Ncaa Time Novembre 2015

Anno 3 Numero 2

Novembre 2015

Andiamo a scoprire alcune delle possibile soprese della stagione, Venky Jois sarĂ una di quelle, direttamente da Philadelphia il racconto di una giornata di allenamenti degli Hawks di St.Joseph con il nostro portacolori Pierfrancesco Oliva giĂ protagonista.

PHOTOPAGE: BIG BLUE MADNESS…………………….…….....4-5 VI RACCONTO I MIEI FAB FIVE (parte 2) di Lorenzo Frabbi......6-7 INTERVISTA: VENKY JOIS di Stefano Bei……..................….....8-9 PHILADEPHIA BIG 5 di Stefano Bei............…………………...10-13 EARLY SEASON TOURNAMENT di Glauco Barbero…..........14-15 MID MAJOR RANKING TOP 15 di Riccardo Di Stefano……...17-22 INTERVISTA: JAMES SOUTHERLAND di Glauco Barbero.....24-25

Hanno collaborato:

Stefano Bei di NBA-Evolution.com Glauco Barbero di rushandslam.blogspot.it Lorenzo Frabbi Luca Caslini

HAWKS INSIDE di Joe Cabrey…………………………………..26-27 CHIRAQ HOOPS di Luca Caslini..............................................28-30 IL PRIMO ALLENATORE: PHOG ALLEN di Stefano Bei.........32-33

Tutte le immagini inserite in questo numero appartengono ai rispettivi proprietari

Joe Cabrey Riccardo Di Stefano

Di Luca Caslini Frabbi Di Lorenzo

Ancora più arroganti, ancora più consapevoli della loro forza e che facevano del “Trash talk” la loro arma vincente, arrivarono meritatamente alla finale NCAA dove nemmeno a dirlo, incontrano nuovamente i Duke di coach K. Forse tanto immaturi quanto forti, forse non pronti per vincere già al primo anno, forse semplicemente l’armata di Duke era meglio della loro; sta di fatto che la conclusione del torneo fotografa il capitano di Duke Christian Laettner in groppa ai compagni mentre taglia la retina del canestro come coronamento del successo.

I Fab Five subiscono la loro prima cocente sconfitta che però non ne fermò il progresso costante sia nel gioco che nella vita.

Diventarono un’icona, delle star conosciute in tutto il paese con il loro stile e la loro esuberanza nel rettangolo di gioco; la Nike ne sponsorizzò le gesta e i giornali non parlarono altro che di loro, erano diventati una potenza mediatica.

Ma come spesso succede, più viene esaltata la parte vincente dell’icona, più ne viene risaltata la parte perdente; Jalen Rose fu coinvolto in una brutta storia di droga e spaccio facendo ricadere tutte le attenzioni su di lui e non più sul bel gioco del team che fortunatamente, continuò la propria ascesa stringendosi attorno al giocatore e accrescendo lo spirito di squadra, arrivando non senza difficoltà alla finale NCAA per il secondo anno consecutivo( da segnalare una rimonta da meno 20 e vinta all’ultimo secondo contro UCLA al secondo turno).

Era la squadra del destino e qualsiasi risultato che non fosse stato “Titolo”, non sarebbe valso nulla agli occhi dei Fab Five e a tutti i loro tifosi.

La finale contro UNC rimarrà per tutti gli appassionati di basket qualcosa di epico. Finale punto a punto.

Mischigan sotto di 6 viene riportata ad un possesso di distanza dalla tripla dell’immancabile Jalen Rose.

40 secondi dalla fine e coach Fischer chiama l’ultimo time

out per Webber e company, così da poter organizzare una delle ultime difese del campionato.

Ottima mossa che costringe UNC ad una sanguinosa palla persa, cambio di fronte e Webber appoggia da sotto in seguito ad un rimbalzo offensivo per il meno 1 Michigan. Fallo tattico a poco più di 20 secondo dal termine.

UNC segna il primo e sbaglia il secondo permettendo a Webber di prendere il rimbalzo.

Siamo più due UNC, a venti secondi dalla fine e palla in mano a Michigan.

Quando rivedo le immagini, penso ogni volta che qualche miracolo possa ancora succedere, che in qualche modo Webber farà un passaggio no look smarcante per la tripla di Rose o per il canestro e fallo di Howard, così che i mitici Fab Five vengano consacrati come la miglior squadra mai scesa su di un parquet NCAA e che il gruppo verrà finalmente inserito nell’olimpo del basket americano.

Purtroppo rimane e rimarrà solamente una mia fantasia.

Rimbalzo di Webber che commette un’infrazione colossale di passi non segnalata dagli arbitri, coast to coast fino

all’angolo del campo opposto.

E’ chiuso da due uomini in maglia azzurra e ha malamente raccolto il palleggio.Chiama un time Out. La panchina gialla di Michigan rimane basita e anche Juwan Howard in campo ha le mani sopra la testa.

I time out sono esauriti. Tecnico, due liberi e match a UNC. Per il secondo anno di fila i Wolverines vennero sconfitti in finale NCAA; il giallo del time out rimase un mistero, infatti gli allenatori confermarono di aver avvertito i giocatori della situazione mentre qualche giocatore dichiarò che dalla panchina venne suggerito a Webber di richiedere l’interruzione di gioco.

Sta di fatto che il sogno dei Fab Five si concluse nel peggiore dei modi.

Chris prese la via degli spogliatoi senza mai alzare lo sguardo, una frustrazione sfociata in un lungo pianto consolato poi dall’arrivo dei compagni e dallo staff tecnico.

Quella fu l’ultima esibizione dei Fab Five e l’ultima di Webber in maglia Wolverines, dichiaratosi per l’NBA l’anno successivo.

Ho sempre considerato questa storia una delle più affascinanti, uno spaccato degli anni novanta sul mondo NCAA, nuovi giocatori e nuovi stili di gioco che hanno cambiato il modo di vedere la pallacanestro universitaria e che ne hanno dato visibilità e notorietà, ne hanno dato anima e corpo; se adesso la NCAA ha un seguito tanto diffuso lo si deve soprattutto a loro: Chris, Juwan, Jalen, Jimmy e Ray, gli indimenticabili “Fab Five”.

