi a una società di produzione.

Cosa ami di più della cultura italiana – e cosa non puoi proprio sopportare?

Il cibo, naturalmente. Le città che ho visitato sono stupende. Venendo dalla Spagna, a volte quando viaggio mi accorgo che certi luoghi, certi monumenti non sono così incredibili come me li aspettavo...ad eccezione dell’Italia, che è effettivamente meravigliosa! E poi amo il mare, la cultura mediterranea… Se devo proprio dire cosa apprezzo di meno, direi che talvolta mi pare che la cultura italiana sia un po’ troppo maschilista, ma forse è solo un’impressione.

Cosa ti aspetti dalla partecipazione a Cortisonici?

Di divertirmi, conoscere gli altri registi che parteciperanno di persona e gli organizzatori del festival, vedere una città che non conosco e che sicuramente mi piacerà. Ovviamente, spero che il pubblico apprezzerà il mio film.

Guglielmo Arteni

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TEATRO/TESTIMONIANZA

Attori oltre i limiti L'attrice e regista Luisa Oneto ci porta la testimonianza di un suo allievo non-udente che ha sfidato la disabilità per amore del teatro

Per me far conoscere il Teatro vuol dire fare una proposta educativa convincente all’esigenza del compimento di sè.

Infatti un lavoro approfondito sulla PAROLA, sul TESTO, sul PERSONAGGIO consente , all’aspirante attore, di scoprire la propria forza espressiva al fine di restituirla in una MESSA IN SCENA ambito culturale preziosissimo . Ed è per questo che ho chiamato la nostra scuola e la nostra compagnia : Splendor del Vero.

Questa è la testimonianza di un allievo non-udente e con difficoltà nella deambulazione.

IL MIO MODO DI ‘’FAR AMARE’’ IL TEATRO E CIOE’ : FAR SPLENDERE LA VERITA’ !

L’uomo è destinato ad un compimento di sé ... deve essere educato perché diventi più se stesso.

L’educazione è lo strumento principe della cultura.

La vera maniera di crescere è aspirare ad andare oltre i propri limiti, nutrendo sublimi desideri di grandi cose e lottando fino in fondo per realizzarli.

Senza una proposta adeguata la reazione alla realtà può essere solo reattiva. Attraverso la conoscenza, la reazione sarà a seconda dell’evoluzione che una coscienza ha avuto.

Vi scrivo quello che secondo me cosa significa essere attore e cosa ho imparato da questa attrice.

Quello che dell'attrice Luisa preferisco è la sua dolcezza e profondità.

Mi ha fatto capire l’importanza di pensare a quello che sto facendo, e di viverlo, perchè poi lo perdo quando passa, un domani.

E ho bisogno di fermarmi per prendere quello che perderei se non fossi attento.

HO IMPRESSIONE CHE QUALCOSA MI STIA SFUGGENDO: corro, corro, corro come un pazzo, un agitato e tante volte mi sembra di prendere chissà cosa mentre invece non ho preso nulla, o cose forse inutili.

L'uomo intelligente affronta le cose con calma e non perde nulla.

Insegnarmi a pronunciare bene le vocali : "a, e, i, o, u” , è come chiedermi di aprire il cuore e io ho paura di aprire il cuore agli altri…

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TEATRO Luisa Oneto Il mio essere, proprio nelle vocali si esprime.

Io tante volte ho voluto scappare da me stesso, non rivelare niente di me, tenerlo chiuso, come tendo chiuse le vocali.

Sono sicuro quando che attraverso la vocalizzazione valorizzo la mia espressione, il mio carattere e il mio esclamare.

Fare l' attore non è nascondersi in finzioni come pensavo, ma per me fare l' attore è ritrovare l’anima.

La propria anima e aprirla agli altri.

L'attore deve parlare bene per essere chiaro, e deve far sentire la sua musica, composta da suoni, vocali e rumori; e farsi apprezzare dal pubblico. E quando il pubblico lo apprezza, lo applaude.

Io quando recitavo alle scuole, recitavo per il vero, quello che mi chiedevano di fare lo facevo davvero, non esiste per me far finta. E quando avrò tirato fuori il sè, in modo vero, avrò infiniti applausi, perchè la gente vuole il vero, il sincero, qualcosa da percepire per la vita.

Vorrei fare l' attore perché mi fa sentire meglio.

L'attrice Luisa mi ha detto che mi farà fare un parte con lei.

