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6 Edizione a

9-24 settembre 2017 Verdello (Bg) Parco villa Comunale


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6 Edizione • Manifesto di naturaLmente a

artenaturalmente.wordpress.com

naturaLmente si ispira a una dimensione arcaica e nel contempo attuale della relazione dell’uomo con il mondo naturale. Come per gli antichi greci naturaLmente individua nella natura lo scenario immutabile che nessun dio e nessun uomo fece, e nei confronti del quale l’uomo si debba aggiustare per vivere nell’universa armonia. Un uomo quindi che non è padrone della natura, e non certo per una questione morale, ma bensì perché ciò, semplicemente, non è possibile, in quanto esso necessita della natura, mentre essa non necessita dell’uomo. Le leggi che regolano la natura sono fondate sulla necessità e sulla ciclicità e l’uomo, il mortale, che anch’esso è regolato da un tempo ciclico, nel momento in cui si distacca da questa sua appartenenza fondata sulla necessità, non giunge a mettere in discussione la natura, ma piuttosto sé stesso. Quindi naturaLmente non si occupa o si interroga del destino della natura, ma al contario del destino dell’uomo, che non può prescindere da quello del mondo naturale. naturaLmente intende pertanto, prendersi cura del destino dell’uomo e del suo pensiero, innanzitutto attraverso quelle forme espressive e quei linguaggi

che fuoriescono per forma e sintassi da ciò che rende l’uomo non soggetto del linguaggio, ma oggetto parlato dal linguaggio. La saggezza del mondo e della cultura contadina, che stiamo completamente smarrendo, è ricca di modelli a tale proposito, come ad esempio quello che rimanda all’immagine dell’uomo che sega il ramo sul quale sta seduto. Oppure pensiamo al detto ogni frutto la sua stagione, esso non è forse la consapevolezza che i cicli naturali e non la volontà hanno da sempre regolato la vita dell’uomo? La messa in discussione del modello culturale ed economico dominante richiede inevitabilmente anche la messa in discussione del sistema dell’arte, che sfugge sempre più a ogni logica di senso per l’uomo, perché tale sistema è regolato da logiche autoreferenziali, che in quanto tali non debbono più rispondere a una funzione sociale. Per tutto ciò naturaLmente ha un solo percorso dignitosamente sostenibile ed è quello di provare a essere un laboratorio dove forma e linguaggio si misurino con il tema della ciclicità e puntino a una ritrovata funzione che oltrepassi il sistema dell’arte. Virgilio Fidanza

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Artisti Stefano Bombardieri Audelio Carrara Andrea Cereda Alfredo Colombo Patrizia Fratus Armida Gandini Giuliano Giussani Clara Luiselli Nicolò Maggioni Francesco Martinelli Luigi Radici Miriam Ronchi

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“Sebbene gli animali siano i protagonisti di buon parte del mio lavoro, la mia ricerca è antropocentrica, ovvero metto l’uomo al centro della riflessione. Il cuore della questione non sono mai gli animali, nemmeno quando sono loro ad essere in via di estinzione.Possiamo considerare gli animali l’anello di congiunzione tra uomo e terra; risulta difficile per l’uomo rapportarsi direttamente con gli elementi naturali,comprenderli in funzione della loro importanza in quanto ecosistema e quindi habitat che ci ospita e ci chiede di essere preservato.L’animale, per l’appunto, interagisce con noi in qualche modo,ci somiglia, in esso ritroviamo noi stessi, addirittura in alcuni tratti se non in alcuni gesti e comportamenti; è più facile per noi capire chi siamo e capire le problematiche della terra attraverso gli animali.Nelle mie opere gli animali sono metafore della complessità esistenziale umana. Mi interessa l’uomo, in particolare come egli reagisce di fronte agli eventi, più o meno inattesi, che mettono in discussione il suo desiderato ma precario equilibrio. Anche quando gli animali rappresentano loro stessi, come nel ciclo Animal’s count down, l’uomo fa sempre parte del discorso, perché distruggere il pianeta sul quale abitiamo è distruggere noi stessi.”