Di Stefano Bei

Lo scorso anno sono stati una delle squadre rivelazioni del campionato NCAA trasportati da un grandissimo Tyler Harvey. Quest’anno senza il miglior realizzatore della stagione il compito di portare al successo gli Eastern Washingtion Eagles spetterà al giocatore australiano Venky Jois che dovrà ulteriormente aumentare il suo apporto alla squadra sia come numeri che come leadership.

Senza Tyler Harvey come cambieranno gli equilibri della squadra?

Tyler è stato un giocatore fantastico e sicuramente ci mancherà come compagno di squadra, ma penso che come gioco non avremmo problemi segnando in attacco.

Non credo ci saranno degli stravolgimenti nel nostro tipo di gioco, anche se non potremmo più vedere le sue spettacolari triple in stepback!

L’anno scorso hai mostrato buone qualità come combattente, la maggiore responsabilità sarà un peso o uno stimolo?

Senza Tyler avrò sicuramente più resposabilità per me, ma abbiamo grandi tiratori e questo renderà le cose più facili. Rispetto a marzo penso di essere un giocatore migliore e speriamo che questo si rifletta nel nostro record a fine stagione.

Quale squadra vedi come principale avversaria nella Big Sky? Weber State e Montana sono sempre nel discorso quando si tratta di indicare una favorita per la vittoria della Big Sky, ma ci sono molte squadre in grado di battere chiunque, non è possibile scommettere su nessuno se non su noi stessi.

Dopo aver raggiunto il torneo NCAA, quali sono le prospettive per questa stagione?

Bogdan Bliznyuk ha mostrato grandi qualità di realizzazione, cosa vi può dare?

Prima di tutto vogliamo davvero tornare al torneo, Ovviamente questa volta vorremmo vincere qualche partita ma sarei entusiasta anche solo giocare di nuovo il torneo.

Bog è sicuramente una superstar emergente per noi e penso che avrà una grande stagione davanti a se, potrà beneficiare dello spazio lasciato libero da Tyler in termini di realizzazione e può diventare uno dei giocatori più efficenti della nazione. Se riesce a tirare con il 60% dal campo e con il 55% da 3 ancora una volta avremo una grande stagione.

Nel roster ci sono 5 giocatori australiani, quanto è importante per l’unione dello spogliatoio?

Australiani o no abbiamo un grande gruppo di ragazzi nella squadra, io adoro i miei compagni di squadra e non credo che la nazione di provenienza siano importanti.

Ovviamente per alcune matricole è bene avere alcuni Aussies per parlare in modo da non sentire la nostalgia di casa come è stato per me durante il mio primo anno.

Domanda finale, quali sono le tue favorite per la Final 4?

E’ difficile scommettere contro Duke o Kentucky, ma non tendo ad osservare tutte le squadra se non i nostri avversarsi, non posso fare una previsione affidabile.

In molti aspetti Eastern Washingtion sembra Creighton con Doug McDermott, la tua opinione?

Non ho molta conoscenza di Creighton soprattutto quando McDermott giocava li, ma so che ha portato la sua squadra al torneo NCAA e ha guidato la nazione per punti segnati. Quindi se posso portare la nostra squadra nuovamente nel torneo sarò molto felice di tale confronto.

Ringraziamo Venky Jois per la disponibilità

Di Stefano Bei

La Mecca del College Basketball, “The Palestra” è piu di un semplice campo da gioco, è Il Campo da gioco, costruito nel 1927 per dare un palazzo alla città di Philadelphia è il palazzetto dello sporto piu antico ed ancora in funzione negli stati uniti. Ha ospitato piu partite di ogni altra arena americana e sul suo parquet hanno giocato alcuni dei più grandi giocatori ed allenatori della storia del basket.

A poche centinaia di metri dal centro cittadino, nel mezzo del campus della Università della Pennsylvania si viene catapultato indietro quasi di 90 anni, una maestoso edifico in mattoni e accia si trova davanti ai visitatori, vicino ci sono i campi da football ma il fulcro di tutto è quel palazzo. Palazzo che durante gli anni è diventato un pezzo di storia non solo per l’università, non solo per la città, ma per gli interi Stati Uniti della palla a spicchi, un posto quasi da venerare. Il campo dove si sono giocate più partite nella storia della NCAA e del torneo finale.

Quando si parla di Cattedrale si pensa ad un posto sacro, un luogo di culto e devozione, la storia di questo palazzo lo rende speciale e chi ha avuto la fortuna di entrarvi assicura che all’interno è come se si sentissero le voci delle migliaia di giocatori che hanno scritto la storia di questa incredibile costruzione.

Nel 1926 l’idea di costruire un palazzo per il basket che potesse ospitare 10'000 persone sembrava una cosa folle visto che il basket era nato da poco piu di 30 anni e il football e il baseball raccoglievano la maggior parte dell’interesse del grande pubblico con notevoli ritardi in termini di visibilità e di ritorno economico non proprio assicurato, ma visto l’avvicinarsi della Eppure, nonostante le poca fiducia, i progettisti e costruttori della Palestra riuscirono a mettere 10'000 posti in un modo totalmente nuovo ed innovativo per l’epoca, ognuno dei 10'000 posti a sedere era posizionato in modo da far godere allo spettatore una vista ottima sul campo sia che

fosse il prima fila o in alto vicino al tetto, una copertura a volta che avrebbe fatto riecheggiare qualsiasi suono o rumore per una acustica che ancora oggi molti palazzetti in tutto il mondo cercano di imitare.

