Marilena Verri - Diario imperfetto di un amore... perfetto

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Al compianto marito Vincenzo di Lalla


Testi e immagini Marilena Verri Prefazione Marilena Verri Copertina e progetto grafico Il Darietto www.ildarietto.it Finito di stampare nel mese di settembre 2017

Tutte le opere di Vincenzo di Lalla sono gratuitamente consultabili sul sito www.vincenzodilalla.it


MARILENA VERRI

DIARIO IMPERFETTO DI UN AMORE… PERFETTO

“PARTITE DAL CUORE E RIMASTE SUL DIARIO” TRASCRIZIONE FEDELE DI LETTERE AL COMPIANTO MARITO VINCENZO DI LALLA

“Diario imperfetto di un amore… perfetto” è stato pubblicato in proprio dall’autrice


Vincenzo di Lalla, nato a Vico Del Gargano il 19 marzo 1936, morto a Milano il 22 marzo 1996 Tradito dalla vita, con un talento artistico eccezionale, non è riuscito ad emergere nonostante le sue particolari qualità come scrittore, commediografo e compositore. Tante doti non sono state sufficienti a fargli trovare la strada per affermarsi e dimostrare il suo valore. Dopo la sua morte, avvenuta a soli 60 anni, io, sua moglie e compagna sodale, conscia di possedere opere ineguagliabili decisi di partecipare a vari concorsi e ne ottenni grandi soddisfazioni con le sue poesie, racconti, commedie, musiche e canzoni. In tutto il mondo i suoi scritti e le sue melodie si sono fatti conoscere ed apprezzare e seppure, postumi, si sono aggiudicati tantissimi premi ed affermazioni in Italia ed in molte parti del mondo. Dopo aver cercato di farlo conoscere attraverso i suoi lavori (capolavori) desidero ora proporre le lettere che per un certo tempo ho cercato di inviargli cercando di sentirlo vicino e pronto a leggere ciò, che senza nessuno stile, né modifica, ho buttato giù con sincerità ed in pieno cuore (e così sarà da me riportato)! Ora ho deciso di trascrivere queste pagine di ricostruzione di una vita che per essere chiamata tale mi ha costretto a fingere una situazione diversa dalla terribile realtà. Non c'è angoscia, ma pura verità. Confessioni e confidenze! (sotto disegno di Vincenzo Di Lalla)

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MARILENA VERRI “DIARIO IMPERFETTO DI UN AMORE PERFETTO!” Lettere che non saranno mai lette dal destinatario ma respireranno tra le righe del tempo e le tracce dell'amore. Marilena Verri dedica queste righe, scappate dal cuore e lasciate nel vento eterno, all'indimenticabile Vincenzo di Lalla con il quale ha vissuto, trepidato e sognato per 36 anni.

“Sei l'eroe della mia vita” queste tue parole, usate da me, per te. Marilena

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16-07-2006 Cara Cettina, ti ricordi che negli ultimi tuoi anni ti chiamavo cosÏ? PerchÊ non lo so, ma avevo il vizio, ogni tanto, di cambiarti il nome o il vezzeggiativo e la stessa cosa facevo con la nostra deliziosa ed amatissima gattina, vissuta con noi 18 anni, che una mattina ha aspettato che noi ci svegliassimo per poi morire di vecchiaia e in modo naturale, alzando con tanta fatica il musino, aprendo un pochino gli occhietti per spirare in nostra presenza. Che triste e grande ricordo di quel momento! L'abbiamo fatta cremare ed io le ho dedicato quella poesia che anche a te piaceva e che anni dopo mi ha visto vincere un secondo premio a Firenze in un concorso dell'Editoriale Sette allo storico Caffè Giubbe Rosse a Firenze.

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LA MIA GATTINA Grigia polvere è rimasta del suo poco, ma qualcosa di irreale mi ha lasciato: era piccola, era niente ma era tanto, tanto per chi l'ha amata come me. Era un ciuffetto vispo e saltellava, era un gioiello raro e io impazzivo, era un piacere dirle: - Bambolina! Aveva un cuoricino che batteva ad ogni mia parola a lei diretta. Aveva due occhi dolci e tanto belli che più di me sapevano parlare. Giocava anche con l'aria se poteva, graffiava sol per gioco o per difesa ed era un bel batuffolo adorato che io chiamavo: Buffo Baffo o Grillo, e quando era più bella: - Pucci mia, e mia è rimasta, almeno nel mio cuore.

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Da allora (1982) ho preso coraggio ed ho continuato a scrivere poesie che però fino ad allora nessuno aveva mai sentito perché mi vergognavo di farle leggere; ma ora, a più di dieci anni dalla tua scomparsa, registro anche dei successi. Ho ricevuto altri premi in concorsi a tema dove, non avendo poesie tue giuste per l'occasione, ho mandato le mie ed altre in particolare dedicate a te. Una, tra le tante è questa: PER TE CHE IO HO AMATO (Premio Speciale a Montegrotto) Cercavo un delfino per dargli il tuo nome, sapendo che tanto l'avevi tu amato. Cercavo conchiglie tra sabbie del mare sapendo che tanto le avevi tu amate. Cercavo la vita per darle il tuo nome sapendo che tanto l'avevi tu amata. Cercavo il destino per chiedergli ancora di farti restare da me che ti amavo ma niente mi ha fatto trovare risposta: la vita è finita per te che io ho amato.

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Non sarà granché, ma, come anche tutte le altre mie, hanno dentro il cuore, sincero al massimo e riversato completamente in quelle righe. Nelle tue meravigliose poesie invece, mio tesoro, oltre al cuore c'è il tuo pensiero puro: riflesso di un'anima smarrita nella sofferenza di un'attesa mai finita di rivalsa e di affermazione. Finché eri in vita niente di tutto ciò ti è stato offerto-donato ed io, io sola, qualche volta, quando non riuscivo a parole, te lo scrivevo in poesia. Un modo come un altro per distoglierti da una tua realtà tanto crudele. Questa te l'ho dedicata in occasione di un tuo compleanno, quando niente ti veniva regalato dalla vita (se mai “sottratto”) ed io cercavo di esserti vicina.

MA NON HAN CAPITO Mi hai aperto il tuo animo come un fiore ad un'ape Ho sentito un profumo delicato ed intenso Ho guardato dentro ed ho visto un mondo che tu hai cercato di spiegare ma non han capito. Sei rimasto socchiuso per non perdere la luce che ha continuato ad illuminarti ma gli altri non han visto. Hai pregato la fortuna di offrirti la sua mano e nessuno ti ha raccolto Quel tuo profumo è svanito insieme a te. Qualche seme si è salvato e prima o poi rinascerà. 9


Sai, oggi sono particolarmente triste perché, stando alle mie speranze, avrei dovuto essere a Napoli per il Premio Troisi dove avevo mandato, quale testo comico: LA GABBIA. Ero e sono convinta che più bello ed esilarante di questo testo non abbiano ricevuto niente lì, ma come sempre (è la terza volta che partecipo con IL TIFOSO e l'anno scorso con CABARET ANNI 70. Niente è successo, nessuna considerazione, nessun premio, niente di niente, solo il mio mal di stomaco per l'ennesimo smacco e l'ulteriore lacerazione d'anima. Tutto questo tu l'avevi sempre visto e previsto, tant'è che, se ricordi, mentre eri in ospedale, negli ultimi tuoi giorni di vita, di cui tu non sapevi nulla, io ti ho chiesto di buttare giù un'idea da elaborare al tuo ritorno a casa (patetica, no?...) per poter finire la commedia cui stavi lavorando: Lo spazio e il vuotoche era poi la trasposizione del Radiodramma autobiografico GERARDA – al teatro. Naturalmente, questo che ti ripropongo, è il testo dettatomi da te ex abrupto, che avrebbe richiesto lavoro di rifinitura e magari anche cancellato, ma dà l'idea di come e dove eri tu e dove ero io. Ahimè, sì! Queste righe, seppure non perfette come scrittura, centrano il problema che hai sempre dovuto affrontare tu. Povero Amore!

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E' vero, Cettina che sono riuscita a fare tanto per te, in questi dieci anni. (o meglio sei, dalla mia pensione in poi (dal 1999) ma non ho ottenuto quei grandi traguardi che con i meravigliosi tuoi lavori, vedasi canzoni con melodie ineguagliabili e testi deliziosi, poesie “essenza di poesia” che hai lasciato... A proposito di questo non ti ho mai detto come mi sono sentita quella mattina che ho trovato sulla tua agenda del 1996 (febbraio) le due poesie che mi hai lasciato: PERCHE' BEATO e il testamento spirituale... “per te”. Ho creduto di morire, perché due brani così non possono lasciare indifferenti gli estranei, figurati la persona interessata! Il cardiotonico che mi serviva in quel momento me lo ha dato l'orgoglio, vieppiù manifesto, di essere stata la tua donna, io piccola, normale moglie, oggetto delle tue liriche così appassionate e sublimi! Grazie, grazie!

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PERCHE' BEATO? Beata la luce che ti rischiara, amore beato il buio che ti avvolge, amore beata il mondo che ti vede, amore beato il vento che ti accarezza beato me, se tu mi ami, amore. ...per te Ha galoppato il tempo della mia tremenda vita, dei sogni irrealizzati, della gioventÚ sprecata, delle mie promesse al vento, del mio lavoro vuoto, dei miei infiniti stenti, delle tante, inutili rinunce, delle mie soavi speranze, della mia fede nel futuro, del mio talento, della mia costanza, della mia onestà . Ho dato l'anima per nulla, ma quel poco che ho realizzato è per te.

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Non passa momento che io non pensi a te e non soffra perché non sei più qui; a volte addirittura, per vedere di soffrire un po' meno, cerco di trovarti dei difetti che in qualche modo possano offuscarti, ma cerca-cerca, io non ne trovo, anzi... Lo so, è una ricerca di parte ed una constatazione interessata, ma tant'è, così la vivo.

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Da tempo desideravo scriverti per spiegarti perché ora mi sono risposata. E' stato difficile, duro, pieno di rimorsi, ma la vita, a volte, si presenta in strani modi. Tu sai che un giorno, in ufficio, mi si è presentato un fornitore che mi ha offerto tutto il suo aiuto spassionato e disinteressato per qualsiasi esigenza. Come ricorderai, in casa nostra aggiustavi sempre tutto, un po' per non spendere, dato che avevamo sempre pochi soldi ed un po' perché sapevi fare tutto. Ma negli ultimi anni della tua vita, con l'iniziare dei dolori tuoi al collo (sesta vertebra spappolata!), via via hai dovuto rinunciare non solo a scrivere al computer, poi a stare seduto, poi a rispondere al telefono, poi, quasi a pensare, salvo farlo ancora una volta disteso su un unico fianco (a sinistra), dove si allontanava la tensione e riuscivi a connettere ancora. Ricordo il giorno in cui, tornando dal lavoro, ti ho trovato in lacrime, inconsolabile: eh, sì, quello che avevi atteso per tutta la vita ti era stato proposto e avevi dovuto dire di no per “annientamento di cervello”! Ti aveva infatti telefonato (dovevano essere i primi giorni di febbraio del 1996) una signora di Mediaset per dirti che aveva letto con grande piacere la prima parte di: Lo spazio e il vuoto − e se tu fossi riuscito a terminarlo in quel periodo te lo avrebbe messo in cartellone per l'autunno al teatro Manzoni. Dio, ti sembra poco questo?... Hai dovuto rifiutare perché non eri in grado di pensare! Pietosamente ti dissi: “Beh, quando starai meglio glielo terminerai...” Lo so, questo eri riuscito anche tu a dirlo a quella signora, ma...

