Ritratti d'autore

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Giuliano e gli altri si diedero appuntamento nel nuovo locale che Claudio aveva aperto nel cuore di Milano Marittima. Specialità della casa, un variegato carrello di bolliti e pesce selezionato dall’ex capo-tonnara. Claudio intanto aveva smesso di sognare, il tempo dei romanzi di tre pagine era finito. Assieme a Margherita aveva pensato di alleggerire il lavoro del “Re dei bolliti” il quale, come il socio siciliano, sentiva il peso degli anni. Prima di dedicarsi al mondo della ristorazione Claudio aveva imboccato anche la strada dell’arte visiva: suggestionato dal poverismo, aveva messo insieme una gran quantità di pezzi assemblando ferri da stiro ossidati, schegge di marmo, reperti trovati nei cassonetti dei rifiuti quali torsoli di mela e cornici di finestre. Ciò che sembrava colpirlo maggiormente era il senso di deterioramento delle cose, l’odore della putrescenza e della vecchiaia che avvertiva ovunque, segnali – secondo lui – dello scorrere dell’esistere globalizzato. Per rendere l’idea di quello che provava, componeva lambiccate stesure, procedeva a tentoni seguendo una logica di corto respiro e, tradendo la foga che lo animava, versava sulle composizioni litri di vernice e pigmenti che dovevano simulare la muffa. Buona idea, fu il commentò di un tizio che faceva l’antennista, suggestivo l’effetto anche 45


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