Stefano Bombardieri gorilla 723

della serie Animal’s count down

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Parto dal titolo, “Il contenitore è il contenuto”, per tracciare, a parole, le linee che sottendono all’opera. Il lavoro è composto, meglio sarebbe dire è scomposto, da due elementi: l’uno è il contenitore dell’altro. Il primo elemento, composto da una struttura in legno e stoffa, è posto a protezione del secondo elemento, la sua forma, in gesso, ricorda l’involucro serico di un insetto. L’interno di questo secondo elemento, a sua volta, “contiene” spazi architettonici, definiti da forme geometriche chiare. I due elementi sono presentati scom-posti, a sottolineare una relazione più che una dipendenza, come ad indicare che ciò era occupato ora è vuoto e ciò che era abitato ora è abbandonato. L’opera si presenta come “luogo” della trasformazione, dell’emancipazione, della crescita e per ultimo della creazione. I temi accennati, il luogo e l’abitare, sottolineando l’idea di un’architettura intesa come ambiente che accoglie e protegge. Un’ultima riflessione coinvolge il concetto che la vera architettura non può che essere il ritratto di colui che la abita. In fondo, andando oltre l’apparenza, quale tra i numerosi autoritratti di Van Gogh gli è più “somigliante” se non quello intitolato “La camera di Vincent ad Arles”

Audelio Carrara

Il contenitore è il contenuto

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tegumento [te-gu-mén-to] s.m. BIOL Complesso dei vari tessuti che formano il rivestimento di un organo o di un intero organismo animale o vegetale, con funzione protettiva, respiratoria, escretoria e sim. Il tegumento, la pelle, il guscio, l’ultima barriera di un corpo prima dell’incontro/ scontro con l’esterno. Il progetto nasce da questa considerazione: rappresentare il bisogno di proteggersi dagli agenti esterni che potrebbero anche solo con il loro sguardo intaccare, profanare il contenuto di questo involucro. Un sistema per custodire un segreto, un sentimento o una pulsione intima (che fa inevitabilmente parte di ogni essere vivente) o, come un seme, una nuova vita, preziosa e delicata. 13 Il numero karmico 13 indica il cambiamento, la trasformazione e la rinascita: morire a sè stessi per poi tornare a nuova vita. L’installazione è composta da 13 elementi realizzati utilizzando vasche di vecchie carriole da muratore assemblate a due a due (una sormonta l’altra) così da formare dei “gusci” che proteggono ciò che sta all’in- terno e che viene negato all’occhio dello spettatore. Quello che sappiamo degli altri, in fondo, è solo ciò che vediamo esterna-mente. I pensieri più intimi sono custoditi gelosamente nel profondo.

Andrea Cereda Custodi

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Andrea Cereda Custodi


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Quella del nido è una pratica che precede di gran lunga la comparsa dell’uomo sulla terra e risponde con una tecnica ben precisa, innata nei volatili, alla necessità della specie. I nidi qui proposti ci offrono la posssibiltà di interrogarci, attraverso i modi dell’arte, sul legame inscindibile presente in natura tra necessità e forma, e ci rimandano come un uragano alla reale dimensione e all’utopico dominio dell’uomo.

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Alfredo Colombo Nidi


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> Le piante mangiano luce. Tutti i colori dello spettro tranne il verde. > E, il processo che trasforma la luce in materia produce anche ossigeno. Alle piante dobbiamo cibo, aria e suolo. Abbiamo bisogno di conoscere la Grande Madre, il paradiso nel quale abbiamo avuto la possibilità di nascere perché si possa continuare a vivere. Consapevoli di un sistema dove l’intero è più delle sue parti. Tutto è interconnesso e la vita è data dalla relazione.