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Cettina cara, ti confesso una cosa: ho provato tante e tante volte a scrivere la tua vita ma non riuscivo mai ad ingranare perché è veramente difficile. Mi è impossibile, direi, perché riconosco che parlare di te pedissequamente, quello vero, quello tanto artista, quello geniale, quello bello, spirituale, onesto, ma tanto votato all'Arte, da essere suo servitore malgrado tutto (dolori, ansie, disillusioni, “maremoti” (come da te detto nella tua commedia: Solchi nell'aria ad intarsio); per te era indispensabile come l'ossigeno per respirare: non c'erano santi; bisognava essere artisti a tutti i costi! Ma come si fa a spiegare tutto ciò a parole? Io non ne sono capace; avresti saputo farlo benissimo tu e l'hai dimostrato scrivendo quel gioiello autobiografico che è il radiodramma GERARDA, con i nostri caratteri e con la nascita del nostro amore. Che spettacolo, mio amato! Non per niente, questo testo è stato premiato e super-premiato; è stato letto in pubblico con un grandissimo successo. Sai, io leggevo le didascalie, poi ci ho messo le tue musiche: GIGANTI (eterna e per la pace!), poi (a metà del lavoro) SE TORNASSI INDIETRO, ed alla fine: DISCESA DAL CIELO – con le parole che mi hai dedicato in ringraziamento all'aiuto che ti ho dato. E' stato tutto tanto bello per noi: che rimpianto, mamma mia, che dolore averti perduto!!! Pensa che ero così convinta che Dio non avrebbe permesso che noi ci separassimo perché troppo uniti, che fino all'ultimo, contro ogni evidenza, non avrebbe mai potuto permettere questo sacrilegio! Come mi sbagliavo, ahimè!

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Ed ora eccomi qui, a 10 anni dalla tua scomparsa, a spiegarti perché mi sono risposata. Come ti ho già detto, è venuto un angelo in ufficio e mi ha offerto il suo aiuto. Io che ero rimasta senza una gamba, trovando un bastone su cui appoggiarmi, non ho più potuto rinunciarci. Mi è costato tanto, in rimorso e ripensamenti, ma ad un certo punto, dopo un'ennesima grossa delusione avuta per il cattivo esito di un concorso, anzi della marcia che volevi mettere nella tua opera lirica...

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… poi ti rileggerò la trama che mi sono fatta dettare da te quand'eri in ospedale perché così avresti potuto lavorare una volta a casa (non era vero ed io lo sapevo!) ma utile un giorno se qualcuno (ma chi?...) potrà mai sviluppare i temi musicali che tu mi hai lasciato e farne un'opera... Utopia!

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Quando ho conosciuto il sig. Giovanni più da vicino, mi sono sentita avvolgere da un'aura protettiva, tranquillizzante, generosa e non ho più potuto rinunciarvi. Grazie a lui, ora mio nuovo sposo (19-09-2005) ho avuto dei mezzi finanziari in più e ho potuto partecipare ai tanti concorsi ed in più sempre grazie a lui, sono potuta andare a ritirare i vari, bellissimi premi che ti hanno attribuito. A volte penso che, seppure in altre sembianze, questo angelo che io chiamo Gio, sia tu stesso e che la sua bontà altro non sia che la continuazione della tua: entrambi geniali: tu con il tuo talento, lui con la sua assoluta serietà senza una minima fatuità, anzi basata solo sul lavoro sincero e soprattutto sul “lavoro”, senza velleità artistiche di nessun tipo, ma solidità morale (come te e torno a dire “bontà da campione”. Che vita per una persona sola: un grande, grandissimo amore e poi un grande, grandissimo aiuto offertomi a profusione e senza soluzione di continuità. Mica male! E' la mia tendenza quella di vedere tutto in positivo e forse, proprio per questo, nonostante le batoste, continuo pervicacemente a proporre i tuoi lavori ogni qualvolta ne intravvedo una possibilità... purtroppo vanamente, ma non demordo, come ben sai e continuo per la mia strada e niente e nessuno mi potrà fermare, solo la salute. CIAO

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Caro Enzo, questa lettera non fa parte del diario ma l'ho scritta a parte e poi, convinta che andasse conosciuta a Vico Del Gargano, dove avevo già scritto al sindaco parlandogli del concittadino e dell'idea mia fissa di farti conoscere senza però, averne avuto mai un riscontro, decisi di inviarla alla Biblioteca Comunale, che nel frattempo avevo trovato su Internet. E proprio ciò, fortunatamente, diede il via alla mia storia in quel di Vico, ma soprattutto di amicizia e stima reciproca con il direttore il Professore Mario Afferrante e con il direttore di Fuoriporta Dr. Michele Lauriola i quali, commossi per il mio amore verso uno sconosciuto artista nato in quel bel paese e del quale, solo attraverso me, lietamente riuscivano ora ad avere notizia. Loro stessi mi aiutarono ad organizzare, previo qualche articolo sul giornale cartaceo ed altre segnalazioni sul web, un primo incontro con il pubblico dove io stessa potei parlare del mio amato, leggere le poesie e far ascoltare alcune musiche. Ora, con tutti gli avvenimenti successivi, posso dirmi soddisfatta per quanto fatto da me fino ad ora proprio a Vico, ma lo sarò sempre di più (eternamente!) quando il paese si prenderà totalmente cura di divulgare e far conoscere questo speciale artista attraverso le opere letterarie, teatrali e musicali che sono eccezionali ed insuperabili. Ecco uno degli articoli apparsi su Fuoriporta:

Segue la mia lettera di “partenza” da Vico Del Gargano. 15


MILANO, 16-05-06 IL GIRO D'ITALIA DA TERMOLI A PESCHICI ATTRAVERSA TUTTO IL GARGANO

Caro Enzo, sei nato a Vico Del Gargano e nessuno lo sa!

“Località famosa per l'olio, il vino...” ha detto il cronista del Giro d'Italia e solo io purtroppo, avrei potuto dire: paese noto per aver dato i natali ad un genio della letteratura e della musica, VINCENZO DI LALLA. Ho visto la tua Foresta Umbra, Monte Sant'Angelo, San Menaio e alla fine ho visto Peschici e tutto questo per fare (unica al mondo) onore a te, alla tua arte, alle tue virtù, al tuo dolore di mai nato nel tuo Gargano. Sento copiose lacrime uscire dal mio cuore e mi fanno un male tremendo (direi insopportabile). Ammiro strade e panorami bellissimi, sento la tua voce che me li decanta. Hanno parlato di Vico e del Convento (per me famoso perché da te super-nominato nei tuoi vari racconti del tuo Paese con la P maiuscola come nel tuo cuore, ma con altrettanta grande lettera, vale a dire “D” come dolore!). E' straziante per me questo pomeriggio per i ricordi dolci e amari che mi suscita e quindi voglio scrivertelo per dovere di turbata moglie incapace di aiutarti oltre. Onore alla tua travagliata e sfortunata vita, cosparsa solo di tenerezze e amore fra noi due, ma castrata da una fortuna soffocata, affogata in dune di sabbie mobili impietose e prevaricatrici su ogni velleità, su ogni speranza. Si può “quasi” morire tante volte, nella vita, ma questa è veramente la più realistica! CIAO MIO

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20-07-2006 Cara Cettina, Oggi sono tanto tanto depressa e non c'è niente che mi aiuti a superare questa crisi e sai perché? Sono scoraggiata e avvilita perché con tutto quello che ho fatto per portare avanti i tuoi lavori (concorsi, abboccamenti, richieste ecc. ecc.) nulla ha avuto buon esito. Niente è successo, niente succede, niente si muove. Eh sì che avevo fatto cose importanti (de La Gabbia ti ho già parlato) ma ho partecipato con la canzone Giganti al Premio Riviera, ho mandato “Solchi nell'aria...” al Concorso Diego Fabbri, ho mandato, seppure fuori concorso il pezzo per la banda (che per me, ma evidentemente solo per me!) è trascendentale. (Se dicessi che era di Mozart o di un altro famoso sarebbe il non plus ultra per tutti!) A questo proposito ricordo che mi raccontavi che agli inizi, quando eri a Milano e più precisamente al Centro Sociale di Baggio, per far ascoltare le tue poesie le attribuivi a grandi poeti, con molto successo e stupore agli astanti e una volta avuta soddisfazione confessavi che erano tue, tutti si sgonfiavano vergognosamente. Eh, Dio mio, perché ci sottoponi continuamente agli strali degli altri, competenti ed incompetenti?... Mah... Tornando a bomba, ho telefonato al Prof. Buzzoni, a Reggio Emilia, che a suo tempo mi aveva detto che Gianni Morandi aveva molto apprezzato Giganti e che forse... Avendo letto, sul giornale che sta preparando il suo CD con una decina di canzoni, l'ho pregato di aiutarmi a vedere se si riesca a fargli cantare anche questa, ma per ora... nessuna risposta. Sei stato finalista con la casa Ibiscus in due concorsi, quindi con racconti e poi poesie, ma con questo mi agevolano nel prezzo per farlo stampare. Ma vogliono tanto e non lo farò! Questo è il diario di questo ultimo periodo. Cosa devo fare? Non lo so. Non so più dove bussare, non so più a chi rivolgermi. Oggi sono stata a Niguarda a fare il prelievo del sangue per il Coumadin ed ho portato la tac e l'ecocolordoppler e sembra che tutto sia veramente migliorato o in via di guarigione. Come sai, mio amato, il 16 novembre 2005 ho avuto un'embolia polmonare massiva e sono stata in pericolo di vita. Tu dirai che avrei dovuto essere contenta di lasciarci le penne e venire a trovarti, ma senza essere riuscita a farti conoscere bene al mondo intero? Lo so, è utopia, ma se muoio io è la tua definitiva fine. Questo, come per te, quando capivi che non ce l'avresti fatta ad opporti alla morte, era stato il tuo dolore più grande al quale seguiva ovviamente il fatto che mi avresti lasciata sola, ed ora, io e solo io sono nella stessa, amara condizione: eri un grande, con talento immenso, con capacità ineguagliabili e nessuno lo sa (o quei pochi che ti hanno conosciuto con i concorsi ed altro) ma secondo me è troppo poco! Aiuto, aiuto!!! CIAO 17


26-07-2006 Cara Cettina, per un po' di tempo non mi hai sentita perché sono stata al mare, nella nostra stra-amata casetta, che come ben sai eravamo riusciti a comperare dopo anni di inumani sacrifici e di cui eravamo tanto felici. E' vero, non era ancora nostra quando tu te ne sei dovuto andare, ma io poi, pensa, ero riuscita a farmi fare un mutuo di 60 milioni e a fare il rogito. Certo, guadagnavo 2 milioni al mese e ne pagavo 1 per il mutuo. Sarebbe stata durissima... forse impossibile, ma come ben sai il mio angelo custode ha pagato l'intera cifra ed insieme l'abbiamo comperata e saldata. Giovanni, il mio angelo, ora mio marito, non la ama per nulla in quanto quel mare non ha lo scoglio, ma per me viene, taglia l'erba al giardino e fa tutti i lavoretti che ci sono da fare. Ma non gli piace. Invece lì tutto mi parla di te. E' un continuo. Ogni cosa.

