Unione dei Comuni delle Terre di Acaya e Roca Comune di Melendugno Sindaco Ing. Marco Potì Comune di Caprarica di Lecce Sindaco Avv. Paolo Greco
Facilitatori tavoli di urbanistica partecipata Dott. Arch. Roberto De Giorgi Arch. Chiara De Pascalis Arch. Antonella Massafra Arch. Cristina Petrachi
Comune di Castri di Lecce Sindaco Rag. Andrea De Pascali
Comunicazione Dott.ssa Palmina Surdo / Press Office e Public Relations Dott.ssa Marianna Lentini / Social Media Management Dott. Matteo Tondo / Babelsound Agenzia Web
Comune di Vernole Sindaco Ing. Luca De Carlo
Innovatori di comunità
Responsabile Unico del Procedimento Arch. Salvatore Petrachi
Ufficio SISUS Coordinamento / Responsabile Comune di Melendugno Arch. Giulio Ciccarese Arch. Valentina Pontieri Responsabile Comune di Caprarica di Lecce Ing. Francesco Murrone Arch. Maria Carla Lini Ing. Cesare Colazzo Responsabile Comune di Castri di Lecce Arch. Francesco Murrone Arch. Daniela Rollo Responsabile Comune di Vernole Ing. Anna Chiara Ingrosso
Igor Conte, Dott. Beni Culturali Roberto De Donno, Dott. Marketing Manager Paolo De Giovanni, Designer Evelyn De Simone, Dott. Psicologia di comunità Gabriele Fanuli, Paesaggista Ylenia Gallo, Avvocato Vincenzo Guarini, Architetto Carmelo Notaristefano, Ingegnere Silvio Valzani, Comunication Manager Alberto Marzo, Pianificatore
Editing Giulia Marzocchi
Settembre 2017
INDICE 1. IL CALO DEMOGRAFICO E LA SPERANZA ECONOMICA: ANALISI DEL TERRITORIO E SCENARI POSSIBILI
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2. UN PROCESSO PARTECIPATO SPERIMENTALE: COMUNITÀ, ESPERTI E INNOVATORI PER UNA STRATEGIA PARTECIPATA
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3. VERSO UNA STRATEGIA: UN TERRITORIO INTEGRATO, RESILIENTE E SENSIBILE
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4. DIARIO DELLA PARTECIPAZIONE
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LUNEDÌ 21 AGOSTO 2017 Esplorando Melendugno, Borgagne, Roca, San Foca, Sant’Andrea, Torre dell’Orso, Torre Specchia La partecipazione con la comunità di Melendugno, Borgagne, Roca, San Foca, Sant’Andrea, Torre dell’Orso, Torre Specchia
MERCOLEDÌ 23 AGOSTO 2017 Esplorando Acaya, Acquarica, Pisignano, Strudà, Vanze, Vernole La partecipazione con la comunità di Acaya, Acquarica, Pisignano, Strudà, Vanze, Vernole
VENERDÌ 25 AGOSTO 2017 Esplorando Castri di Lecce La partecipazione con la comunità di Castri di Lecce
DOMENICA 27 AGOSTO 2017 Esplorando Caprarica di Lecce La partecipazione con la comunità di Caprarica di Lecce
5. BUONE PRATICHE E BUONE TEORIE: OTTO SEMINARI DI APPROFONDIMENTO SUL TEMA DELLA RIGENERAZIONE
Dott. Carlo Potì _ Strumenti di sviluppo locale: le strategie partecipate
Dott.ssa Francesca Guida _ Processo di rigenerazione: dalla visione alla gestione
Dott. Gabriele Rossi - Il metodo conoscitivo alla base di una rigenerazione urbana
La Macchina Studio _ Tre progetti di rigenerazione urbana
Prof. Paolo Maria Congedo _ Buone pratiche per la cittadinanza attiva!
Arch. Rino Carluccio / Ass. Città Fertile _ La ciclabilità nei contesti urbani ad impianto diffuso
Prof. Massimo Guastella _ La linea della memoria come principio della rigenerazione
Arch. Francesco Nigro, architetto Cristina Petralla, Arch. Rocco De Matteis _ Il progetto possibile
6. TERRE DI ACAYA E ROCA: UN TERRITORIO INTELLIGENTE, SOSTENIBILE E INCLUSIVO
INTELLIGENTE | Analisi, obiettivi ed interventi
SOSTENIBILE | Analisi, obiettivi ed interventi
INCLUSIVO | Analisi, obiettivi ed interventi
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7. L’AGENDA DEL CAMBIAMENTO: UNA ROADMAP DI INTERVENTI PER I PROSSIMI VENTICINQUE ANNI
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8. LA STRATEGIA IMMATERIALE: LA PROMOZIONE DELLE TERRE DI ACAYA E ROCA
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9. APPENDICE. DIFFUSIONE E COMUNICAZIONE
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RIGENERA Terre di Acaya e Roca è il racconto del processo di partecipazione delle comunità di Melendugno, Vernole, Caprarica e Castri di Lecce, messo in atto al fine di condividere una strategia di sviluppo urbano del territorio amministrativo. E’ fondamentale premettere che RIGENERA è la prima vera occasione per i quattro Comuni, già riuniti in Unione dei Comuni, di ragionare una visione unica e condivisa, che non tiene conto di confini meramente amministrativi. Il presente documento, un report delle attività di partecipazione messe in campo dalle Amministrazioni Comunali, sarà allegato alla Strategia Integrata di Sviluppo Urbano Sostenibile che candiderà Melendugno, Vernole, Caprarica e Castri ad Area Urbana ai sensi del bando pubblico per la selezione delle Aree Urbane e per l’individuazione delle Autorità Urbane in attuazione dell’ASSE PRIORITARIO XII “Sviluppo Urbano Sostenibile - SUS” del P.O. FESR- FSE 2014-2020. La natura della SISUS è quella di uno strumento flessibile, in grado di fornire una serie di indicazioni e porre dei margini di azione, senza mai entrare nella scala del dettaglio, ragionando su una visione integrata a venticinque anni di sviluppo sostenibile del territorio. In definitiva la SISUS non sostituisce gli strumenti di pianificazione esistenti ma, piuttosto, aggiunge nuovo valore definendo una serie di obiettivi che vengono sviluppati sulla base di processi di pianificazione virtuosi, come la partecipazione attiva della popolazione e la flessibilità della programmazione di interventi materiali e immateriali.
la partecipazione dei cittadini alle decisioni della pianificazione - seppur opportunamente filtrata - non sia uno strumento sufficiente a garantire una progettazione attenta alle esigenze e capace di colmare le urgenze. É infatti necessario associare un processo di ‘osservazione gentile’ delle pratiche d’uso dello spazio in atto in uno specifico luogo. Per tale ragione, come staff tecnico incaricato, si è tentato di creare le condizioni per dotarsi di un punto di osservazione ampio, attento e scrupoloso di tutte le dinamiche, in particolare quelle spontanee, che una comunità mette in atto con il fine di “fare città”. Questa pratica, apparentemente semplice, ci mette davanti alla necessità di capire un luogo sotto diversi punti di vista, come la conformazione geo-climatica, la situazione politico-economica o i processi storici ed ambientali. Da essa deriva quindi una diversa impostazione metodologica attraverso la quale si è cercato di interpretare l’intero territorio intercomunale, contestualizzandolo all’interno di dinamiche urbane che caratterizzano la provincia italiana e i modi dell’abitare ai quali questa è oggi associata. Questa la ragione alla base del processo sperimentale messo in campo con RIGENERA: cittadini, tecnici, esperti e “innovatori di comunità” che ragionano insieme sulla lettura di un territorio e tentano di tracciarne una scrittura del prossimo futuro.
Negli ultimi anni la rigenerazione si è spesso tradotta in una semplice riqualificazione a macchia di leopardo di tracciati viari e piazze, che seppur necessari e utili ad un processo di riappropriazione di alcuni brani di città, è apparsa scissa dalla complessità intrinseca nel tema di rigenerazione, che riguarda aspetti sociali, economici ed ambientali oltre che urbani. Oggi, invece, per rigenerazione urbana non si intende una serie precisa e determinata di azioni finalizzate alla trasformazione di uno spazio, ma piuttosto una serie di obiettivi e strategie da perseguire per attuare una visione di sviluppo per il futuro di una comunità, sulla base di processi di ascolto e osservazione critica.
RIGENERA è stata un’occasione importante per imparare a guardare a questo territorio attraverso uno sguardo più complesso, in un certo senso più profondo. L’intenzione alla base di questo processo non si limita ad individuare una strategia integrata, ma tenta di capire quali possano essere gli interventi capaci di innescare la medesima. Quali siano quelle “spore” da insediare nel territorio capaci, in potenza, di far germogliare l’intera strategia. E’ stata soprattutto un’occasione per conoscere e conoscersi, tra cittadini di paesi diversi che condividono luoghi, mestieri, esperienze, memorie, linguaggi, problematiche e potenzialità che il processo messo in campo ha tentato di mettere a sistema. Il tentativo potrà essere limato e migliorato anno per anno, proseguendo questa attività di confronto e ragionamento collettivo, al fine di accrescere il senso di Comunità, migliorare i luoghi dell’abitare, potenziare le reti fisiche e immateriali ed innescare processi virtuosi di inclusione ed accoglienza.
Le esperienze prodotte negli ultimi dieci anni nel campo della progettazione partecipata hanno dimostrato come, per quanto importante e fondamentale,
Arch. Giulio Ciccarese | Coordinatore Ufficio SISUS
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1. IL CALO DEMOGRAFICO E LA SPERANZA ECONOMICA: ANALISI DEL TERRITORIO E SCENARI POSSIBILI
Fig. 1: Movimento naturale della popolazione nella Provincia di Lecce (dati ISTAT)
Fig. 2: Permanenza media nelle provinece pugliesi (2013, in giorni)
Fig. 3: Permanenze turistiche per comune pugliese (2013)
In occasione della giornata inaugurale di RIGENERA Terre di Acaya e Roca, le sale del Castello di Acaya hanno ospitato la conferenza di apertura del Professor Stefano De Rubertis, Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Economia dell’Università del Salento, su alcuni aspetti fondamentali del fenomeno turistico che ha caratterizzato la Puglia negli ultimi anni e sulle sue ricadute sul tessuto economico locale. Per analizzare tali ricadute, un primo passo è quello di comprendere quali tipologie di turismo stanno interessando maggiormente la regione. Dai dati presentati, emerge come i flussi che investono le principali mete turistiche siano in gran parte a permanenza medio-lunga, ovvero superano i tre giorni di soggiorno. Allo stesso modo emerge come si tratti di un turismo in larga parte stagionale e che interessa, salvo alcune eccellenze, quasi esclusivamente la costa. Tali caratteristiche per De Rubertis incidono pesantemente sul livello qualitativo dell’offerta turistica e, di conseguenza, condizionano lo sviluppo economico locale: “Una migliore distribuzione mensile delle presenze non solo consentirebbe di migliorare l’utilizzo (bassissimo nei mesi non estivi) delle strutture esistenti e quindi la redditività delle imprese turistiche, ma permetterebbe anche di stabilizzare la domanda di prodotti locali e di ridurre la necessità di approvvigionamenti extra-regionali nei periodi di massima affluenza. In presenza di una domanda fluttuante, gli stimoli alla crescita sono più blandi, l’occupazione è più instabile e la qualità dell’offerta tende a essere inferiore.” La necessità di ripensare l’offerta turistica assume un carattere di assoluta urgenza se confrontata con i dati demografici dei paesi analizzati. Nell’Unione dei Comuni, infatti, il calo delle nascite e il conseguente invecchiamento della popolazione risultano processi ormai consolidati e inesorabili. Allo stesso modo la presenza delle fasce più giovani di popolazione risulta sempre meno significativa. Questi aspetti sono legati indissolubilmente al mercato del lavoro locale che, se orientato diversamente, potrebbe garantire un’offerta stabile e invertire questo trend. “Produrre grandi quantità per pochi mesi all’anno riduce la convenienza a utilizzare manodopera specializzata, a realizzare investimenti significativi in strutture, infrastrutture e progetti di cooperazione. La precarietà e la debole professionalizzazione si riflette su tutta la filiera: le fluttuazioni della domanda indotta portano i fornitori locali ad affrontare i picchi ricorrendo, anch’essi, a lavoratori stagionali e a semilavorati e prodotti finiti non locali.”
Alla luce di queste condizioni di partenza, De Rubertis ha delineato quelli che ritiene essere alcuni dei principali obiettivi che il processo di rigenerazione urbana si dovrebbe prefiggere. In primo luogo la necessità di stabilizzare la domanda e gli investimenti, incrementando la spesa turistica e migliorando le condizioni di accessibilità e mobilità interna. Allo stesso modo, per destagionalizzare il turismo e coinvolgere le aree più interne nei processi di sviluppo, ampliare la rosa di possibilità, che oggi sono legate quasi esclusivamente al turismo balneare, lavorando sull’organizzazione dell’offerta culturale e artigianale, occupandosi principalmente della connessione tra gli attori, sulle reti e le filiere da innescare o potenziare. Perché questo processo coinvolga l’intera comunità, inoltre è necessario che la valorizzazione degli spazi pubblici ne diventi parte integrante. La riqualificazione degli spazi dell’incontro è infatti strumento di garanzia affinché il processo di sviluppo sia utile innanzitutto per la comunità, e non da essa subito passivamente. Infine, l’esigenza di una razionalizzazione del settore turistico, partendo dal tema della formazione (ad ogni livello, compreso quello manageriale), dell’innovazione e di tutto ciò che riguarda l’organizzazione di reti e attrattori. È necessario invertire la tendenza che ha visto sino ad oggi il Salento scommettere esclusivamente sulla risorsa mare e su alcuni poli d’attrazione, oggi in gran parte saturi e depauperati. Occorre invece valorizzare il capitale territoriale diffuso, innescando un processo di auto-riconoscimento delle comunità e condivisione di un percorso. Un processo che sia in grado di produrre esternalità positive, coinvolgendo il più alto numero di attori, pubblici e privati, possibilmente locali. “Si conferma l’importanza di una ricettività basata su strutture agili e convertibili, a medio-bassa capitalizzazione, più orientate verso un turismo di esperienza e cultura, particolarmente adatte a valorizzare le specificità locali. Tutto ciò può avere effetti decisivi, oltre che sulle politiche di destagionalizzazione, di decongestionamento del litorale e di salvaguardia ambientale, anche sulla distribuzione della ricchezza prodotta dal turismo.” Un’ultima considerazione riguarda l’importanza della partecipazione nei percorsi di rigenerazione urbana, il cui successo è misurabile, secondo De Rubertis, non tanto nella realizzazione di grandi progetti, quanto nella misura in cui si è riusciti a produrre nella cittadinanza “almeno un minimo cambiamento nei comportamenti”.