Il 1° Gennaio del 1927 Penn sconfisse Yale nella partita inaugurale con il punteggio di 26-15 e sugli spalti c’era il tutto esaurito, 10'000 persone, numero che stabili il record di spettatore per una partita di basket nella parte est degli stati uniti. Il nome “Palestra” apparso sui manifesti promozionali dell’evento viene da un idea del professore di studi greci, il Dr William N.Bates. Il dottor Bates prese ispirazione dalla parola greca “gymnasia” il posto dove i giovani greci avrebbero dovuto sviluppare le loro capacita fisiche e atletiche per poi mostrarle al pubblico in edificio vicino chiamato Palestra. Oggi camminando per la 33° strada si può riconoscere la Hutchinson Gym(la gymnasia) proprio vicino al palazzo principale “Palestra”.

Nel 1954 quando il basket era già conosciuto in tutti gli stati uniti, l’università della Pennsylvania ha proposto alle altre università della zona di Philadelphia(Temple University, Villanova University, LaSalle College e Saint Joseph College) di pianificare ed organizzare degli incontri da disputare in città. Penn propose subito di utilizzare il suo nuovo palazzo “The Palestra” per ospitare tutte le partite fra i 5 college per molteplici motivi come risparmiare sui costi di pubblicità e avere un maggior utilizzo e ritorno

economico dalla struttura appena restaurata ed ampliata; cosi facendo si riuscì a far stare migliaia di tifosi di tutte le età, bianchi, neri uomini e donne provenienti da tutta la città alla Palestra ogni Mercoledì, Venerdì e Sabato sera e questo fece del palazzo anche un punto di incontro, un luogo in cui persone di diversa estrazione sociale potevano stare a contatto guardando una partita di basket.

Nel Novembre dello stesso anno il presidente Harnwell della Penn University annuncio formalmente la ratifica dell’accordo fra le 5 università sulla cooperazione nelle partita di basket. Il programma originalmente doveva ave-

re una durata quinquennale a partire dalla stagione 19551956 con il nome di “Palestra Programm” e “Big 5 Programm”. I direttori sportivi di tutte le scuole siedono a turno alla presidenza nelle riunioni intercollegiali riuscendo ad avere un enorme successo sotto tutti i punti di vista, da quello sportivo a quello economico con la vendita dei diritti Tv e dei biglietti senza dimenticare la promozione delle sporto della pallacanestro ancora a livelli quasi sperimentali. Nel 1960 alla scadenza del primo accordo le 5 università hanno deciso di continuare il programma prorogandolo per altri 5 anni. Dal 1979 il programma ha cam-

biato nome in “Philadelphia Big 5” e ha adottato un nuovo logo.

A partire dalla metà degli anni ’60 la popolarità della Palestra aveva varcato i confini nazionali e molte superstar volevano andare a giocare nel già famoso palazzo. Wilt Chamberlain, Julius Erving, Oscar Robertson, Jerry West e moli altri cercarono in tutti i modi di mettere piede nel campo della UPenn per poter dire anche loro di esserci stati. Nel 1968 l’impianto ospitò l’International Basketball Cup, manifestazione alla quale parteciparono Real Madrid, Milano, Botafogo e Akron Wingfoots con questi ultimi

che risultarono vincitori sul Real Madrid 105-73.

Negli ultimi anni ’70 e ’80,con l’avvento delle TV nazionali come ESPN, CBS e TNT tutto ciò si trasformo da evento quasi al limite del sacro ad un fenomeno da soldi, marketing e pubblicità. I biglietti verdi erano entrati prepotentemente e senza chiedere permesso nel mondo del college basketball, molte arene dell’epoca pioneristica del basket furono rase al suolo per far posto a nuove ed enormi palazzi in grado di contenere piccole città fino a 20'000 persone. L’esperienza della partita sia per i giocatori che per gli spettatori era cambiata per sempre. Durante il lockout del 2011 ci fu un amichevole con giocatori NBA davanti a oltre 8'500 persone, il punteggio fu un divertente 131-122 Oggi La Palestra è ancora in piedi e funzionante a pieno regime ed è quasi una reliquia della storia del basket un monumento ai tempi gloriosi della pallacanestro a Philadelfia e negli interi stati uniti. All’angolo fra la 33a e Locust si può entrare al primo piano del palazzo museo e si può sentire l’odore permanente delle patatine e degli Hot Dog dei tempi che furono e che resero immortale questo luogo.

Come ogni cosa anche il basket si evolve a va avanti verso nuovi orizzonti, ma ad un certo punto tutti i giocatori, gli allenatore e tifosi ci si accorge che una cosa non cambierà mai, l’amore per la palla a spicchi. Ora La palestra è

una delle tante arene dove si gioca ma è come una macchina del tempo in grado di regalare emozioni e di farti ricordare perché sei li, per amore di una palla e di un cesto di pesche senza fondo. Senza fondo come la passione che vive ancora dentro ogni singolo mattone di questo epico palazzo.

Di Glauco Barbero Dopo i primi allenamenti ecco che in novembre arrivano i tornei prestagionali, la cui competitività è relativa dato che sono le prime uscite stagionali, ma che per le squadre coinvolte sono molto importanti per trovare la chimica giusta. In questi tornei si iniziano a vedere scontri tra i giocatori più attesi della stagione che, non essendo nella stessa conference, non si affronteranno ulteriormente durante l'anno. Infine ecco le prime uscite dei freshmen meraviglia su sui ci sono molte aspettative e che sono "pronti" per fare il loro one-and-done. Tornei tra top college e sfide tra mid-major in ascesa, scenari importanti come il MSG o il Barclay center e ricavi dati in beneficenza, queste le carte vincenti per avere ogni anno tanti appuntamenti a partire da metà novembre.

Vediamo alcuni spunti che potranno nascere da quelli di quest'anno.

Si comincia il 19 novembre con il Puerto Rico Tip-Off, prima del Thanksgiving day questo torneo, giunto alla sua ottava edizione, ha visto passare diverse squadre che poi si sono rivelate molto competitive durante la stagione. Nel 2014 i campioni in carica di UCONN hanno perso la finale contro West Virginia, la cui difesa gli ha poi permesso di arrivare molto avanti nel Torneo NCAA. Quest'anno toccherà a: Butler, Missouri State, Minnesota, Temple, Mississippi State, Miami, Texas Tech e Utah. Tra le partecipanti di questa stagione, la più accreditata, anche secondo il nostro ranking del numero di ottobre, sembra essere Utah, ma la presenza della Minnesota di Pitino Jr oltre a Miami e Butler, spesso capaci di stagioni sorprendenti, non renderà troppo facili le partite per gli Utes.