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14-08-06 Carissimo, da tanti giorni non ti scrivo perché sono stata impegnata per varie cose (tra cui tante visite mediche) e poi perché siamo stati una settimana a Moena. E' un posto bellissimo. Con le Dolomiti intorno, con viste straordinarie, con case e alberghi pieni di fiori di tutti i colori (trascendentale!). Tutto era bellissimo. Loredana e Giorgio sono venuti due volte e con loro abbiamo fatto dei giri super-meravigliosi. L'albergo era bello (pieno di fiori), accogliente, il mangiare (sempre troppo) era buonissimo. Tutto era stupendo. Un'unica cosa, però ha turbato questa nostra prima vacanza in montagna a questa nostra prima esperienza in questo senso e cioè avevo sempre la pressione alta. Sono stata dal medico turistico (lì sono veramente organizzati in tutto, oltre che puliti) e mi hanno dato dei tranquillanti (Lexotan) che, come ricorderai, quando lavoravo tanto tanto (troppo) in Silverstar, avevo dovuto prendere per tanto tempo, ma sebbene abbinato alla pillola che abitualmente prendevo da anni ormai, non me l'ha mai fatta scendere. Sono arrivata anche ad avere 200 di massima. Volevamo anche tornare a Milano, ma mi piaceva tanto tutto che mi sarebbe dispiaciuto troppo, ma per me è stato pericoloso. Come sai sono reduce da un'embolia polmonare (causa trombosi poplitea) (16 novembre 2005) ed evidentemente quell'altitudine (1180 metri) per me non andava bene. Comunque ora sono tornata a Milano, la pressione è ancora un po' alta ed il medico mi ha dato un supplemento alla 18


mia dose normale con un altro medicamento, che, aggiunto al Coumadin che prendo tutti i giorni per tenere fluido il sangue ed ancora il tranquillante, mi fa sentire ancora più malandata. In realtà a me sembra di stare bene ma gli esami sembrano dire di no. Mah... Ciao, tesoro, c'è mancato poco che ti raggiungessi “di là”, e ciò mi avrebbe potuto fare anche felice, ma il peggio sarebbe stato lasciare assolutamente fermo tutto il mio lavoro e nessuno più avrebbe fatto niente per te e per farti conoscere. Per fortuna sono ancora qui (e lo devo al mio nuovo marito che, avendo dimenticato gli occhiali, è ritornato in casa a prenderli e mi ha così salvato la vita chiamando l'ambulanza ecc. ecc..... Ora tra alti e bassi tiro avanti, ma per quanto riguarda il portar avanti il tuo discorso, siamo proprio a terra, completamente! Niente di quello che ho fatto, che ho spedito, che ho mandato ai concorsi, ha avuto un benché minimo riconoscimento e oggi credimi, sono proprio a terra. Sono così scoraggiata che non ho più voglia neanche di accendere il computer, di vedere se ho qualche messaggio, perché tanto quelli che aspettavo non sono mai arrivati. Sinceramente non so più che cosa fare e sto pensando seriamente di non fare più niente perché tanto è inutile. Giovanni, poi, da questo punto di vista, a parte l'aiutarmi economicamente, moralmente mi demolisce e mi schernisce addirittura per le mie pie illusioni. Capisco perché ho tanta nostalgia di te, della tua intelligenza, del tuo buon umore, del tuo ottimismo nonostante le tante batoste!... Sono veramente depressa e sto attraversando un periodo, da questo punto di vista, data la mia situazione attuale, letteralmente opposta a quella con te, che non so più dove andare a parare. Scriverti mi fa molto bene perché è come una catarsi per me ed è uno sfogo che solo con te riesco ad avere completamente. Aiutami ad aiutarti. Ciao Ciao

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14-08-06 Mi sono accorta solo adesso, che questa agenda è del 1986, anno in cui il giorno di Santo Stefano avevi avuto un malore e il medico del pronto soccorso venuto a casa nostra, auscultandoti aveva detto di essere sicuro che non era infarto e dopo averti fatto un'iniezione se ne era andato. Tu avesti un bruciore tremendo al petto e per i giorni successivi eri stato sempre poco bene. Finché (mi sembra di ricordare) il giorno 12 gennaio siamo andati al pronto soccorso all'Ospedale San Carlo e lì ti hanno trattenuto perché avevi avuto un'ischemia. Dopo pochi giorni avesti un infarto fortissimo (e non ti credevano quando ti lamentavi per il fortissimo dolore al braccio) finché, convinti ti portarono in terapia intensiva e solo grazie al fatto che eri in ospedale e ti hanno fatto un'iniezione per (credo) far scorrere meglio il sangue, te la sei cavata. Era il 1987 e passata la convalescenza fatta a Milano poi a Passirana di Rho hai smesso definitivamente di fumare perché (e te ne ricorderai bene) io ti dissi che se ti avessi visto fumare una sigaretta me ne sarei andata via per sempre: era effettivamente difficile vivere con il terrore di un altro infarto. Mi hai dato ascolto e per dieci anni è andato (per la salute) tutto bene. Nel 1995, quando a febbraio, avendo tu un po' di febbre e avendo sempre dei dolori dietro il collo e sulle spalle, sempre lì a Medicina del San Carlo, ti dimisero con sospetta angina. Quando sei tornato a casa (ancora con un po' di febbre) aspettavamo i tuoi miglioramenti. Un brutto giorno di luglio mi parlasti di un forte dolore al braccio destro, alla sensazione di non sentire a volte il braccio stesso, dolori al collo ecc. ecc... I dolori sempre più forti ti impedivano addirittura di andare (come però facemmo) in vari pronto soccorso a farti vedere. Le radiografie non mostravano niente, ma il male era così terribile che via via non potevi più stare al computer, poi non potevi più stare nemmeno al telefono e...

Sono andata nei giorni dei morti a prenderti un appuntamento al Besta (ospedale specializzato) e lì ti vollero trattenere per farti ulteriori esami. Chiedemmo il permesso di ritornare l'indomani per poter portare a casa l'automobile (la tua vecchia, ma bella, Giulia, che volevi tenere per fare il rally, quando io fossi in pensione (poveri illusi!...) e l'indomani ti ricoverarono. Nel giro di pochi giorni, fatti i necessari accertamenti, quel giorno in cui ero venuta a trovarti con la Carla e proprio mentre lei si intratteneva con te, andai a parlare col medico che mi diede la tremenda notizia e la sentenza era: VII vertebra spappolata e polmoni pieni di tumori!!! (Aiuto!) Con quel nodo in gola tornai da te che con la tua solita bonomia sorridevi nonostante che da una settimana non dormissi per il tremendo dolore al collo, sempre tenerissimo. Io sono riuscita a sorriderti e a parlare 20


e tu non ti accorgesti di niente: la Carla mi confermò che lei stessa non s'era accorta di nulla, tranne poi aiutarmi a sopportare quel tremendo mio dolore e pianto appena fuori di lì'. Mi chiesero se dovevano dirtelo o no ed io decisi che solo la speranza di tornare a casa ci avrebbe potuto aiutare e quindi un NO, Assoluto! Ma non basta. Mi dissero anche che ti avrebbero dovuto trasferire all'Istituto dei Tumori ed io riuscii a dirtelo con la scusa che avevano dei macchinari più moderni per esaminare la tua settima vertebra del collo che avrebbe dovuto essere operata. Eri proprio molto demoralizzato, ma convinto che avresti dovuto subire un'operazione. Per attutire il tuo dolore e la tua tristezza ti portai in ospedale: “Solchi nell'aria ad intarsio”, tua stupenda commedia che in quei giorni mi avevano consegnato rilegata e con la copertina. Al primo momento hai storto la bocca, ma io poi te l'ho lasciata lì. L'indomani, quando sono ritornata, ti ho trovato sorridente (direi quasi felice) perché l'avevi trovata bella bella, ed in più ben corretta e ripulita come l'avevi voluta fare in quasi dieci anni di lavoro. Ai tumori, quando venivo a trovarti, mi salutavi in piedi dalla porta, ma poi correvi a letto perché il collo ti faceva impazzire e nei giorni successivi restavi addirittura a letto. In uno di quei giorni, andai a parlare col medico a fianco alla tua camera e lì altra sentenza ferale: nove mesi, un anno e mezzo, massimo due, di vita!!! (Aiuto!) Entrai nella tua stanza con quel magone (e qui usciva sempre l'attrice) tu, ignaro di tutto, mi parlasti di una teoria fisica, che durante tutta la notte avevi elaborato. Me la spiegasti a voce ed io non riuscivo proprio a seguirti. “Ma come? È semplice...” mi dicevi, ma il mio pensiero era molto lontano, sprofondato in un dolore inenarrabile. Me la dettasti addirittura, però quando la rileggo capisco che non eri riuscito a dettarmela bene, quindi è incompleta e anche non chiara. Ma tant'è: è uno, come sempre, dei miei ricordi con te (nella bruttezza pur sempre bella). Aiutami ad aiutarti. CIAO

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MENTRE STO PREPARANDO QUESTO LIBRO PER PUBBLICARLO E' VENUTA A MANCARE LA MIA AMICA CARLA REDAELLI CHE IN QUESTE PAGINE NOMINO DUE VOLTE IN QUANTO RACCOLSE LE MIE LACRIME NEL TRAGICO MOMENTO IN CUI MI FU COMUNICATO CHE VINCENZO ERA CONDANNATO. ORA, DESIDERO SCRIVERE PROPRIO A LEI ALCUNE RIGHE IN OMAGGIO E DOVEROSO RICORDO: MILANO, 30 MAGGIO 2017 Chi va in battaglia sa che affronterà rischi e dolori; ma solo quando riceverà la pugnalata definitiva comprenderà l'atrocità del momento. Così mi sento ora: una notizia “attesa” mi ferisce e mi perfora il cuore. Non volevo credere all'inevitabile ed ora eccomi, costernata, ad appurare la triste “realtà”. Amica Carla, amica di tanta vita, di tanti momenti, di tanto lavoro, eccomi qui bastonata e colpita violentemente al ricordo di te, della tua operosità, della tua passione per la vita e che ora ti vede: “Uccisa dalla vita” come ti direbbe con una sua espressione il mio indimenticabile Vincenzo di Lalla. Ti piango e ti rimpiango. Lassù vi incontrerete e questo e solo questo oggi mi consola. Addio. Marilena