IL CALO DEMOGRAFICO E LA SPERANZA ECONOMICA: ANALISI DEL TERRITORIO E SCENARI POSSIBILI
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2. UN PROCESSO PARTECIPATO SPERIMENTALE: COMUNITÀ, ESPERTI E INNOVATORI PER LA SCRITTURA DI UNA STRATEGIA PARTECIPATA
La scelta di scrivere una strategia condivisa e ragionata in modo orizzontale con la cittadinanza ha l’ambizione di fare sintesi tra le istanze della popolazione, delle amministrazioni locali e degli stakeholder e di annullare la distanza con i pianificatori che spesso si è tradotta in una lettura parziale e poco feconda delle dinamiche territoriali. Si è inoltre tentato di superare la discrepanza tra una visione locale ed autoreferenziale di sviluppo del territorio ed un’istanza di azione globale ed aggiornata, al fine di dare maggiore respiro e forza alla visione di questo territorio da qui a venticinque anni. Per tale ragione si è immaginato un processo sperimentale che ha previsto la formazione di un working group etxtraterritoriale e multidisciplinare, individuato mediante una Call nazionale, che è stato coinvolto nel processo di coprogettazione con i cittadini di Melendugno, Vernole, Castri e Caprarica. A tale gruppo di lavoro è stato assegnato il ruolo di “Innovatori di Comunità”, ovvero soggetti impegnati ed aggiornati sui temi della progettazione, dello sviluppo locale, delle periferie urbane, dell’innovazione. A partecipare alla call sono stati venti professionisti e ne sono stati individuati dieci, di professione e di età diversa: una psicologa esperta in sociologia di comunità, un ingegnere esperto di recupero e gestione delle acque, un esperto di comunicazione con la passione per la fotografia, un avvocato che opera attivamente in ambito di rigenerazione comunitaria, un paesaggista con la passione per l’agronomia, un esperto di marketing territoriale capace di leggere e raccontare il paese, un giovane pianificatore appassionato di aree interne, un architetto esperto di processi di progettazione collettiva, un designer esperto di gestione di aree naturali, un laureato dell’Accademia di Belle Arti esperto di turismo locale.. un gruppo variegato e multidisciplinare chiamato a dare il proprio contributo alla lettura del territorio e scrittura della strategia. I più recenti indirizzi di ricerca sociale, infatti, sottolineano l’importanza di integrare le informazioni provenienti da dati oggettivi con quelle raccolte dall’incontro con le persone, attraverso interviste o scambi dialogici di altro tipo. In un progetto che si propone di sviluppare, in modo partecipato, una strategia a venticinque anni per la rigenerazione delle
Terre di Acaya e Roca, tale integrazione di dati oggettivi e dati qualitativi risultava assolutamente imprescindibile per dare un significato a ciò che si intuiva dai dati e conferire il giusto peso alla componente umana che la statistica rischia di lasciare silente. Abbiamo voluto che fossero le persone che solitamente abitano quei luoghi a raccontarli agli Innovatori di comunità che ci hanno affiancato per dieci giorni. Piuttosto che fornir loro il fascicolo di analisi oggettiva dei comuni e dei loro territori, effettuata precedentemente dai tecnici incaricati, si è deciso di far immergere gli innovatori sul territorio. Sono stati individuati quattro informatori chiave, uno per ogni comune, ai quali è stata affidata la guida delle passeggiate esplorative e narrative, ovvero camminate a piedi lungo il territorio, durante le quali, le informazioni provenienti da tutti i sensi venivano integrate con ciò che gli informatori chiave raccontavano: ascoltando il rumore del mare dalla torre di Torre Specchia, è stata descritta l’azione erosiva del mare e del vento su quel tratto costiero; immergendosi nell’odore della macchia mediterranea della Riserva naturale Le Cesine, è stato raccontato il processo di bonifica degli anni ‘30 che ha poi portato all’impianto di alberi non caratteristici della zona; degustando l’olio di un’azienda agricola, si è discusso della del problema Xylella che ha infestato gli ulivi della zona e così via – informazioni, percezioni, racconti – in un processo in cui l’incontro tra la comunità e gli innovatori, fa sì che gli innovatori possano conoscere la comunità e la comunità, grazie alla presenza di questi occhi esterni, possa impegnarsi in un processo di autoriflessività che non è che il primo gradino per costruire comunità o, per usare l’espressione presa in prestito ai colleghi statunitensi, community building. Oltre agli innovatori, i cittadini hanno potuto ascoltare buone teorie e buone pratiche raccontate da dieci mentori di rigenerazioni, di cui si parlerà dettagliatamente più avanti, esperti di mobilità sostenibile, risparmio energetico, processi di rigenerazione culturale, governance territoriale, rigenerazione urbana ed ambientale. I dieci consiglieri saggi, docenti universitari e professionisti di chiara fama provenienti da tutta Italia, hanno potuto lavorare al fianco dello staff tecnico e degli innovatori, fornendo un contributo fondamentale alla strategia.
UN PROCESSO PARTECIPATO SPERIMENTALE: COMUNITÀ, ESPERTI E INNOVATORI PER LA SCRITTURA DI UNA STRATEGIA COLLETTIVA
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3. VERSO UNA STRATEGIA: UN TERRITORIO INTEGRATO, RESILIENTE E SENSIBILE
Fig. 1: Serra di Caprarica di Lecce
Dal processo messo in campo con straordinaria voglia di sperimentazione e condivisione da parte delle amministrazioni di Melendugno, Caprarica, Castri e Vernole, come si vedrà, sono emerse identità e sfaccettature dei comuni riuniti nell’Unione delle Terre di Acaya e Roca, che sono tutte, in diverse misure, legate alla storia passata e recente, che nonostante un’espansione, per certi versi, incontrollata sembra avere conservato, nonostante le veloci trasformazioni urbane e culturali dell’era globale, la connotazione intrinseca del sistema di borghi rurali e costieri. Le problematiche emerse di carattere economico e amministrativo, tipiche e generalizzate su tutte le aree interne del territorio nazionale, trovano rivincita nel carattere immanente della tessuto culturale e sociale oltre che nella immane bellezza antropica e naturale del territorio oggetto di indagine.
Fig. 2: Artigianato locale
Fig. 3: Il patrimonio architettonico in disuso
Dal confronto con la cittadinanza ne viene fuori una strategia complessa che mira ad esser strutturata su azioni interconnesse volte a determinare un miglioramento duraturo nelle condizioni ambientali, climatiche, sociali ed economiche dell’area urbana ed ha lo scopo di creare una risposta coerente e integrata ai problemi di Melendugno, Caprarica, Castri e Vernole. Emerge la volontà delle comunità di configurarsi come un sistema di bellezza e qualità, capace di fondare la propria rigenerazione su questi medesimi sostantivi e di proseguire e palesare una narrazione reale in risposta a tre importanti sfide che il territorio ha davanti a sé: Sfida climatico-ambientale, come affrontare le minacce dei cambiamenti climatici sull’ambiente naturale, sulla biodiversità e sulle condizioni di vita dei residenti e come gestire la disponibilità limitata di risorse; Sfida economico-sociale, come affrontare i cambiamenti demografici e le tendenze sociali emergenti, quali disoccupazione, nuove forme di povertà ed esclusione sociale, immigrazione e come proteggere ed incrementare le economie del territorio; Sfida paesaggistico-edilizia, quindi come tutelare e valorizzare il paesaggio agricolo e costiero esistente e come recuperare, salvaguardare e riconnettere il tessuto edilizio e patrimoniale al fine di innescare processi di rigenerazione urbana e naturalistica.
VERSO UNA STRATEGIA: UN TERRITORIO INTEGRATO, RESILIENTE E SENSIBILE
La visione scaturita dalla partecipazione capace di fornire una risposta esauriente a queste sfide, può essere riassunta nell’immagine delle Terre di Acaya e Roca come Territorio Integrato, Resiliente e Sensibile. Integrato perché capace di tenere insieme le storie delle comunità con le caratteristiche dei luoghi, l’unicità delle tradizioni, la conoscenza che deriva dalle esperienze dei nostri anziani che si compenetra alle competenze delle nuove generazioni, la spontaneità delle connessioni umane, la bellezza dei percorsi e degli orizzonti. Un territorio visto come un sistema locale-globale capace di trovare al proprio interno la capacità di crescere socialmente, economicamente e politicamente. Un unicum che unito negli intenti, possa colmare vicendevoli lacune e condividere potenzialità, facendo rete tra le risorse materiali e immateriali. Il termine resiliente è qui inteso in tutte le sue sfaccettature: quelle negative, legate allo stato del vivere la città nella contemporaneità che obbliga l’individuo ad uno stato di precarietà e di incertezza, ma soprattutto quelle positive, intese come una serie di pratiche non convenzionali che hanno prodotto una complessa varietà di situazioni urbane e relazionali che si interfacciano, dando vita ad un grande potenziale latente capace di resistere alle trasformazioni sociali ed economiche dei nostri tempi. Si tratta del potenziale che risiede nella diversità e unicità di questo territorio che trova nel sistema degli spazi e degli edifici pubblici un fondamentale strumento relazionale e nelle reti umane, professionali ed educative il substrato su cui fondare la rigenerazione. L’aggettivo sensibile evidenzia un approccio che appartiene alle comunità in questione, generato da una profonda vicinanza e da un innato attaccamento al territorio, alla bellezza intrinseca del paesaggio agricolo, della costa, dell’entroterra dei borghi, dei pianori gravidi e delle serre aride. Una sensibilità che si spinge alla ricerca, forse ad oggi affannata e non “governata”, di un vivere sostenibile, fatto di spostamenti in bici, di passeggiate, di edifici ad alta efficienza energetica e votato alla riduzione degli sprechi. Una comunità sensibile perché inclusiva e attenta alle esigenze dei cittadini e dei viaggiatori, di ogni genere, provenienza, generazione, condizione fisica, sociale, politica ed economica.
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4. DIARIO DELLA PARTECIPAZIONE 21 AGOSTO | MELENDUGNO, BORGAGNE, ROCA, SAN FOCA, SANT’ANDREA, TORRE DELL’ORSO, TORRE SPECCHIA
DATA 21 Agosto 2017 LUOGHI Melendugno, Borgagne, Roca, San Foca, Sant’Andrea, Torre dell’Orso, Torre Specchia FACILITATORI Arch. Giulio Ciccarese Arch. Cristina Petrachi MENTORI Dott. Carlo Potì Dott.ssa Francesca Guida
ESPLORANDO MELENDUGNO, BORGAGNE E MARINE L’avvio dei lavori di esplorazione e conoscenza del territorio delle Terre di Acaya e Roca è avvenuto a Borgagne nella piccola ma accogliente piazza del paese. L’Ufficio SISUS e gli Innovatori di Comunità guidati dall’Arch. Giulio Ciccarese, nel ruolo di informatore per Melendugno, Borgagne e Marine, ha scoperto le bellezze storico-architettoniche del centro e i luoghi che potrebbero essere interessati alla rigenerazione. La giornata è cominciata così tra un caffè e un briefing all’ombra della cassa armonica pronta per la festa patronale dei Sant’Antonio. Durante la giornata il gruppo ha avuto modo di conoscere un po’ di cittadini incuriositi dalle estranee presenze. Un incontro particolare con la Dott.ssa Palmina Surdo, brillante professionista ed associata di ‘Ngracalati, una delle più interessanti realtà associative del territorio che si occupa, tra le altre attività, dell’organizzazione di “Borgo in festa”, un evento di quattro giorni di promozione del territorio e dei suoi prodotti e della promozione del progetto “Orto organico” nel quale alcuni terreni agricoli privati inutilizzati sono messi a disposizione dell’uso comune: una decina di famiglie sponsorizza la coltivazione dell’orto per ottenerne i prodotti e alcuni volontari dell’associazione si occupano della coltivazione. La visita è proseguita per il territorio costiero di Melendugno, risalendo verso Nord da Torre Sant’Andrea con i meravigliosi faraglioni, Torre dell’Orso dove non è mancato un assaggio di pasticciotti, Roca Vecchia con la straordinaria Area Archeologica, San Foca ed il porto turistico, e Torre Specchia Ruggieri, dove l’Arch. Franco Murrone ha riportato le nozioni storiche sull’importanza delle torri costiere a difesa del territorio. Nella tarda mattinata poi l’incontro con il Sindaco Marco Potì e l’Assessore Giancarlo Galati, che hanno dato il benvenuto al gruppo ospite e l’avvio istituzionale ai lavori. Il sindaco ha spiegato l’intento di questo progetto intrapreso dai quattro comuni dell’Unione ed il desiderio di immaginare una strategia per i prossimi venticinque anni delle Terre di Acaya e Roca
DIARIO DELLA PARTECIPAZIONE
a prescindere dall’esistenza di un bando pubblico della Regione Puglia, e di volerlo fare con i cittadini, le associazioni, i portatori di interesse, gli esperti e gli innovatori di comunità. Nel corso della giornata sono emerse inoltre diverse proposte di metodo che, nonostante all’apparenza conflittuali, sono risultate importanti da conciliare per stilare una strategia di sviluppo a lungo termine: una prospettiva che guarda alla soluzione delle difficoltà interne ed imminenti del territorio ed una che pensa allo sviluppo futuro ed esterno allo stesso. I contributi da parte dei tecnici che operano nei territori interessati rilevano difficoltà legate a carenze di servizi basilari e strutturali per poter immaginare una crescita. La visita al territorio costiero in piena stagione estiva ha reso inevitabile la discussione sull’economia turistica: viene rilevata la necessità di stimolare le attività produttive sulle marine ad essere aperte già dalla tarda primavera fino all’autunno inoltrato, in modo da rendere possibile e maggiormente sostenibile l’implementazione dei servizi su tutto il territorio. Altre difficoltà segnalate sono legate alla comunicazione e promozione delle risorse e alla carenza di spazi aggregativi, così come emerge chiaramente l’esigenza di differenziare ed ampliare l’offerta turistica quasi ad appannaggio esclusivo della balneazione, puntando sul turismo esperienziale, enogastronomico e culturale. Emerge la necessità di lavorare sulle reti di professionisti, produttori di beni e servizi, sensibilizzandoli ad un approccio collettivo al problema della differenziazione dell’offerta. Viene segnalata, soprattutto dagli innovatori facilitati dall’essere osservatori esterni del territorio, la necessità di stimolare le comunità a prendere coscienza delle proprie specificità e risorse che potrebbero rivelarsi attrattori per l’esterno sia in termini turistici sia in termini di investimento. Ragionare sul branding territoriale consentirebbe, ad esempio, di stimolare uno sviluppo più ampio e a lungo termine. Si propone, dunque, di comprendere lo stato attuale dell’economia del territorio, individuare referenti esterni e promuovere il territorio e i suoi prodotti all’esterno, dopo averlo reso fruibile e vivibile.
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LA PARTECIPAZIONE CON LA COMUNITÀ MELENDUGNO, BORGAGNE E MARINE
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Nel pomeriggio è avvenuto il primo incontro di urbanistica partecipata con la comunità presso la sala Consiliare di Piazza Castello d’Amely. A prendere parte ai lavori 142 cittadini, molti in rappresentanza di Associazioni, Cooperative e gruppi di interesse provenienti da Melendugno, Borgagne e Marine. La seduta si è aperta con due interventi dei mentori invitati, il Dott. Carlo Potì e la Dott.ssa Francesca Guida, uno di natura teorica sul tema della necessità di una visione nel buon governo dei un territorio, l’altro di natura pratica condito di esempi vincenti di rigenerazione di ambiti e spazi urbani frutto della collaborazione pubblico-privato. (vedi focus: Buone Teorie / Buone Pratiche). Fig. 1: Castello d’Amely a Melendugno
“Rendiamo ogni spazio pubblico accessibile ed inclusivo”
Fig. 2: OST Melendugno
Partendo dalla domanda “Come immagini Melendugno, Borgagne e Marine tra venticinque anni?” si è aperto l’OST che ha visto grande partecipazione di pubblico e profondità di contenuti. Sono emerse le principali problematiche di natura ambientale, urbana, economica e sociale del territorio ma anche i punti di forza su cui immaginare un futuro fecondo e sostenibile per questo territorio. Numerosi gli interventi da parte dei cittadini, che hanno rivolto il loro interesse ai centri storici, alla viabilità ciclabile ed al potenziamento dei trasporti verso la costa, al recupero delle periferie, alla valorizzazione dell’area archeologica di Roca e delle emergenze naturali ed architettoniche del territorio, alla valorizzazione della produzione agricola e gastronomica del territorio, al recupero degli spazi pubblici della periferia. In dettaglio si è parlato dell’esigenza di proseguire i lavori di riqualificazione dei tracciati viari iniziati con il precedente finanziamento di rigenerazione urbana, proseguendo l’intervento melendugnese da via Diaz verso piazza Castello d’Amely, anche nell’ottica dell’acquisto e recupero dello stesso e del suo giardino retrostante con l’obiettivo di incentivare il recupero del centro storico. Un intervento simile è stato pensato per l’asse di Via Roca, connettendo la Chiesa dei Santi Medici con Piazza Pertini con una sistema continuo libero da barriere architettoniche.
Fig. 3: OST Melendugno
Anche per Borgagne sono emerse esigenze di recupero del Palazzo Petraroli e del completamento dell’intervento di riqualificazione degli antichi tracciati viari del centro storico. Un’altra possibilità emersa per Borgagne, su proposta di Antonio Pellegrino, presidente dell’Associazione ‘Ngracalati, riguarda il recupero del così detto “Palestrone” o dell’individuazione di una struttura più idonea, dove poter istituire una scuola di alta formazione sul tema dell’agricoltura organica, al fine di dare
DIARIO DELLA PARTECIPAZIONE
continuità al lavoro importante svolto dalla comunità di Borgagne. Nella stessa visione potrebbe rientrare la conversione del campo sportivo, dismesso da dieci anni, in orto sperimentale da legare all’attività formativa. Il sindaco Potì propone la conversione di una porzione della scuola media in scuola di alta formazione, edificio già in corso di riqualificazione. Particolare attenzione all’uso del colore e dei corretti elementi architettonici nei centri storici (Arch. Romano e Arch. Murrone), spesso caratterizzati da l’uso improprio di colorazioni, rivestimenti o orpelli non in linea con il carattere storico di Melendugno e Borgagne. La ciclabilità come sistema di connessione alternativo emerge dagli interventi dell’Ing. Fabrizio Candido e dall’Associazione Circolo Cittadino rappresentata dal Dott. Massimo Leo, che mette a disposizione uno studio di fattibilità di mobilità per la connessione ciclabile di Melendugno e Borgagne alla costa. L’Associazione Tramontana, rappresentata da Dora Elia, propone una serie di microinterventi di ramaglio degli spazi pubblici con particolare attenzione alle piazze della periferia. Molto apprezzato l’intervento sul tema dell’accessibilità e del parco giochi inclusivo proposto dalla consigliera Avv. Sara Candido e supportato da Danilo Mi, attivissimo per la tutela dei diritti dei diversamente abili. Il tema dell’accoglienza e dell’inclusione sociale per le fasce deboli di popolazione, è stato centrale: l’assenza di una casa di riposo per anziani, di centri diurni dove immaginare spazi di contaminazione intergenerazionale, luoghi per la formazione degli antichi mestieri e saperi, spazi e parchi inclusivi adatti a tutti i bambini anche con diversa abilità motoria. Mario Meo, presidente dell’Associazione Auser “Terre di Acaya e Roca” evidenzia l’opportunità di ampliare l’offerta turistica alla terza età, qualora si superassero le problematiche legate all’accessibilità e all’accoglienza. Pantaleo Candido dell’Associazione Pro Loco Melendugno sottolinea l’importanza del recupero di luoghi simbolo per la memoria del territorio come la Torre Colombaia. Uno dei temi più interessanti ha riguardato l’esigenza di un mercato capace di valorizzare la qualità dei prodotti locali e della cucina. Un luogo simile a tanti esistenti e crescenti in Europa, dove poter acquistare i prodotti a chilometro zero, e sedersi a consumare il prodotto trasformato con i metodi della cucina tradizionale, al fine di valorizzare la produzione del territorio e diversificare l’offerta turistica con proposte sensoriali ed esperienziali. Altri interventi riguardano la valorizzazione dei centri costieri, già interessati da un intervento di circa 5 milioni di euro, con particolare riferimento al centro storico di San Foca, come proposto dall’Arch. Antonio Cioffi.
