Numero Zero Magazine Febbraio 2014

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Il Palazzo Key mentre qui a destra l’ex Icos

tare altri edifici, che hanno modificato drasticamente lo skyline di Latina. La Torre Baccari e la più alta Torre Pontina sono state completate nel 2010, sulla base della pianificazione urbanistica degli anni ‘70 che prevedeva in quest’area - all’epoca era aperta campagna - un Centro Direzionale: una zona destinata a ospitare grandi edifici per servizi finanziari e amministrativi. Oggi i due palazzi, che comprendono sia uffici che abitazioni, s’innalzano solitari tra i bassi edifici costruiti in precedenza. Senza dubbio, gli specchi della Torre Pontina che s’intravedono alle spalle dei monumenti storici del centro, danno un importante contributo all’idea di città brutta, che Latina porta con sé, sono l’emblema della irrazionalità stagnante sull’urbanistica cittadina. Ma non può neanche oggi rappresentare il parafulmine di tutti gli strali. Nel 1982 quando in occasione del Cinquantenario, lo storico Giordano Bruno Guerri definì Latina la città più brutta d’Italia, il “matitone” di Bianconi non era ancora stato progettato. Oggi è il gigantesco totem alla incompiutezza e all’approssimazione latinense, ma è solo la punta dell’iceberg Il paradossale sviluppo di Latina è ancora più evidente fuori dal centro, in quella che oggi è periferia, ma

solo qualche decennio fa era terreno agricolo o campo incolto. L’assenza di pianificazione urbanistica, in effetti, ha fatto più danni qui, dove si è costruito senza alcuna progettazione. Sono stati i grandi interessi economici e l’abusivismo privato a dettar legge. Dopo la ricostruzione del dopoguerra, durante gli anni del boom economico (grazie anche ai fondi della Cassa del Mezzogiorno), il territorio si è riempito senza una logica di stabilimenti industriali (in parte ora abbandonati), palazzi, lottizzazioni promosse da privati e una grande quantità di costruzioni abusive. Ancora oggi soffriamo le carenze infrastrutturali di questo sviluppo incontrollato, con ripercussioni su viabilità e ambiente che sicuramente non contribuiscono a dare una buona immagine della città. Oltre a trasformare il paesaggio, l’infinità di piccole case e capannoni sparsi su tutto il territorio crea anche problemi d’inquinamento (spesso manca il collegamento al sistema fognario) o comporta costi aggiuntivi per dotare queste zone dei servizi di base (acqua, elettricità, etc.). All’infuori del centro è tutta anonima periferia, che confonde il confine tra città e campagna e offre pochi punti di riferimento. Anche il sistema viario soffre della mancata pro-

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