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15-08-06 Cara Cettina, questa data del 15 agosto mi ricorda 2 anni particolari e sai quali? Quello del 1994. Ti ricorderai che eravamo al mare e facevano i fuochi d'artificio al lago. Lì c'era molta umidità, ma tu, poverino, eri sudato-sudato fradicio da far pena e paura; ciò era dovuto al tuo male, anche se ancora non era iniziato il calvario delle visite per me sentenze relative. Sapevo solo che avevi tanto male al collo e che certe volte non potevi nemmeno alzare la testa e camminare (tu un tempo fiero, con il tuo bel viso sicuro e quasi spavaldo) con la testa china, umiliato e sottomesso da un dolore tremendo... Ahimè, cosa ci aspettava! L'altro ferragosto, esattamente il successivo, l'abbiamo fatto a Milano perché tuo padre era morto e l'indomani avremmo fatto il funerale. Noi, che eravamo al mare, da dove tu gli telefonavi 3 volte al giorno, andando con fatica alla cabina, a volte stando in piedi ad aspettare il tuo turno; anzi ricordo in particolare che pioveva fortissimo e non avevamo un ombrello. Ti diedi una specie di impermeabile, ma sotto il diluvio non serviva a niente e una volta rincasato le tue povere spalle ed il tuo collo erano più che mai dolenti ed insopportabili. Ma il pensiero di sapere come stava quel poveruomo per il quale avevi fatto andare il medico che lo voleva ricoverare in ospedale e lui si era rifiutato, noi gli avevamo riempito il frigo di roba da mangiare (in particolare gelato che tanto amava) perché al mare noi avevamo l'assemblea condominiale, inoltre tu al mare, forse per l'ossigeno, forse perché lì ti piaceva tanto (perché era il tuo mare Adriatico) e dal quale ti sembrava di poter andare a piedi, sul bagnasciuga fino a Vico... ebbene, per queste ragioni eravamo andati al mare. Papà non aveva voluto neanche chiamare le figlie perché non voleva essere lui a chiedere il loro aiuto, ma loro avrebbero dovuto volerglielo dare ed invece non si fecero mai vedere, forse qualche volta sentire al telefono, ma per essere un uomo che viveva da solo, con un figlio che non stava bene, (anche se naturalmente non sapeva perché), una nuora che lavorava tanto (perché al centralino prendeva migliaia di telefonate al giorno) e che poi aveva una casa da curare e anche un suocero a cui pensava per spesa e ogni necessità, avevamo deciso di andare al mare (seppure con quel gran pensiero). Ma una mattina ti sei accorto da come ti aveva risposto che non doveva stare bene, anche se lui ti diceva che tutto era a posto (per non farti tornare), chiamasti tua sorella Franca che da Cremona fece andare l'ambulanza o un medico in casa e poi lo raggiunse. Fu portato all'ospedale, noi intanto arrivammo, andammo all'ospedale, mi chiese di fargli o portargli qualcosa per l'indomani, ma il giorno dopo era spirato. 23


A Milano c'era un caldo atroce, non c'era nessuno in giro, in chiesa quattro gatti, tristissima giornata, con un'unica consolazione: ero riuscita a non fargli capire che anche suo figlio non aveva più molto da vivere. Pensa un po' tu! Io però a questo non volevo assolutamente credere, perché come ben sai, il nostro amore, la nostra unione erano talmente eccezionali che ero convintissima che saremmo riusciti a sconfiggere ogni male... Povera me, sento ancora lo scherno della morte nei miei confronti: crudele! Vero è che tu in quel periodo stavi un po' meglio: i tumori dai polmoni erano spariti e la chemioterapia ti aveva giovato. Eri sempre bello, fresco, pulito, con una bocca bella... e non avevi perso neanche un capello e i tuoi capelli ancora castanobruni senza uno bianco... Poi avevi fatto una delle tue prodigiose scoperte, ossia avevi visto che mettendoti sulle spalle della carta da giornale, il male ti passava. E con questo prodigio e con il tuo fisico, ancora forte nonostante tutto, tiravi avanti un po' meglio, qualche volta addirittura bene. Questo successe a novembre. A dicembre avevi grossi problemi di notte con delle crisi tremende. Io ti aiutavo, mi svegliavo, mi alzavo e l'indomani dovevo andare a lavorare perché se no non potevamo mangiare, né pagare l'affitto. A gennaio sempre peggio, però tu mi aspettavi sempre perché stavi lavorando ad un racconto giallo e alla commedia brillante: “LA GABBIA” e proprio il giorno prima della caduta in camera, tutto paralizzato mi avevi dettato l'ultima scena comica ed avevamo riso tanto! Questo momento tristissimo di tragica allegria mi turba ancora anche dopo 10 anni. Ti alzarono da terra quattro infermieri perché nonostante il male eri sempre un omone e lasciasti per sempre la tua casa! Un signore della casa mi chiese qualche giorno dopo: ma quando tornerà a casa, signora?... “Non tornerà più” gli risposi. Ahi, ahi, aiuto! Dio aiutami. Ti ho implorato tanto, ti avevo chiesto di prenderti me perché lui aveva tanti lavori da finire, tante soddisfazioni da trovare e cercare perché non era riuscito e tu non hai avuto pietà! Ma perché gli hai dato tanto talento, ma tanto tanto e altrettanto grande sfortuna e strade sbarrate? Mai, neanche per sbaglio sei riuscito ad aiutarlo. Che gran peccato!

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Vedo che sono a pagina 19 di marzo: era il tuo compleanno. L'ultimo tuo, lì in ospedale. Anche se non m'aspettavi, venni perché la sera prima ti avevo visto male. Poverino, non riuscivi a restare sveglio e mi dicevi che ti dispiaceva che io fossi lì e tu dormivi. Pensa un po', Dio, lui aveva pietà di noi e tu no! Rimasi in quella camera quel giorno, l'indomani e il ventuno! Dormivo per terra, perché volevo essere sempre lì. Verso le undici (del 21) qualcosa di diverso mi fece accorrere: la bocca penzolante, un po' di bava... chiamai le infermiere... mi dissero: è morto Ahi, ahi, ahi!!! ahiiiiiiiiiiiiii Chiamammo il medico e certificò che il 22 marzo eri spirato. Ma la tua fine era avvenuta nel primo giorno di primavera. A questo proposito, come sai, in pochi anni hai avuto più di 40 premi e segnalazioni e quindi ricordo che fai dire a Giovanni, nella tua commedia LA TRAVE – : Se non è significativo che io rinasca in primavera… E in un certo senso questo, ora che qualcuno ti ha conosciuto ed apprezzato, si è verificato anche per te. Mah... Mi chiedevo come avrei fatto a vivere senza di te. Ma avendo avuto tanti problemi da risolvere, fui travolta da tante cose. Un giorno, però, presi in mano i tuoi lavori ed immediatamente mi rinfrancai e decisi che dovevo assolutamente pensare a farti conoscere. Sono riuscita a fare qualcosa ma niente rispetto a quello che meritavi; ma ti assicuro, carissimo, che è stata dura, dura la mia strada. Ora sono proprio e addirittura ad un bivio: un giorno mi dico basta, smetto, ma il giorno dopo mi ritrovo risoluta a continuare. Stai certo, finché avrò fiato e salute per farlo, andrò avanti imperterrita a farmi bastonare, ma a farti conoscere! CIAO!

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17-08-06 Mio caro, sono venuta a Niguarda per fare il prelievo periodico per vedere la consistenza del sangue e relativamente prendere le dosi di Coumadin. Mentre aspetto, approfitto per scriverti. Ieri hanno parlato al telegiornale del fatto che un cantante famoso da 40 anni prende diritti d'autore e paternità di una canzone di un altro autore ai tempi non iscritto alla SIAE. Costui ha vinto la causa, perché aveva una lettera firmata e confermata (a conferma di ciò) e così le cose sono state sistemate ora in modo corretto. Ed io pensavo a te che a sedici anni ti sei trovato al cinema ed hai sentito una tua canzone partita dall'America, in un film americano, cantata da… e attribuita a... esattamente la tua con solo quello che tu avevi fatto come introduzione, lì è stato messo alla fine L'attribuzione del brano è stata data ad un grandissimo nome della musica, l'arrangiamento era egregio e così il cantante, il successo enorme... solo tu, in quel cinema, a 16 anni, giovanissimo e solo, piangevi calde lacrime. Pensasti, per non essere deriso, di dire tutto ciò una volta conosciuto e riconosciuto come bravissimo autore di canzoni belle come quella ed anche di più, ma questa fama non è mai arrivata: ti era rimasta e rimarrà per sempre la paura di essere depredato ancora. A questo proposito lascerò una lettera da aprire dopo la mia morte perché così potrò dare testimonianza di non voler speculare sulla cosa e soprattutto renderti giustizia: dopo morti non si può mentire! Mi raccontavi che l'avevi suonata e fatta col mandolino e che eri stato portato in Galleria del Corso dal maestro (del quale non ricordo il nome) che ti ha presentato un americano al quale avevi suonato il brano. Poi tutto tacque. Nel frattempo (la tua solita fortuna!) il maestro è morto e la verità vera morì con lui e con il tuo cuore straziato da questa ingiustizia. Questo è l'inizio della tua sfortunata vita di valentissimo artista depredato sempre.

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Uno dei tanti spartiti con annotazioni

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12-09-06 Caro Pissi, ti ricordi che c'è stato un periodo in cui ti chiamavo così e Giovannina, ogni qualvolta mi rivolgevo così a te, diceva in dialetto veneto: Porett! (poverino!) Ah, Giovanna. Se non fosse stato per lei, noi non ci saremmo mai conosciuti. Eh, sì, allora, a Milano, si andava al bar a vedere la televisione (anni 60!) e lì, al bar, ti aveva conosciuto. Io ero ancora a Montebelluna, ma di lì a poco sarei venuta anch'io a Milano, per continuare a studiare canto e per tentare di andare alla scuola del Piccolo Teatro. Ricordo che mi scrisse (o mi telefonò?) dicendomi che riteneva di aver conosciuto un artista, se non addirittura un genio! Fui molto incuriosita, ma anche scettica e l'indomani dal mio arrivo a Milano, ti telefonò e venisti a casa nostra. Ci conoscemmo, io ti scandagliai subito. Mi facesti sentire la tua musica e col pianoforte che Giovanna mi aveva fatto arrivare da Montebelluna (riuscendo a farsi dare dei soldi per il trasporto dalla mia madrina di battesimo che abitava in un castello) e per un mese tra me e te non successe nulla perché tu eri molto intelligente, quindi molto prudente ed io molto attenta alle situazioni. Ci conoscemmo bene, io appurai che eri bravo e mi facesti incidere con il tuo Gelosino, due brani lirici tuoi. Sarebbe stato infatti mio desiderio di sentire, dopo aver studiato qui a Milano, come migliorava la mia voce. Ma qualche giorno dopo, non so per quale malefico tuo modo di autodistruggere te ed il tuo lavoro, cancellasti tutto e seppure l'intenzione fosse di rifare tutto, la cosa non avvenne più e quella prova non ho più potuto farla. Rimasi malissimo, devo ammetterlo ed il rammarico d'aver perduto quella testimonianza, mi rattrista ancora. Ma tu dovevi conoscere bene questa amarezza, perché anche tutti i tuoi scritti, poesie, commedie, musiche e addirittura poemi, li hai autodistrutti bruciandoli. Allora, però, non ci conoscevamo. Chissà quali e quanti tormenti ti rodevano quand'eri giovane. Ma io so capire perché eri giunto a ciò. Infatti, ti eri affermato anche con degli spettacoli straordinari presentati al Centro Sociale di Baggio, dove eri riuscito a far accorrere molta gente, anche elementi difficili di quell'ambiente di poveri immigrati. Anche la televisione era venuta a fare un servizio, perché quegli spettacoli e quel Centro Sociale erano diventati un caso di positività assoluta e da studiare. Tu dettavi i tuoi scritti ad una ragazzina (mi sembra Battistina) (della quale eri anche innamorato come facilmente ti accadeva quando avevi vicino una bella ragazza), dato che tu avevi fatto le tre medie in un anno e non sapevi scrivere correttamente. Tutto andava a gonfie vele. Di giorno lavoravi, credo che in quel periodo tu andassi a lucidare i pianoforti (lavoro che ti eri cercato per poter suonare negli intervalli). 28