APPROFONDIMENTI www.rigeneracayaroca.it/melendugno-2042/ Per maggiori informazioni visita il sito attivato al fine di stimolare ed informare la comunità degli eventi di progettazione partecipata.
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23 AGOSTO | ACAYA, ACQUARICA, PISIGNANO, STRUDÀ, VANZE, VERNOLE
DATA 23 Agosto 2017 LUOGHI Acaya, Acquarica, Pisignano, Strudà, Vanze e Vernole FACILITATORI Ing. Anna Chiara Ingrosso Arch. Antonella Massafra MENTORI Prof. Gabriele Rossi La Macchina Studio (Arch. Gianni Puri, Arch. Enrica Siracusa) Prof. Massimo Guastella
ESPLORANDO ACAYA, ACQUARICA, PISIGNANO, STRUDÀ, VANZE, VERNOLE Per la seconda immersione nel territorio il gruppo degli Innovatori di Comunità e dell’Ufficio SISUS si è trovato ancora una volta ai piedi della Torre Specchia Ruggeri, per proseguire verso nord e esplorare il territorio costiero del Comune di Vernole, guidati dall’ Ing. Anna Chiara Ingrosso. Nel proseguire il ragionamento già emerso nella precedente esplorazione sull’importanza strategica delle Torri Costiere per la valorizzazione del paesaggio marittimo di questo territorio, si è discusso della volontà del comune di Vernole di inserire la Torre all’interno di un più ampio progetto di recupero del waterfront, proponendo la realizzazione di un percorso attrezzato per la mobilità dolce che possa arrivare sino alla riserva naturale Le Cesine. Proprio verso la riserva si è poi diretto il gruppo di esploratori, per poter osservare da vicino uno dei più importanti patrimoni naturalistici dell’intera regione. Qui, grazie all’esperienza diretta di Paolo De Giovanni, uno degli innovatori di comunità membro della cooperativa locale che gestisce la riserva per il WWF, il gruppo ha potuto conoscere la storia dell’oasi, dalla bonifica avvenuta negli anni ’30 sino al riconoscimento come riserva negli anni 80, con conseguente chiusura al traffico del tratto di litoranea che la attraversava. Si è parlato molto di questo asse, ad oggi usato principalmente per attività podistiche, e della sua centralità in un eventuale progetto di ripensamento dell’accessibilità al parco, in quanto unico percorso di collegamento tra due sentieri, la Strada del Pesce e il sentiero di Ponte di Carlo, che conducono entrambi alla spiaggia. Sul tema dell’accessibilità il dibattito, anche tra gli innovatori, è acceso, sebbene tutti concordino sulla necessità di mettere a sistema spiagge ed ex-litoranea, di competenza del Comune, e riserva naturale, di competenza del WWF, venendo così incontro alle esigenze della comunità e incentivando allo stesso tempo un tipo di turismo green, che non entri in contrasto con la natura e le necessità del sito. L’esplorazione è poi proseguita verso l’interno, nella frazione di Vanze, antico avamposto contro le piraterie turche, vocazione testimoniata ancora oggi dalle tante case-torre in cui non è difficile imbattersi, che avevano funzione di avvistamento. La sosta nei pressi della Porta Nuova, situata all’ingresso est del paese,
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offre l’occasione di riflettere su diversi temi. La porta, infatti, è costeggiata da un muretto a secco, elemento tipico della campagna salentina, di cui l’Arch. Francesco Murrone ha potuto illustrare le tante differenti funzioni, ormai sconosciute ai più. Alle sue spalle si trova un piccolo parco giochi, in condizione di menutenzione sufficiente, e proprio da questo spunto è scaturita una lunga riflessione sul tema della gestione degli spazi pubblici, e sul loro eventuale ripensamento data la vastità dell’area comunale di interesse. La discussione sul ripensamento degli spazi pubblici è poi ripresa anche durante la visita di Strudà, prima frazione del comune di Vernole per numero di abitanti, di fronte alla villa comunale che si presenta oggi come un gran contenitore vuoto, privo di quegli spazi per l’aggregazione giovanile tanto necessari in questo territorio. In periferia, nella zona degli ulivi secolari, il gruppo ha avuto modo per la prima volta di confrontarsi da vicino con il dramma della Xylella, batterio che da alcuni anni sta infestando le piantagioni di ulivi di tutto il Salento, danneggiandole irreparabilmente. Gli interrogativi che questa emergenza impone sul futuro della coltura di ulivi nel Salento sono uno degli argomenti che più di tutti ha interessato e coinvolto tutti i partecipanti al processo di rigenerazione. Nella frazione di Pisignano, poi, le emergenze architettoniche di pregio sono tornate ad essere spunto di riflessione. Qui infatti, al centro del paese, si staglia il Palazzo Severino de’ Conti Romano, eretto nel 1700 e gemello del Palazzo ducale di Castrì. Furono, infatti, utilizzate le stesse maestranze, una delle tante similitudini che dimostrano la vocazione unitaria di questo territorio. Il palazzo è oggi sede di alcune associazioni, come ad esempio l’associazione scacchistica, motivo ulteriore per considerarlo elemento cruciale nel processo di rigenerazione. Ma le architetture di pregio del territorio sono molteplici e differenti, come dimostra l’antico menhir dell’età del Bronzo, situato nei pressi della cappella Mater Domini. Radunati di fronte al menhir, a pochi passi dal recente parco eolico, ultima tappa dell’esplorazione prima di dirigersi alla volta di Vernole per l’OST pomeridiano, gli esploratori hanno avuto modo di parlare di energie rinnovabili, grande risorsa spesso sprecata, e di interrogarsi sul difficile rapporto tra preesistenze eccellenti e nuovi elementi del paesaggio contemporaneo.
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LA PARTECIPAZIONE CON LA COMUNITÀ DI ACAYA, ACQUARICA, PISIGNANO, STRUDÀ, VANZE E VERNOLE La Casa del Turista di Vernole ha ospitato l’incontro con le comunità locali, rappresentate da semplici cittadini ed esponenti di associazioni e istituzioni locali. Ad aprire la seduta, questa volta, il contributo del Dott. Gabriele Rossi, sull’importanza del rilievo urbano come metodo di conoscenza e recupero del patrimonio, per una rigenerazione consapevole, e de La Macchina Studio, nelle persone di Gianni Puri ed Enrica Siracusa, che, presentando tre loro progetti di rigenerazione urbana, hanno potuto offrire alla comunità un punto di vista innovativo sulla progettazione come processo temporale su larga scala. Fig. 1: Il patrimonio architettonico in disuso
Fig. 2: OST Vernole, Sindaco Luca De Carlo
Anche in questa occasione, il tema su cui la cittadinanza è stata chiamata a rispondere è quello di immaginare il proprio territorio fra venticinque anni, evidenziando risorse e criticità sulle quali intervenire. Il primo intervento è quello del Sindaco Luca De Carlo, che pone da subito l’attenzione su quello che sarà uno dei temi centrali dell’intero incontro, sicuramente il più sentito e dibattuto, ovvero il ruolo centrale della riserva naturale Le Cesine e il rapporto che hanno con essa comunità locali e turisti. Si è parlato ancora una volta del futuro del tratto stradale dell’ex litoranea, ragionando sulla necessità o meno di una sua rinaturalizzazione, ma convenendo sulla necessità di utilizzarlo come infrastruttura per facilitare l’accesso alla spiaggia, sempre nel rispetto delle norme di tutela ecologica. Sull’accessibilità alla stessa Oasi il dibattito si è acceso, coinvolgendo gran parte dei partecipanti, come testimonia l’intervento di uno dei più anziani tra i cittadini presenti, che ha fatto presente come un parco di così difficile accesso all’uomo costituisca un paradosso in sé. Una posizione certamente provocatoria che ha però innescato una riflessione necessaria sul giusto equilibrio tra salvaguardia ambientale e uso dei beni pubblici. La presenza all’incontro di Giuseppe De Matteis, responsabile della riserva per la cooperativa Seges, ha fornito inoltre ai presenti un quadro completo delle diverse competenze di gestione e dei vincoli insistenti sull’area, facendo però presente, allo stesso tempo, come una collaborazione più stretta tra cooperativa e comune sia ben accetta e auspicabile, per favorirne sia la tutela che l’apertura consapevole al pubblico.
centri che ambiscono all’autosufficienza (si pensi alla sovrabbondanza di centri sportivi presenti sul territorio, molto spesso sottoutilizzati), lavorando su una concezione policentrica dell’area, in cui i servizi siano disposti oculatamente e pensati per servire l’intera comunità dell’Unione dei Comuni. Un’ulteriore interessante riflessione su questo tema è stata proposta dall’Architetto Gianni Puri, che ha invitato a non perdere di vista, in questa razionalizzazione, il carattere di prossimità di alcuni servizi, la cui diffusione sul territorio deve restare necessariamente capillare. I temi affrontati durante l’incontro sono numerosi, così come le proposte progettuali che ne sono scaturite. Un interessante contributo in tal senso è stato offerto da Roberto De Donno, dottore in marketing territoriale e, in questa occasione, innovatore di comunità, che ha chiesto direttamente ai rappresentanti delle istituzioni locali il perché non si riesca a lavorare su una filiera delle eccellenze nostrane, invitando tutti gli attori del mercato enogastronomico locale ad un unico tavolo di lavoro, incentivando così l’innesco di un circolo virtuoso di utilizzo e promozione delle tante eccellenze di questo territorio, il cui potenziale è in gran parte ancora inespresso. Da questa proposta è nato un fruttuoso dibattito, dal quale è emersa a più voci la necessità che di queste eccellenze nostrane possa fare esperienza in primo luogo la comunità locale, e non solo quella dei turisti (o, più auspicabilmente, dei viaggiatori, come ha fatto presente il dottor De Donno), e che la loro promozione possa funzionare da espediente per il recupero di spazi e attività. Tale intenzione è ben sintetizzata dalla proposta dell’Assessore alla Cultura Mauro De Carlo sulla base delle fruttuose esperienze che si stanno muovendo in tal senso in altre parti d’Italia, ha proposto un mercato dell’eccellenza locale, in cui presentare, vendere e consumare tutto l’anno i prodotti di questa filiera, possibilmente inserita in un vuoto urbano ad oggi da riqualificare. L’urgenza di progettare l’efficientamento energetico dell’intera area, processo in parte avviato, è stata, infine, ulteriore tema di confronto e dibattito per la comunità.
“Valorizziamo le nostre risorse ambientali”
Fig. 3: OST Vernole, La Macchina Studio
Un altro dei temi sollevato dal sindaco, molto sentito dalla cittadinanza, riguarda la difficoltà di gestione di servizi diffusi su un’area comunale così vasta. Partendo dall’esempio del parco giochi di Vanze osservato nell’esplorazione mattutina, in evidente stato di abbandono, si è discusso a lungo della necessità di una razionalizzazione dei servizi. La proposta è quella di ribaltare l’assetto territoriale, ad oggi composto da tanti piccoli
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25 AGOSTO | CASTRI DI LECCE
DATA
ESPLORANDO CASTRI DI LECCE
25 Agosto 2017
La terza tappa di esplorazione del territorio ha visto Innovatori di Comunità e rappresentanti dell’ufficio SISUS riunirsi nel cuore del centro storico di Castri di Lecce, guidati questa volta dagli Architetti Francesco Murrone e Daniela Rollo, entrambi responsabili del comune di Castri per l’ufficio SISUS, accompagnati dal Professor Massimo Guastella, docente di storia dell’arte presso l’Università del Salento.
LUOGHI Castri di Lecce FACILITATORI Arch. Francesco Murrone Dott. Arch. Roberto De Giorgi MENTORI Prof. Paolo Congedo Arch. Rino Carluccio
Il racconto della storia di questo borgo, a partire dall’origine del suo nome, sconosciuta ai più, ha appassionato tutti i partecipanti, consapevoli dell’importanza cruciale della memoria storica come punto di partenza per ogni processo di rigenerazione. Il paese, comunemente noto come Castrì, nasce dalla fusione di due borghi preesistenti, Castri Guarino e Castri Francone, avvenuta a seguito dell’Unità d’Italia. Per incapacità delle popolazioni rivali di scegliere un nome condiviso, questo fu scelto dalla Prefettura di Lecce, Castri di Lecce, appunto. Nonostante il trascorrere degli anni, tracce di questa rivalità perdurarono per molto tempo, soprattutto in ambito religioso, e numerosi sono gli aneddoti che lo testimoniano. Basti pensare che Castri ospitava sino a poco tempo fa due parrocchie, anch’esse spesso in lotta tra loro, e ancora oggi, il paese festeggia due diversi santi protettori. L’osservazione attenta delle emergenze architettoniche permette di conoscere molto della natura di un territorio, come fa notare l’Architetto Murrone, segnalando la presenza di numerosi pozzi nelle corti più antiche del paese, lascito di un passato in cui la terra era ricca d’acqua e l’agricoltura locale fiorente. Altro aspetto che colpisce da subito i visitatori è la coesistenza di palazzi antichi e nuove costruzioni. Fra queste spicca l’edificio dell’ex scuola materna, precedentemente mercato coperto, oggi sede di diverse associazioni e del servizio mensa per la scuola materna e le persone più svantaggiate. L’edificio è un chiaro esempio di quei contenitori che l’espansione edilizia del secolo scorso ci ha lasciato e che oggi necessitano un ripensamento, capace di trascinare con sé la riqualificazione delle tante aree marginali di questi paesi. Ma ad attirare maggiormente l’attenzione degli esploratori sono certamente le preesistenze storiche, di cui Castri di Lecce abbonda. Il primo centro storico attraversato è quello dell’antica Castri Guarino. Qui
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gli stili architettonici sono numerosi, dal liberty del Palazzo signorile della Famiglia Barbano, di origini piemontesi, al più classico tardobarocco del Palazzo Vernazza, costruito dalle stesse maestranze all’opera nel palazzo di Pisignano, per la Famiglia Vernazza, di origine ligure, proprietaria, tra le altre cose, anche del feudo di Acaya. Questa è certamente una delle emergenze più significative del paese, di cui però solo una piccola parte è di proprietà comunale, oggi adibita a sala convegni. Passeggiando nella corte interna, si possono notare le tante superfetazioni, dovute principalmente al lungo periodo in cui il palazzo, come tanti altri nel Salento, fu adibito a fabbrica di Tabacchi. Un fortuito incontro con uno dei proprietari degli stabili più recenti del complesso, permette ai visitatori una veloce incursione nel giardino, nascosto alla vista. Di fronte al palazzo ducale sorge la “Casa del Fanciullo”, struttura nata per volere di uno degli ultimi esponenti della Famiglia Vernazza come centro polivalente a servizio dei più piccoli, ancora oggi scuola materna. Attraversata via Roma, un tempo conosciuta come via te lu gesuitsu per la presenza di un antico albero di bagolaro, il gruppo si ritrova nella porzione di centro storico un tempo appartenente a Castrifrascone e qui, seduti sui gradini della cappella adiacente al calvario, vengono a conoscenza della fervente attività dell’Associazione Culturale Lu Focalire, che molto ha fatto per la preservazione e la conoscenza del patrimonio storico comunale. Di fronte alla chiesa di San Vito, in quella che oggi è chiamata Piazza dei Caduti, sorge l’accesso ad un frantoio ipogeo del 1600, rivelatosi in seguito ad un’alluvione del 1996 e da allora riqualificato, reso accessibile, e utilizzato dalla comunità anche per mostre ed eventi. Usciti dal frantoio, innovatori e tecnici sono stati invitati dal Generale Chiriatti, personalità di spicco di Castri, a visitare la sua abitazione: un ex frantoio semi-ipogeo, poi convertito in cinema, oggi casa-museo privata, dove sono raccolti gli oggetti più disparati, testimoni della vita avventurosa del generale e della storia e della ricchezza di questo territorio. La visita ad un’azienda locale produttrice da generazioni di olio d’oliva, infine, permette ancora una volta una riflessione sui danni provocati batterio Xylella, raccogliendo però, questa volta, la testimonianza di chi sta rispondendo all’emergenza con una pratica continua e diffusa di vigilanza e cura del territorio.