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Patrizia Fratus

Perché le piante sono verdi


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La piccola scultura Fuori dalla mia portata appartiene ad una serie di minuscoli teatrini che vedono protagonisti animali in vetro o ceramica. M’interessa inscenare un contesto apparentemente normale (gli oggetti che costituiscono la base delle sculture appartengono alla vita di tutti i giorni come piatti – lampadine – ciotole – specchi) di microcosmi che raccontano microstorie. Una sorta di scenario favolistico in cui gli animali sono delle maschere, specchio riflettente delle emozioni umane, per ribadire la condizione di precarietà, di fragilità tipica dell’uomo contemporaneo.

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Armida Gandini

Fuori dalla mia portata


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La mia opera nasce dall’unione ideale tra materia e forma: la materia è il marmo arabescato orobico, roccia calcarea sedimentaria di circa 225 milioni di anni, con caratteristiche cromatiche di particolare bellezza, la forma è l’uovo inteso come simbolo arcaico della nascita e della rigenerazione. L’opera si ispira al mito dell’uovo cosmico, all’origine dell’universo e del perpetuarsi della vita.

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Giuliano Giussani Metamorfosi


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Un albero. La sua presenza tangibile, possente e rassicurante dona respiro a chi si concede un tempo di sosta. Un albero che attraverso la sua forma solo all’apparenza finita, parla di pieni e vuoti, racconta di ciò che c’è e di ciò che è stato reciso. L’intervento che propongo è minimale, un piccolo rito di ringraziamento per dare valore a quel luogo di passaggio tra l’essere e il non essere, alla capacità di resistere nonostante le avversità. Una membrana dorata che vuole rendere prezioso e visibile lo spazio di confine, soglia che conduce verso l’oltre.

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Clara Luiselli I’m here


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Vessillo nasce dall’unione di culture diverse, la necessità di trovare un equilibrio tra la ragione e l’istinto, tra la rigidità della forma e l’impeto della natura, sono temi più volte affrontati nella storia, il contatto tra l’Apollineo e il Dionisiaco è la base per il vessillo che unisce due degli attributi dei due dei grazie ad una forma nata da una cultura completamente diversa da quella occidentale. Il mon, o monshō, mondokoro e kamon, l’emblema giapponese usato per identificare un individuo o una famiglia è composto da una rappresentazione stilizzata di un elemento di flora o fauna legato ad un elemento geometrico, proprio attraverso questo elemento della cultura Giapponese sono riuscito a legare due elementi così distanti come l’Apollineo e il Dionisiaco. Vessillo diviene quindi un unione nata dalla ricerca trasversale tra le culture umane che vuole, svettando nello spazio, creare un legame tra l’uomo, la ragione e il creato.

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Nicolò Maggioni Vessillo


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Questa piccola introduzione che segue vuole chiarire il luogo mentale da dove nasce la mia opera: Nel XX e in questo inizio del XXI secolo (ma potremmo dire dal 1600), l’essere umano ha preso e sta prendendo una strada cieca nel tentativo di separarsi dalla natura. Era ben chiaro questo a Pier Paolo Pasolini: “Chi non la conoscerà, questa superstite terra, come ci potrà capire? Dire chi siamo stati?” L’artista Michelangelo Pistoletto, da alcuni anni sta proponendo una terza via tra l’uomo naturale e l’uomo tecnologico, auspicando ad un nuovo equilibrio. Un nuovo Eden. Il consumismo e l’inevitabile inquinamento che ne segue; la necessità di tutto subito; di quantità e non di qualità, hanno una radice a mio avviso comune: la paura. Dalla mia esperienza penso che l’essere umano si contrappone alla natura per paura. Paura della morte, paura del sublime, paura della natura che non si fa addomesticare e che non si piega al volere dell’uomo, paura di essere in un ciclo più grande di lui. Non è uno dei fondamenti del pensiero delle religioni accettare o trasformare la paura in una visione di superamento dello stato finito qual è la vita? Cosa c’è di più naturale della paura? Il coniglio è un’immagine da me spesso utilizzata nella ricerca artistica. Il coniglio è simbolo e totem della paura. La materia terra cruda mi accompagna dal 2002.