A questo proposito anche il tuo datore di lavoro (il sig. Tagliabue?) ti incitava a farlo perché gli piaceva sentirti far uscire da quello strumento musiche sempre nuove e sempre bellissime, perché eri bravissimo a suonare uno strumento senza aver mai preso una lezione. Per te era sempre così: non avevi studiato né questo né quello, ma lo facevi meglio di tutti, sempre! Tornando al Centro Sociale, un bel giorno (un brutto giorno) è arrivato un sedicente regista, che con parlantina e conoscenza di Pirandello e altri autori di teatro, fece presa sulle persone del centro che si affidarono a lui. La tua delusione fu grandissima, al punto che distruggesti tutto il tuo lavoro. Te ne pentisti poi, perché salvo poche cose, non hai potuto rifare niente. Anche il Centro Sociale però finì male perché quel grande regista, grande non era e soprattutto non era psicologo come te e quindi, non sapendo affrontare le situazioni e le persone di quel luogo, come invece avresti saputo magistralmente fare tu, crollò tutto e il centro fu chiuso. Caro mio, dalle stelle, alle stalle. Povero amore! Quante cose, quanti episodi, quante situazioni che vorrei descrivere qui, ma non riuscirò mai: è impossibile tradurre una vita. In tutto questo, però, sbocciava il nostro amore, sempre più fortemente, sempre con più complicità. Stavamo iniziando un cammino difficile per te e per me, ma anche bellissimo. “Per te, per me, la vita va, parallela, ma in su...” Questo era proprio quel contesto che tu dopo avresti trasferito nell'inizio di una canzone (testo che non riuscisti più a continuare (come tanti altri) perché le tue esigenze erano illimitate, non ti accontentavi mai, non ti sembrava mai bello abbastanza; volevi sempre di più. Cominciasti a dettarmi una commedia e se ricordi bene, pensasti di dare il nome al protagonista in riconoscenza a Giovanna che ci aveva fatto conoscere e chiamandolo quindi “Giovanni”. Se poi pensi che l'angelo che ho sposato, a dieci anni dalla tua scomparsa, si chiama anche lui Giovanni, ritengo che il tutto non sia stato affatto casuale. Se poi si pensa che tu sei nato il 19 marzo e Giovanni il 19 settembre (1931) anche qui ci vedo un qualche disegno predestinato. Mah?...

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02-12-06 Carissimo, il tempo (come hai scritto nel tuo testamento spirituale a me dedicato e che ho trovato dopo la tua morte (per inciso: ho creduto di morire!) ha veramente galoppato e non ho mai trovato il momento di scriverti per i molti-molti impegni avuti. Tra visite mediche più o meno di routine, tra preparare concorsi per te e qualcuno anche per me (scrittura al femminile!) non mi sono più potuta dedicare all'epistolario. Ho lavorato molto duramente per preparare ciò che mi serviva per i suddetti concorsi, ma, ahimè, tutto è stato inutile, niente ha avuto buon esito. In particolare mi riferisco al Premio Giovanni D'Anzi, che viste le delusioni delle precedenti edizioni avevo deciso di non fare più per evitarmi grandi dolori. Ma alla presentazione del Concorso stesso, ho trovato l'organizzatore al quale ho detto che non avrei potuto partecipare perché il termine era quasi scaduto ed inoltre non avevo il cantante ed il maestro per fare una nuova edizione di: “A l'ombra de ti” la canzone che tu sai, volevi fare in milanese (infatti iniziava con due righe in dialetto scritte da te) “Oh, Madonina mi sun terun, da tanti ann sgobbi a Milan...” Questa persona mi ha detto che la scadenza era stata prorogata di una settimana e che sia il maestro che il cantante li aveva lui. Mi ha fatto mettere in contatto con un signore ed in quattro giorni, ho cambiato un po' le parole, per migliorarla, il cantante l'ha imparata, il maestro l'ha arrangiata. Nel giro di 8 giorni tutto era pronto ed il risultato buono. Ma come al solito, e qui ci risiamo, non sono stata ammessa alla serata finale. Il mio dolore si è trasformato, per l'ennesima volta, in rabbia furente. Non puoi immaginare come mi sono sentita, anche perché sono convinta (ora proprio definitivamente!) che sia già tutto combinato prima e che le canzoni non le ascoltino nemmeno e che la selezione sia solo frutto di contrattazioni loro. Ah, che tremenda rabbia e che tremendo dolore! Attutite solo dalla grande indisposizione del mio Giovanni che ha passato un brutto periodo stando sempre poco bene, fino a stare male e dopo inutili visite, anche al pronto-soccorso, l'altro ieri stava proprio male e finalmente all'ospedale hanno capito che aveva un grosso ematoma in testa, (dovuto presumibilmente ad una botta) ed ha dovuto essere operato d'urgenza. Ora sembra vada meglio, l'operazione è andata bene, speriamo che ritorni a casa: la solitudine è brutta-brutta. Come sai ha compiuto 75 anni e quindi tutto è più difficile per quanto riguarda la salute. In questi giorni più che mai ho sentito il tuo aiuto. Grazie. Vorrei raccontarti tante cose e progetti di questo periodo, ma sono tanto depressa e sconfortata dagli esiti deludenti e continui che non so se riuscirò a dirtelo. Vorrei parlarti della tua marcia dell'Opera, ma ti racconterò meglio i dettagli e via via, quando troverò il morale per “risorgere” ti racconterò. CIAO 30


Su queste delusioni ho fatto anch'io una poesia in questi giorni: Don Chisciotte, perché vado sempre contro i mulini a vento! Dimenticavo di dirti che ho mandato al sindaco di Vico il tuo libro e tutte le pagine con l'elenco dei premi che ti sono stati attribuiti in questi ultimi anni (sai che sono più di 40?), ma per ora non ho avuto risposte e tutto tace. RI-CIAO

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Dicembre 2006 Cara Cettina, in questi giorni, non mi ricordo esattamente la data, ho avuto una notizia bellissima e che aspettavo da un anno. Mi ha telefonato una signora della Fondazione Mondadori per dirmi che posso lasciare loro i tuoi lavori letterari: quelli da te finiti anche da ora e tutto il resto dopo la mia morte. Hai capito? Hai capito bene? Anche se io non ci sarò più i tuoi lavori resteranno per sempre a disposizione di tutti. Urrà! Loro sarebbero stati dell'idea di venire subito a vedere, ma purtroppo ho dovuto rimandare all'anno prossimo perché il mio Gio non è stato e non sta bene e non ho proprio il tempo, ma nemmeno la testa per farlo ora. Il mio Gio, infatti, ha dovuto essere operato d'urgenza per un ematoma alla testa, dopo quindici giorni è tornato a casa ed è stato ancora male. Siamo tornati al pronto soccorso ma poi lo hanno dimesso dopo avergli praticato due iniezioni. Ora la cosa si è ulteriormente aggravata perché ad una TAC di controllo hanno visto che oltre che alla destra dove è stato operato, anche a sinistra c'è un ematoma e il 9 di gennaio dovrà essere ricoverato di nuovo e rioperato. Così con un marito da curare perché è vivo ed uno da ricordare e far ricordare sono veramente indaffarata. Che Dio mi aiuti ad avere salute e mi faccia fare tutto bene per entrambi!

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22-12-06 Oggi sono 45 o 46 (devo controllare bene: era il 1958, è morto mio padre, a Montebelluna.) Quanti anni fa! Bene, tiriamo avanti... Volevo raccontarti che ho scritto al sindaco di Vico perché volevo farti conoscere. Ho mandato il libro di poesie tue che ho fatto stampare (sapessi come è venuto bello, con tanti disegni tuoi, le tue 29 poesie bellissime e dieci testi delle tue canzoni, le tue foto e la tua vita sul retro) e da te firmate “AGHI NEL TEMPO”. A questo sindaco ho spiegato che a Vico sei nato ma nessuno ti conosce e non sa chi eri e allora, oltre alla lettera, gli ho mandato (oltre al libro) anche il dettaglio di tutti i tuoi premi che ti sei aggiudicato in questi anni e sono veramente tanti (più di 40!). Per ora, e credo sia passato un mese, non ho avuto risposta. Può darsi che non gliene importi niente, chissà?! Vedrò il da farsi. CIAO

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02-02-07 Urrà, doppio urrà, triplo urrà!!! Hai visto, Cettina, cosa siamo riusciti ad ottenere? E' il massimo! Da ieri, 01-02-07 sei stato ospitato presso l'archivio della Fondazione Mondadori (capisci?) dove resterai sempre e così anche dopo la mia morte, chi ti vorrà leggere, studiare ed apprezzare, non avrà che da consultarti in quella sede. E' una grande vittoria! Per me che da più di un anno lavoravo su questo progetto; per te che resterai (almeno per la letteratura) nel tempo immortalato e documentabile. Ho dato quasi tutto di te e molto altro darò ancora, ma l'importante è che ora “sei lì” e non confinato e solo a casa, o nel tuo piccolo museo che ti ho fatto in cantina e che forse nessuno vedrà. Ma sai, anche per questo, la speranza è l'ultima a morire. Per ora, (per oggi) godiamoci questa grande vittoria e questa stupenda opportunità!!!

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19-03-07 71 anni avresti avuto! Amatissimo, pensa a come sto passando queste ore in cui penso che sarebbe stato, oggi, il tuo 71esimo compleanno. Povero caro! Ti è stata rubata la vita! Un furto non da poco. Oggi, mi vengono in mente tante tue peculiarità e tante tue pene vissute sulla tua pelle. Riflettevo sul fatto che al Centro Sociale di Baggio, o anche in altri ambiti, a volte, per far sentire e apprezzare le tue poesie, dicevi che avevi sentito e letto una poesia di un qualsivoglia poeta famoso e quando agli uditori, che dicevano che erano belle, tu confessavi di essere l'autore ed allora... non erano più tanto belle... (sic!...) e tutto questo perché?... Per forza, tu non avevi studiato, non avevi una preparazione letteraria (non un giornale radio, non una trasmissione perché non hai avuto mai una radio ed il primo telegiornale l'hai visto alla televisione a 26 anni!) e facevi sia nel parlare che nello scrivere, purtroppo, degli errori. Così chi ti ascoltava, non poteva darti credito (oltre al danno la beffa!). Questa una delle tue (piccole) difficoltà quotidiane. Solo quando sono arrivata io e ti ho segnalato che parlando facevi degli errori hai cominciato a studiare e a voler capire dove e come e tanto vale anche per lo scritto. E' vero che a certe carenze non si rimedia più, mai! Ma hai fatto tanti sforzi per ovviare anche a questo. Anche queste difficoltà vanno annoverate tra le tante che hai incontrato e subìto, povero scrittore pieno solo di talento e poche per basi per estrinsecarlo. Ciao, vittima del tuo destino crudele. Ti chiedo scusa a nome della vita!