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LA PARTECIPAZIONE CON LA COMUNITÀ DI CASTRI DI LECCE Nel pomeriggio i tecnici si sono ritrovati nella Sala delle Tabacchine, all’interno di Palazzo Vernazza, per incontrare la comunità di Castri di Lecce ed elaborare ancora una volta insieme un’immagine futura di questo territorio. In questa occasione sono stati invitati, per dare avvio al dibattito e fornire un loro contributo sul tema della rigenerazione urbana, diversi esperti: il Prof. Massimo Guastella, docente in storia dell’arte contemporanea, l’Arch. Rino Carluccio per l’Ass. Città Fertile, che ha affrontato il tema della ciclabilità nei contesti rurali, e il Prof. Paolo Congedo, docente di Fisica Tecnica, che ha esposto alcune tematiche riguardanti i cambiamenti climatici e le energie rinnovabili.
Fig. 1: Chiesa Santa Maria della Visitazione, Castri
Successivamente, Il dibattito che ne è conseguito ha preso avvio proprio da alcune delle suggestioni emerse dagli interventi dei relatori. Si è infatti parlato del tema della ciclabilità, calandolo sul territorio dell’Unione dei comuni, sostenendo la necessità di dotare l’area di tutte le infrastrutture necessarie affinché i percorsi ciclabili siano una reale alternativa al trasporto veloce. Ipotizzando, quindi, dei bicipark che funzionino da nodi di scambio, una rete fitta di percorsi che garantisca l’attraversamento lento tra paese e paese, anche sfruttando antichi tratturi, oggi scarsamente manutenuti, e auspicando la nascita di ciclofficine, che avrebbero la doppia funzione di offrire un servizio ai ciclisti e recuperare forme di artigianato locale.
“Immaginiamo un futuro capace di ridurre i consumi di energia e di suolo. Recuperiamo spazi, efficientiamo edifici.” Fig. 2: Gruppo innovatori
Fig. 3: OST Castri
Allo stesso modo si è parlato di efficientamento energetico, soprattutto per quanto riguarda gli edifici di proprietà comunale, come ad esempio il cimitero, per cui si è ipotizzato un impianto fotovoltaico sulla terrazza del sepolcreto, e la pubblica illuminazione, da convertire in led. In questo senso, come fatto notare dall’Ing. Alessandro Manuelli, il tema delle proprietà degli impianti è particolarmente rilevante, ma l’idea condivisa è che si riesca ad applicare il modello, suggerito dal Prof. Congedo, di una smart grid, ovvero di un sistema in cui la distribuzione intelligente dell’energia ne garantisca l’autosufficienza. L’abbattimento degli sprechi è stato certamente uno dei temi più dibattuti, anche per quanto riguarda il riutilizzo delle acque meteoriche, come proposto da un cittadino, che partendo dal fenomeno degli allagamenti che spesso colpiscono alcune zone di Castri in caso di piogge copiose, ha suggerito di trasformare questa criticità in risorsa, tramite opere di canalizzazione, bacini di raccolta e impianti di depurazioni. Tutti temi sulla cui fattibilità si è potuto dibattere ed entrare nel merito, grazie al contributo essenziale dell’Ing. Carmelo Notaristefano, esperto di acque reflue, ospite dell’incontro nella veste di innovatore di comunità.
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“Valorizziamo i nostri palazzi storici, i nostri frantoi ed i tracciati dei centri urbani” Dall’intervento del Prof. Carmelo Gigante, invece, presidente del Comitato feste di Castri di Lecce, è affiorato un altro dei “temi caldi” dell’incontro, particolarmente a cuore a tutta la cittadinanza, ovvero il recupero del centro storico ad oggi in larga parte degradato. La questione è stata affrontata da diversi aspetti, sia con la proposta di un piano del colore e di alcune ristrutturazioni puntuali, per ridare al tessuto urbano il giusto decoro architettonico, sia tentando di invertire il trend di progressivo svuotamento degli edifici più antichi e dei tanti vuoti urbani, proponendo incentivi per i progetti di recupero, scongiurando così anche ulteriore consumo di suolo nelle aree periferiche. Garantire inoltre l’accessibilità e la fruibilità completa ai tanti elementi di eccellenza di questo patrimonio storico è uno degli obiettivi di rigenerazione ribaditi dal Consigliere comunale Diomede Stabile. Accessibilità che si può garantire senza intaccare o danneggiare il bene di interesse, come è avvenuto ad esempio nella riqualificazione del frantoio ipogeo di Piazza dei Caduti, oggi privo di barriere architettoniche. Al recupero dell’edilizia storica va poi necessariamente affiancato quello delle produzioni locali, sia artigianali che agricole, in particolar modo quelle legate alla coltivazione degli ulivi, degli ortaggi, e degli alberi da frutta. L’identità agricola di questo territorio risulta infatti forte e condivisa, tanto da ritenerla una delle principali risorse su cui investire per la salvaguardia della memoria e la promozione turistica. In questo senso è da intendersi la proposta dell’arch. Francesco Murrone di un museo sensoriale, per esaltare e raccontare profumi e biodiversità. Non sono mancate, infine, proposte di interventi puntuali, legate a quelle criticità più evidenti di cui la popolazione fa esperienza quotidiana. Si è parlato infatti della riqualificazione di Piazza dei Caduti, mettendo nella giusta evidenza le emergenze architettoniche, dell’assenza di poli sportivi e spazi per l’aggregazione dei più giovani, come fatto notare dal parroco Don Luigi Maggio, così come della necessità di un ragionamento collettivo sui futuri usi del Palazzo Ducale, del frantoio ipogeo, Le Careddrhe e della ex-discarica, chiusa negli anni ‘80.
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27 AGOSTO | CAPRARICA DI LECCE
DATA 27 Agosto 2017 LUOGHI Caprarica di Lecce FACILITATORI Arch. Francesco Murrone Arch. Chiara de Pascalis MENTORI Arch. Francesco Nigro Arch. Ing. Cristina Petralla Arch. Rocco De Matteis
ESPLORANDO CAPRARICA DI LECCE L’ultima giornata di esplorazione si è svolta nel territorio del Comune di Caprarica di Lecce, guidati dall’Ing. Francesco Murrone, incaricato per il comune, e dal Sindaco Paolo Greco. Anche qui la visita è iniziata con l’osservazione delle emergenze del centro storico, in particolare dal Castello baronale, della cui storia innovatori e tecnici hanno avuto modo di sentir parlare direttamente dalla voce di Lucia Cariati, una delle discendenti dalla Famiglia Rossi Cariati, proprietari del complesso. Il patrimonio artistico presente all’interno del palazzo è di notevole valore e proprietari, istituzioni ed esperti convengono sulla necessità di trovare le modalità più opportune per renderlo fruibile al pubblico. Sulla piazza antistante alcune pietre più scure, inserite nella pavimentazione, sono tutto ciò che resta di una delle chiese più belle del comune, abbatuta negli anni ’50 del ‘900, un’occasione per riflettere sulla disinvoltura con cui troppo spesso ci si è rapportati con l’antico nella storia recente, arrivando persino ad eliminare elementi di pregio per fare spazio, come in questo caso, a luoghi pubblici anonimi e non caratterizzati. Sempre nei pressi del palazzo si trova la Casa del Turista, polo da valorizzare, per il quale certamente non mancano idee. Proprio nella corte di questo edificio, infatti, dopo aver parlato della situazione attuale del comune, un tempo caratterizzato da una fiorente pastorizia e oggi in fortissimo calo demografico, il sindaco pone a conoscenza del gruppo un progetto di recupero della casa del Poeta salentino Antonio Verri, non distante, nella prospettiva della creazione di un percorso dedicato all’esponente di spicco della cultura locale che attraversi tutto il paese e che si ricolleghi agli attrattori esterni al centro, come ad esempio l’Archeodromo Kalòs, che già oggi attirano numerosi visitatori, senza riuscire a trainarli all’interno del comune. Il tema della valorizzazione culturale come espediente per la rigenerazione urbana è particolarmente caro al gruppo di innovatori, e di questo interesse si fa portavoce, in questa occasione, Silvio Valzani, communication manager, riportando ai presenti l’esempio dei fruttuosi risultati che in altre parti della regione si stanno ottenendo grazie ad
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investimenti legati all’industria cinematografica, soprattutto grazie alle opportunità offerte da Apulia Film Commission, sperimentazioni che si potrebbero immaginare anche per l’area dell’Unione dei Comuni, arrivando ad ipotizzare anche l’istituzione di una scuola permanente di Cinema. Un modo per utilizzare i tanti spazi vuoti e destagionalizzare il turismo. Dalla visita del centro storico si evince l’antica ricchezza di Caprarica, dove abbondano caratteristiche case “a corte” e piccole dimore nobiliari. Anche qui si ha l’occasione di visitare un frantoio, questa volta semi-ipogeo, risalente al 1800. Riemerge così l’interrogativo su come riutilizzare al meglio questo inestimabile patrimonio diffuso. Tra le case a corte, molte risultano in evidente stato di abbandono e non è semplice immaginarne un recupero immediato poiché, come fatto notare dal sindaco, la gran parte di questi immobili è dichiarata collabente e di conseguenza non è, per i proprietari, un onere tale da suscitare alcun tipo di investimento. Poco fuori dal centro i responsabili dell’ufficio SISUS e gli innovatori hanno potuto osservare da vicino i lasciti dell’ultima espansione edilizia, quando il paese era ancora in crescita demografica, ovvero il complesso delle ex scuole medie, abbandonato, fiancheggiato dal letto di una grande fontana oggi spenta, divenuta simbolo di un’idea di progresso che non ha rispettato le aspettative. Proseguendo la visita, l’architetto Franco Murrone distoglie per un momento l’attenzione del gruppo dai beni architettonici per porla, invece, sul grande patrimonio naturalistico dell’area. Fa notare, infatti, come dai margini di Caprarica parta una grande distesa di Carrubi, albero tipico della zona, il cui frutto, un tempo, era un alimento molto consumato e i cui semi, i carati, sono ancora oggi utilizzati come unità di misura. Inoltrandosi nelle campagne limitrofe, il grande plesso sportivo oggi semiabbandonato richiama ancora una volta alla necessità, già emersa, di un piano di razionalizzazione e condivisione dei servizi tra i vari comuni. Proseguendo, infine, il gruppo si è inoltrato sui terreni della Serra di Caprarica, dove insistono l’Archeodromo Kalòs e alcune strutture di servizio all’Acquedotto Pugliese. La serra, elevazione collinare tipica di quest’area del Salento, è stata riconosciuta da tutti i visitatori come uno dei beni paesaggistici di maggior pregio del territorio.
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LA PARTECIPAZIONE CON LA COMUNITÀ DI CAPRARICA DI LECCE Nel pomeriggio di domenica 27 Agosto, Innovatori di Comunità e responsabili dell’ufficio SISUS hanno avuto modo di confrontarsi per l’ultima volta con la comunità locale. Ospitati all’interno di in una delle caratteristiche case a corte del paese.
Fig. 1: Torre normanna, Caprarica di Lecce
Anche in questa occasione, l’incontro è stato introdotto dai contributi di alcuni ospiti eccellenti, invitati a condividere con la comunità la loro visione di recupero e rigenerazione urbana. Nello specifico l’Arch. Francesco Nigro e l’Arch. Ing. Maria Cristina Petralla, vincitori del concorso internazionale per il Recupero della Città Vecchia di Taranto ed esperti urbanisti di caratura nazionale, e l’Arch. Rocco de Matteis, presidente dell’Ordine deli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Lecce, hanno presentato e discusso diversi esempi di buone pratiche, nelle quali l’attenzione alla comunità, con la sua storia e la sua identità, è posta alla base di ogni progetto di riqualificazione.
“Immaginiamo un futuro che abbia a cuore la memoria del nostro passato. Recuperiamo la memoria di Antonio Verri e Rina Durante e rendiamoli protagonisti di una rigenerazione culturale”
Fig. 2: OST, Caprarica di Lecce
Fig. 3: OST, Caprarica di Lecce
L’introduzione, particolarmente calzante, ha da subito animato il confronto con la cittadinanza. Uno dei primi interventi, tra i più significativi, è stato quello di Mauro Marino, curatore del Fondo Verri, associazione culturale che dal 1993 preserva la memoria del poeta di Caprarica e ne prosegue il progetto di divulgazione. Dalla sua toccante testimonianza è emersa ancora più forte l’idea che lo sviluppo di questo territorio debba legarsi indissolubilmente al recupero della memoria dei sui grandi protagonisti del mondo della cultura, come Antonio Verri, appunto, Rina Durante e molti altri. Anche il Sindaco Paolo Greco ha posto l’accento sulla necessità di valorizzare le tante emergenze storiche e culturali di Caprarica, soprattutto alla luce del progressivo, allarmante, calo demografico, che impone un ripensamento radicale del paese. Un ripensamento che deve partire necessariamente dalla riscoperta delle radici di Caprarica. La discussione ha poi spaziato sui temi più diversi, da quelli prettamente tecnici, come la gestione dei rifiuti e la necessità della diffusione di una cultura della cura dello spazio pubblico, a problematiche più generali e su vasta scala, una fra tutte, su quali forme di economia possa basarsi uno sviluppo futuro dell’area. Ad oggi, infatti, il comune di Caprarica non sembra più di tanto investito dal fenomeno di diffusione di piccole attività ricettive, come ad esempio i Bed&Breakfast, che caratterizzano oggi gran parte del Salento. Su questo argomento, particolarmente sentito, gli interventi sono stati numerosi. L’idea condivisa è che questa terra debba tornare a produrre beni, a riscoprire antichi saperi e produrne
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di nuovi, e che la vocazione turistica debba essere una conseguenza di questo sviluppo, la sua cornice, e non solo l’unico motore trainante. Tale riflessione emerge a gran voce dalle parole di Silvio Valzani, communication manager e innovatore di comunità, che, tramite l’uso di similitudini prese in presto dalla storia del marketing, pone l’attenzione sui rischi delle mode passeggere, come rischia di essere, appunto, quella del turismo salentino, e interroga la comunità su quali possano essere i cambiamenti strutturali per sventare questo rischio e produrre, tramite la promozione del territorio, forme di ricchezza condivise e durature. Il dibattito sul tema della produzione e sull’economia locale prosegue con un confronto stimolante tra un piccolo imprenditore locale e Roberto De Donno, Dottore in marketing territoriale e innovatore di comunità, sulla possibilità di poter ricavare reale profitto dal settore agricolo, negli ultimi anni sempre più in difficoltà. La tesi di quest’ultimo, supportata da numerosi esempi di progetti di promozione territoriale riusciti, è che il problema non sia nelle materie prime, abbondanti in questo territorio, quanto nella strategia di commercializzazione e nell’attenzione alla qualità e al target di utenza di rifermento. Un altro intervento di particolare interesse è quello di Amedeo Capone, studente di Architettura a Firenze, tra i più giovani partecipanti all’OST, che ha ribaltato la classica visione di un turismo passivo, che consuma il territorio senza contribuire alla crescita, suggerendo, al contrario, modelli di turismo esperienziale, nei quali la comunità sia coinvolta per condividere conoscenze e memoria con i viaggiatori, più o meno temporanei. Il dibattito è poi proseguito a lungo, e si è concluso, significativamente, sull’interrogativo posto dalla Professoressa Lucia Cariati, che, rivolgendosi ai propri concittadini, ha chiesto loro: “Qual è la nostra identità? Chi siamo noi oggi come comunità e chi vogliamo diventare?” centrando così uno dei nodi cruciali del processo partecipativo messo in moto in questi giorni, che proprio nel facilitare la costruzione di un’identità comunitaria vede uno dei suoi principali obiettivi e gran parte della sua forza.
