Numero 1/2005

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Gianni Pittella

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POLITICA DI COESIONE E MEDITERRANEO

ell’ambito di una discussione come questa, è d’uopo domandarsi che cosa può fare l’Europa per il Mezzogiorno. La risposta, a mio avviso, si riassume essenzialmente in tre punti: politica di coesione; ottimizzazione dell’impiego dei fondi strutturali; rilancio della politica euromediterranea. Partiamo dal primo punto. L’art.158 della Convenzione indica nella politica di coesione sociale, territoriale ed economica, una delle missioni fondamentali dell’UE. È un dato di fatto che oggi si registri un aumento della competizione dentro e fuori dell’Europa, ma analogamente a quanto avviene in una gara sportiva, nella quale i concorrenti gareggiano su una base paritaria, allo stesso modo la politica di coesione è indirizzata a rendere il più possibile paritarie le posizioni dei singoli paesi sul terreno di gioco europeo. Proprio in questi giorni è in atto una delicata trattativa, all’interno dell’Unione, volta ad aumentare il contributo dei paesi membri al bilancio comunitario. Se passa la linea dei sei governi che non sono favorevoli a quest’aumento, le politiche di coesione non potranno essere garantite. Il secondo punto rispetto al quale l’Unione Europea può intervenire, è rappresentato dall’ottimizzazione dei fondi strutturali, finalizzando la spesa. Non basta infatti rendere disponibili le risorse, bisogna garantire la qualità, ancorando la spesa agli obiettivi della formazione, della ricerca, dell’innovazione, e del sostegno all’internazio-

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nalizzazione. È infatti necessario eliminare le aree di polverizzazione assistenziale, e imporre i principi della concentrazione e della funzionalità. Anche per l’attuazione di una politica che persegua questi obiettivi, occorre vincere la sfida per l’aumento del contributo dei governi al bilancio comunitario. Ma dovremmo parallelamente sviluppare ed affinare la capacità di utilizzo di quelle stesse risorse. A questo scopo, come i dirigenti della Camera di Commercio ricorderanno, proprio in questa sede abbiamo lanciato l’idea di realizzare a Napoli un Master sull’europrogettazione, per formare progettisti capaci di guidare il nostro territorio nella sfida della qualità progettuale, che si impone alla classe dirigente non soltanto politica ma anche economica ed imprenditoriale. Infine, il terzo punto: occorre riprendere il discorso sul Mediterraneo. Anzitutto, occorre rivedere l’impianto del partenariato europeo, che così com’è, non funziona. Il MEDA, che è il principale programma europeo per il Mediterraneo, ha un ottimo budget finanziario, ma ogni anno circa la metà non viene spesa, e pertanto diviene oggetto dei tentativi di “riduzione” da parte della “lobby del nord”. In secondo luogo, occorre dar vita al Parlamento Euromediterraneo. È un’idea la cui valenza è puramente politica, ma vale la pena perseguirla. Oltre a ciò, a mio avviso, bisognerebbe dare campo alle condizioni per il dialogo interreligioso. Bisognerebbe poi ripensare la logistica. A tale riguardo una grande possibilità

Gianni Pittella / Segretario della Delegazione italiana nel Gruppo socialista al Parlamento europeo

Gianni Pittella

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13-02-2005 18:08:29


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