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20-03-07 Ricordi quando è arrivata la risposta negativa del tuo concerto per violino?... Che dolore ne ebbi quel giorno. Rincasando dall'ufficio trovai quella brutta sconfitta e furtiva, senza darti la possibilità di saperlo, nascosi la lettera in borsa, ed una volta in casa la nascosi nel mio armadio. E tutto questo perché stavi terminando “GERARDA” per partecipare al Premio Italia. Ti mancavano poche battute, ma c'era una scadenza e per non farti avvilire, e toglierti le forze, come stava succedendo a me, non te lo dissi se non a Radiodramma ultimato. “Ora te lo posso dire, Cettina, ma il tuo concerto non ha vinto!” Lo so già, mi dicesti, perché mi ha telefonato un anonimo violinista, che era nella giuria e mi ha chiesto perché avevo partecipato. Per prendere i due milioni in palio – fu la risposta. E da quel giorno, comunque, Uto Ughi, continuò a telefonarti, dicendo tra l'altro che durante la proclamazione del vincitore ci fu una rissa e si stava addirittura venendo alle mani, perché il presidente che era Petrassi, non volle farti vincere perché troppo tradizionale e classico e vinse qualcuno che poi non si sentì mai. Ti telefonò anche la RAI successivamente per chiederti il permesso di eseguire il tuo concerto. Tu desti naturalmente tutto ciò che ti chiesero e lusingato hai atteso... invano però, perché nulla di nulla è successo. Ughi però ha continuato a telefonarti (direi anni di telefonate) a volte più volte in una settimana, e più sporadicamente a seconda degli impegni del maestro. Ti chiedeva chiarimenti sull'esecuzione e poi, dopo alcuni anni, ti chiese un altro concerto per Edoardo Stucchi violinista che voleva ritornare dopo una deviazione alla direzione d'orchestra. Tu con il tuo solito slancio, ti mettesti più che di impegno e facesti il II° Concerto, straordinario, pieno di difficoltà, e addirittura, dato che Ughi ti ha chiesto anche gli accordi di accompagnamento e tu che non avevi studiato composizione (povero amore!) hai inventato un nuovo metodo di armonizzazione. Quanto hai lavorato, quanto hai studiato, quante notti hai perso ad applicarti. Era difficilissimo per te cambiare gli accordi tradizionali con i tuoi del tutto nuovi. Così Ughi ti mandò un costruttore di tastiere perché potesse studiare il modo di applicare i tuoi accordi in tastiera, Quanto ne fosti felice! Ma non avevi fatto i conti con il destino, mio caro; infatti, questo ragazzo aveva male ad un piede e di male in male, non l'hai più sentito e se non sbaglio ha avuto un male incurabile e tutto è finito. Ma i tuoi accordi straordinari facevano impazzire di entusiasmo Ughi, che ti telefonava tutti i giorni perché li metteva in pratica e ti interpellava sempre con entusiasmo. Di questo tuo sistema sentii parlare il maestro Savallish e Bernstein stesso, perché parlò di te (senza fare il tuo nome) e come di uno straordinario metodo di armonizzazione. Ughi stesso un giorno ti disse: - Le passo un grande violinista ed era Lorin Maazel, che si complimentava con te e che ti disse vi sareste sentiti ancora. 34


Ughi stesso ti invitò alla Scala per conoscerti di persona e ti abbracciò con tanta deferenza. Quando tu sei andato all'ospedale, con quella condanna atroce, io scrissi a Ughi se ti mandava una cassetta con inciso il tuo concerto ma non mi rispose mai. La sua condizione per il vostro rapporto era stata che di questa vostra amicizia tu non avresti mai parlato con nessuno perché lui avrebbe negato tutto e tu, pur di non perderti l'occasione dei vostri contatti, me compresa, abbiamo mantenuto questo silenzio con tutti. Tanta stima da parte tua per uno che si è dimostrato traditore, è stata proprio male riposta e ripagata. Io sono andata da Ughi, quando non c'eri più e lui, che si ricordava bene di te, mi presentò il dr. Mormone della Società dei Concerti e con lui ho intrapreso dei contatti. Mi chiese di scrivere la tua vita in breve per una eventuale locandina da presentare al Conservatorio in vista di un'eventuale esecuzione, poi tira e molla... Un giorno mi disse che Ughi, un giorno si ricordava di te e diceva, sì suonerò quel concerto, ma l'indomani non sapeva più chi eri... Così, Mormone, mi disse che aveva pensato ad un altro esecutore, certo Kruger, ed io (piuttosto che niente...) ne fui contenta. Sono passati undici anni e di tante promesse non se ne è fatto nulla ed io sono ancora qui ad aspettare. Sono tornata da Ughi, e mi ha detto: “Ah, ma è stato tanto tempo fa...” “per forza, gli ho detto per forza” e via così… E così, anch'io come te, non ho mai sentito suonare il tuo concerto da un violino. Mi sarebbe tanto piaciuto fartelo sentire quand'eri in ospedale, ti avrebbe aiutato tanto, ma non ci sono riuscita. Resta sempre il fatto straordinario, eccezionale, divino, che tu senza aver mai preso in mano un violino, abbia composto due straordinarie sonate per questo “maledetto” violino che nessuno ha mai suonato. Maledetti tutti! Tornando a Gerarda, poi, non ne parliamo. C'era il Premio Italia e in tutta Italia, da tutte le sedi RAI venivano trasmessi i Radiodrammi. Ogni giorno ascoltavo per sentire forse il tuo. Io, che per un periodo ero stata a casa ammalata, aspettavo ogni giorno quella trasmissione. Mi accorsi che da Milano non la facevano mai. Finì il tempo e non ci fu. Ti telefonò la RAI per dirti che non fu fatto perché si era ammalato il regista addetto e ti chiedevano il permesso di farlo successivamente. E ancora permesso più che accordato, ma non è successo nulla ugualmente. Niente di niente. Destino infame! 35


E qui vanno bene le parole di una tua canzone (anche se non finita) Quest'oggi il destino si burla di me, di me speranze e illusioni così s'infrangono. E' come un nemico per me che non so affrontar. Troppo forte il destino per me. Ma dove fuggir per potermi salvar cercare nel mondo per me un angolo...........

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21-03-07 Nei prossimi giorni ti ricorderò altre sconfitte procurate a te dal destino, dalla sfortuna, dalla mala sorte e… chi più ne ha più ne metta. Sono state tante: “La mia vita cara è un'orgia di sventure ecc… ecc... Parole sempre tue, su musica sempre tua. Tutto straordinario, ma rimasto lì, nell'aria, sotto Dio, solo tra lui, te e me. Ciao adorato.

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24-04-07 Cettina Cara, oggi sono angustiata più che mai e non so letteralmente che pesci pigliare, perché sto cercando di finire (o per lo meno di copiare) “LA TRAVE”. Ho la tua lista, con tutta la sequenza delle scene, ma delle varie scene ce ne sono più versioni e non so come privilegiarne una invece che un'altra. E' così arduo per me che ho quasi tutti i fogli, divisi per scene, messi in sequenza, ma sto impazzendo perché sto cercando di fare quadrare il cerchio. Pazienza!... Cercherò, studierò il da farsi, ma credimi, è veramente arduo. Forse non sono all'altezza di farlo, ma come faccio a presentare quello che ho a qualcuno che non conosco, che non ti ha conosciuto e soprattutto che non ti ha mai amato?... Ahi, ahi, aiuto!...

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Oggi invece, voglio parlarti del nuovo, bel premio che hai avuto col tuo libro: IV° Premio – a Lugano! E dico poco! Non solo. Anch'io sono finalista con la poesia, naturalmente a te dedicata: Per te che io ho amato. Mica male, no? Pensa che ho spedito il libro, fresco di stampa (da meno di due settimane) e si è aggiudicato già un premio. Che gioia! Ho avuto così anche la conferma che il libro “AGHI NEL TEMPO” è valido, considerando quanto ho lavorato per prepararlo, anche perché, come spero saprai, ci ho voluto mettere anche alcuni dei tuoi bellissimi disegni e che a parer mio, rafforzano anche il testo perché mirate al contesto. Ho tante altre cose in ballo, ma per ora in embrione. Se ci saranno novità, ne parleremo. Ciao Tesoro. Non ti ho mai parlato del fatto che frequento la “Casa della Poesia” perché spero sempre di farti conoscere e magari trovare il modo di farti pubblicare da una casa editrice importante. Per ora accontentati della mia “ZEON” e che buon pro ci faccia. CIAO CIAO.

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19-06-07 Cettina carissima, dopo tanto trovo il tempo ed il morale (soprattutto) per scriverti. Ogni giorno vorrei fare solo questo, ma i tanti impegni che ho sempre (specialmente quelli che mi portano in giro per circoli, club e quant'altro) per trovare alleati, amicizie e contatti che mi possano portare a promuovere te stesso e la tua vita di “artista mai nato”. Caro, oggi però ho una grande notizia da comunicarti finalmente: non so se te l'ho già scritto, ma finalmente ho trovato la strada per renderti immortale. Sai qual è: Vico Del Gargano. Avevo scritto al sindaco, nel novembre del 2006 mandandogli il libro delle tue poesie, fresco di stampa, con una lettera di accompagnamento e l'elenco di tutti i tuoi premi. Niente. Non ebbi nessuna risposta. Poi, guardando su Internet, prima c'era un sito non aggiornato, ma successivamente avevo scoperto che Vico era commissariato quindi senza sindaco. Allora, sempre su questo sito, finalmente aggiornato, ho trovato il numero di telefono e l'indirizzo della Biblioteca. Detto, fatto! Ho telefonato, ho parlato, ho avuto degli abboccamenti e ho avuto l'opportunità di spiegare chi ero al sig. Mario Afferrante, responsabile della Biblioteca stessa. Urrà!!! La sorpresa gradita di venire a sapere chi sei stato, cosa hai fatto, cosa hai vinto è stata tanto e tanto piacevole e, dopo alcune telefonate (che per altro ho sempre fatto io) sembra che ci saranno possibilità concrete di presentarti a tutta Vico!!! Capisci?... Sono certa, (spero di non sbagliare) che così facendo, anche se io morrò, lasciando lì tutti i tuoi lavori (anche musicali) magari anche fra 200 anni, qualcuno potrà scoprire l'enorme patrimonio artistico lasciato da te al mondo. Capito? Capito?!! Forse, a forza di sbattere la testa a destra e a manca, ho imbroccato la strada che ti porterà, come ti ho detto, all'immortalità. Questo volevo!

