Rinaldo Zhok - Liszt-Verdi: Complete Paraphrases and Free Transcriptions

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ITA Nonostante la musica strumentale italiana sia stata per molti secoli uno dei modelli creativi ed estetici principali a livello europeo, grazie alla sua costante innovazione ed incredibile originalità, soltanto l’Opera è riuscita a raggiungere, e non solo secondo l’immaginario comune, lo status di icona della musica italiana. In particolar modo nell’800 la voce ed il teatro assorbono l’attenzione della maggioranza dei compositori italiani. E sopra tutti loro troneggia il nome di Giuseppe Verdi che, con la sua musica sofisticatamente popolare, con i suoi ideali patriottici e la sua maniera innovativa di concepire il teatro, diventa sinonimo dell’Italia nascente. Verdi stesso non ebbe quasi nessun interesse nel comporre musica assoluta, e nel caso specifico del pianoforte, dedicò solo due brevi e poco significativi pezzi a questo strumento. Personalmente, ho sempre adorato la semplicità e l’efficacia della musica di Verdi e, anche se sempre strettamente connessa con la parola e l’azione teatrale, ho deciso di rivolgere la mia attenzione a quelle trascrizioni e parafrasi che in un certo senso restituiscono parte di una realtà musicale altrimenti inaccessibile ai pianisti. Molti compositori e pianisti virtuosi sono effettivamente ricorsi alle parafrasi per rielaborare celebri temi operistici ed esaltare le proprie capacità tecniche, però credo che solo Franz Liszt possa essere definito come il massimo esponente del genere. E anche se, per molti aspetti, Verdi e Liszt sono stati compositori con personalità diametralmente opposte, provvenienti da contesti radicalmente diversi, l’amore per l’Italia e per la sua cultura emergono constantemente nella vita e nella musica del grande compositore ungherese. I titoli, gli omaggi, le melodie che fanno riferimento all’Italia si sprecano nella sua colossale produzione. E la musica di Giuseppe Verdi, assieme a quella di Rossini e di Wagner, è stata tra la più gettonata per dar vita alle sue personali elaborazioni. Bisogna dire che Liszt, a differenza dei suoi contemporanei, non crea il tipico potpourri virtuoso di melodie, bensì si appropia di intere scene (di norma una e mai piú di tre) e le filtra attraverso “il canto” e “l’orchestra” del pianoforte. Rarissime sono le parafrasi che rimangono strettamente aderenti all’originale verdiano, come il caso del “Salve Maria” de “I lombardi alla prima crociata” per esempio; Liszt infatti si caratterizza proprio per la capacità di adattare i temi, arricchire le armonie e personalizzare la trama vocale, arrivando al punto di rendere spesso, contrariamente a quello che ci si possa aspettare da un pianista virtuoso come lui, più essenziale e meno funambolico il materiale originario. Ho scelto di dedicarmi a queste parafrasi verdiane perchè, pur provenendo da Opere molto popolari come Rigoletto, Trovatore o Aida, sono purtroppo poco conosciute; ma, soprattutto, perchè poco riconosciuta è la loro reale bellezza e, con totale pregiudizio, vengono normalmente considerate superficiali e di virtuosismo gratuito. Liszt, inaspettatamente, predilige momenti meno popolari, decidendo di inoltrarsi in quella che si può definire la spiritualità verdiana e reinventa arie e scene intrise d’intimismo senza mai perdere la forza drammatica dei personaggi dalle quali scaturiscono. Credo nasca un magnifico scambio: Liszt dona a Verdi le sue mani, Verdi da a Liszt la sua voce. RINALDO ZHOK 9


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