Restauri d'Arte - Opere dell'Abruzzo recuperate dopo il sisma

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Catalogo AbruzzoOK_Abruzzo 23/09/12 19.26 Pagina 100

«Natività» 1741 Dipinto a tempera su tela, cm 190,5 x 102,5 Calascio (AQ), chiesa di San Nicola di Bari

C

Fig. 1. L'opera durante l'intervento di restauro

aratterizzato da un’ampia tavolozza e accesi contrasti cromatici, l’inedito dipinto evidenzia accenti dinamici e musicali nella particolare tessitura compositiva. Investito da una luce diffusa e collocato al centro, il Bambin Gesù è circondato da Maria, da San Giuseppe con il bastone fiorito e da un pastore che suona la ciaramella, ginocchioni a destra. In primo piano a sinistra un fanciullo giunge con passo svelto per recare un’anatra, da collocarsi verosimilmente nella cesta dove sono stati deposti due galli. Al centro sono tre cherubini, lateralmente fa capolino il bue. L’intera parte superiore della tela, centinata, è occupata da un elegante angelo che, sguardo rivolto al cielo, indica con l’indice della mano destra la scena in basso. Come di consueto nell’iconografia della Natività, assai diffusa a partire dalla stagione barocca, l’episodio si svolge accanto alle rovine di un tempio, qui evocate da una sola possente colonna rastremata eretta su un alto basamento. Nondimeno una scarna tettoia sottolinea la provvisorietà del ricovero presso il quale la Sacra Famiglia trovava riparo e Maria dava alla luce Gesù. L’autore del dipinto di Calascio dipinto inedito è da rintracciarsi nella vasta schiera di pittori napoletani o di cultura napoletana – solo in parte finora evidenziati dalla letteratura critica - che attingevano liberamente al repertorio di più accreditati maestri elaborando gradevoli composizioni assai amate e ricercate dalla committenza, in una fase durante la quale il lavoro per tali professionalità non doveva certo mancare. In proposito va ricordato un dipinto raffigurante la Sacra Famiglia – segnalatomi da Giovanni Villano – conservato in una collezione privata e attribuito dallo stesso proprietario, Achille Della Ragione, al “solimenesco di seconda battuta” Evangelista Schiano. Nella tela troviamo alcuni elementi addirittura sovrapponibili a quelli che compaiono nella tela di Calascio: il Bambin Gesù, la posizione della Madonna in ginocchio a sinistra ammantata con ampi drappeggi che solleva un lembo del panno su cui giace il bambino, il gesto del San Giuseppe che si sporge mettendo la mano al petto. Del maestro, da taluni ritenuto nativo di Ischia, si conoscono opere in chiese di Napoli e della provincia, attualmente racchiuse nell’arco cronologico compreso tra il 1755, anno in cui Evangelista Schiano data e firma la Madonna del Rosario della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, oggi nel Museo diocesano di Napoli, e il 1777, che troviamo su un suo dipinto nella Chiesa di San Francesco d’Assisi a Ischia. Un riferimento al medesimo maestro lascia tuttavia assai perplessi poichè, a parte l’evidente scarto cronologico, soprattutto la Sacra Famiglia citata appare fortemente ancorata al linguaggio solimenesco, mentre nel nostro caso, le tinte rischiarate e l’intonazione complessiva ispirata a una pacata classicità rappresentano modelli di stile che sembrerebbe condurre piuttosto in direzione dell’attività matura di Francesco De Mura e Paolo De Matteis, vale a dire verso quei valenti maestri che nei primi decenni del Settecento contesero a Francesco Solimena la scena artistica non solo napoletana, spingendosi in prima persona o attraverso le opere non solo nelle ‘periferie’ del Regno, ma anche all’estero,

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