MPN ottobre 2008

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FRA FEDE E SUPERSTIZIONE a colloquio con padre Luciano De Michieli (priore della Basilica di San Nicola) Fin dai tempi più antichi, in ogni paese e in ogni popolo, si sono sviluppate e consolidate tradizioni ed usanze che in molti luoghi perdurano da secoli. Molti usi antichi si sono ormai persi nel tempo, altri resistono e molti altri ancora, seppur seppelliti ritornano spesso a riaffiorare dal passato con rinnovato piacere e gusto di tradizione. Possono essere divisi in due categorie: cose di poco conto e cose importanti. Le cose di poco conto fanno spesso riferimento più a superstizione antica o rinnovata nel cosiddetto -non si sa mai!- E, nell'incertezza e nella paura è meglio fare... o non fare determinate cose. Le cose importanti possono essere abbinate, invece, alla "fede paesana". I santi hanno sempre affascinato un po' tutti, nell'alone di mistero e forza che li avvolge. Nasce così "la tradizione della fede", spesso folkloristica e tendente al pagano. Anche nel nostro paese, come ovunque, ci sono da sempre usanze, tradizioni e superstizioni. Le usanze direi che sono le cose più importanti perché riguardano un po' tutti in un ambiente e coinvolgono. Le superstizioni sono, invece, più personali e c'è chi ci crede, chi non ci fa caso, chi ne sorride, chi se ne fa una malattia tutto preso dalle sue manie... La superstizione ha confini incerti e sfumati. La definizione può essere molto soggettiva. Ciò che per una persona (o una cultura) è una sciocca superstizione, può essere qualcosa in cui altri vogliono credere. E ognuno, naturalmente, deve essere libero di credere in ciò che vuole. C'è anche il fatto che in molte epoche (e la cosa non è finita) sono stati trattati come superstizione o stregoneria concetti che oggi consideriamo basati su solidi sviluppi scientifici. Ed è probabile che anche domani la scienza ci dia un'inaspettata conferma di qualcosa che oggi sembra un'ipotesi azzardata. Per cercare di fare un po' di chiarezza su questi argomenti, tanto delicati quanto affascinanti, abbiamo incontrato padre Luciano De Michieli, priore della Basilica di San Nicola. Padre Luciano, cos'è il soprannaturale? "Diciamo che è già difficile definire la natura. Il soprannaturale prevede un concetto che va al di sopra della natura. Per fare un discorso molto semplice, quando si parla di natura siamo abituati a definirla con ciò che vedo, tocco, capisco, comprendo e riesco a dare una ragione

a quello che vedo. Il soprannaturale definisce un aspetto che mi sfugge, che percepisco che esiste ma va oltre la mia esperienza empirica, va oltre la mia comprensione. E' qualcosa che non posso comprendere nel senso della parola, circondare con le mani. Per fare un esempio è come l'amore: riesco magari a comprenderne le dinamiche, però poi il perchè ci si innamora o meno e situazioni simili fanno entrare in una

dinamica che va oltre la mia presenza, i limiti che riesco a dare a ciò che vedo. Il soprannaturale è un'esperienza di un di più con il quale faccio i conti quotidianamente. Dentro questo entrano mille cose: sia l'esperienza di qualcosa che, proprio perchè non so definirla mi fa paura, e, proprio perchè non so definirla, mi affascina perchè vorrei scoprirla. Mi spaventa perchè non posso controllarla, mi conduce in terreni inesplorati. L'aspetto religioso mi aiuta a comprendere questo mondo inesplorato dandomi dei contorni. L'essere fatti ad immagine di Dio e l'essere chiamati a vivere una vita eterna e, quindi, a vedere ciò non come qualcosa con cui dover fare i conti e difendermi, ma piuttosto come qualcosa che mi appartiene è 15

un modo per entrare in questa dimensione che mi supera in modo positivo. Questo soprannaturale, però, è anche nemico ed ecco nascere le superstizioni per difendersi. Così diventa qualcosa di inquietante perchè vuol dire che esistono delle energie o delle potenze o delle forze davanti alle quali sono impotente. Questa esperienza frustrante mi costringe ad inventarmi qualcosa per difendermi e cerco di trovare delle alleanze, magari in questo stesso soprannaturale, che mi siano amiche per potermi difendere. L'uomo ha in sè alcuni doni, alcune potenzialità che usa poco o poco realizza. I Santi, forse tante volte semplicemente ci dimostrano che la vicinanza con Dio permette di mettere a fuoco delle potenzialità e delle sensibilità che sono nella natura umana e questo lo vediamo anche in altre religioni, in altre esperienze di alta spiritualità che portano una determinata persona ad utilizzare doni che, apparentemente, lo staccano dalla normalità. Credo che in alcune persone ci sia una parte di dono ma così come ci sono talenti in tante persone. La vicinanza con Dio ti permette di metterli a frutto. La Grazia particolare di Dio è di aiutare a mettere in gioco questi doni. La santità è unita il più delle volte a questa sensibilità, umana a mio parere, che si esalta nella capacità di entrare in sintonia con quella dimensione dell'umano che è anche spirito. L'uomo, proprio perchè ha paura di ciò che gli può accadere, cerca di conoscere il futuro, il domani e nella religione questo è stato sempre visto come un non fidarsi di Dio. Io voglio gestire il mio futuro perchè non mi fido di ciò che Dio ha preparato per me, allora cerco di conoscerlo. Per questo il veggente è stato visto come un'idolatria, per questo non posso andare dal mago. La religione non ha mai detto che esiste il mago che sa predirti il futuro. Ti ha detto che non puoi andarci perchè devi fidarti dell'amore di Dio che ti aiuterà e ti accompagnerà. Esistono dei doni, delle particolari caratteristiche in alcune persone che possono aiutarti, ma la tua solidità sta nel fatto di avere un rapporto positivo con quel Dio che ti ha creato e in questo riesci a costruire una vita positiva. Il fatto, invece, di avere paura di quest'altra realtà e volertene appropriare per gestirla a tuo modo, manipolare il futuro che arriva, è vista come un'idolatria". (segue nel prossimo numero)


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