Il teatro è anche l’occasione per mettere in pratica il linguaggio fluente che ho imparato e così le ho risposto che sono disposto a interpretare anche due parti, perché mi piace e lo farei anche per due volte...

Questo corso credo migliorerà il mio linguaggio e migliorerà le mie relazioni.

Non è una piccola cosa e non vale la pena farla sfuggire dalla mia vita.

Al contrario perderei, perderei l' essenziale, perderei la giusta strada per me.

Perciò è meglio fare quello che è più importante per me.

Luisa Oneto, attrice e regista diplomata e premiata all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, dirige, da anni, quella che vuole essere una vera e propria Scuola d’Arte Drammatica.

Infatti non è sola, ma è affiancata da alcuni artisti affermatisi in vari teatri italiani e insegnanti competenti provenienti dal Piccolo Teatro di Giorgio Streheler, dal Balletto di Toscana, dal Conservatorio Verdi di Milano e quindi specializzati nel ventaglio di tutte le tecniche espressive attoriali.

Il corpo docenti, dedicandosi alla formazione di "professionisti della parola “, collabora, quindi, alla ricerca di opportunità anche lavorative per coloro i quali intendano perseguire un percorso teatrale professionale.

La cosa significativa è che il percorso è per tutti e quindi anche per artisti dalle abilità differenti, motivo per il quale è stata insignita dal Premio Rosa Camuna.

Grazie Luisa.

MICHELE

"Fare l' attore non è nascondersi in finzioni come pensavo, ma per me fare l' attore è ritrovare l’anima.

La propria anima e aprirla agli altri.

L'attore deve parlare bene per essere chiaro, e deve far sentire la sua musica, composta da suoni, vocali e rumori; e farsi apprezzare dal pubblico. E quando il pubblico lo apprezza, lo applaude."

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TEATRO

B&B: nulla è come sembra L'attore e regista varesino Metteo Tibiletti ha debuttato lo scorso 25 febbraio al Teatro Duse di Besozzo con B&B, spettacolo dove nulla è come sembra.

Bernie e Bianca, sorelle dal passato tormentato e violento: l’una perseguitata dall’ex marito, l’altra reduce da abusi fisici e psicologici. Da sole gestiscono un modesto bed & breakfast ereditato dai genitori nei pressi di un'anonima località di mare. Un giorno irrompe nella loro vita Stefano, un uomo affascinante e molto invadente. Tutto scivola ancor più nel grottesco al sopraggiungere del fratello di Stefano, Teddy: un uomo in stato vegetativo, ridotto su di una sedia a rotelle dopo un brutto incidente stradale. Le esistenze di quattro personaggi ai margini della società si incrociano creando una strana miscela di emozioni che viaggiano costantemente sul filo dell'assurdo e del thriller psicologico.

E' una lotta impari con l'esistenza quella condotta da due sorelle profondamente diverse nell'animo e nello sguardo: Bernie, donna dal carattere rude, dal passato segnato da un amore violento e malsano, ha smesso di fidarsi del prossimo da lungo tempo; Bianca, ragazza ingenua e dalla fervida immaginazione, sogna di fare l'attrice e vive nella continua >>.

speranza che le onde del destino la conducano altrove, purchè non la costringano a soffrire ancora Ereditiere di un modesto bed & breakfast, le due donne si trovano a far quotidianamente fronte ad ostacoli di ogni genere, oltre all' impossibilità di comunicare serenamente tra loro.

L'arrivo di Stefano, personaggio misterioso e affascinante, squarcia però la quotidianità famigliare, proponendo qualcosa di diverso e forse di più incoraggiante per il futuro.

Anche la presenza di Teddy, fratello infermo dell'uomo, non sembra essere un vero peso sulle spalle del gruppo che, ironia della sorte, si fa via via più simile ad una famiglia vera e propria con lo scorrere del tempo.

L'amore, sebbene in forme non ben definite, torna a farsi spazio nel cuore delle due protagoniste mentre il passato, i cui moti ondosi non tardano a farsi risentire, verrà finalmente spazzato via con la forza.

Tutt'attorno a questa apparente e ritrovata serenità si celano però pagine oscure e dense di mistero: chi è Stefano? Da dove arrivano lui e Teddy? Sono veramente chi dicono di essere? La violenza non smette infatti di far da sfondo all'intera vicenda. Bernie e Bianca, abituate ad un’esistenza scavata nel ricordo sempre vivo del dolore subito, sopravvivono attraverso innocui litigi e la lotta alla sopravvivenza. Non sembrano porsi troppe domande su ciò che le circonda (o forse non vogliono più), lasciando che gli eventi seguano il proprio corso perchè è forse questo l'unico modo per vivere la vita nella maniera più serena possibile.