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Ma non è solo per questo che ti scrivo. E' che (del resto come tutti i giorni) ti scrivo fiumi di lettere, ma l'indomani ho già dimenticato l'argomento. Non so perché, come i sogni si frantumano al mattino, così i ricordi ed i pensieri che ti vorrei comunicare, svaniscono all'improvviso, senza ragione (Forse perché sono troppi!) CIAO

* * * Comunque, ieri, mentre facevo la doccia, pensavo a te e come sempre al piacere dell'acqua che piacevolmente mi bagnava, andavo col pensiero al tuo (purtroppo non esaudito) desiderio di fare una doccia quando eri all'ospedale nei tuoi ultimo 40 giorni. “Mi piacerebbe tanto fare una doccia...” (quella voce, quel volto, tanto dolce, tanto buono e tanto amato, mi trafiggono ancora oggi, perché non solo non ho potuto in quel frangente accontentarti, né mai più, povera Cettina, eri tutto paralizzato… e solo un miracolo avrebbe potuto esaudirti. Ma niente, ahimè, si è avverato. Anche, a volte, quando mi prude da qualche parte e mi gratto, penso sempre, che tu, paralizzato, non potevi farlo... beh, il cuore mi cade, si squarcia sul pavimento, ma vedo uscire tutto il dolore che il giustiziere (non giusto) della tua vita, ti ha procurato. Mah!...

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01-07-07

Cara Cettina, in pieno raptus da overdose di musiche tue, non so più che fare e come comportarmi. Ogni cartella che trovo è piena zeppa di temi, cartelle, cartelline, raccolte, ma che non hanno una logica (forse l'avevano per te per quando le volevi e intendevi ultimarle) ma raccapezzarmi è veramente difficile. Tutte sono bellissime, di tante ricordo i titoli, o la collocazione, ma poi, sono talmente tante, che sono addirittura sconfortata; non so come fare a venirne a capo. Trasognata e sconvolta sempre per i bellissimi temi che mi ricordano spesso qualcosa ma non so cosa. Che farò, come farò, cosa ne potrò fare? Tu stesso ti sentivi smarrito di fronte a tanta abbondanza, sovraccarico di musiche, figurati io! Estasiata sì, ma spaventata. Mi sembra di trovarmi di fronte ad un bellissimo vaso di cristallo che sia andato in mille pezzi e pezzettini e si ritrovano ovunque, dappertutto e nei posti più impensati: ecco, questa è la mia situazione: ovunque mi giri trovo pezzetti. Mah!... A parte questo sfogo di oggi, vita mia, voglio dirti che tutti i giorni nella mia mente ti scrivo delle lunghe lettere, ma poi mi manca il tempo per concretizzarle e l'indomani ho già dimenticato l'argomento di cui ti volevo parlare. Ad esempio l'altro giorno ho mangiato dei fichi grossi, ricordando che tu li amavi tantissimo e mi dicevi che (i fioroni) voi li chiamate “i furlacchie”, erano buoni e mi riempivano la bocca proprio come facevi tu quando me ne parlavi ma in quel momento non li stavi mangiando.

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28-12-07 Caro mio amato, da tantissimo tempo non ti scrivo, anche se nella mia mente lo faccio tutti i giorni; ma oggi ti voglio dire una cosa che ho pensato. Sai, sono stata al teatro Strehler ad assistere al Così fan tutte − di Mozart. Come sempre, quando vado all'opera, il mio cuore si stringe e se ascolto bene sanguina copiosamente. Perché, è vero che non canto più. È vero che cerco di cacciare nel mio io più profondo questa mia grandissima passione per il canto e forse anche il mio talento, in questo senso, ma appunto sentendo cantare a lungo, si dipana in me il mio dolore amaro-amaro che mi fa stare proprio male. Ancora una volta ho pensato che forse ho fatto un errore a non cantare più (e giù dolore!) ma poi ho avuto una schiarita perché se è vero che “forse” c'è stata un'artista in meno, magari anche discreta, ma che sarebbe comunque finita nel calderone dei tanti e bravi cantanti, ma io, con la mia rinuncia in tuo favore, sono diventata unica perché “unica tua moglie”! E ti pare poco? Quindi, niente rimpianti! C'è sempre una cosa che mi disturba però sai: io non posso mai cantare sia opera o canzoni perché poi mi succede sempre qualcosa! Te ne ricordi? Le uniche musiche che posso accennare o cantare senza conseguenze, sono le tue! E' vero, è proprio così. Chissà come mai?! Forse devo essere esclusivamente tua! CIAO CIAO

Una pagina degli anni 50 42


06-10-08 Mio amatissimo, ho appena visto un bel documentario su Puccini e naturalmente vedendolo non ho potuto che pensare a te. Paragonavo le splendide melodie ed i relativi travagli che il grande attraversava nella sua ispirazione. Naturalmente anche lui, come noi, non poteva che dire che la musica senza una melodia è una non musica. Ho faticato per tutta la trasmissione per tener lontana-lontana da me ogni emozione. Tu sai ed io sapevo quali fossero le tue speranze di comporre delle opere qualora tu trovassi il modo di studiare da solo (come sempre) l'armonia, la composizione in particolare. Mio caro, quanti sogni in quella mente sempre in ebollizione, sempre in cerca di cimentarsi in imprese improbe, colossali, più grandi anche di te, completamente solo, col tuo enorme talento ma senza aiuto da chicchessia per poter affrontare qualche punto fermo e qualche appagamento. Quando ascolto musica lirica c'è anche sempre un affiorare nel mio cuore di dolore (mai sopito) di non aver cantato. Lo so che come per il teatro ho deciso di abbandonare tutto per aiutarti, ma ciò non ha mai significato e non significa che (e cerco di evitarlo) se mi soffermo a pensarci un po' più a lungo qualche lacrima cerca sempre di scapparmi e prontamente la respingo. Ma non è per questo che ti scrivo, ma solo perché durante la trasmissione eravamo in simbiosi e da un lato ammiravamo un grande genio e dall'altro pensavamo a quello che anche tu avresti potuto fare. Questo purtroppo lo saprò sempre e solo io, ma tenermi, da sola questo dolore è qualcosa di devastante. Puccini era un cacciatore di idee, di animali e particolarmente di “donne”. Solo in questo tu gli somigliavi perché per te la donna era la 1a cosa (dopo la tua arte) ed era proprio questo che ti dava la spinta per fare sempre nuove melodie. Musiche, parole e scritti, tutto suggerito da suggestioni per le donne. Sempre grande in tutto, anche in questa passione: la spinta per la tua arte, le tue ispirazioni. Amato, quant'eri bravo! La trasmissione è finita ed io che avevo tenuta lontana l'emozione mi sono trovata a piangere quando i tre tenori hanno fatto il finale della romanza: Nessun dorma! Qualcosa di deflagrante in tutti i cuori penso, ma di più nel mio perché ricordavo che, quella stessa, enorme emozione, l'avevamo vissuta insieme. Insieme!

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31-01-09 Carissima Cettina, da tanto tempo non ti scrivo perché come sai (spero) sono stata occupatissima per la realizzazione della tua commedia: LA GABBIA – con la quale hai avuto il Premio FERSEN e che è stata rappresentata il 19 gennaio 2009 appunto al Teatro Della Memoria − Il successo, vita mia, è stato travolgente, proprio come avevo sperato che sarebbe avvenuto. Sei stato ammirato, acclamato, amato e lodato per la tua bravura, originalità e per il tuo umorismo. E' stata proprio una serata appagante per me! Ne sono fiera. Tutto ciò ha comportato per me non ti dico quanto lavoro, quanto impegno e quanti soldi. Da sola, per te, ho affrontato tutto e quel sudore mi è stato asciugato alla grande dal successo. Me lo sono meritato un po' anch'io perché l'impegno è stato enorme, molto più grande di me, ma ce l'ho fatta: per te questo e molto altro! Evviva!!! Certo tu non avevi potuto fare il finale e così, pur di poterla presentare, ho inventato io un modo (per me originale) di finirla ed è (sembra) riuscito bene con grande sorpresa di tutti. Se poi un giorno qualcuno riuscirà a farne uno migliore... Bene caro, congratuliamoci a vicenda per il meritato successo tuo!!!

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01-02-09 C'è una cosa, vita mia, che in questi giorni mi fa rivivere con dolcezza il periodo in cui a casa nostra veniva l'amato uccellino che ti si era posto sulla testa e che da quel giorno (e per quasi due anni) veniva a trovarci, entrava nella mano nostra in casa, beveva dalla goccia del rubinetto e giocava a nascondino dietro un mio dito e tutto questo mentre nelle gambe avevo la mia amata gattina Pucci. Da non crederci, eppure abbiamo le foto. Ebbene, ora, qui nella nostra casa, Giovanni ed io riviviamo la stessa cosa. Abbiamo un angioletto di uccellino che viene sul terrazzo e mangia, mangia tanto. Giovanni gli mette di tutto ma preferisce il panettone. Ogni sua visita è per noi una visione e ci sciogliamo in tenerezza e curiosità per un esserino tanto piccolo e tanto bello. E' meraviglioso avere un amico così e ogni giorno lo aspettiamo e lo amiamo e ci sciogliamo! Tu ne sai qualcosa! Vedi, che bello? Ciao mio--- Tua

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21-09-10 Amato, dopo tantissimo tempo eccomi a scriverti. Ho ed avrei tantissime cose da raccontarti, ma una è importantissima. Ho finito “LA TRAVE” dopo averci sudato sangue, dopo fatiche inumane per unire le scene, dopo aver scelto una versione delle tante di ogni scena (che mi hai lasciato) dopo notti al computer, dopo confusione di fogli, dannazioni del computer che mi ha cancellato tutto il lavoro, per un guasto... ebbene, dopo tutto questo ieri sono riuscita a mettere la parola “fine” a questa meravigliosa commedia. E' un po' difficile ed un po' anche astrusa a volte nello svolgimento, ma non potrei mai sostituirmi a te e togliere eventualmente qualcosa e così l'ho ricopiata come meglio ho saputo fare. E stamattina l'ho spedita al Premio Pirandello a Palermo. Magari non la leggeranno, magari me la respingeranno perché tu non sei vivo, ma io ho esaudito il tuo sogno ed il tuo desiderio di partecipare a questo premio. Vedremo come andranno le cose. Tu, solo tu, puoi fare qualcosa per te e per la buona riuscita dell'esito. Vedi un po'. Ciao, mio caro, amato e speriamo! Un'altra cosa voglio raccontarti: ora, qui c'è un bellissimo gattone nero nel nostro giardino ed ogni volta che passiamo si avvicina e vuole essere accarezzato. Io sto lottando per non affezionarmi troppo perché poi portarcelo in casa ci darebbe problemi, come sai bene; ma il mio Giovanni gli compra sacchettini e sacchettini di cibo e gli fa sempre tante tante feste. E' tutto graffiato perché è giovane ed esuberante questo magnifico Nerone, ma è tanto piacevole vedere quanto anche il mio Gio come te ami gli animali e se è il caso se ne prenda cura. Ah, questi animali, tanto cari e belli, quanto mi piacciono!

