Network in Progress #7

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gli effetti di quell’azione”, il che risulta con molta evidenza nelle parole “linguaggio”, “coraggio”, “viaggio” ed altre simili: “linguaggio” implica sia azione sulla lingua per esprimersi, sia ascolto e comprensione delle parole e frasi pronunciate; “coraggio” implica un’azione sul cuore, ma anche percezione e comprensione degli effetti di quella azione; “viaggio” implica un’azione da intraprendere nello spazio ma anche il raggiungere, come effetto, la mèta del viaggio. Pertanto, alla base di ogni luogo o fenomeno denominato “paesaggio” deve esistere una azione seguita dalla percezione dell’ef-fetto prodotto, ed é importante soprattutto la azione che ha conferito un determinato aspetto ad un luogo, compiuta in un’infinità di luoghi dalle sole forze della natura, in altri dalla natura e dall’uomo: importante l’azione come e più della conseguente percezione, non potendosi avere - in questa logica - percezione di un paesaggio senza l’azione che lo ha prodotto, inoltre, le prime parti delle parole indicanti paesaggi (“paes-”, “pays-”, ecc.), dicono che la suddetta azione/percezione, implicita in “-aggio”, “-age”, “-aje”, non riguarda solo campi aperti, coste sul mare, rive di fiumi, boschi, parchi, ecc. (come suggerisce “land” sia nell’inglese che in tedesco) ma, finalmente, l’intero paese. Azione/percezione perciò esercitata ed esercitabile non solo su luoghi abbandonati, o coltivati, o densamente boscati, o disegnati a parco o giardino, ma anche su luoghi edificati, infrastrutturati e permanentemente abitati: quelli per i cui paesaggi, volendoli indicare in inglese, è invece necessario usare la parola “townscape”, che, se affiancata a “landscape”, chiarisce ancor meglio che l’intento di entrambe è quasi solo l’indicare “immagini”. Invece, “paes-”, “pays-”, ecc., indica anche - questo punto è centrale - le popolazioni, se popolazioni in quell’ambito hanno

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vissuto e operato: il riconoscere ad un ambito geografico qualità di paesaggio deve indurre a scoprire o riscoprire e a comprendere tutti i processi che hanno conferito a quell’ambito quelle qualità. I processi che nella maggior parte della superficie del pianeta, perciò nei luoghi in cui l’uomo non ha abitato né operato, hanno conferito qualità tali da esercitare su di noi un qualche fascino, sono stati soltanto processi naturali, però molto diversi l’uno dall’altro: l’emergere di rocce dal mare, il fluire di lave da vulcani, il rovinare di frane, l’azione di venti corrodenti e modellanti rocce o conformanti dune e, là dove giungeva e sostava acqua da fiumi o da piogge, lo svilupparsi di muschi, prati, boschi, foreste, con popolazioni di insetti e animali tra loro in lotta per la sopravvivenza: sono questi i processi del solo ambiente. Anche tra luoghi trasformati da società umane si determinarono e determinano grandi differenze, con caratteri a tutti noti ma qui da ricordare in breve per tornare subito al tema del percepire e comprendere i paesaggi del passato: là dove si insediarono società dedite a monocolture (solo grano, solo granturco...) ai processi naturali suddetti si sovrapposero coltivazioni e insediamenti che non cambiarono molto nel tempo; non cambiamenti nei modi di coltivare, non nei modi di abitare, tanto che in molte parti d’Europa lontane da sedi di produzioni artigianali o industriali, ancora a metà del XX secolo, per aprire solchi nei campi si usavano aratri a chiodo e, nei pressi, le abitazioni non erano molto diverse da primitive capanne; altre genti furono invece presto indotte ad operare e produrre in settori diversi, alcune perché insediatesi a contatto di strade percorse da traffici, altre perché a contatto con un qualche porto di mare o di fiume, altre ancora si insediarono in luoghi che die-

dero anche possibilità di dedicarsi a colture agricole diverse e, al contempo, possibilità di estrarre e lavorare pietre o metalli da cave o miniere vicine: così operarono tutti i gruppi umani che per insufficienza di risorse nei luoghi d’origine, vagando sul pianeta, cercarono luoghi nuovi in cui insediarsi. Così accadde anche per la nascita in Puglia, Calabria, Sicilia, delle più antiche colonie greche. Per comprendere la natura dei più importanti paesaggi sorti poi, all’interno e sull’intorno di luoghi offrenti risorse e opportunità differenziate, è da osservare e studiare proprio la lunga storia di questi particolari gruppi umani. Nel produrre beni diversi, perciò anche nel produrre e utilizzare strumenti diversi, nello scambiare sia beni che strumenti tra membri della stessa comunità ma anche con altre genti e per lungo tempo continuando ciclicamente ad agire, produrre, scambiare, consumare, furono continue e forti le sollecitazioni a migliorare costantemente i processi produttivi e le forme dei diversi prodotti, quindi forti le sollecitazioni a studiare e comprendere se stessi, gli altri, i materiali ricevuti e quelli trattati e offerti, le tecniche di elaborazione e di presentazione agli altri. Una ricerca continua, necessitante continua collaborazione in reciproca comprensione. Sorsero così e durarono nel tempo sia le prime che le ultime “repubbliche storiche”: dalle prime, greche ed etrusche, alle ultime che in Europa e in Italia sopravvivevano ancora nel 1700 e che gli illuministi andavano studiando e citando quando speravano di cambiare in Francia le forme di governo. Speravano di eliminare le monarchie, vedendo che nelle sopravviventi repubbliche si svolgevano processi ad un tempo fisici, sociali, economici, mentali, culturali, producenti situazioni in qualche modo simili ad “opere” compiute attraverso lunghe e intense “collaborazioni tra molti”, da


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