Il ritratto di quattro personaggi ai margini, in un crescendo comico e grottesco, fornirà ben presto un quadro completo di un'umanità complessa e indecifrabile, all'interno della quale nulla è realmente come sembra.

Matteo Tibiletti

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TEATRO

MATTEO TIBILETTI

" La vita a volte ti sta proprio sopra, ti prende per i capelli e ti tira da una parte e dall'altra...è così. Le cose capitano e non ci puoi fare niente". B&B LA COMPAGNIA Girodivite nasce nel 2016 su espresso desiderio dei suoi ideatori: Matteo Tibiletti, Lia Locatelli, Emanuela Legno, Fabrizio Valezano e Romano Maran. L'idea fondante, come indica il nome stesso della compagnia, è dare un "giro di vite", di approfondire, di andare oltre. Esplorare ciò che fino ad ora è stato lasciato in superficie, si stia parlando di animo umano, di arte o di qualunque altro argomento implichi ingegno e creatività.

Nello specifico Girodivite si occupa di creazione ed allestimento di spettacoli o performances aventi come denominatore comune tematiche a sfondo sociale, in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica al fine di raggiungere uno stato di conoscenza più profondo e consapevole.

INTERPRETI B&B Emanuela Legno (Bernie), Fabrizio Valezano (Stefano), Lia Locatelli (Bianca), Matteo Tibiletti (Teddy) Voice over: Ilaria Egitto, Stefania Rusconi, Gianluca Iacono Scene: Sara Cremona Trucco: Veronica Braghin Drammaturgia e regia: Matteo Tibiletti

Nasce a Varese il 23 ottobre del 1978.

Autore, regista e attore si diploma presso la "Scuola di Teatro città di Varese" nel 2007.

Approfondisce gli studi teatrali con docenti di fama nazionale e internazionale (Michael Margotta, Doris Hicks, Antonio Zanoletti, Gabriele Di Luca, Silvia Sartorio, Chiara Petruzzelli, Amedeo Romeo, Corrado Accordino e Arkadiusz Rogoziński).

Nel 2015 con l'atto unico "La stanza di Sonia" vince il concorso nazionale di drammaturgia "Culture Possibili" di Catania e la prima edizione del concorso nazionale di drammaturgia "La riviera dei monologhi" di Bordighera.

La rivista online "Perlascena - non periodico per una drammaturgia dell'oggi - " ha selezionato e pubblicato alcune tra le sue opere più significative: "Il colloquio" e "Via d'uscita". Con l'atto unico "Ricordati di Krapp" vince il premio "Teatro Helios" nel 2016, a Bordighera. Nel stesso anno fonda, assieme ad Emanuela Legno, Lia Locatelli, Fabrizio Valezano e Romano Maran la compagnia teatrale "Girodivite" attraverso la quale sostiene e promuove progetti teatrali rivolti ad enti pubblici e privati.

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26 ARTE

Progetto Metamorphotos ARTISTA DEL MESE: PIERO MANZONI FOTOGRAFA: Roberta Lacarìa ASSISTENTE FOTOGRAFA: Lino di Lernia STYLIST: Isabella Broggini MODELLA: Annabianca Albertini Wonderwall Models HAIR&MAKEUP: Filippo del Boca @using Evoque MANICURE: Gioia Greguoldo @using E.Mi

Il progetto Metamorphotos nasce da un'idea della fotografa varesina Roberta Lacarìa. L'obiettivo è quello di scegliere mensilmente un noto artista e di interpretare le sue opere più famose con degli scatti che fondino insieme moda ed arte. Il nome "Metamorphotos" vuole proprio suggerire questa trasformazione, dall'opera d'arte alla fotografia, mantenendo la stessa anima artistica.

"L'idea è quella di creare mensilmente delle monografie fotografiche su artisti che hanno in qualche modo cambiato l'immaginario collettivo artistico nel corso della storia - spiega Roberta Lacarìa- Ogni monografia sarà incentrata sulla division in 5 o 6 scatti e in ogni immagine sarà preso in esame un aspetto o un'opera dell'artista. Vorrei cercare di mostrare al lettore un quadro più o meno completo e omogeneo dell'artista esaminato.

Per primo questo mese: Piero Manzoni."

Progetto Metamorphotos/ Piero Manzoni

Progetto Metamorphotos/ Piero Manzoni 26