Scrittori contro l'omofobia

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Gli insegnanti. Non si può partire dal presupposto che i docenti sappiano già come comportarsi di fronte a casi di bullismo omofobico. Spesso i docenti non sanno riconoscere questo tipo di bullismo: frasi offensive scambiate per normali battute, isolamento della vittima giudicato come conseguenza delle sue stesse azioni. Sì, gli altri sono tremendi, ma la vittima ha un comportamento antisociale, si sente dire! Non si riconosce che la vittima mette in atto strategie difensive disperate come risposta all’aggressività, alle maldicenze, alle offese, alle umiliazioni. I docenti partono dal presupposto, sbagliato, che tutti siano eterosessuali e non si pongono neppure il problema. Ma io questi casi non li vedo nelle mie classi, dice un collega. Probabilmente si aspetta di trovare un ragazzo visibilmente effemminato o una ragazza decisamente mascolina. Invece questa rappresentazione è solo la punta dell’iceberg delle molteplici identità in formazione. I gay e le lesbiche non ce l’hanno scritto in fronte e molti di loro, quando hanno l’età della scuola, forse non ne sono ancora consapevoli. Eppure, in media, c’è un ragazzo o una ragazza omosessuale in ogni classe! I docenti dovrebbero porsi domande del tipo: siamo certi che la cultura omofobica non ci riguardi? Ci ricordiamo che nella nostra classe probabilmente c’è un gay o una lesbica? Noi insegnanti crediamo di saper riconoscere un ragazzo gay o una ragazza lesbica? Se li riconosciamo siamo davvero a nostro agio? Se sentiamo volare la parola frocio interveniamo? Se qualcuno racconta una barzelletta anti gay ridiamo anche noi, facciamo finta di non sentire o interveniamo? Nelle rappresentazioni sociali che facciamo in classe qual è la nostra idea (spesso implicita) di famiglia e di coppia? Teniamo conto della realtà delle coppie gay o lesbiche o pensiamo solo alla coppia etero? E ancora: pensiamo mai che alcuni delle nostri colleghe e colleghi possono essere gay e lesbiche? Siamo certi che si tratti solo di un fatto privato, oppure il contesto può creare disagio e difficoltà anche a quei colleghi? In altre parole i professori dovrebbero essere capaci di fare prima di tutto un lavoro su di sé, sui propri stereotipi e pregiudizi. Magari strada facendo, insieme ai ragazzi. Ma sono incentivati per questo? Sono stimolati “dall’alto”? Hanno, mediamente, gli strumenti culturali per intervenire? Hanno il tempo scolastico per farlo? È ovvio che no. Chi dice altrimenti non conosce la scuola. Gli studenti bulli. Nel caso dell’omofobia il bullo è spesso l’intera classe. Tanto per cominciare nel linguaggio: verso i presunti gay si determinano aggressioni verbali, insulti, offese (sei un frocio, un pompinaro, un rotto in culo….), derisioni, scritte ingiuriose, fino a intimidazione, aggressività fisica, isolamento. Chi non è d’accordo ha timore ad intervenire per difendere la

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