Il corpo dell'immagine - Martina Maitan thesis

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Anche qui, illustro la trama complessa del terzo importante lavoro della Socìetas: Gilgamesh, figlio della dea Ninsun e di un mortale, è re potente di Uruk, città fortificata e impenetrabile. I suoi sudditi, stanchi dei suoi dispotismi, supplicano gli dei di liberarli dalla tirannia. Così sorge Enkidu, un gigante dotato di una forza straordinaria che, al contrario di Gilgamesh, è incolto e selvaggio come le fiere con le quali lui vive. Gilgamesh avverte il potenziale pericolo della sua esistenza, così gli invia una prostituta affinché possa sedurlo al fine di condurlo in città. La ragazza si unisce a lui, per sette giorni e sette notti, fino a convincerlo di seguirla in città, dove gradualmente imparerà la civiltà e conoscerà Gilgamesh. Enkidu e il suo avversario competono tra loro per la supremazia della città, e Gilgamesh, più astuto, ha la meglio, tuttavia è proprio a partire da questa lotta che si consolidano la loro fraternità e il loro amore. Tutti e due decidono di partire assieme in missione contro Huwawa, un mostro che sta a guardia di una favolosa foresta di cedri e che uccide tutti con il solo suo fiato, ma dopo numerose peripezie, i due riescono a sopraffarlo. Al ritorno Gilgamesh vittorioso riceve le profferte amorose della dea Isthar, ma egli le respinge con disprezzo. Resa furente da questo inaudito diniego, Isthar crea un Toro celeste capace di distruggere l’amato e tutta la sua città., ma ne esce sconfitta, ed Enkidu, ebbro per la vittoria, sfida la dea e, a sua volta, la insulta ma il dio Isthar assistendo all’umiliazione si vendica facendolo ammalare e poi morire. Gilgamesh, disperato per la morte dell'amico, piange per sette giorni e sette notti, nella vana speranza di ricondurlo in vita. Dopo la sepoltura egli vaga nel deserto, abbattuto dal destino di morte che vanifica qualsiasi atto vitale. Così parte alla ricerca, al di là dell'orizzonte marino, del solo uomo sopravvissuto dopo il diluvio universale, affinché possa apprendere la via dell'immortalità. L'Oceano, per tutti gli antichi, costituiva il confine ultimo della terra e della vita, perché le sue acque comunicavano con quelle della morte. Dopo lunghe peregrinazioni giunge alla Fonte della Giovinezza dove recupera dal fondo marino la pianta del ringiovanimento, ma, che dopo un breve possesso la perde. Solo in quel momento, l’eroe si rende conto di quanto vana sia la lotta per ciò che non si può avere. Così, dopo aver quasi raggiunto il premio, ritorna al punto di partenza, a casa, e qui muore.


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