Lotta di classe delle lavoratrici sessuali in messico

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mangiare, respirare, vigilare il sogno del collettivo e obbedire agli ordini del comando, giacché uno non solo si è convertito in un bersaglio mobile ma gli altri, la maggioranza di quelli che non conosce o di cui non si fida, si convertono nel suo pretesto ontologico, sparando alla loro umanità. Chissà se tutta una generazione decida di prendere le armi per costruire un mondo che contenga molti mondi e un Messico della grandezza dei nostri sogni. Noi speriamo che non sia così. Preferiamo un socialismo alla messicana con peperoncino, mole poblano, pulque, son jarocho, trova yucateca 29 unito allo stridore anarco punk. Preferiamo lottare pacificamente per la giustizia e la libertà con dignità in un Paese dove pochi mantengono il predominio grazie alla forza e all’orrore permesso dall’utilizzo delle armi. Però ritorniamo al feticcio delle armi, quando queste sembrano avere una volontà propria indipendentemente da chi le porta. La forma con la quale si relazionano le/i rivoluzionari armati con il resto delle persone è mediatizzata dalle armi. Quello che otteniamo altro non sarà che la apparenza di una relazione diretta tra le cose, in questo caso le armi e non le persone. Le persone si gestiscono come se fossero ferri, e le armi come persone. In un mondo come quello della rivoluzione che ha a che fare con la vita e con la morte, questo strumento garantisce la sopravvivenza di coloro che lo portano, convertendosi in una compagna irrinunciabile, in una parte del proprio corpo senza la quale non è possibile vivere. Togliere l’arma è come togliere l’aria o una ragione per esistere. Una castrazione che fa perdere la propria virilità. In alcuni gruppi politico militari l’arma è diventata una necessità, diventando parte della propria cultura. Questo rischio esiste se alla violenza dello Stato rispondiamo con una violenza rivoluzionaria generalizzata. In questo caso una persona varrebbe di più con un’arma in spalla e i proiettili sul petto: l’arma darebbe riconoscimento sociale, permettendo di mostrarsi come un Che Guevara o uno Zapata. Seguendo pretenziosamente i passi di questi personaggi si verrebbe a esercitare al contempo un potere su coloro che non si sono armati e che si troverebbero subordinati a una linea di comando dalla quale non possono scappare. Ricordiamo solamente quello che è successo con molti ex agenti del KGB che oggi si dedicano al narcotraffico e alla tratta di persone. O con la yakuza, la mafia giapponese, ora integrata principalmente da samurai “disoccupati”. Oppure anche il destino di ex guerriglieri centro e sud americani, alcuni dei quali arruolatisi nelle fila del governo. È questo uno dei destini manifesti ai quali quella estensione del corpo prepara in maniera inevitabile. Lo vediamo con elementi della polizia, militari, narcotrafficanti e altri delinquenti che si armano per difendere i propri interessi di classe o per prestare servizio fino ad assassinare. Sarebbe molto triste che nell’attuale Messico che vuole il rovesciamento del regime, il rispetto e il prestigio rivoluzionario debbano essere mediati 29 Si fa riferimento ad aspetti tipici del folclore messicano come alcolici (pulque), salse (mole poblano) e musiche (son jarocho e trova yucateca). (Ndt)

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