Terroni d'Europa

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al dottorato di ricerca sono scese perché sono diminuiti, come dicevo, i posti a disposizione e le borse di studio. I dati ufficiali indicano una discesa solo nell’ultimo decennio da circa 15.733 posti di dottorato nel 2006 a 8737 nel 2016. E di coloro che si addottorano solo un 6-7% può arrivare a entrare nell’insegnamento universitario dopo una penosa attesa di almeno 15 anni, a fronte di una carenza di personale docente che si va facendo anno dopo anno più grave. Non solo, ma l’abolizione del ruolo dei ricercatori ha creato le figure fantasmatiche dei RTD, Ricercatori a Tempo Determinato, come dire una nuova forma di precariato senza speranze, se non per i pochissimi che diventeranno di «Tipo B» e che se muniti di Abilitazione Scientifica Nazionale potranno accedere, eventualmente, al ruolo di professori associati dopo un periodo triennale. Una falcidia che tiene per decenni nei corridoi e nelle aule universitarie migliaia di giovani che diventano vecchi, sottoposti a pressione e a ricatti, che perdono ogni sentimento di solidarietà fra di loro e sono pronti a sbranarsi vicendevolmente per agguantare «il posto», una infame lotteria che sta demotivando la gran massa dei nostri giovani, o ex. I più fortunati se ne vanno fuori, in Europa, nelle Americhe, in Australia, in Asia, anche in Africa del Nord, vanno là dove sanno di poter trovare uno stipendio, un ufficio, una scrivania, un ruolo di ricercatore e di docente. Matteo Renzi dopo aver affermato che andare all’estero fa bene e che chi ci va poi ritorna migliorato (nessuno ritorna, bisogna che lo sappiano i nostri governanti), ebbe a dire che era ora di finirla con questa «favola» sull’emigrazione dei ricercatori. Del resto a questo ceto politico non interessa salvare una generazione: da Berlusconi a Renzi e successori si è costruito e spacciato il mito dell’eccellenza, una delle parole centrali della retorica politica degli ultimi anni. Ed ecco i fondi che dovrebbero aiutare l’università nel suo insieme con posti da ricercatore o borse di studio, vengono dirottati sulle incredibili «Cattedre Natta», ossia la carica dei 500 che sfidando le leggi, le consuetudini e il buon senso, Renzi propose di dare motu proprio, con la complicità dell’ANVUR, un ente inutile di nomina governativa che ha cancellato di fatto l’ente preposto di autogoverno dell’Università, il CUN. Come mai? Semplice, il CUN è elettivo, ed è l’organo che rappresenta tutte le componenti della docenza universitaria: è dunque poco controllabile dal governo, il quale ha preferito creare 32


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