Metamorph.

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Noi conosciamo l’architettura attraverso la sua superficie, così come il corpo d’ogni organismo è conosciuto attraverso la sua epidermide. La superficie è ciò che percepiamo, visivamente e tattilmente, di ogni manufatto architettonico. All’esterno l’architettura si presenta come una massa plastica e compatta, ma solamente visibile. La qualità della superficie è dunque data in primo luogo dalla conformazione dei volumi (sporgenze e rientranze, vuoti e pieni, simmetria e dissimmetria, aperture e chiusure). Molta importanza hanno anche il colore, esaltato dalle potenzialità dei nuovi materiali, oppure la sua assenza, con il dominio delle superfici bianche. C’è poi da sottolineare la trasparenza dell’edificio, con la maggiore o minore estensione di zone vetrate, che mette in gioco il rapporto con la luce naturale (capacità di assorbimento o di riflessione, chiaroscuri) o con la quella artificiale (di notte molti edifici vengono percepiti solo grazie alla loro illuminazione interna, che traspare dalle finestre). All’interno l’architettura viene percepita non solo visivamente, ma anche tattilmente. Ciò mette in gioco altre sensazioni provocate dalle superfici (liscio e ruvido, rotondo e spigoloso, caldo e freddo), che variano a seconda dei materiali usati. Va inoltre ricordato che l’esperienza tattile non risiede solo nelle mani, ma anche nei piedi (morbido e duro, regolare e irregolare, in salita e in discesa ecc.).

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