Calipari inizierà, invece, dall'Hoophall Miami Invitational contro Albany, Boston University, USF e NJIT, una partenza tra le mid-major per smaltire le delusioni della scorsa stagione.

Nel Charleston classic, che non vedrà l'ultima vincitrice Miami, andrà in onda lo spettacolo di Virginia. I Cavaliers dovrebbero avere vita facile contro Seton Hall, Oklahoma State, Ole Miss, Bradley, Long Beach State, Townson e George Mason, una delle più famose Cenerentole degli ultimi Tornei.

Gli occhi di tutti gli appassionati saranno, però, al MSG dove andrà in onda il 2K CLassic. Lo scorso anno fu Texas a vincere davanti a Iowa, Syracuse e California, quest'anno il lotto dei partecipanti è assolutamente di prim'ordine. I Campioni di Duke, la sempre bella da vedere VCU, Georgetown ancora una volta molto competitiva e Wisconsin che dopo aver perso Dekker e Kaminsky si affiderà a Koenig. Nelle pause di gioco gli spettatori potranno vedere la presentazione del Gotham classic, che intorno a Natale vedrà sfidarsi, tra le altre, Davidson, alma mater di Stephen Curry, Pittsburgh e Eastern Washington di Venki Jois, di cui potete leggere un'intervista esclusiva in questo numero.

Sempre a New York, non al MSG, ma al Barclay Center, dal 23 novembre arrivano tante sfide interessanti.

Detto di Kansas, Duke, Indana e Virginia, la numero 3 Maryland andrà al Cancun Challenge insieme a Illinois State che fece bene l'anno scorso, Rhode Island e TCU.

Prima il FanDuel Legends Classic con Arizona State, LSU, Marquette, vista questa estate in Italia e North Carolina State, dopo il NIT Season Tip-Off dove Villanova se la vedrà con Arkansas, Georgia Tech e Stamford, infine il Barclays Center Classic con Cincinnati, George Washington e Nebraska a sfidare i nuovi Tennessee Volunteers di coach Barnes. Infine il 28 sarà il giorno dei Cardinals di coach Pitino contro Saint Louis Billikens.

Sempre importante il Maui invitational, quest'anno con Wake Forest, Vanderbilt, Chaminade e UNLV pronte ad affrontare la storica UCLA, Indiana e Kansas, presenti nei piani alti del ranking, e St John's degli italiani.

Ci sarà la presenza italiana anche all'Hall of fame Tip-Off in cui St Joseph di Oliva sfiderà Old DOminion, Florida e Purdue. Purdue dallo scorso anno è una presenza del ranking, vediamo ora dove poter vedere le prime della classifica prestagionale di NCAA Time Magazine.

In testa ai consensi, North Carolina, nel CBE Hall of Fame Classic, affronterà Kansas State, Missouri e Northwestern, per i Tar Heels insidiose sfide contro squadre appartenenti alle altre top conference.

Concludo con il Torneo che forse mi incuriosisce di più: Battle 4 Atlantis. Il torneo delle Bahamas vedrà affrontarsi tante squadre che stanno cercando una risalita dopo qualche stagione di declino, una squadra che solo due anni fa ha vinto il Titolo e Gonzaga che è presenza fissa nei ranking da diversi anni ed ha molti prospetti interessanti. Charlotte, Texas A&M (vista in Italia) e Washington cercheranno di battere Syracuse, sotto un mare di problematiche accademiche e con coach Boeheim sul viale del tramonto, Texas, che ha perso coach Barnes e preso Shaka Smart, e Gonzaga, ma sarà la sfida tra Michigan e UCONN che sarà importante, specie per i primi, per capire dove questi college vogliano andare in questa stagione.

Sono tanti i tornei che non sono stati trattati, ma questi sono quelli che coinvolgeranno le protagoniste della stagione o, almeno, quelle che attualmente vengono considerate tali!

In questa serie di tornei Las Vegas non poteva mancare, nel Las Vegas Invitational si potranno vedere California, San Diego State e West Virginia mentre nel Las Vegas Classic di dicembre sarà SMU la squadra da battere.

Rushandslam nasce come blog di un appassionato di sport americani per tutti coloro che condividono la stessa passione. Nato nel 2013 con quattro sezioni di base: NBA-NCAABB-NFL-NCAAFB, presto riesce a trovare una discreta base di lettori che portano all'inizio del 2014 alla creazione di una pagina Facebook dedicata

www.facebook.com/rushandslam

Il 2014 porta anche la nascita di diverse collaborazioni con siti importanti e la partecipazione ad eventi LIVE quali il College Basketball Tour a Vicenza ed il 2K Classic a New York oltre all'annuale report da Londra per le NFL International Series.

Il blog non si colloca nel panorama dei siti web di basket e football americano come una pagina di aggiornamenti giornalieri, ma come una punto di ritrovo per opinioni sugli argomenti che nascono dalle Leghe americane.

efano t S i D o d r a c c di Ri

Per chi non lo sapesse, i college definiti “Mid-Major” non sono solamente quelli non appartenenti alle conference più blasonate, ma anche università come Wichita State, Brigham Young o Gonzaga, che, pur giocando in conference non molto competitive (per usare un eufemismo), hanno grande considerazione da parte di tutti gli Stati Uniti, in quanto ogni anno riescono a rimanere costantemente nella Top 25 e raggiungere il Torneo NCAA. Abbiamo allora deciso di stilare una classifica di quelle che potrebbero essere le 15 MidMajor migliori di questa stagione che sta per cominciare, quelle che potrebbero provocare gli upset che rendono tanto speciale il mese di marzo.

Di Riccardo Di Stefano I Crusaders sono andati vicini ad eliminare Maryland nello scorso Torneo NCAA, dopo aver vinto la Horizon League.