Francesco Martinelli Io ti sposo amata paura

Descrizione dell’opera Si erge tra la natura un coniglio antropomorfo, con la testa di terra. E’ vestito da sposa. E’ la mia sposa e la sposa di chiunque voglia ritornare a sentirsi umanamente fragile, per chi vuole tornare ad abbracciare le proprie paure di essere naturale parte di un disegno più grande e perfetto come la natura. Con “Io ti sposo amata paura” voglio affermare che nella mia vita di uomo e artista, il mio intento è sposare la paura e cercando di amarla la rendo complice e compagna e non più tiranna e ombra da nascondere.

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Natura: la sua poesia, il profumo, il colore, le sue trappole. Luoghi abitati da animali che aiutano a mantenere vivi ed equilibrati i suoi ecosistemi. Sette creature dalle sembianze a metà tra gnomi delle fiabe e umani, vivono nascoste nel bosco. Autosufficienti, svolgono un’attività lavorativa nel settore minerario, allietando con canti la loro faticosa e monotona giornata. L’irrompere nelle loro vite della serafica e attraente Biancaneve, provoca scompiglio in questa comunità esclusivamente maschile, dando il la a pulsioni assopite o mai conosciute. Nessuno di loro si aspetta che, dopo un periodo di felicità, questa meteora attraversando il limbo della tragedia, se ne andrà con il rappresentante dello stereotipo maschile, lasciando i poveri Sette costernati e di nuovo in balia della loro routine quotidiana. L’opera, visualizza il vuoto lasciato dalla Ragazza, proiettata a quel passato remoto del “...e vissero felici e contenti”, con tracce biologiche in evidenza sui giacigli a testimonianza della nostalgia di quei momenti felici. Indimenticate, ma lontane giornate che mai più torneranno.

Luigi Radici

Biancaneve settevolte (seme del bosco)

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Pain è un’istallazione site-specific di dieci altalene, pensate e progettate per il parco comunale di Verdello (BG). Il tema sviluppato è basato sul rapporto uomo-natura, in quanto la natura non ha bisogno dell’uomo per esiste-re, a differenza dell’uomo che ne dipende completamente. Questo pensiero ha portato l’artista a riflettere su come l’uomo sfrutta la natura per ottenere qualsiasi beneficio, mentale (con l’appagazione) o fisico (attraverso il prodotto). Questa ricerca del benessere viene rappresentata con delle altalene, composte da materiali ricavati dalla natura e successivamente lavorati. Il loro movimento on-dulatorio dona delle emozioni all’uomo. L’artista ha voluto esasperare questo bisogno superfluo dell’uomo sovraccaricando la pianta di queste altalene, sostenendo che se fossero utilizzate tutte contemporaneamente, l’albero ne soffrirebbe, poiché deve sostenere un peso eccessivo. Quindi la quantità di altalene inserite determina quanto l’uomo sia egoista nei confronti della natura e quanto poco la rispetti. Il titolo, Pain, è una provocazione allo spettatore, perchè vuole creare un dibattito tra il pubblico: davanti ad una visione di relax e divertimento, che offre l’altalena, il dolore a chi è riferito?..

Miriam Ronchi Pain

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9-24 settembre 2017 Verdello (Bg) Parco villa Comunale

Colophon L’organizzazione di naturaLmente ringrazia il Comune di Verdello e in particolare l’assessora alla Cultura Donatella Pezzoli, gli sponsor che hanno sostenuto il progetto. Foto Virgilio Fidanza Digicat radicistudio.eu Coordinamento progetto Virgilio Fidanza, Nunzio Giarratana Consiglieri Patrizia Fratus, Giuliano Giussani, Luigi Radici

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