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5. BUONE PRATICHE E BUONE TEORIE: OTTO SEMINARI DI APPROFONDIMENTO SUL TEMA DELLA RIGENERAZIONE URBANA SOSTENIBILE
Dal 19 al 29 Agosto 2017 ha avuto luogo la residenza multidisciplinare di co-progettazione della Strategia delle Terre di Acaya e Roca. La residenza si è sviluppata secondo una metodologia proveniente dalle esperienze nel campo dei processi creativi collettivi, mettendo a sistema competenze, professionalità, conoscenze del luogo, talenti e obiettivi diversi provenienti dai candidati selezionati come Innovatori di Comunità, dai mentori che hanno preso parte alle dieci giornate. Il percorso ha compreso momenti di ascolto e scambio, sintesi della enorme mole di informazioni fino ad allora raccolte, osservazione, azione e integrazione di strategie possibili per il futuro delle Terre di Acaya e Roca. L’obiettivo era quello di produrre ipotesi di valorizzazione dell’area e individuare possibili tempistiche per l’attivazione dei relativi processi di riqualificazione, a medio e lungo termine, a partire dagli asset manifesti e che si sarebbero dovuti manifestare e dai soggetti che erano già o che avevano la volontà di essere coinvolti. Le dieci giornate della residenza hanno previsto visite esplorative, momenti di co-working e di produzione, ma anche workshop aperti. Le attività sono state organizzate per gruppi di lavoro, paralleli ma sempre intrecciati: la presenza di una editorial unit ha permesso comunicare e trasmettere in tempo reale alla cittadinanza e in generale all’esterno quanto emerso dai lavori; un gruppo di fattibilità, si è confrontato sulle filiere economiche coerenti alle ipotesi di valorizzazione; un gruppo di facilitazione, ha allineato l’ascolto e la mappatura di asset e soggetti coinvolti; un gruppo progettazione, che ha fatto poi la sintesi finale.
La residenza di co-progettazione ha consentito che si creasse intorno al processo un insieme di soggetti, che abbiamo definito ambasciatori, coloro che hanno contribuito – e contribuiscono tutt’oggi – a portare quanto sta accadendo a in questa periferia d’Italia in contesti e a scale diverse.
“L’imprinting ricevuto dagli otto seminari è servito a dare una visione ed innescare la discussione costruttiva sulla strategia per raggiungerla.” La presenza di consiglieri saggi, in piccoli racconti di buone pratiche e buone teorie, all’apertura di ogni OST, ha consentito ai partecipanti ai tavoli, di calarsi immediatamente nell’argomento, comprendendo soprattutto la scala delle esigenze e delle risorse da tracciare. Uno dei limiti dei processi di partecipazione è quello di riuscire a stabilire il giusto parametro di discussione, trovando un equilibrio tra il particolare e l’universale. L’imprinting ricevuto dagli otto seminari è servito proprio a dare una visione ed innescare la discussione costruttiva sulla strategia per raggiungerla.
Il ruolo dei mentori è stato fondamentale per la buona riuscita delle attività. Consapevoli della portata della sfida, abbiamo scelto di dotarci infatti di una “rete di supporto” composta da soggetti locali e non che esprimono competenze di altissimo livello e sono stati promotori di esperienze e buone pratiche di rilievo nazionale e internazionale nel campo della rigenerazione urbana. Siamo stati affiancati nelle varie tappe del percorso, contribuendo al suo sviluppo ma soprattutto sostenendone la realizzazione.
BUONE PRATICHE E BUONE TEORIE: OTTO SEMINARI DI APPROFONDIMENTO SUL TEMA DELLA RIGENERAZIONE URBANA SOSTENIBILE
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DOTT. CARLO POTÌ STRUMENTI DI SVILUPPO LOCALE: LE STRATEGIE PARTECIPATE
DOTT.SSA FRANCESCA GUIDA IL PROCESSO DI RIGENERAZIONE: DALLA VISIONE ALLA GESTIONE
Il processo di rigenerazione deve necessariamente fondarsi su un assunto fondamentale “non è possibile occuparsi di tutto”. Occorre perciò selezionare attentamente percorsi e interventi, assicurandosi, in primo luogo, che questi rispondano a dei bisogni reali della collettività. La partecipazione attiva della comunità ai processi di rigenerazione è una ulteriore garanzia di questa corrispondenza biunivoca, nella certezza che è l’informazione condivisa che fa la città intelligente. Una strategia partecipata, inoltre, deve comporsi di tre aspetti fondamentali: Visione, Anima, Tracce. In questa cornice, gli obiettivi da perseguire devono essere sempre volti alla produzione di forme sostenibili di benessere, ad incentivare inclusione, cooperazione, elementi di economia circolare. Nel tempo infatti, il concetto di sostenibilità è stato sempre inteso in chiave esclusivamente ambientale o economica, mentre è necessario considerarlo nella sua accezione più ampia, ovvero quella di sostenibilità sociale. Dove c’è coesione sociale, infatti, si riducono le diseguaglianze e si realizza la città del ben-essere.
È necessario porre la giusta attenzione sui processi, poiché molto spesso è in essi che risiede l’innovazione. Perché ciò avvenga, però, questi devono rispondere a determinate caratteristiche, prima fra tutte l’apertura, principalmente per ciò che concerne la durata e la partecipazione. Un processo, infatti, deve essere aperto nel tempo, così da poter essere aggiornato e, se necessario, ripensato. Deve, allo stesso modo, saper coinvolgere le comunità locali e quelle esterne, interrogandosi sempre su quali siano i bisogni collettivi a cui la rigenerazione urbana deve dare una risposta. Conoscere questi bisogni permette di rispondere ai problemi con consapevolezza, mettendo in campo gli strumenti più efficaci. Tra questi un ruolo di particolare importanza è occupato dai percorsi di formazione, che molto spesso sono in grado di generare cluster di innovazione. Data la difficoltà di ottenere fondi e di gestire progetti, poi, è consigliabile scegliere pochi significativi interventi, che siano in grado a loro volta di incentivare la nascita di altri. Per riuscirci è essenziale saper riconoscere gli elementi identitari di una comunità, e proporne di nuovi, consapevoli che anche il gesto simbolico può trasmettere identità e produrre rigenerazione.
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PROF. GABRIELE ROSSI IL METODO CONOSCITIVO ALLA BASE DI UNA RIGENERAZIONE URBANA
LA MACCHINA STUDIO TRE PROGETTI DI RIGENERAZIONE URBANA
Non si può pensare di progettare il futuro di un territorio senza conoscerlo nelle sue diverse forme. Tra i vari strumenti di conoscenza, un ruolo di particolare importanza è occupato dal rilievo urbano. Se, infatti, il rilievo architettonico costituisce il momento propedeutico alla base di qualsiasi intervento sul costruito, il rilievo urbano è, su scala più grande, il principale supporto conoscitivo per l’intervento sulla città. Il rilievo urbano è rilievo ambientale, rilievo della scena urbana, in grado di restituire l’immagine stessa della città e di aiutare a produrne di nuove. Occorre quindi saper riconoscere gli elementi essenziali di questa immagine. Gli elementi architettonici tipici della città barocca, ad esempio, di cui le nostre città abbondano, erano nodi catalizzatori della scena urbana, incitavano ad una visione. Gli spazi pubblici, le nostre piazze, erano gli spazi della festa Non si può non tenerne conto quando ci si appresta a riqualificarli o a renderli parte di nuovi sistemi urbani. Rilevare, quindi, come strumento per conoscere. Conoscere come chiave indispensabile per rigenerare.
Il progetto urbano offre la grande opportunità di confrontarsi con le problematiche di un luogo e di convertirle in risorse. Preesistenze architettoniche e naturali possono trasformarsi da spazi degradati a poli d’interesse, rinnovando, anche con piccoli interventi, il loro ruolo all’interno della scena urbana. Questo processo di risignificazione dei luoghi è oggi tanto più interessante perché può e dovrebbe investire gran parte del nostro territorio, in crisi di identità e vocazioni d’uso. Si pensi alla città post industriale e ai suoi tanti contenitori vuoti e abbandonati, alle periferie più degradate, alle tante zone di espansione edilizia sconsiderata. Altro aspetto ugualmente essenziale per la qualità di un progetto e saperne pianificare l’aspetto temporale, trovare, cioè, il giusto equilibrio tra interventi effimeri e duraturi, sapere che potrà modificarsi nel tempo e lasciare gli spazi necessari per far sì che quelle modifiche non ne alterino la natura. In questo processo aperto e non-finito, abitanti stabili e passeggeri del territorio svolgono il ruolo di partecipanti attivi, possono trasformarlo, ne fanno continua esperienza.
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PROF. MASSIMO GUASTELLA LA LINEA DELLA MEMORIA COME PRINCIPIO DELLA RIGENERAZIONE
PROF. PAOLO MARIA CONGEDO BUONE PRATICHE PER LA CITTADINANZA ATTIVA!
ARCH. RINO CARLUCCIO (ASS. CITTÀ FERTILE) LA CICLABILITÀ NEI CONTESTI URBANI AD INSEDIAMENTO DIFFUSO
Il primo sforzo da fare per rigenerare un luogo è provare a comprenderlo, riscoprirne la memoria e tramandarla. Questa memoria storica è, in tanti casi, andata perduta, ed è quindi necessario uno sforzo collettivo di riappropriazione. Uno sforzo da declinare in molti modi, dalla segnaletica ai percorsi di formazione sino agli eventi, per recuperare nomi e saperi. Sono i luoghi della città, infatti, le vere opere d’arte, quelli periferici come il centro storico e per riqualificarli è indispensabile riscoprirne l’anima. Per raccontare il presente, e migliorarlo, occorre recuperare la capacità di immaginare i luoghi. Perché quest’immagine sia il più possibile autentica, inoltre, perché la comunità ci si possa immedesimare e riconoscere, occorre che essa si fondi sulla memoria. Tra gli strumenti per il recupero del patrimonio architettonico, poi, la commistione tra restauro, memoria e attività culturali è una delle forme più efficaci, sebbene problematica per ciò che riguarda gestione e costi, e andrebbe incentivata il più possibile, soprattutto perché permette l’interazione attiva tra abitanti del territorio e beni culturali, la riappropriazione, da parte della comunità, del proprio patrimonio.
L’associazione di più comunità è, di per sé, elemento positivo nel processo di rigenerazione urbana: cittadinanza attiva e partecipazione, infatti, incentivano la rappresentatività e il senso di appartenenza che, come nel caso dell’Unione dei Comuni, trova ragion d’essere nel territorio che le comunità abitano molto più che nei limiti dei confini comunali. A questo senso innato d’appartenenza deve però corrispondere una sempre maggiore conoscenza dell’ambiente che si abita, dei suoi punti di forza e dei rischi, sempre maggiori, a cui esso è esposto. È necessario conoscere gli effetti dell’aumento della temperatura globale, dell’eccessivo consumo di suolo, dei danni provocati dalla cattiva gestione dei rifiuti e, naturalmente, di tutti gli strumenti che si possono mettere in campo per contrastarli. Il risparmio energetico, la tutela ambientale, la condivisione delle risorse, sono tutti temi che hanno strettamente a che fare con la comunità, perché ad essi è legata la sua sopravvivenza, e per i loro numerosi risvolti etici: giustizia, uguaglianza, equità. Solo una comunità consapevole è in grado di prendersi cura del proprio territorio.
L’offerta di infrastrutture per la mobilità dolce è ormai uno dei parametri più utilizzati per definire la qualità della vita in un contesto urbano. Questo è vero, però, solo se i percorsi ciclabili riescono ad offrire un’alternativa sostenibile per gli spostamenti quotidiani, e non vengono utilizzati soltanto per sport, turismo e divertimento. Allo stesso tempo è importante riconoscere che una rete ciclabile non si esaurisce nei percorsi cicloturistici, ma necessita di nodi di scambio, attrattori di flusso, di percorsi diffusi e senza interruzioni. Per questo motivo, per approcciarsi oggi al tema della ciclabilità, e soprattutto per farlo in un territorio come quello preso in analisi, occorre abbracciare un nuovo concetto, quello della ciclorete rurale, ovvero un sistema di più percorsi ciclabili integrati fra loro, che connetta centri abitati densi, nodi e attrattori. Perché questa rete sia efficace occorre porre attenzione ad alcuni punti cruciali. È necessario, ad esempio, mappare e gerarchizzare i nodi e scegliere cono attenzione i percorsi che li uniscono, tentando di recuperare antichi tracciati viari ma con l’accortezza che questi non superino di molto in lunghezza le strade carrabili alternative. La ciclorete rurale, inoltre, per essere strumento di rigenerazione, deve riuscire ad integrare in sé beni culturali diffusi e aree verdi.
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ARCH. FRANCESCO NIGRO, ARCH. ING. CRISTINA PETRALLA, ARCH. ROCCO DE MATTEIS IL PROGETTO POSSIBILE La città deve essere prima di tutto un luogo per le persone, con loro e per loro deve essere portato avanti ogni progetto di rigenerazione urbana, ogni processo di ripensamento del paesaggio che abitano. Gli assunti fondamentali da cui partire, infatti, sono che ognuno può contribuire o meno alla salvaguardia del paesaggio e che la qualità stessa di una comunità si può dedurre dalla qualità del paesaggio. Questa attenzione per lo spazio in cui viviamo va necessariamente tradotta nel processo di progettazione. In questo senso, le domande che, da cittadini e progettisti, occorre porsi sono: in che modo si può abitare un territorio in forme sostenibili? Qual è il giusto equilibrio tra memoria storica e innovazione? Non servono modelli di sviluppo che consumano risorse per produrre scarsa ricchezza, come certo tipo di turismo, così come è inutile pensare di continuare a costruire quando abbiamo così tanto esistente da riutilizzare. Strade, edifici degradati, spazi urbani inutilizzati sono tutti potenziali luoghi pubblici di qualità, se progettati pensando alla comunità che li attraverserà. La rigenerazione dello spazio pubblico passa necessariamente per un suo ripensamento, e non per interventi di riqualificazione puntuali, parziali e inefficienti.
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6. TERRE DI ACAYA E ROCA: UN TERRITORIO INTELLIGENTE, SOSTENIBILE ED INCLUSIVO
In linea con la strategia Europa 2020 anche le Terre di Acaya e Roca decidono di immaginare per i prossimi venticinque anni una strategia che da una parte vada a contenere le emorragie, i degradi e le problematiche esistenti sul territorio e parallelamente programmare uno sviluppo sostenibile incardinato sulle potenzialità e le risorse già esistenti nell’area urbana dei comuni di Melendugno, Vernole, Caprarica di Lecce e Castri di Lecce. Al fine di rendere intellegibile la strategia locale con gli strumenti che a cascata dall’Europa si calano sul territorio regionale e dunque comunale, si è scelto di sintetizzare quanto emerso dagli incontri con la cittadinanza, le osservazioni degli esperti coinvolti, le analisi di dettaglio svolte dallo staff tecnico e le sollecitazioni degli innovatori, all’interno dei dieci assi del Programma Operativo della Regione Puglia, con l’intento di legare obiettivi ed interventi alle attuali e future misure di finanziamento programmate dalla strategia Europa 2020 e quelle che si immagina possano essere programmate in futuro. Con la strategia Europa 2020, l’Unione ha oggi delineato un quadro a lungo termine della propria economia sociale di mercato. Adottata nel giugno del 2010, la strategia mira nel prossimo decennio ad aiutare l’Europa a superare la crisi economica, garantendo al contempo che gli Stati membri si incamminino sulla via della crescita sostenibile che porterà prosperità e progresso sociale negli anni a venire. La politica di coesione svolgerà un ruolo fondamentale, contribuendo in misura significativa alla realizzazione delle tre priorità della strategia: una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. La crisi economica mondiale senza precedenti iniziata nel 2008 ha ridimensionato molti dei progressi di cui l’Europa ha goduto nell’ultimo decennio, con gravi ripercussioni sulla crescita e l’occupazione. Imperniata su un’azione collettiva a livello comunitario, la strategia Europa 2020 è guidata da tre priorità di crescita che si rafforzano reciprocamente. Su tale linea si sviluppa anche la strategia locale delle Terre di Acaya e Roca, immaginando dunque un territorio intelligente, sostenibile ed inclusivo.
Un territorio intelligente, perché capace di sviluppare un’economia basata sulla conoscenza, la tradizione e l’esperienza e sappia coniugarla con l’innovazione al fine di passare dal piano locale a quello globale, perché riesce a connettere le reti di aziende operanti sul territorio. Un territorio sostenibile, che riduce il consumo delle risorse energetiche fossili migliorando la connettività pedonale, ciclabile ed il trasporto elettrico, che azzera il consumo di suolo orientandosi sul recupero del patrimonio dismesso e valorizza le risorse ambientali e culturali. Un territorio inclusivo che promuova la coesione sociale e la tutela delle fasce deboli quali bambini, anziani e diversamente abili, promuova l’accessibilità universale alla conoscenza, agli spazi pubblici ed al lavoro e che migliori l’accoglienza ai viaggiatori ed i migranti ospiti del territorio. Per ogni linea strategica abbiamo sviluppato, in linea con il POR Puglia, dieci assi principali in modo da facilitare la lettura degli obiettivi e delle azioni ad essi associati. Tra gli interventi, in maggioranza scaturiti dal confronto con la cittadinanza ed integrati dal lavoro dello staff, sono stati individuati quelli considerati prioritari, trasversali e immediatamente realizzabili con gli OT IV, V, VI e IX finanziati dal bando pubblico per la selezione delle Aree Urbane e per l’individuazione delle Autorità Urbane in attuazione dell’ASSE PRIORITARIO XII “Sviluppo Urbano Sostenibile SUS” del P.O. FESR- FSE 2014-2020, e che saranno dunque inseriti nella proposta di candidatura dell’Area urbana di Melendugno. Tali interventi si ritiene possano innescare la strategia, dando impulso ad un movimento di cui la stessa strategia intende semplicemente tracciare una direzione, indicarne un percorso e le priorità di azione. La guida spetta alla comunità, alle amministrazioni comunali, all’Unione dei Comuni, alla futura Autorità Urbana, alle associazioni ed ai portatori di interesse. Qui di seguito sono riportate le analisi, gli obiettivi e gli interventi che danno corpo e sostanza alla strategia, ricordando che tale documento non ambisce ad essere completo, chiuso ed esauriente, ma per sua natura, resta aperto e flessibile a quelle che possono essere le nuove tendenze, le nuove tecnologie, le nuove necessità e gli eventuali paradigmi che da oggi a venticinque anni possono trasformare il territorio ed il modo di viverlo.