Coach Bryce Drew si presenta con una squadra molto profonda, che ha mantenuto intatto il quintetto che li ha trascinati a 28 vittorie nella scorsa annata. Da tenere d’occhio l’ala junior Alec Peters, miglior tiratore a roster per Valpo.

Di Riccardo Di Stefano I Blazers di Birmingham, Alabama ritrovano tutti i principali giocatori che nel marzo scorso hanno scioccato una nazione intera battendo Iowa State al primo turno del Torneo. Nella squadra che milita nella Conference USA ed è allenata da Jerod Haase, segnaliamo il senior Robert Brown, grande realizzatore, e l’atletico William Lee, ex Mr.Alabama.

Di Riccardo Di Stefano Nonostante la presenza dell’MVP della Southland League, Thomas Walkup, i Lumberjacks sono stati la squadra che ha distribuito più assist tra tutte le 351 presenti nella Division 1 la scorsa stagione. Coach Brad Underwood proverà a portare SFA al grande ballo per la terza volta in altrettante stagioni sfruttando non solo un grande gioco di squadra in attacco, ma anche quello difensivo, tutt’altro che malvagio.

Di Riccardo DI Stefano In 3 stagioni con Rick Byrd al timone, i Bruins hanno vinto la Ohio Valley Conference 2 volte, nonostante la presenza della ottima Murray State. Belmont si ripresenta ai nastri di partenza con 4 titolari che ritornano dalla precedente campagna, incluso Craig Bradshaw, giocatore da 42% da 3 nel 2014-2015.

Di Riccardo di Stefano I Chippewas si affideranno ai loro senior per cercare di vincere la Mid-American Conference e approdare alla Big Dance per la prima volta dal 2003, quando in squadra c’era Chris Kaman. La formazione di coach Keno Davis potrà contare sul ritorno di tutti i titolari che hanno portato i Chippewas a vincere 23 partite lo scorso anno, e su una buona panchina.

Di Riccardo Di Stefano I Gaels partono favoriti nella MAAC nonostante il mancato accesso al Torneo 2015, visto che tra i 4 titolari di ritorno c’è anche A.J. English, unico giocatore del college basketball ad aver messo a referto 20 punti, 5 rimbalzi e 5 assist di media nella scorsa stagione. Un tuttofare.

Di Riccardo Di Stefano Favoriti nella Big West, gli Anteaters hanno messo paura ai ben più quotati Louisville Cardinals al primo turno dell’ultimo Torneo. UC Irvine ritrova tre titolari, incluso il gigante Mamadou Ndiaye.

Di Riccardo Di Stefano La scorsa stagione i Bulldogs hanno vinto 22 partite per la prima volta dal 1949 e si sono qualificati alla March Madness per la prima volta dal 1963. Per ripetersi, il prestigioso ateneo del Connecticut dovrà sperare nella conferma della completa ala senior Justin Sears.

Di Riccardo Di Stefano Anche loro di ritorno da una qualificazione al Torneo, gli Ospreys possono contare su 4 titolari e sui 3 migliori realizzatori della scorsa edizione, tra cui la guardia Dallas Moore, uno dei migliori giocatori dell’Atlantic Sun Conference.

Di Riccardo Di Stefano Tutti gli starters sono di ritorno per i Purple Aces, incluso il temibile duo tra la guardia senior D.J. Balentine, giocatore da 1.776 punti nelle prime 3 stagioni collegiali e 20 di media nell’ultima, e il centro Egidijus Mockevicius.

Di Riccardo Di Stefano I Pride, formazione della CAA, ritrovano 4 dei 5 titolari dell’ultima campagna, incluso la talentuosa guardia junior Juan’ya Green, 17, 6 e 4 a partita l’anno scorso. Hofstra punterà soprattutto sulla condivisione della palla per cercare di arrivare a Marzo.

Di Riccardo Di Stefano Nonostante la perdita di Elfrid Payton, attualmente playmaker titolare degli Orlando Magic, i Ragin’ Cajuns sono riusciti a vincere 22 partite nel 2014-15. Questo grazie soprattutto ad uno dei giocatori più produttivi del paese, il lungo senior Shawn Long, detentore di 52 doppie doppie in carriera, il massimo per un giocatore in attività nella NCAA. In difesa spicca Jay Wright, uno dei migliori specialisti della Sun Belt.

Di Riccardo Di Stefano I Lions sono stati decimati dagli infortuni durante la scorsa stagione, in particolare quello patito dall’ala Alex Rosenberg. Il tedesco Maodo Lo arriva da una grande stagione culminata con l’argento all’Universiade. Columbia cercherà di vincere l’Ivy League puntando sui 4 titolari che ritrova dall’anno scorso.

Di Riccardo Di Stefano I Redbirds hanno scioccato i favoritissimi Wichita State Shockers nella semifinale del torneo della Ohio Valley Conference, perdendo poi da Northern Iowa in finale.

Illinois State mantiene grande talento, nonostante la partenza di Reggie Lynch, direzione Minnesota.

Di Riccardo Di Stefano Dopo aver deluso nel torneo di conference, i Seawolves hanno a roster tanta esperienza e sono determinati a staccare il biglietto per il Torneo 2016. Tutti i titolari sono ancora in rosa, incluso l’ala senior Jameel Warney, doppia doppia di media e a caccia del terzo titolo di giocatore dell’anno nell’America East.

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Di Glauco Barbero

Foto Maura Tonghini/Vanoli Basket

Il campionato italiano di basket, ogni anno, vede transitare molti giocatori stranieri e tra questi, non solo nelle squadre più blasonate, alcuni hanno un importante trascorso nella NCAA. E' il caso ad esempio di James Southerland, ex Syracuse, che ha chiuso la sua carriera universitaria con una stagione da senior con una media di 13+5+1 e l'approdo alle Final Four dove solo la Michigan di Burke gli impedì di giocare la finale.

La sua carriera cestistica lo ha ora portato alla Vanoli Cremona che ha cortesemente concesso al giocatore di rispondere ad alcune domande sulla sua carriera al college, gli insegnamenti di coach Boeheim e sul suo modo di vivere il basket.