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24-4-2012 Caro Enzo mio, oggi ti devo scrivere per forza altrimenti mi scoppia il cuore e il tuo con me. Ti ho fatto fare veramente tanto male, ma l'intenzione mia voleva tutta un'altra cosa. Avevo chiesto alla “Casa della poesia” dove io vado, di poter presentare le tue poesie. Apriti cielo! Il diluvio universale, ho scatenato! Noi questo autore non lo conosciamo e se qualcuno ha letto (chi comanda?) non è per niente contento di quel libro: AGHI NEL TEMPO − dove io ho messo le tue righe. Si sono scatenati tutti quanti a farti le “pulci” ad ogni riga. Sappi, mio caro, che salvo pochi versi, niente di buono hai scritto per quei geni. Non hai seguito metriche non hai centellinato le parole, anzi, hai usato termini desueti, anzi, la tua semplicità li ha disarmati; non conta il concetto o l'emozione che tu hai voluto farci avere, ma è soprattutto ciò che non hai messo a metterti da lor, fuori contesto! Ti hanno criticato con dovizia e penso che con ciò vogliano aiutarti” a crescere (come dicono loro) e non si sono accorti che tu manchi e a interloquire resto solo io. Non ti preoccupare, ti ho difeso e sempre lo farò perché costoro nemmeno se vivessero mille anni potrebbero uguagliare i tuoi bei versi, pieni di fantasia, dolcezza e pena. Grazie sempre tesoro che per conto mio fai fare bella figura a chi ti legge e altrettanto buona a chi ti canta. Ciaooooooooooo

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20-05-2012 Cettina cara, sento assoluto il bisogno di scriverti perché sto piangendo, come sempre faccio quando vedo un'opera lirica. E' sempre un po' di rimpianto per non aver potuto, anch'io cantare le opere in teatro, che come sai, amavo tantissimo fare. Ho rinunciato a tutto per te, tu lo sai benissimo. Ma quello che tu mi hai dato è molto di più di qualsiasi soddisfazione in teatro e ne sono ancora e sempre convinta. (ore 18 dentista) Ma la mia passione repressa esce sempre dopo una rappresentazione lirica. Ricordo che un giorno, dopo molto tempo dalla mia rinuncia, cantai e gorgheggiai e tu mi dicesti: “Non farmi avere troppi rimorsi!” ed io mi zittii di colpo. Ah, mio caro, quale grande onore mi hai fatto dandomi il tuo amore: una grande mente come la tua invaghita di me... è stata una vera favola... ma poi finì... Oggi che ho ascoltato la Turandot, ho pianto come sempre ed ho trovato delle tue parole che calzano benissimo a me, ma soprattutto a te: “C'era negli occhi tuoi la luce degli eroi e per quella ti ho amato”. Ciao, per oggi, vita mia. Domani ritirerò i tuoi resti cremati e ti porterò a casa, nella cantina-museo a te dedicata e poi ti porterò a Vico. Te lo racconterò.

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23-05-12 Mio caro, caro Enzo (Cettina), ieri ho portato a casa la tua cassettina con le tue ceneri. E' di zinco, piccolina e me l'hanno messa in un sacchetto bianco che si stringe in alto e si annoda. Non per molto, ma pensa, Cettina mia, che cosa contiene: te stesso. Puoi immaginare che significato abbia per me. Ti ho messo subito nella cantina dedicata a te che è il tuo museo e ti ho lasciato lì in mezzo al tuo organo, il nostro comò fatto da te, i comodini e tutto ciò che ti è appartenuto. Pensa che c'è stato un momento mentre camminavo al cimitero di Lambrate, con la tua cassetta in mano, tra la mia comprensibile emozione, mi è sembrato addirittura che da quella cassetta uscisse della musica. So benissimo che è stata solo una mia sensazione, ma bella però e ciò mi conferma che ho fatto molto bene a portarti a casa. So che sei giù in cantina e sei tutto solo, ma so anche che questa notte appena trascorsa abbiamo dormito ancora sotto lo stesso tetto. E' magnifico, no? A me fa tanto, tanto piacere. Quando andrò a Vico cercherò il modo di portarti lì e di lasciarti lì per sempre. Tu hai scritto: “ma tornerò, ma tornerò, la gioventù lasciai laggiù...” e io voglio farti tornare. Se il sindaco di Vico mi aiuterà ti farò fare da loro un cippo o qualcosa; se non lo fanno loro ci penserò io e prenderò un posto per farti rimanere in eterno a Vico. Per ora è tutto ciò che ho potuto fare. Oggi pomeriggio mi sono ascoltata un po' di tue canzoni che come sai ho cantato io e sentendo quelle straordinarie melodie mi prende sempre di più il magone perché ho qui un tesoro di musica, che, anche se le canto in qualche modo, non hanno pari nella produzione attuale in Italia. Ma non so che cosa fare. Non trovo sbocchi. Sono in cerca di occasioni, ma è dura, dura. Aiutami CIAO

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8-1-2014 Mio carissimo, oggi piango, piango... ma di gioia. Ho appena saputo da Vico che come da anni richiesto, il 14 febbraio, festa di San Valentino, verrà inaugurata una porcellana recante la tua poesia: Di bacio in bacio si è fatto tardi ecc. ecc. che verrà messa vicino o sulla roccia del Vicolo del Bacio, durante una apposita cerimonia. Capisci, caro mio amato? Sarai eternamente (spero) ricordato per la tua bellissima poesia che più di qualsiasi altra può degnamente stare in quel luogo perché è la più adatta in assoluto. Quindi vichesi e turisti la leggeranno e tu sarai sempre ricordato! Che ne dici? Ho ragione di piangere, ma stavolta di gioia, tanta gioia? Da anni aspettavo questa occasione ed ora sta arrivando. Poi naturalmente ti racconterò il particolare. Ah, ah, che bello! Mamma che bello!

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60+10 (1996-2006)

MILANO, 25-06-06 Lettera al mio amato Enzo che io chiamavo “Cettina”

A volte mi soffermo a pensare a come saresti stato tu invecchiando. Ti disegno delle rughe, dei capelli bianchi ed alcuni anche mancanti. E i tuoi denti, già un po' rovinati dal fumo, forse sostituiti? Sicuramente sempre bello, ma più anziano, con un passo meno ardito ma sicuro, coi tuoi occhi verdi forse già tendenti al grigio, ma sempre con la forza di scrutare tutto ed in particolare l'animo umano. Ti vedo nelle foto sempre più giovane, anche di più di come ti ricordo, ed io che t'ho perduto da dieci anni, continuo ad immaginarti, se tanto cambiato o poco invecchiato. Peccato, non averlo potuto vedere insieme. Pensa, Cettina, credevo che per la grandezza e la potenza del nostro amore nemmeno Dio sarebbe riuscito a dividerci e invece... Ora vedo la tua vita come una strada che via via viene preparata per l'infiorata: è bellissima, piena di petali di fiori, i suoi disegni suggestivi ed ammirati. Vedo poi la strada appassita dove tutto il fulgore sta svanendo e anche il più bel fiore ha perso il suo colore. Tutto è finito nella via dei fiori e così ho visto finire il tuo cammino. C'è una differenza però: ora i tuoi fiori sono in boccio e si aprono sempre più e qualcuno ne sente anche il profumo. C'è qualche sortilegio in arrivo?... Io ci spero. Ciao mio, tua

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Vincenzo di Lalla ha preconizzato il suo destino iniziando a farlo in periodi non sospetti (anni 60-70) e con tragica lungimiranza ha scritto: LA TRAVE – commedia che vede il protagonista, che subissato dai poteri forti ed anche prevaricatori del potente suocero, si richiude in sé stesso e si ritira alla vista di tutti per maturare un'espugnazione di vendetta ed esaltazione delle sue qualità e principalmente della sua onestà. Mi detterà, in proposito, qualcosa all'ospedale, dove spiegherà proprio perché ad un certo punto si è dovuto allontanare dalla vita normale dato che normale non era bensì grande pensatore e filosofo. Nessuno lo comprese in vita, nessuno cercò nemmeno di farlo, tutti erano troppo e sempre presi da loro stessi, dalle loro caste e dai loro privilegi. In tale commedia o meglio dramma, il protagonista Giovanni, quando sente vicino il suo riscatto, dice: “… se non è significativo che io risorga in primavera... Merito, merito questo riscatto!...” – ebbene, Vincenzo è morto a mezzanotte del 21 marzo del 1996 (infatti dateranno il suo decesso al 22) e solo dopo è iniziata la sua stessa rinascita (artistica naturalmente!). Tante coincidenze trovano vita in questo lavoro che Vincenzo non riuscirà a portare a termine (lasciandomi però scritta la sequenza delle scene, seppure di difficile interpretazione per me) e dettandomi altresì il finale, sempre in ospedale (su mio pietoso suggerimento mascherato da lavoro pronto da perfezionare al ritorno dall'ospedale) e forse anche lui aveva capito che era necessario per me avere la fine, ma nessuno dei due lo confessò e tutto passò sotto la normale dettatura che per tutto il tempo del ricovero, il mio amato aveva fatto ogni giorno, anzi, aspettandomi la sera, proprio con un bagaglio di idee da annotare velocemente prima che gli sfuggissero dalla mente, dopo che per tutta la notte le aveva elaborate e che da solo non era più in grado di scrivere.

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(Righe disperate lasciate dal mio poeta deluso dalla sua sorte e che desidero vengano lette).

“Adeguato all'idea del nulla... A scuola dai nostri antenati. Questa è la terra del disincanto assoluto: non si possono prospettare più sogni. Eppure Dio non può metterci nella soggezione eterna della sua grandezza. Riponiamo i sogni dentro di noi: li riapriremo ancora domani e tutto ricomincerà”.

SE UN GALLO CANTA ALL'ALBA DELLA MIA MORTE STAI TRANQUILLO CHE IO NON MI SVEGLIERO'

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INDICE Vincenzo di Lalla Marilena Verri 16-07-06 16-05-06 20-07-06 26-07-06 14-08-06 14-08-06 15-08-06 17-08-06 12-09-06 02-12-06 Dicembre 2006 22-12-06 02-02-07 19-03-07 20-03-07 21-03-07 24-04-07 19-06-07 01-07-07 28-12-07 06-10-08 31-01-09 01-02-09 21-09-10 24-04-2012 20-05-2012 23-05-12 8-1-2014 60+10 (1996-2006) Vincenzo di Lalla

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pag. 4 pag. 5 pag. 6 pag. 16 pag. 17 pag. 18 pag. 18 pag. 20 pag. 23 pag. 26 pag. 28 pag. 30 pag. 31 pag. 32 pag. 32 pag. 33 pag. 34 pag. 36 pag. 37 pag. 38 pag. 40 pag. 42 pag. 43 pag. 44 pag. 45 pag. 46 pag. 47 pag. 48 pag. 49 pag. 50 pag. 51 pag. 52




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