Un ricordo che ci aiuta ad andare avanti proiettando la nostra mente e i nostri desideri alla imminente primavera. Ma la strada è ancora molto lunga e impegnativa perché da qualche settimana è iniziato il periodo più difficile e impegnativo per poter riuscire ad abbracciare anche solo una delle nostre care baffone. Mesi in cui non è sempre facile trovare la voglia di montare e smontare il campo, mesi in cui viene difficile legare anche solo un amo o innescare una semplice boilies sull' hair rig perché le dita sono fredde e rigide, quasi insensibili. Questa è la magia dell’inverno, che è direttamente proporzionale ai sacrifici che bisogna fare per affrontarlo. Sono giorni in cui ogni piccolo gesto è complicato da fare, nonostante ci si metta tutto l’impegno necessario. Questi sono mesi duri, che solo chi ha la giusta determinazione riesce ad affrontare nel modo migliore, scaldati da una passione immensa che non da mai tregua anche quando il corpo e la mente chiedono una leggera tregua e magari un po' di meritato riposo al caldo e all’asciutto. Ma nonostante tutto non ci si ferma, anzi, si continua ancor di più a cercare stimoli per scovare anche l’ultima preda nascosta tra qualche ramo o qualche erbaio. Personalmente credo che la pesca invernale sia tra quelle più stimolanti e gratificanti e sono dell’idea che affrontata nei dovuti modi, a seconda dei luoghi che si frequentano, possa essere quella che dà la maggiore soddisfazione proprio per i sacrifici e l’impegno che richiede. PROBLEMI DI STAGIONE Dal tardo autunno in avanti le condizioni meteo peggiorano in maniera differente a seconda delle annate, ma comunque sia le condizioni subiscono un cambiamento che inevitabilmente vanno a condizionare i comportamenti delle carpe e le loro abitudini di alimentazione. È quasi scontato dire che queste mutazioni della temperatura e del clima, vadano a complicare molto le nostre azioni di pesca costringendoci a dover cambiare così le strategie e gli approcci verso qualsiasi spot che andremo ad affrontare. Credo che la base, per poter affrontare al meglio un qualsiasi specchio d’acqua nel migliore dei modi, sia quello di avere una perfetta conoscenza del posto sia sotto l’aspetto della conformazione del fondale in cui andremo a pescare, sia sotto l’aspetto comportamentale dei pesci che lo popolano. Da questi due aspetti potremo partire facendo un’analisi e un ragionamento ben preciso per determinare gli spot ideali per poter affrontare sessioni nel modo corretto, mettendoci nelle condizioni ideali per poter portare a casa un bel risultato. MA PROCEDIAMO PER GRADI La scelta dello spot è sicuramente il punto fondamentale, il punto di partenza da dove poter iniziare la nostra ricerca. Di regole scritte nella pesca non ne esistono e questo lo sappiamo tutti, ma il punto di partenza da dove poter partire di solito segue spesso la logica e il buon senso, di conseguenza affrontando una sessione invernale e parlando di ambienti di pesca situati per lo più nel nord Italia, nel mio caso, dove la temperatura in questi mesi scende repentinamente, la mia ricerca dei ciprinidi in questo periodo parte sempre da profondità importanti, dai sette metri in poi. La scelta di questa fascia d’acqua a mio avviso è determinata dal fatto che rimane la zona più costante in termini di temperatura in quanto meno influenzabile dagli agenti atmosferici esterni come venti, forti piogge e perché no, dalle stesse temperature rigide invernali. La profondità però non rimane l’unico aspetto da tenere in considerazione, anche la scelta del posto dove poter calare 67 NASH ITALIA E-ZINE
In questa foto si nota un particolare interessante: l'esca è stata resa bilanciata grazie ad una sezione di phoam dello stesso colore, inserita al suo interno.