TERRE DI ACAYA E ROCA: UN TERRITORIO INTELLIGENTE, SOSTENIBILE ED INCLUSIVO
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TERRITORIO INTELLIGENTE | POLITICHE PER LA RICERCA E L’INNOVAZIONE
STRATEGIA 1/10 RICERCA, SVILUPPO TECNOLOGICO, INNOVAZIONE
• Perdita di competitività nei settori legati all’innovazione. • Limitazioni nello sviluppo delle aziende. • Trasferimento all’esterno di personale specializzato.
Le terre di Acaya e Roca punteranno su ricerca e innovazione per incardinare lo sviluppo economico e sociale del territorio dei prossimi venticinque anni. Le politiche locali devono mirare all’ampliamento del mercato del lavoro, mettendo a disposizione di ricerca e innovazione un sistema di incentivi agli investimenti, anche in termini di spazi qualora non fossero disponibili risorse economiche. Il fine è di spingere le imprese a fare rete, innovarsi e a presidiare nuovi bacini di mercato locali ed internazionali.
OBIETTIVI
ANALISI Il lavoro analitico svolto sul territorio delle terre di Acaya e Roca ha come oggetto il materiale emerso dai tavoli di partecipazione con i cittadini. I tecnici, insieme ai facilitatori ed agli innovatori di comunità, hanno recepito idee, proposte, desideri, visioni, ma anche critiche, scontenti ed indicazioni a fare meglio, ed hanno dato loro un ordine integrandoli con dati oggettivi riguardanti il territorio, delineando un completo quadro d’insieme. Opportunità: • Piccole e medie imprese già attive sul territorio. • Imprese artigianali affermatesi nel tempo. • Incrementare l’attività di innovazione delle imprese. • Promuovere nuovi mercati per l’innovazione. • Rafforzare il sistema innovativo locale. • Potenziare la capacità di sviluppare l’eccellenza nella Ricerca e Innovazione. Criticità: • Incapacità di innovazione della pmi per affermarsi nel mercato locale e proporsi sul mercato internazionale. • Scarso interesse della fascia giovanile nell’intraprendere percorsi destinati al recupero delle attività produttive tradizionali.
• • • •
Incrementare l’attività di innovazione delle imprese. Promuovere nuovi mercati per l’innovazione. Rafforzare il sistema innovativo locale. Potenziare la Ricerca e Innovazione.
INTERVENTI 1.1 Individuare tra gli immobili dismessi o parzialmente utilizzati del patrimonio edilizio, un edificio da destinare come sede del “CENTRO RIGENERA”, a sostegno dell’imprenditoria giovanile e delle imprese esistenti, che funzioni come: • centro operativo, attivo nella creazione di un network delle pmi presenti sul territorio per agevolare la cooperazione tra le stesse e la loro promozione; • servizio informativo e di supporto per la pmi riguardo le possibilità di usufruire dell’accesso a credito e di assistenza nella scelta di strumenti finanziari quali bandi regionali e fondi europei; • centro di coordinamento e gestione delle attività di formazione che funzioni da tramite tra richiesta formativa della pmi e offerta formativa, da realizzare con partnership con le università e gli istituti di formazione privati; • servizio di affiancamento nelle varie fasi di costruzione del progetto imprenditoriale, dallo sviluppo dell’idea alla concreta realizzazione, compresa la promozione e la cura del marketing del prodotto; • incubatore di startup con l’intento di incentivare lo sviluppo dell’imprenditoria. 1.2. Programmare delle assemblee periodiche per il confronto delle pmi operanti nello stesso settore, agricolo, artigianale, turistico e culturale per analizzare insieme le problematiche riscontrate ed indicare soluzioni alle stesse mediante sistemi innovativi.
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STRATEGIA 2/10 MIGLIORARE LA COMUNICAZIONE E L’ACCESSO ALL’INFORMAZIONE
• Mancata possibilità di promuovere le eccellenze territoriali su scala globale.
Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione saranno alla base della crescita sociale ed economica del territorio, la strategia cerca di rafforzare il sistema digitale attraverso l’integrazione tra infrastrutture qualificate, servizi e contenuti digitali. Dotare tutte le comunità, le aziende ed i cittadini della possibilità di avere accesso alle informazioni, alla rete internet ed all’utilizzo di nuove tecnologie consente al sistema economico e sociale di produrre eccellenza locale misurandosi su mercati globali.
• Diffondere la connettività in Banda Larga e Ultra Larga. • Digitalizzare i processi amministrativi e diffondere i servizi digitali, pienamente interoperabili, della PA offerti a cittadini e imprese. • Potenziare la domanda di ICT di cittadini e imprese in termini di utilizzo dei servizi online, inclusione digitale e partecipazione in rete.
ANALISI Il lavoro analitico svolto sul territorio delle terre di Acaya e Roca ha come oggetto il materiale emerso dai tavoli di partecipazione con i cittadini. I tecnici, insieme ai facilitatori ed agli innovatori di comunità, hanno recepito idee, proposte, desideri, visioni, ma anche critiche, scontenti ed indicazioni a fare meglio, ed hanno dato loro un ordine integrandoli con dati oggettivi riguardanti il territorio, delineando un completo quadro d’insieme. Opportunità: • Potenziare la connessioni wi-fi nelle piazze principali. • Implementazione della rete di banda larga. • Esistenza di spazi e strumenti dove agevolare la formazione delle fasce di popolazione che non hanno capacità di accesso alla rete. • Possibilità di sfruttare le competenze informatiche della fascia giovanile come supporto a quella parte di popolazione che ha difficoltà ad interfacciarsi con i servizi digitali. • Potenziamento della banda larga anche nelle località sprovviste. • Dotare la produzione locale dell’opportunità di ampliare il proprio mercato su scala globale grazie alle reti informatiche. • Sfruttare le possibilità offerte dai sistemi informatici per la promozione del territorio. • Amministrazioni trasparenti e burocrazia semplificata grazie all’utilizzo della rete informatica e dei sistemi di comunicazione digitale. Criticità: • Aree svantaggiate in cui non è presente una copertura stabile di connettività del servizio base ADSL o equivalente. • Assenza di connessione wi-fi al di fuori delle aree centrali. • Carenza di competenze e capacità informatiche di una fetta di popolazione “non giovane”, necessità di inclusione digitale sociale. • Difficoltà di innovare i mercati tradizionali con nuovi metodi imprenditoriali come mercato online e sul web. • Gap di formazione in materia di nuove tecnologie informatiche, device digitali ed accesso ad internet. • Implosione del mercato locale e difficoltà dello stesso di aprirsi al mercato globale con il rischio di essere definitivamente fagocitato.
OBIETTIVI
INTERVENTI 2.1 Potenziare le infrastrutture wireless su tutto il territorio con particolare attenzione nei luoghi del turismo e della cultura (locali, musei, luoghi di ristorazione, stazioni trasporto pubblico, aree del passeggio) con l’installazione di hotspot e access point. 2.2 Completare la copertura di connettività minima stabile in Banda Larga e diffondere la Banda Ultra Larga, con il lancio delle reti ad alta velocità e adozione di reti e tecnologie emergenti. 2.3 Incentivare l’apertura delle reti LAN e WLAN domestiche. 2.4 Istituire, all’interno delle Amministrazioni comunali, info point per garantire l’assistenza e l’accessibilità ai servizi e ai processi digitalizzati delle PA. 2.5 Individuare tra gli immobili del patrimonio edilizio un edificio da destinare a sede del “CENTRO RIGENERA”, come luogo per la formazione, necessario per il passaggio dalla modernizzazione all’innovazione, che svolga: • corsi di formazione e aggiornamenti della cultura e delle competenze digitali per le esigenze applicative di nuovi servizi e delle nuove procedure; • azioni di alfabetizzazione e inclusione sociale, per stimolare la diffusione e l’utilizzo del web e dei servizi pubblici digitali; 2.6 Incentivare la realizzazione di portali ed e-commerce per la promozione, vendita e diffusione dei prodotti tipici locali e delle tecniche di lavorazione, come nuove opportunità imprenditoriali. 2.7 Digitalizzare i percorsi turistici, informazioni, mappe e quant’altro di utile a rendere maggiormente semplice e accattivante la visita e la conoscenza del territorio attraverso l’installazione di pannelli QR code presso i luoghi di aggregazione (piazze, luoghi di culto, edifici pubblici, fermate mezzi pubblici), oppure tramite l’installazione lungo i percorsi di totem interattivi. 2.8 Promuovere processi di innovazione digitale e diffusione delle nuove tecnologie di informazione e comunicazione nei sistemi di produzione delle PMI.
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STRATEGIA 3/10 COMPETITIVITÀ DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE In una strategia di rigenerazione il rilancio della piccola e media impresa può essere visto come miccia di innesco di un fenomeno di rivitalizzazione dell’intero territorio. Fare rete e rafforzare l’economia locale basata sulla PMI è un punto di inizio, aprirsi verso mercati internazionali invece rappresenta la sfida dei prossimi venticinque anni che deve essere intrapresa per rendere più stabile il nostro sistema economico. La tradizione rappresenta un punto di forza da cui partire per riproporre in una nuova veste il nostro know-how; consci del fatto che unendo alla solida base di sapere l’aspetto tecnologico potremmo innescare un processo virtuoso. Occorre puntare sulla formazione in tutti i settori della PMI e sull’innovazione delle imprese, supportandole nella ricerca dei mezzi economici che la Regione mette a disposizione. ANALISI Il lavoro analitico svolto sul territorio delle terre di Acaya e Roca ha come oggetto il materiale emerso dai tavoli di partecipazione con i cittadini. I tecnici, insieme ai facilitatori ed agli innovatori di comunità, hanno recepito idee, proposte, desideri, visioni, ma anche critiche, scontenti ed indicazioni a fare meglio, ed hanno dato loro un ordine integrandoli con dati oggettivi riguardanti il territorio, delineando un completo quadro d’insieme. Opportunità: • Eccellenza della PMI nella produzione di prodotti tipici locali. • Realtà imprenditoriali che forniscono servizi nel campo turisticoricettivo, edile, tecnologico e della ristorazione. • Territorio ricco di bellezze naturali, luoghi di interesse paesaggistico e aree classificate come siti di interesse comunitario che devono essere valorizzati ed inseriti in un programma turistico controllato. • Background di tradizioni, usi e costumi con forte carattere identitario riconosciuto a livello internazionale. • Territorio ricco di piccoli centri urbani che nel corso degli anni hanno conservato una forte autenticità, valore aggiunto che può essere sfruttato in ambito artistico culturale, teatrale e cinematografico. • Cooperative di professionisti e reti di aziende operanti nella medesima filiera al fine di rafforzare l’economia circolare. • Diffondere e rafforzare le attività economiche a contenuto sociale. • Offrire consulenza alle piccole e medie imprese mediante sportelli pubblici capaci di informare sull’esistenza di formazione, finanziamenti e opportunità in ambito imprenditoriale. • Favorire l’imprenditoria ospitando le stat-up in edifici pubblici. Criticità: • Difficoltà dei giovani di intraprendere percorsi imprenditoriali. • Incapacità di innovazione della PMI per affermarsi nel mercato locale e proporsi sul mercato internazionale. • Necessità di formazione specifica, continua e costante per chi intende
• • • • • • •
intraprendere un percorso imprenditoriale e per chi è già attivo nel settore, al fine di raggiungere elevati standard qualitativi. Sfiducia nella collaborazione con altre realtà dello stesso settore. Mancanza di una rete informativa rivolta alla fascia giovanile per incentivare la creazione della PMI. Necessità di mettere in connessione le varie realtà imprenditoriali. Dipendenza da aziende esterne che non reinvestono nel territorio. Perdita di capitale umano e personale specializzato. Trasformazione dell’economia turistica in un sistema che preferisce la quantità in un periodo circoscritto, piuttosto che in tutto l’anno. Parcellizzazione dell’economia locale.
OBIETTIVI
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Rilanciare la propensione agli investimenti del sistema produttivo. Diffondere e rafforzare le attività economiche a contenuto sociale. Modernizzare e diversificare i sistemi produttivi territoriali. Incrementare il livello di internazionalizzazione dei sistemi produttivi. Promuovere la nascita e il consolidamento delle micro e PMI. Migliorare l’accesso al credito, il finanziamento delle imprese e la gestione del rischio.
INTERVENTI 3.1 Individuare tra gli immobili del patrimonio edilizio un edificio da destinare come sede del “CENTRO RIGENERA”, a sostegno dell’imprenditoria giovanile e delle imprese esistenti, che funzioni come: • centro operativo, attivo nella creazione di un network delle PMI presenti sul territorio per agevolare la cooperazione tra le stesse e la loro promozione; • servizio informativo e di supporto per la pmi riguardo le possibilità di usufruire dell’accesso a credito e di assistenza nella scelta di strumenti finanziari quali bandi regionali e fondi europei; • centro di coordinamento e gestione delle attività di formazione che funzioni da tramite tra richiesta formativa della pmi e offerta formativa, da realizzare con partnership con le università e gli istituti di formazione privati; • servizio di affiancamento nelle varie fasi di costruzione del progetto imprenditoriale, dallo sviluppo dell’idea alla concreta realizzazione, compresa la promozione e la cura del marketing del prodotto; • incubatore di startup con l’intento di incentivare lo sviluppo dell’imprenditoria. 3.2 Creare una piattaforma web per connettere le realtà imprenditoriali. 3.3 Programmare assemblee periodiche per il confronto delle pmi operanti nello stesso settore agricolo, artigianale, turistico e culturale per analizzare insieme le problematiche ed indicare soluzioni alle stesse. 3.4 Includere negli spazi espositivi di feste patronali, sagre ed eventi locali di vari stand per la promozione e valorizzazione della conoscenza dei territori rurali per migliorare la competitività dei prodotti tipici.
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TERRITORIO SOSTENIBILE | POLITICHE DI CONTESTO TERRITORIALE
STRATEGIA 4/10 ENERGIA SOSTENIBILE E QUALITA’ DELLA VITA Attraverso i fondi comunitari, in tema di cambiamenti climatici ed energia, gli obiettivi di Europa 2020 sono quelli di trasformare la vecchia società in una società Low Carbon, attraverso profondi cambiamenti; questo nuovo sistema Green Economy prevede un rafforzamento dell’ efficientamento energetico, un aumento di energia da fonti rinnovabili e un programma di realizzazione di sistemi intelligenti di stoccaggio e distribuzione di energia. Anche il territorio di Acaya e Roca vuole invertire fortemente le tendenze che non aspirano a tale strategia intervenendo su sistemi e comportamenti a partire dall’azione pubblica. ANALISI Il lavoro analitico svolto sul territorio delle terre di Acaya e Roca ha come oggetto il materiale emerso dai tavoli di partecipazione con i cittadini. I tecnici, insieme ai facilitatori ed agli innovatori di comunità, hanno recepito idee, proposte, desideri, visioni, ma anche critiche, scontenti ed indicazioni a fare meglio, ed hanno dato loro un ordine integrandoli con dati oggettivi riguardanti il territorio, delineando un completo quadro d’insieme. Opportunità:
• Edifici interessati da efficientamento energetico come ad esempio • • • •
l’utilizzo di risorse rinnovabili tramite l’istallazione di impianti fotovoltaici su alcuni edifici pubblici. Progetto di realizzazione di una compostiera di comunità a Borgagne. Progetto di una rete di mobilità dolce realizzato e messo a disposizione dal circolo cittadino di Melendugno. Percorso chiuso al traffico nella zona di pertinenza dell’oasi delle Cesine. Parcheggio di pertinenza all’area di accesso all’oasi delle Cesine, servito da un trenino che collega il parcheggio alle marine.