Reclutato da coach Boeheim per Syracuse, cosa ha significato per te ricevere le attenzioni di un top college giudato da un top coach?

Ha significato molto per me essere reclutato da uno dei migliori College del Paese. Arrivo da NYC e Syracuse non è solo il posto migliore a NY, ma degli Stati Uniti, è stato grande.

Quali insegnamenti ti ha lasciato Boeheim e quali suggerimenti per la tua carriera?

Una cosa che coach Boeheim mi ha insegnato è di essere paziente. Non tutto inizia velocemente come si vuole, ma nel caso potrebbe anche finire velocemente.

Hai passato quattro anni al college, cosa sempre più rara in questi tempi, come pensi che questi anni ti abbiano aiutato dentro e fuori al campo di basket?

Restare 4 anni al college rende tutto più difficile per essere un giocatore professionista, tutti vogliono giocatori più giovani, ma ognuno ha il suo proprio percorso. Stando al college per 4 anni ho conosciuto molte grandi persone e questo mi ha permesso di diventare più maturo sul campo da basket, insegnando ai più giovani che cosa fare.

Nei quattro anni al college le tue statistiche sono sempre aumentate, quale aspetto del tuo gioco stai cercando di migliorare ulteriormente?

Ogni anno io voglio migliorare in tutto.

Sono il tipo di persona che fa qualunque cosa per vincere indipendentemente da quello che le statistiche mostrino.

Quali sono le differenze tra la vita nella nostra A1 e nella NCAA? Io penso che la A1 e la NCAA siano molto simili.

Le regole della A1 e della NCAA sono più severe quando si gioca, mentre la vita al di fuori del campo è familiare, quando si cammina tutti sanno che giochi a pallacanestro.

Ultima domanda sul tuo futuro a Cremona, quali della tue qualità pensi di poter portare alla squadra?

Per il mio futuro a Cremona sento che potrò aiutare la squadra a raggiungere più di quello che loro hanno fatto l'anno scorso.

Sento che possiamo essere un contendente per i playoff.

Abbiamo molto talento e grandi ragazzi.

Sento che posso portare molta versatilità e spingere la squadra col mio tiro.

Ringraziamo il giocatore per la disponibilità e nuovamente l'ufficio stampa della Vanoli Cremona che ha consentito tutto questo.

Di Joe Cabrey

Al momento in cui scrivo manca una settimana alla prima partita stagionale degli Hawks contro Drexel. Sono andato a vedere gli allenamento solo ora perché quelli precedenti spesso sono incentrati solo sulla parte video piuttosto che lezioni di basket. Il punto focale di questo allenamento è stato su come portare immediatamente il pallone in zona giocabile contro una ampia varietà di difese e pressioni, questo è dovuto al passaggio dai 35 ai 30 secondi per ogni azione.

Vado agli allenamenti ogni anno dal 1970, quando ero una matricola e oggi è stata una delle squadre più forti che abbia mai visto. Nella fase difensiva parlavano fra di loro e sia fossero in campo o in panchina discutevano su quello da fare.

Come sempre le attività sono molto organizzate e i segmenti di allenamento variano dai 4 ai 20 minuti a seconda dell’intensità, i giocatori sono tutti i panchina dopo aver tirato qualche tiro a canestro e un ragazzo dello staff porge loro il programma della giornata. L’ala senior Papa Ndao è stato il miglior tiratore di oggi. James Demery, anche lui ala ma Sophomore ha ripetuto il suo

programma per iniziare l’allenamento segnando tre tiri dalla media fino al tiro da 3 punti, era in ritmo e sembrava fiducioso .

La guardia senior Aaron Brwon è stato davvero eccezionale nelle situazioni difensive, ha costretto diverse palle perse e è stato sempre il primo a tuffarsi a terra sulle palle vaganti.

La matricola Fresh Kimble ha superato Shavar Newkirk, non di molto, ma era chiaramente più a suo agio e ha messo buona pressione sulla palla oltre ad alcuni assist davvero belli.

Il candidato All American DeAndre Bembry è semplicemente bello da vedere. Continua a trovare angoli di passaggio perfetti e soprattutto riesce a dare la palla ai compagni in modo tale da rendere facile ogni azione e non mettere in difficoltà il resto della squadra. Il suo tiro è ok, niente di eccezionale e a fine allenamento ho notato che senza nemmeno prendere un bicchiere d’acqua ha preso una palla e preso a tirare in un canestro laterale e subito uno dello staff è arrivato a prendergli i rimbalzi.

Vedendolo si ha la sensazione che questo lavoro supplementare sia parte della sua routine. C’è un motivo se ben 16 scout NBA sono arrivati per vedere i suoi allenamenti.

“Checco”, Pierfrancesco Oliva è stata la seconda miglior matricola di oggi. Diversi ottimi assist e un buon numero di pale deviate, durante gli esercizi ha mostrato una buona capacità di leggere il gioco cambiando soluzione ad ogni situazione in campo.

Ci sono stati diversi momenti in cui l’Head Coach Phil Martelli ha interrotto l’allenamento per spiegare ai giocatori i diversi movimenti da eseguire in campo. E in una occasione ha anche alzato la voce in seguito ad un brutto passaggio ai piedi.

Zeke Miles e Aaron Brown hanno giocato molto bene in attacco come lo scorso anno e Javon Baumann ha mostrato segni di miglioramenti in difesa rispetto allo scorso anno, eseguendo molto bene tutte le direttive dello staff.

Di Luca Caslini

Chicago, Illinois è una delle città più popolose degli Stati Uniti d'America famosa per la sua architettura, musei, squadre sportive professionistiche, università e musica.

Tutti questi elementi che rendono la Windy City una delle 10 città più influenti al mondo attraggono ogni anno milioni di visitatori sulle coste del lago Michigan.

Lontano dagli splendori di Downtown è in atto da anni una guerra sanguinosa tra gang per il controllo del territorio le cui vittime superano di gran lunga le perdite subite dall'esercito americano in Iraq.

