sardegnaquotidiano22

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VENERDÌ 22 LUGLIO 2011

REAZIONI L’Isola si ribella al ricatto «Diciamo no ai diktat del governo» di Francesca Zoccheddu n La Sardegna rialza la testa, almeno a parole, e respinge ogni tentativo di legare la vertenza entrate con quella della Tirrenia. In Consiglio regionale il centrosinistra ha messo sotto processo il presidente Ugo Cappellacci, assente nonostante si dovesse parlare di entrate e delle ricadute per l’Isola della nuova manovra del Governo. Ma il Governatore, prima dell’inizio della giornata politica, affida a un cominicato il suo pensiero: «Quando abbiamo avviato l’operazione “Flotta sarda” abbiamo intrapreso un’azione di rottura in difesa del diritto alla mobilità dei sardi, del diritto al lavoro e della libertà di impresa di un’isola che ha la necessità di rivolgersi ai mercati extraregionali. Rispetto a questi principi non intendiamo compiere alcun passo indietro: siamo aperti al dialogo ma solo su ipotesi che rappresentino la prosecuzione logica della nostra iniziativa e siano finalizzate a garantire la continuità marittima. La Regione - ha concluso - potrà manifestare la propria disponibilità a firmare accordi solo nel caso in cui essi dovessero prevedere pari dignità tra le parti e la competenza sulle rotte e sulla continuità territoriale». Un aut-aut che, nonostante i distinguo, trova concordi anche gli esponenti del centrosinistra. Per Gian Valerio Sanna (Pd) «si sta assistendo alla cancellazione della specialità sarda per via ordinaria, siamo di fronte al più grande e alto tradimento che l’Autonomia abbia mai subito». Con il caso Tirrenia, «il Governo ha sferrato l’ennesimo attacco alla specificità regionale e allo Statuto speciale - ha detto Claudia Zuncheddu (Indipendentistas) -. Cappellacci e Solinas vengano in Consiglio, non possiamo apprendere dalla stampa dell’ennesimo scippo di diritti e aspettative dei sardi». Secon-

«Sono in gioco per i sardi i diritti fondamentali di mobilità e piena cittadinanza: una politica contestativa nei confronti del governo non può più essere rimandata»,

«La Cin non può e non deve decidere nulla sulle rotte e sulla qualità del servizio che viene offerto. Spetta a noi». Cisl

Pd

«Vogliamo garanzie certe per la mobilità, se non ci saranno date risposte a queste nostre richieste, occorrerà attrezzarsi per potenziare ulteriormente la Saremar». Pdl

do Adriano Salis (Idv) «il ministro Matteoli e il sottosegretario Letta stanno lavorando non per la Sardegna ma per la cordata di privati». La questione dei trasporti e quella delle entrate non sono legate, ha sostenuto l’assessore al Bilancio, Giorgio La Spisa, intervenendo in aula, ma subito dopo ha ammesso che «più passa il tempo e più le due vertenze si intrecciano e questo è un problema per la Regione». Duro il capogruppo del Pd, Mario Bruno, secondo il quale «la vicenda della privatizzazione della Tirrenia non può essere terreno di scambio su altri tavoli, visto che sono in gioco per i sardi i diritti fondamentali di mobilità e piena cittadinanza: una politica contestativa nei confronti del governo, insomma, non può più essere rimandata».

A favore della posizione del governatore si schiera il consigliere del Pdl, Giorgio Locci: «Sono d’accordo che si chiedano garanzie per i sardi ed in particolare, qualora si acquisiscano quote della Tirrenia, parere consultivo vincolante sulle tariffe, sulle navi, sulle rotte e sulle frequenze nei collegamenti da e per l’isola. Se non ci fossero garanzie su queste nostre richieste, occorrerà attrezzarsi per potenziare ulteriormente la Saremar». Per il deputato dell’Idv, Federico Palomba, il governatore non deve firmare la proposta della Cin «prima di aver riflettuto attentamente insieme a tutte le componenti della società sarda su una decisione che, allo stato, non sembra rispondere agli interessi dei sardi. Assumere una partecipazione minoritaria, ancor più se si intaccano

«È una svendita totale del diritto alla continuità territoriale. È assurdo persino mettersi a discutere». Cgil

le entrate dovute alla Sardegna – spiega Palomba - in assenza di patti parasociali che diano alla Regione il potere di decidere sulle rotte e sulla qualità del servizio, significherebbe compiere un’operazione di mera facciata in pura perdita di fronte allo Stato e di fronte alla compagnia che risultasse aggiudicataria». I SINDACATI Anche il fronte sindacale respinge l’ipotesi di intesa con la Cin alle condizioni poste dal Governo: per la Cisl sarda Cappellacci deve «resistere e respingere i diktat della compagnia. Anche perché la Cin non ha nessun potere e nessuna ragione di decidere in quali forme e in quali modi la Sardegna può partecipare all’acquisizione della compagnia Tirrenia. Considerato che l’80% dei servizi Tirrenia interessano la Sardegna – afferma Giovanni Matta - da questo momento la Giunta regionale deve pretendere che i nuovi assunti siano comunque residenti in Sardegna». Anche per la Cgil «firmare la proposta per l’acquisto della Tirrenia sarebbe un atto contrario all’interesse dei sardi, una chiara sottomissione ai diktat del governo e una cessione inammissibile di un pezzo di Autonomia». «Si parla – scrive il segretario regionale, Enzo Costa - di un contratto in cui la Regione dovrebbe rinunciare, in nome della redditività della compagnia, ad avanzare alcun vincolo su rotte, navi e frequenze: una svendita totale del diritto alla continuità territoriale. È assurdo persino mettersi a discutere della proposta Cin, perché non devono essere i sardi a farsi carico del disastro Tirrenia: è la stessa concessione delle rotte che va messa in discussione, la Regione non deve consentire che sia lo Stato a decidere chi e come dovrà gestire il trasporto marittimo sardo, con o senza oneri».


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