• • • • • • • • • • • • • •
Edifici e capannoni dismessi prevalentemente nelle aree periferiche. Identità agricola molto forte e presenza di numerose attività agricole. Numerose piccole aree verdi, pubbliche, poco sfruttate. Numerosi edifici disabitati nel centro storico. Trasporto elettrico Terra Mare in bus, attivo sul territorio di Melendugno nei mesi estivi. Presenza sul territorio di numerosi tratturi, collegamenti rurali e percorsi ad alto valore naturalistico. Tratti già realizzati di pista ciclabile, che potrebbero essere messe a sistema. Efficientare gli edifici pubblici. La forte riduzione dell’inquinamento e dell’impatto ambientale che si otterrebbe investendo sulla mobilità dolce. Gli stessi percorsi della mobilità lenta offrono l’opportunità di valorizzare il territorio e tutelare il paesaggio. Campagne di sensibilizzazione della comunità al rispetto dell’ambiente. Favorire la fruibilità, l’accessibilità e la sicurezza degli spazi, infrastrutture ed edifici di pertinenza pubblica per ridurre le disuguaglianze. Creare una nuova concezione di turismo (comunità ospitale). Promuovere l’eco-efficienza e la riduzione dei consumi di energia primaria negli edifici e strutture pubbliche.
Criticità:
• Consumi eccessivi energetici e delle emissioni di gas (utilizzo eccessivo della macchina per decrescita attività commerciali e sportive).
• Mancanza di un monitoraggio dei consumi pubblici idrici e elettrici. • Assenza di adeguati parcheggi, di aree di snodo, soprattutto nell’area di Roca. • Scarsa accessibilità e presenza di barriere architettoniche negli spazi urbani ed edifici pubblici. • Mancanza di una rete di collegamento ciclabile tra le frazioni ed il comune; tra le frazioni e le marine; tra i comuni dell’unione (Melendugno- Vernole- Castri- Caprarica). • Inquinamento e mancata pulizia costante di spiagge, strade e aree verdi.
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• Assenza di un sistema di recupero delle acque meteoriche. • Assenza di cartellonistica informativa, turistica e segnaletica adeguata. • Patrimonio edilizio esistente e servizi scollegati, degradati e privi di • • • • • •
verde. Costi eccessivi per la pubblica illuminazione; Costi troppo alti per lo smaltimento dei rifiuti. Difficoltà nell’ottimizzazione della spesa e nella gestione dei fondi. Degrado degli ambienti e relativo abbandono per gli utenti con relativo degrado delle strutture. Sicurezza per i pedoni, i ciclisti e gli utenti dei percorsi della mobilità dolce nelle aree a traffico promiscuo. Elevato costo di gestione di realizzazione delle tecnologie per il risparmio energetico.
OBIETTIVI
• Ridurre i consumi energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche
o ad uso pubblico, residenziali e non, e integrare le fonti rinnovabili. • Ridurre i consumi energetici e le emissioni nelle imprese e integrare le fonti rinnovabili. • Incrementare la quota di fabbisogno energetico coperto da generazione distribuita, realizzando e sviluppando sistemi di distribuzione intelligente. • Aumentare la mobilità sostenibile nelle aree urbane.
INTERVENTI 4.1 Rinnovo delle infrastrutture pubbliche sul piano dell’efficienza energetica: Pubblica illuminazione di Borgagne interamente a LED per poi innescare un processi di efficientamento dell’intero territorio. 4.2 Piste ciclabili verso il mare utilizzando le reti dei tratturi esistenti. Intervento spora: Ciclovia “Melendugno – Roca Vecchia”, adeguamento via Vicinale Mancarella. 4.3 Piste ciclabili litoranee. Intervento spora: Ciclovia “Cesine–Torre Specchia”, progetto di nuova realizzazione di una pista ciclabile in sede propria in adiacenza alla SP366. 4.4 Percorsi Pedonali litoranei. Intervento spora: Tutela e valorizzazione del waterfront a nord di Torre Specchia Ruggeri. 4.5 Percorsi Pedonali nei centri urbani. Intervento spora: Miglioramento dell’accessibilità pedonale di Via Giuseppe Grassi – Via Vittorio Emanuele a Castri di Lecce. 4.6 Percorsi Pedonali nelle aree naturali suburbane. Intervento spora: Sentiero naturalistico della Serra di Caprarica. 4.7 Realizzare reti intelligenti di distribuzione dell’energia (Smart Grids):
• ridurre i consumi energetici delle reti di illuminazione pubblica, con
l’adozione di nuove soluzioni tecnologiche, come l’illuminazione a led nella frazione di Borgagne, per creare un tesoretto ed espanderla poi a tutto il territorio; • ottimizzazione delle risorse energetiche con una mappatura degli edifici ed impianti pubblici obsoleti e mal funzionanti, per classificare e dare priorità ai nuovi interventi; • incrementare l’utilizzo di fonti rinnovabili attraverso: sistemi di illuminazione pubblica, lungo i percorsi ciclabili e nelle aree verdi pubbliche, dotati di piccoli pannelli fotovoltaici; l’installazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici pubblici e dei parcheggi; • migliorare il sistema di riutilizzo delle acque reflue realizzando di vasche per la raccolta delle acque meteoriche per usi irrigui dei campi e la realizzazione di rete di scarico che trasporti le acque dal condizionatore alla cassetta wc. 4.8 Incrementare infrastrutture e nodi di interscambio, con il fine di incrementare la mobilità collettiva (magari con mezzi di trasporto ecocompatibili come Mare In Bus) per rendere efficienti i collegamenti tra i vari centri urbani e tra questi e le marine nel periodo estivo con una frequenza di corse adeguate. 4.9 Implementare il servizio di raccolta dei rifiuti, con la raccolta del compost, dotando le comunità di compostiera, grazie alla quale i batteri e i lombrichi possono trasformare le sostanze organiche in humus o terra fertile, utile per le coltivazioni locali o eventuali orti di comunità. 4.10 Sensibilizzare il cittadino attraverso attività di pulizia e prevenzione con coinvolgimento diretto della popolazione, delle scuole nelle attività di formazione, con mostre fotografiche del rifiuto, con attività di recupero dei rifiuti marini. 4.11 Migliorare il servizio comunale di recupero dei rifiuti, incrementare i punti di raccolta, soprattutto nelle marine e sulle spiagge, dotazione di cartellonistica adeguata, promozione di attività di buone pratiche (ad esempio scambio di rifiuti raccolti nella spiaggia delle Cesine con ticket parcheggio gratuito). 4.12 Ricercare ed incentivare la percorrenza sicura ed informata di antichi percorsi fatti dai contadini (funzionali al lavoro nei campi), creare dei “corridoi ecologici” preservati dalla presenza di viabilità sostenibile (es. via vecchia Vernole, strada vicinale detta Caligregna). 4.13 Abbattere le barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, parchi e aree verdi, edifici scolastici e percorsi urbani, adeguando ed incrementando tutta la cartellonistica. 4.14 Riconvertire spazi, singoli edifici o complessi di edifici per limitare il degrado ed il consumo di suolo.
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STRATEGIA 5/10 ADATTAMENTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO, PREVENZIONE E GESTIONE DEI RISCHI La strategia delle Terre di Acaya e Roca è di intervenire nei prossimi venticinque anni su quelle parti di territorio che presentano i rischi più elevati al fine di mettere in sicurezza e riqualificare il territorio connotato da fenomeni di rischio idraulico, idrologico e di erosione delle coste. ANALISI Il lavoro analitico svolto sul territorio delle terre di Acaya e Roca ha come oggetto il materiale emerso dai tavoli di partecipazione con i cittadini. I tecnici, insieme ai facilitatori ed agli innovatori di comunità, hanno recepito idee, proposte, desideri, visioni, ma anche critiche, scontenti ed indicazioni a fare meglio, ed hanno dato loro un ordine integrandoli con dati oggettivi riguardanti il territorio, delineando un completo quadro d’insieme. Opportunità:
• Aree naturali di grande pregio all’interno della fascia SIC Le Cesine, SIC Torre dell’Orso, SIC Tamari.
• Le aree boscate del territorio. • Le aree verdi nei centri e nelle periferie delle città come presidi di biodiversità.
• Macchia Mediterranea, che favorisce il consolidamento della costa. • Ex strada litorale interna all’Oasi delle Cesine usata come viabilità di servizio.
• Sistemi dunali. • Ridurre il rischio idrogeologico e di erosione costiera. • Ridurre il rischio incendi e il rischio sismico sul territorio regionale. Criticità:
• Assenza di infrastrutture verdi capaci al tempo stesso di tutelare aree
di pregio naturalistico e valorizzarne la qualità percettiva, educativa e la biodiversità intrinseca.
• Stato di degrado ed abbandono delle aree verdi interne alle città. • Assenza di parcheggi ed aree per lo scambio intermodale capaci di fornire una valida alternativa al parcheggio improprio.
• Occlusione delle principali linee di deflusso delle acque come il canale della Brunese e Oasi delle Cesine.
• Erosione costiera legata all’azione del vento, del moto ondoso e delle
acque di precipitazione che entrano a contatto con rocce di natura carbonatica, come falesia di Sant’Andrea zona faraglioni e di Torre dell’Orso zona piattaforma.
• Urbanizzazione del litorale, che ha modificato il volto della costa e diminuito la superficie permeabile.
• Sottodimensionamento ed assenza delle reti di urbanizzazione e di sistemi di recupero e riutilizzazione delle fonti di energia primaria.
• Mancata tutela delle preesistenze storiche, edilizie, culturali e naturali, come la Grotta della Poesia.
• Pericolo per i fruitori per i tratti non protetti. • Sistemi di smaltimento inefficienti e selvaggi con relativo pericolo di inquinamento delle falde.
• Pericolo per i fruitori per i tratti non protetti. • Parcheggio selvaggio in prossimità della falesia. OBIETTIVI
• Ridurre il rischio idrogeologico e di erosione costiera. • Ridurre il rischio incendi e il rischio sismico sul territorio regionale. INTERVENTI 5.1 Tutela e valorizzazione della biodiversità mediante la realizzazione di infrastrutture verdi per la fruizione, la gestione e la divulgazione dei biotipi dell’ambito rurale. Intervento spora: Una infrastruttura verde per la Palude Tamari. 5.2 Tutela e valorizzazione della biodiversità mediante la realizzazione di infrastrutture verdi per la fruizione, la gestione e la divulgazione dei biotipi dell’ambito costiero. Intervento spora: Una infrastruttura verde per Le Cesine. 5.3 Tutela e valorizzazione della biodiversità mediante la realizzazione di infrastrutture verdi per la fruizione, la gestione e la divulgazione dei biotipi interni alle città. Intervento spora: Il bosco edibile del Parco 11 Settembre. 5.4 Tutela e valorizzazione della biodiversità dei percorsi pedociclabili. Intervento spora: Sviluppo e promozione dell’area naturale della Serra di Caprarica. 5.5 Messa in sicurezza degli insediamenti abitativi, delle reti infrastrutturali e delle aree produttive delle zone a più alto rischio idraulico e/o geomorfologico con una manutenzione ordinaria e straordinaria del reticolo idraulico, delle reti di scolo e di sollevamento acque, laminazione delle piene e stabilizzazione delle pendici utilizzando ove possibile strutture verdi. 5.6 Contenimento del fenomeno di erosione delle coste con rinaturalizzazione delle aree interessate da dissesti idrogeologici e da dilavamento, erosione e desertificazione del suolo.
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5.7 Realizzazione di servizi per elevare e qualificare l’accessibilità della costa. 5.8 Realizzazione, manutenzione, rinaturalizzazione di infrastrutture verdi e servizi sistemici funzionali alla riduzione dei rischi connessi ai cambiamenti climatici. 5.9 Integrazione e sviluppo di sistemi di prevenzione, anche attraverso meccanismi e reti interoperabili di allerta precoce attraverso:
• definizione di scenari alluvionali di riferimento per la pianificazione comunale di emergenza;
• sviluppo di applicativi per la gestione delle reti di allerta precoce per il rischio idraulico e geomorfologico;
• interventi infrastrutturali per l’avvistamento precoce degli incendi; • integrazione della rete sismica; • potenziamento dei sistemi di tele-radio comunicazione digitale tra gli operatori del sistema regionale della protezione civile.
5.13 Adeguamento strutturale alla normativa sismica vigente degli edifici pubblici, strategici che possono assumere rilevanza in situazioni eccezionali e delle sedi di Centri Funzionali operativi (con l’allestimento di sale operative per le emergenze). 5.14 Studi di micro zonazione sismica e relativa classificazione degli interventi sul territorio.
• definizione di modelli di valutazione del rischio idrogeologico e del
rischio delle coste, con relativo sviluppo dell’azione di monitoraggio funzionale al sistema di allerta precoce attraverso l’acquisizione di piattaforme di comunicazione per la gestione di azioni di protezioni civile, all’attivazione di presidi territoriali, all’informazione dei cittadini;
• completamento ed integrazione della rete radio regionale UHF con dorsale a micro onde, con lo sviluppo delle diverse funzioni operative di monitoraggio, ivi inclusa la rete radio di trasmissione dei dati di monitoraggio meteo-idro-pluviometrico e di protezione;
• potenziamento dei sistemi di comunicazione in radio fonia e
trasmissione dati tra le varie componenti del sistema regionale di protezione civile, ivi compreso il volontariato, anche attraverso l’acquisizione di mezzi, attrezzature ed apparecchiature utili all’operatività della colonna mobile regionale;
• potenziamento delle Sale Operative di Protezione Civile attraverso la realizzazione/acquisizione di programmi gestionali per le diverse funzioni del Centro Operativo Regionale;
• aggiornamento dei piani di emergenza locali e di programmi regionali di previsione e prevenzione, con definizione dei relativi modelli di intervento, per il rischio meteorologico e idrogeologico.
5.10 Declassamento delle strade del litorale a rischio di erosione ed inondazione e riqualificazione in percorsi attrezzati per la fruizione sostenibile del litorale. 5.11 Gestione della tutela e del mantenimento delle infrastrutture blu, quali aree umide aree retrodunali pugliesi, anche attraverso il recupero dei reflui trattati. 5.12 Integrazione e sviluppo di sistemi di prevenzione, anche attraverso reti digitali interoperabili di coordinamento operativo veloce attraverso:
• definizione di carte regionali dei modelli di combustibile e della
viabilità forestale ai fini della prevenzione e della lotta attiva agli incendi boschivi;
• selvicoltura e misure preventive per la lotta agli incendi boschivi;
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STRATEGIA 6/10 TUTELA DELL’ AMBIENTE E PROMOZIONE DELLE RISORSE NATURALI E CULTURALI
• Ecocentro di Melendugno e compostiera di comunità di Borgagne. • Biodiversità, qualità dei prodotti locali e qualità della vita potrebbero essere volano di sviluppo per incrementare offerta turistica.
• Ripristinare nuove aree umide e migliorare gli apporti di risorse idriche in quelle già esistenti.
La valorizzazione e la tutela delle risorse naturali e turistico-culturali sono tra le strategie che le Terre di Acaya e Roca intendono applicare per lo sviluppo, al fine di preservare le emergenze naturalistiche e le opportunità economiche legate alla loro valorizzazione per gli abitanti del territorio dei prossimi venticinque anni. ANALISI Il lavoro analitico svolto sul territorio delle terre di Acaya e Roca ha come oggetto il materiale emerso dai tavoli di partecipazione con i cittadini. I tecnici, insieme ai facilitatori ed agli innovatori di comunità, hanno recepito idee, proposte, desideri, visioni, ma anche critiche, scontenti ed indicazioni a fare meglio, ed hanno dato loro un ordine integrandoli con dati oggettivi riguardanti il territorio, delineando un completo quadro d’insieme. Opportunità:
• Superfici impermeabili per la captazione delle acque meteoriche della pubblica via (piazze, strade, tetti di edifici pubblici, ecc).
• Il bacino di fitodepurazione di San Foca di Melendugno. • Le reti di fogna bianca, grigia e nera esistenti sul territorio. • Le acque di scarico pubblico e privato (bianche, grigie e nere) che
opportunamente depurate diventano fonte di acqua utilizzabile per usi non potabili.
• Aree naturali abbandonate che, se recuperate per implementare
la biodiversità faunistica e floreale, possono diventare motivo di interesse e di fruizione del territorio, grazie al fatto che è aumentata la consapevolezza sul ruolo della biodiversità nella natura.
• Patrimonio storico-culturale vasto e diffuso nei centri storici delle
cittadine (spazi urbani, edifici e complessi monumentali, luoghi di culto), patrimonio naturale e storico, su cui intervenire per recuperare un senso di identità del territorio.
• Attrattori di flussi turistici consolidati su cui puntare e far confluire risorse per valorizzare il territorio circostante: area archeologica Roca vecchia, castello e borgo fortificato di Acaya, sistema di frantoi ipogei e corti, riserva naturale statale Le Cesine, serre di Caprarica.
• Rifiuti urbani e domestici che portano un ritorno economico dal riciclo come materia prima-seconda, riduzione costi di gestione, diminuzione degli sprechi.
• Tradizione contadina, basata sulla coltivazione e l’allevamento che diventa motivo di interesse comunitario.
• Antichi percorsi fatti dai contadini (funzionali al lavoro nei campi).
Criticità:
• Sfruttamento della falda e intrusione marina. • Rischio allagamento per assenza o carenza di opere di captazione e depurazione delle acque meteoriche.