Da qui il "simpatico" soprannome della metropoli ( frutto della fusione di Chicago e Iraq) titolo dell'ultima opera di Spike Lee, che dopo svariate pellicole di successo tra cui il celebre He Got Game, affronta in modo satirico la violenza tra gang nel South Side della cittá e in particolare la zona di Englewood.

Englewood da cui proviene il n*1 dei Chicago Bulls Derrek Rose che grazie al basket è scampato alla vita di stra-

da.

L' MVP della stagione 2010/2011 prima di approdare allo United Center giocò all'Università di Memphis per John Calipari e insieme a Joey Dorsey e Christian DouglasRoberts portò i Tigers a una stagione regolare con 33 vittorie ed una sola sconfitta che si concluse nella finale del torneo Ncaa vinta dai Kansas Jayhawks grazie al tiro allo scadere di Mario Chalmers.

Ma la carriera di Rose ha radici ancora più profonde, quando nel 2004 si iscrisse alla Simeon Career Academy e decise di indossare il numero 25.

Scelta non casuale dato che il numero 25 apparteneva a Ben Wilson, il miglior giocatore di High School della nazione ucciso prematuramente nel 1984 all'etá di 17 anni, dopo un diverbio con altri ragazzi.

A Ben è dedicato un bellissimo documentario di Espn intitolato Benji che ripercorre la storia del ragazzo di Southampton Side Chicago che nella sua stagione da Junior

portò Simeon al titolo dello stato battendo i favoriti di Evanston.

Il "Magic Johnson with a jump shot" come fu definito dal suo coach sarebbe andato alla DePaul University, era la speranza nel buio, uno dei pochi che ce l'avrebbe fatta al di fuori del ghetto, ma tutto questo non avvenne.

La schiera di giocatori che indosseranno e omaggeranno il 25 va da Nick Anderson a Juwan Howard a Jabari Parker, anche lui proveniente da Simeon Academy che ha il numero 25 inciso sulle sue scarpe in ogni partita.

La storia di Ben divenne anche uno spot televisivo e le parole che seguiranno condensano quello che il ragazzo di Chicago è stato e sará per ogni appassionato di pallacanestro.

“About every dive black men die before they reale the age of 25.

Thai was Benji's Number. Benji was good, the foresta in Chicago history to ever be named top High School player in the Nation, right before he was gunned down.

But you know what?

Benji's not dead. Benji's spirit Lives on in every jump shot.

Remember, shot over brothers not at them” Il messaggio contenuto in queste parole non passò inosservato, e in tutte le palestre della cittá dell'Illinois risuonò più forte che mai.

La Windy City fu difatti una fucina di talenti che riuscirono

a raggiungere le vette più alte dell'Nba. L'attuale allenatore dei Phoenix Suns Jeff Hornack, giocatore fondamentale degli Utah Jazz delle finali 97 e 98 frequentò Township High School in La Grange un sobborgo di Chicago.

Una delle point guard piú forti di tutti i tempi, Isiah Thomas, vincitore di due titoli Nba con i Detroit Pistons crebbe nel West Side di Chicago.

Dwane Wade, che nei sobborghi di Chicago passò tutta la sua infanzia e grazie all'educazione del padre e di alcuni fratelli (i genitori erano divorziati) si formò caratterialmente e umanamente. Infine, non si può dimenticare un altro nativo di Englewood che con il suo fisico ha forse gettato le basi per il prototipo del giocatore del futuro. Stiamo parlando di Antony Davis e del suo contratto da 145 milioni di dollari fino al 2020 (il più ricco mai stipulato) che lo ha legato ai New Orleans Hornets.

Anche se Chicago è ricca di università, tutti questi giocatori hanno continuato la loro carriera in vari college al di fuori dei confini dell'Illinois, snobbando alcune blasonate università locali.

La Chicago state University, con i Cougars fa parte della division I, ma non ha mai partecipato alla March Madness, mentre gli UiC Flames dell'Università dell'Illinois a Chicago militano nella Horizon League della Divison. I Loyola Ramblers (università di Loyola) dopo 34 anni di Horizon League si sono trasferiti nel 2013 nella Missouri Valley Conference. I Rambles vengono ricordati per essere l'unica squadra dello stato dell'Illinois ad aver vinto un titolo Ncaa. Nel 1963 la squadra guidata dall' AllAmerican Jerry Harkness battè i due volte vincitori e detentori del titolo Cincinnati all'overtime per 60-58. Il quintetto titolare giocò tutta la partita senza sostituzioni e l'intero team, con questa impresa, venne inserito nel 2013 nella College Basketball Hall of Fame.

L'università di maggior prestigio cestistico, a cui venne avvicinato proprio il nome di Ben Wilson, è sicuramente la DePaul University.

I Blue Demons partecipano al campionato di Divison I e appartengono alla potente Big Eastpack Conference, giocano le partite interne al famosissimo United Center e nel 1979 raggiunsero le Final Four Ncaa.

Da questo ateneo sono usciti moltissimi giocatori che hanno calcato i parquet Nba e in alcuni casi quelli italiani.

Tyrone Corbin, ora allenatore, Quentin Richardson, vincitore di una gara delle schiacciate all'Hall Star Game, Bobby Simmons, Dallas Comegys e Drake Diener visto a Sassari e Reggio Emilia.

Va citato anche Terry Cummings che venne nominato Rookie of the Year nel 1983.

Ma, Il prodotto di maggior successo dell'Università è sicuramente proprio un nativo di Chicago, Mark Aguirre (College Player of the Year nel 1981) che venne selezionato dai Dallas Mavericks con la prima scelta e che con i texani divenne tre volte Hall Star.

Venne poi scambiato con Detroit e divenne due volte campione Nba nel 1989 e 1990.

Tutti questi giocatori si saranno ritrovati al termine del liceo nella posizione di scegliere che college frequentare e come Jesus Shuttlrsworth avranno pensato subito ad una sola cosa: " il basket è poesia in movimento".

