NIP #19 Marzo 2014

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quel rapporto forma-funzione che è stato uno degli elementi di credo fondamentali del Movimento Moderno. Un rapporto, se riletto oggi, quasi cattivo e sordo che ti chiudeva qualsiasi fantasia. Addirittura di bellezza non se ne parlava, perché era dato per scontato che chi faceva qualcosa secondo quelle norme avrebbe già fatto una cosa bella. Questo è un po’ il clima culturale in cui ci siamo trovati a Roma, come a Firenze o Venezia e che è durato parecchi anni. Qualcuno dice che poi arrivò il Sessantotto (in ogni caso una ventina di anni dopo) e che quel nuovo movimento culturale spazzò via tutti questi vincoli e artifizi culturali dell’Architettura, ma ciò non corrisponde al vero. Certi aspetti del Razionalismo di quegli anni, io li ritrovo anche in opere recenti di altri Architetti e come incubi dentro di me. Tutto questo è per dire che l’intento del mio insegnamento è stato, fin dagli inizi , di mettere sull’avviso i giovani che non passassero più sotto quelle “Forche Caudine”! Ciò che non è facile, naturalmente, perché il dibattito culturale anche apparentemente elevato, ha assunto toni che non mi sono affatto piaciuti; spesso questi Maestri, anche fiorentini, degli anni 60 e 70, se da un lato, avevano ragione nella critica al Movimento Moderno, da un altro lato, volevano suscitare una sorta di nuova Rivoluzione dell’Architettura, all’interno del Movimento stesso. Tentativo che ho considerato sciocco, perché si è dimostrato in gran parte soltanto un cambiamento di stile. Comunque,il mio insegnamento non ha mai dimenticato questa mia gioventù difficile, né io ho mai voluto dimenticarla; ho agito sempre, sia nell’insegnamento come nella professione come un “amante della Città”: ciò che spesso mi è stato rimproverato e mi ha causato anche delle difficoltà. F: E questo tuo andare controtendenza ti ha anche reso difficile il rapporto con la Politica e con le Istituzioni pubbliche?

C: Il mio rapporto con la Politica ufficiale, come quella dei partiti, è stato semplicemente inesistente. Io sono stato a Firenze oltre cinquant’anni, credo di aver anche dato il mio con-

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