Arte e storia delle Madonie. Studi per Nico Marino, Vol. III

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La committenza del vescovo Francesco Vitale (1484–1492) tra Collesano, Isnello e Cefalù e la diffusione dei tabernacoli marmorei di tipologia rinascimentale nel territorio delle Madonie MARCO F AILLA Nel tesoro della Chiesa Madre di Collesano, tra le varie iugalia qui conservate, si trova un bel calice in rame dorato e argento dalle fattezze tardogotiche (Fig. 1), inquadrabile in quella tipologia di calice definita “madonita” dalla storica dell‟arte Maria Accascina, per via della loro diffusa presenza in questo territorio1. Il calice presenta una base polilobata con una ricca decorazione a foglie e fiori di cardo, motivo ornamentale di derivazione iberico–catalana peculiare di questa tipologia di calici2, dalla quale si sviluppa un fusto esagonale con un piccolo collarino spinato, sopra cui si trova un pregevole nodo ad andamento sfaccettato di grande perizia tecnica e splendida fattura, mentre la coppa in argento e il piccolo nodo ad essa sottostante non sono coerenti con il resto dell‟opera. Ciò che accresce l‟interesse verso questo calice è la presenza, in uno dei lobi della base, di una placchetta con uno stemma a pali verticali rosso–argento (originariamente dorato), con sovrapposti due triangoli recanti al loro interno una stella a nove punte; lo stemma è sormontato da una mitria con le sue vitte raccolte al di sopra dello scudo, che ci dice trattarsi di uno stemma vescovile. Lo stemma presenta alcuni residui della doratura originale ed alcune tracce di smalto rosso che ne decoravano le costolature verticali e gli spazi incavi circoscritti nei triangoli, e si presenta molto affine allo stemma della Real Casa d‟Aragona (Fig. 2). Lo stesso stemma, privo della mitria vescovile, è presente anche nella base–predella del tabernacolo marmoreo quattrocentesco della Chiesa Madre di Isnello (Fig. 3), che il Di Marzo identificava con quello degli Aragona3, a conferma Sui calici “madoniti”, tipologia importata dalla Spagna e diffusa a partire dalla seconda metà del XV secolo nell‟area del palermitano e in particolar modo madonita, si vedano: M. ACCASCINA , Oreficeria di Sicilia dal X II al X IX secolo, Palermo 1974, p. 146 e nota 131 a p. 458; M. C. D I NATALE , Il Tesoro della Matrice Nuova di Castelbuono nella Contea dei V entimiglia, collana «Quaderni di Museologia e storia del Collezionismo» diretta da Maria Concetta Di Natale, n. 1, Caltanissetta 2005, p. 50; S. ANSELMO, Polizzi. Tesori di una Città Demaniale, collana «Quaderni di Museologia e storia del Collezionismo» diretta da Maria Concetta Di Natale, n. 4, Caltanissetta 2006, pp. 19– 20; Id., Dalla Spagna alla Sicilia: le foglie di cardo sui calici “madoniti”. Un fortunato epiteto coniato da Maria A ccascina, in E studios de Platería, a cura di J. Rivas Carmona, Murcia 2008, pp. 39– 54. 2 Le foglie e i fiori di cardo sono un motivo decorativo proprio dalla cultura artistica gotico– catalana che tra Quattrocento e Cinquecento in Sicilia e Madonie ritroviamo anche in numerose opere d‟arte, soprattutto di oreficeria e di intaglio ligneo. Per questo aspetto si vedano, in particolare: S. ANSELMO, Dalla Spagna alla Sicilia… , cit.; P. RUSSO, La scultura in legno del Rinascimento in Sicilia: continuità e rinnovamento, Palermo 2009; G. F AZIO, La cultura figurativa in legno nelle Madonie tra la gran Corte vescovile di Cefalù, il marchesato dei V entimiglia e le città demaniali, in «Manufacere et scolpire in lignamine» Scultura e intaglio in legno in Sicilia tra Rinascimento e Barocco, a cura di Teresa Pugliatti, Salvatore Rizzo, Paolo Russo, Catania 2012, pp. 171– 211, con la relativa bibliografia. 3 G. D I MARZO, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli X V e X V I, Palermo 1880, vol. I, nota 1 a p. 171. 1

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