Con 2,7 milioni di abitanti di Chicago è la città più popolosa degli Stati Uniti dopo New York e Los Angeles. Oggi, la città è un hub internazionale per la tecnologia, delle telecomunicazioni e della finanza e si classifica 7 ° nel mondo nell’indice Global Cities. Ogni anno Chicago ospita più di 40 milioni di visitatori, sia internazionali che nazionali, che offre arte, sport ed eventi speciali durante tutto l’anno; la città è nota anche per la sua diversità culturale e grande architettura. Chicago si trova sulla sulle rive sud-occidentale del lago Michigan, nella regione dei Grandi Laghi. Chicago è stato gravemente distrutto dal grande incendio di Chicago nel 1871, che successivamente ha portato al più grande boom edilizio nella storia degli Stati Uniti. Oggi, Chicago è una delle Skyline più alto e più dense al mondo. Il Chicago Loop è il quartiere centrale degli affari, ma Chicago ha molti quartieri residenziali e grandi città-parchi. Il famoso Chicago Lakefront è uno dei Skyline più fotografata al mondo. Chicago è indicato anche come la “Windy City”, ma anche se i venti forti possono influenzare la zona, è meno vento rispetto a molte altre grandi città americane. In realtà, si pensa che il soprannome potrebbe derivati dall’ambiente politico Chicago dal 1800 o da una campagna ben ponderata creato da APT di Chicago per promuovere la città come una “piacevole, arioso, lacustre” meta, ideale in estate. la città è anche nota per i suoi numerosi monumenti storici, musei di internazionale importanza, gallerie d’arte e alcuni dei migliori ristoranti della nazione

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Di Stefano Bei

Phog Allen è un bambino quando Naismith scrive le prime tredici regole del basket nel 1891, ma i loro destini presto s’incroceranno nelle strade del Kansas legando a loro i primi anni del basket giocato e allenato.

Forrest Allen è nato il 18 Novembre 1885 a Jamesport ma visse i suoi primi anni a Independence nella stessa strada del futuro presidente Harry Truman. Quando aveva dieci anni insieme ai suoi sei fratelli mise su gli “Allen Brothers” la sua prima squadra di basket nel quale era il giocatore designato a battere i tiri liberi cosi come le giovani regole imponevano. Era un piccolo fenomeno e la sua popolarità lo precedeva.

Nel 1904 Allen entrò alla “University of Kansas” con sede a Lawrence, e trovo per la prima volta James Naismith come allenatore. Nel 1905 Phog giocò anche per il Kansas City Athletic Club e fu sua l’idea di organizzare un primordiale campionato del mondo di pallacanestro(come piace agli americani) sfidando i Buffalo Germans alla Convention Hall di New York. Ogni partita aveva un arbitro diverso e alla 3° partita tocco proprio a Mr. Naismith guidare i giocatori in campo. Allen ancora una volta fu designato battitore di tiri liberi mettendone a segno ben

17 portando alla vittoria la squadra del Kansas.

Durante la sua carriera da studente-giocatore Allen iniziò ad allenare nella vicina Baker University e vi restò per tre stagioni dal 1905 al 1908.

Quando disse che voleva allenare, Naismith rispose: “Il basket non si allena, si gioca” a Allen: “Beh, si può insegnare a passare la palla e correre per il campo” Allen continuò la sua carriera.

Nel 1907 fu nominato allenatore di Kansas e subito porto la squadra alla vittoria della neonata Missouri Valley Conference contro Iowa State, Nebraska e Missouri, chiusero con un record di 18-4. L’anno successivo Allen allenò addirittura tre squadre aggiungendo l’Haskel Indian Istituto a Kansas e Baker con un record complessivo di 74 vittorie e sole 10 sconfitte.

Nel 1909 Allen lascia i JayHawks per studiare medicina riscuotendo buoni risultati anche in questo campo. Dal 1912 al 1919 alleno a Warrensburg nella locale università guidando sia la squadra di Basket sia quella di football.

Nel 1920 arriva la chiamata di Kansas che doveva sosti-

tuire Karl Schlademan, dopo un paio di stagioni mediocri nel 1922 e 1923 arrivano 2 titoli nell’ Helms Tournament, nei 4 anni successivi arriveranno altri 4 titoli di conference con un record totale di 64 vittorie e 8 sconfitte. Dal 1930 al 1943 i Jayhawks vinsero la conference per ben 11 volte arrivando in finale NCAA nel 1940. La competenza tecnica di Allen era sublime ma molti suoi collaboratori lo ricordano soprattutto per la sua capacità di saper motivare e costruire una mentalità vincente ai suoi giocatori.

Grazie alla sua combattività fu decisivo nel 1936 quando il basket fu ufficialmente inserito nel programma dei giochi Olimpici e nel 1952, fu assistente della squadra Olimpica ai giochi di Helsinki.

Nel 1939 fu uno dei principali artefici della creazione del torneo NCAA. Nel 1940 si batté per alzare l’altezza dei canestri fino a 12 piedi(3,65m) “I giocatori alti stanno uccidendo il gioco, il lavoro di squadra che rende il basket emozionante, se alziamo i canestri questi giocatori non sarebbero in grado di segnare con cosi tanta facilità e dovrebbero tirare come chiunque altro”…tuttavia anni dopo, in seguito al reclutamento di Wilt Chamberlain(2,16m) sullo stesso argomento rispose sorridendo “ Di cosa sta parlando"? "Ho un’amnesia, non ricordo” Dopo la seconda guerra mondiale per Kansas arrivarono una serie di brutte stagioni ma grazie al lavoro come reclutatore nel 1952 arrivò il primo titolo Nazionale NCAA con i JayHawks che sconfissero per 80-63 St.John’s.

Durante la sua ultima stagione 1955-56 ha avuto l’onore di giocare le partite casalinghe nel palazzetto che portava il suo nome, l’Allen Fieldhouse che ancora oggi dopo quasi sessanta anni è la casa dei JayHawks.

Fu introdotto nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame nel 1959.

Phog Allen mori il 16 settembre all’età di 88 anni ed è sepolto nel cimitero di Oak Hill a Lawrence, non lontano

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