• Eccessivo e ingiustificato consumo di acqua per gli immobili pubblici e privati.
• Degrado e fatiscenza di immobili di valenza storica, di vuoti urbani,
centri storici nel loro organico e aree naturali, abbandono zone archeologiche e assenza di adeguata gestione dei siti attivi.
• Mancanza di un sistema comunitario di gestione dei rifiuti. • Discariche abusive di rifiuti solidi e inerti, mancanza di un piano di bonifica delle aree inquinate.
• Desertificazione, incendi, erosione e impoverimento del suolo, che incrementano la perdita di biodiversità.
• Antagonismo dovuto all’introduzione di specie alloctone e invasive
che mettono a rischio la persistenza di specie autoctone soprattutto nelle riserve.
• Perdita di continuità degli elementi ambientali. • Accentramento dei flussi turistici che causa eccessiva pressione antropica e depauperamento delle risorse naturali.
• Possibilità d’inquinamento da parte degli utenti. • Perdita della biodiversità. • I siti naturali sono minacciati dalla pressione antropica, dalla scarsa sensibilità e conoscenza delle tematiche di NATURA 2000.
OBIETTIVI
• Ottimizzare la gestione dei rifiuti urbani secondo la gerarchia comunitaria.
• Restituire all’ uso produttivo le aree inquinate. • Migliorare il servizio idrico integrato per usi civili e ridurre le perdite
di rete, ovvero ridurre il consumo di acqua potabile, favorendo il ricorso ad acque non potabili (meteoriche o depurate). Incrementare il riutilizzo delle acque per l’agricoltura con caratteristiche di salinità inferiori a quelle direttamente prelevate da falde.
• Migliorare la qualità dei corpi idrici, ovvero contenere i fenomeni di
ingressione salina sia attraverso la riduzione degli emungimenti che attraverso l’aumento degli apporti in corrispondenza delle nuove aree umide ricostruite, ricarica indiretta di corpi idrici sotterranei.
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• Ripristinare nuove aree umide e migliorare gli apporti di risorse idriche
6.8 Sensibilizzazione nelle scuole riguardo il risparmio della risorsa idrica.
• Contribuire ad arrestare la perdita di biodiversità terrestre e marina,
6.9 Eliminare la presenza di barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale o naturalistico, sia urbani che extraurbani, per migliorare l’accessibilità.
in quelle già esistenti (es. impianto di fitodepurazione realizzato a Melendugno). mantenendo e ripristinando i servizi eco sistemici, ovvero contrastare la perdita di habitat, di paesaggi, di beni storici attraverso la lotta agli incendi e all’erosione. Aumento della biodiversità, della qualità dei prodotti locali e della vita. Maggiore consapevolezza sul ruolo della biodiversità.
• Migliorare le condizioni e gli standard di offerta e fruizione del
patrimonio nelle aree di attrazione naturale riducendo i problemi legati alla gestione urbana delle acque meteoriche (rischio idraulico) e sviluppando una maggiore qualità dell’ambiente, del territorio, del paesaggio e crescita culturale della comunità.
• Miglioramento delle condizioni e gli standard di offerta e fruizione del patrimonio culturale, nelle aree di attrazione.
• Favorire il riposizionamento competitivo delle destinazioni turistiche,
attraverso la valorizzazione integrata di risorse e competenze territoriali.
• Evitare il sovraccarico della rete fognaria in caso di precipitazioni di
6.10 Pianificazione di servizi parcheggio a margine (park & ride) per incentivare la viabilità dolce e sostenibile creando una rete territoriale. 6.11 Valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio naturale per assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio tramite informatizzazione dei luoghi e sviluppo software tematici ad esempio audio/video guide. 6.12 Sensibilizzare i cittadini sui vantaggi del sistema di comunità ecosostenibile (abbattimento costi dei servizi, maggiore competizione sul mercato esterno all’unione dei comuni). 6.13 Recuperare antiche varietà perdute (piante ornamentali e da frutto), pianificando aree verdi pubbliche con cui ricostruire un’identità paesaggistica e una memoria storica oltre a incrementare le superfici verdi e loro vantaggi (abbattimento isola di calore, ecc.).
forte intensità.
INTERVENTI 6.1 Migliorare il deflusso delle acque meteoriche sulle infrastrutture stradali. Intervento spora: Efficientamento della rete fognaria acqua di via Vanze a Strudà. 6.2 Migliorare il deflusso delle acque meteoriche negli spazi pubblici. Intervento spora: Efficientamento della rete fognaria acqua bianca di piazza dei Caduti a Castri. 6.3 Trattamento delle acque reflue: Efficientamento della rete fognaria di via Vittorio Veneto a Caprarica. 6.4 Valorizzazione e fruizione del patrimonio naturale, diffusione della conoscenza e tutela della biodiversità. Intervento spora: L’orto organico di Comunità di Borgagne. 6.5 Valorizzazione e fruizione del patrimonio naturale, diffusione della conoscenza e tutela della biodiversità. Intervento spora: Il bosco mediterraneo della zona Lama. 6.6 Incentivi per favorire l’uso dell’acqua depurata riguardanti nuove costruzioni o ristrutturazioni. 6.7 Riciclo delle acque meteoriche e grigie per usi quali: irrigazione delle aree verdi, lavaggio delle aree pubbliche, impianti antincendio, usi tecnologi (per esempio sistemi di climatizzazione), alimentazione delle cassette di scarico dei W.C. etc.
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STRATEGIA 7/10 SISTEMA DI TRASPORTO E INFRASTRUTTURE DI RETE Per quanto il sistema infrastrutturale sia un tema di carattere sovra comunale piuttosto che locale, la strategia delle Terre di Acaya e Roca mira a qualificare il sistema di trasporto locale, le infrastrutture locali e potenziare le infrastrutture portuali ed aeroportuali esistenti sul territorio al fine di migliorare l’accessibilità e le possibilità economiche del territorio. ANALISI Il lavoro analitico svolto sul territorio delle terre di Acaya e Roca ha come oggetto il materiale emerso dai tavoli di partecipazione con i cittadini. I tecnici, insieme ai facilitatori ed agli innovatori di comunità, hanno recepito idee, proposte, desideri, visioni, ma anche critiche, scontenti ed indicazioni a fare meglio, ed hanno dato loro un ordine integrandoli con dati oggettivi riguardanti il territorio, delineando un completo quadro d’insieme.
• • • •
Mancanza di segnaletica adeguata. Frammentazione dei collegamenti stradali. Stato di scarsa manutenzione di alcune delle principali strade locali. Assenza di opere di urbanizzazione stradale che limitano l’accessibilità di alcune aree del territorio.
• Rischio di isolamento territoriale dovuto alla qualità e al rango delle infrastrutture di collegamento.
• Ampliamento esponenziale dei flussi nel periodo estivo. OBIETTIVI
• Migliorare i collegamenti con i principali nodi infrastrutturali per incentivare l’economia locale.
• Valorizzare l’area portuale di San Foca e migliorare i servizi connessi
ad esso per migliorare la competitività del sistema portuale e interportuale.
• Migliorare la mobilità locale. • Completare e migliorare la rete di trasporto per passeggeri e merci.
Opportunità:
INTERVENTI
• Vicinanza al porto di Brindisi, porto di Otranto, Aereoporto di Brindisi,
7.1 Realizzare agli ingressi di ogni comune una zona parking dove far sostare navette provenienti dai principali nodi stradali, ferroviari e portuali con istallazioni di colonnine elettriche per la rigenerazione e di bike-park che consentano l’immersione nei territori comunali in assoluta eco-sostenibilità.
Stazione ferroviaria di Lecce.
• Presenza del Porto Turistico di San Foca. • Presenza dell’Eliporto di Melendugno presso L’Aviosuperficie S. Andrea.
• Strade extraurbane principali e secondarie di collegamento, esistenti e in corso di realizzazione (Strada Regionale 8).
• Presenza di servizi di trasporto pubblico locale con mini bus elettrici in alcuni tratti di territorio.
• Valorizzare l’area portuale di San Foca e migliorare i servizi connessi
ad esso per migliorare la competitività del sistema portuale e interportuale.
7.2 Incrementare i servizi e le attività connesse all’area portuale di San Foca quali commercio, ristorazione, offerta sport d’acqua. 7.3 Creare un’App che racchiuda le informazioni sul trasporto, orari, percorsi, deviazioni in caso di emergenza o necessità e tutte le informazioni utili e veloci per il cittadino e per il turista.
• Migliorare la mobilità locale mediante interventi di nuove infrastrutture,
sistemi per risolvere le intersezioni a raso (rotatoria accesso San Foca, Torre Saracena).
• Studiare piani della mobilità ad hoc per la stagione estiva dove la pressione veicolare diviene esponenziale.
• Completare e migliorare la rete di trasporto per passeggeri e merci. Criticità:
• Carenza di servizi a disposizione dei diportisti in prossimità del Porto di San Foca.
• Scarso utilizzo dell’area portuale per attività comunali e piccoli eventi. • Scarsa informazione sulla presenza dell’eliporto e sulle eventuali attività.
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TERRITORIO INCLUSIVO | POLITICHE PER IL MERCATO DEL LAVORO, L’INCLUSIONE SOCIALE E IL WELFARE
STRATEGIA 8/10 PROMUOVERE LA SOSTENIBILITA’ E LA QUALITA’ DELL’OCCUPAZIONE E IL SOSTEGNO ALLA MOBILITA’ PROFESSIONALE
• Gli edifici pubblici dismessi o parzialmente utilizzati, spesso nel centro • •
dei paesi. La buona presenza di strutture per l’infanzia già attive ed operanti sul territorio (asili, scuole primavera). Nuovi flussi migratori, sia autonomi che ospitati nei centri di accoglienza (SPRAR), presenti sul territorio. Le risorse umane: i giovani, le donne, i diversamente abili e gli immigrati. Favorire il reinserimento lavorativo dei soggetti coinvolti da crisi di settore. Migliorare l’efficacia e la qualità dei servizi che consentono l’accessibilità al lavoro. Valorizzare sul mercato globale l’eccellenza della produzione locale.
La strategia delle Terre di Acaya e Roca è quella di incrementare l’offerta di occupazione incentivando l’occupazione stabile e la stabilizzazione del lavoro precario, attraverso interventi di politica attiva, promuovendo misure di supporto all’incontro tra domanda e offerta all’interno del mercato del lavoro e rafforzando l’offerta qualificata di occupazione.
•
ANALISI
•
Il lavoro analitico svolto sul territorio delle terre di Acaya e Roca ha come oggetto il materiale emerso dai tavoli di partecipazione con i cittadini. I tecnici, insieme ai facilitatori ed agli innovatori di comunità, hanno recepito idee, proposte, desideri, visioni, ma anche critiche, scontenti ed indicazioni a fare meglio, ed hanno dato loro un ordine integrandoli con dati oggettivi riguardanti il territorio, delineando un completo quadro d’insieme.
Criticità:
Opportunità:
• L’agricoltura e la coltivazione di olivo, vite, ortaggi e frutta. • Il settore primario legato all’attività della pesca e dell’allevamento. • Il settore della trasformazione della produzione agricola, enologica, • • • • •
caseari, della panificazione e tutte le produzioni gastronomiche Il settore artigianale e manifatturiero; Il settore turistico, dell’accoglienza, dello spettacolo e della ristorazione. I talenti del territorio che operano nel settore terziario. Le numerose associazioni che operano in campo culturale, ambientale e sociale operanti sul territorio. Il patrimonio umano degli anziani, dei pensionati, dei viaggiatori e di chi può contaminare con la propria esperienza e memoria le nuove generazioni.
• •
• Disoccupazione giovanile. • Difficoltà di accesso al lavoro per le fasce vulnerabili quali donne, diversamente abili e immigrati.
• Presenza di lavoratori coinvolti da crisi di settore legati all’andamento dell’economia locale e globale.
• Carenza di servizi di sostegno alla genitorialità, quali asili e centri per il supporto ai non autosufficienti.
• Difficoltà nei collegamenti tra i centri minori. • Carenza di contaminazione tra i settori economici e tra le risorse • • • • •
professionali e aziendali operanti sul territorio. Assenza di un brand territoriale, di un marchio di qualità dei prodotti, beni e servizi locali. Carenza di occasioni di dibattito tra gli operatori economici. Fruibilità dei luoghi mediante trasporti a basso costo e con tempi certi. Demarcazione sempre piu netta tra pubblico e privato. Aumento del traffico privato a scapito della salvaguardia e degli equilibri climatici.
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OBIETTIVI
STRATEGIA 9/10 PROMUOVERE L’INCLUSIONE SOCIALE, LA LOTTA ALLA POVERTA’ E OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE
• Garantire l’inserimento nel sistema economico locale delle fasce • • • •
maggiormente vulnerabili con particolare riferimento ai giovani, le donne, i diversamente abili e gli immigrati. Favorire il reinserimento lavorativo. Migliorare i servizi che consentono l’accessibilità al lavoro. Incentivare l’economia circolare e le reti umane e tra aziende. Valorizzare sul mercato globale l’eccellenza della produzione locale.
INTERVENTI 8.1 Convertire lo stabile dell’ex scuola media di Caprarica in uno spazio collettivo di lavoro e contaminazione per giovani imprese. 8.2 Incentivare la nascita di una cooperativa di comunità per la gestione di beni e servizi integrati del territorio. 8.4 Istituire “ANTENNA” presso uno degli immobili di proprietà pubblica dismessi o parzialmente utilizzati, sportello fisico e digitale che censisce costantemente le risorse umane, le aziende produttrici di beni, servizi e le opportunità lavorative esistenti sul territorio, per facilitare l’accesso al lavoro, incentivando l’incontro di domanda e offerta, la partecipazione a bandi e forme di finanziamento agevolato. 8.4 Realizzare un piano di interventi relativi al superamento e all’abbattimento delle barriere architettoniche nei luoghi di lavoro. 8.5 Realizzare un piano di interventi relativi all’adeguamento e all’adattamento delle postazioni di lavoro. 8.6 Incentivare l’inserimento lavorativo dei migranti mediante l’istituzione di seminari, tirocini e workshop di formazione per l’inserimento lavorativo. 8.7 Favorire l’istituzione di seminari, corsi e workshop di formazione per il reinserimento lavorativo dei nuovi disoccupati vittime della crisi economica. 8.8 Potenziare gli asili ed incentivare l’orario continuato del servizio, al fine di ampliare il servizio di supporto ai genitori-lavoratori. 8.9 Incentivare i servizi sociali di assistenza ai diversamente abili non autosufficienti. 8.10 Istituire gli incontri e le assemblee di settore al fine di condividere disagi ed opportunità legate all’opportunità di crescita economica e favorire la nascita o il potenziamento di reti professionali e umane. 8.11 Incentivare l’istituzione di un consorzio o marchio territoriale che sia sinonimo di qualità, bellezza e territorialità al fine di potenziare la produzione e l’offerta di beni e servizi del territorio, al fine di supportare le aziende locali a competere sul mercato globale.
L’Unione dei Comuni nei prossimi venticinque anni intende ridurre la povertà e l’esclusione sociale attraverso l’innovazione sociale, il miglioramento della qualità degli spazi comuni e percorsi integrati di inclusione attiva delle persone vulnerabili. Innalzando la qualità della vita dei propri cittadini, migliorando le condizioni di accessibilità, fruibilità, e qualità dei luoghi pubblici centrali e periferici contribuirà ad incentivare i naturali processi di inclusione e investimento economico privato. ANALISI Il lavoro analitico svolto sul territorio delle terre di Acaya e Roca ha come oggetto il materiale emerso dai tavoli di partecipazione con i cittadini. I tecnici, insieme ai facilitatori ed agli innovatori di comunità, hanno recepito idee, proposte, desideri, visioni, ma anche critiche, scontenti ed indicazioni a fare meglio, ed hanno dato loro un ordine integrandoli con dati oggettivi riguardanti il territorio, delineando un completo quadro d’insieme. Opportunità: • Le numerose associazioni culturali, ambientali e sociali che operano sui territori e rappresentano importanti risorse umane da valorizzare. • La presenza di buone pratiche sul territorio quale “L’Orto Urbano di Borgagne”, “La compostiera di comunità di Borgagne”, la “Mensa sociale per i bisognosi di Castri”. • Le maglie ed i caratteri dei centri storici, i vicoli, la spontaneità delle costruzioni antiche, i tracciati e le corti. • Gli edifici di pregio recuperati. • Gli spazi pubblici ed i percorsi pubblici accessibili. • L’edilizia residenziale pubblica da riqualificare. • La disponibilità di aree di proprietà pubblica nel cuore dei centri e delle periferie delle città da riqualificare o convertire in spazi ed aree a verde pubblico. • L’ esperienza e la conoscenza della popolazione più anziana. • Gli edifici dismessi come potenziali contenitori delle nuove attività pubbliche da insediare. Criticità: • Accessibilità universale degli spazi pubblici. • Assenza di un piano del colore ed elementi architettonici ed incentivi alla sua concreta applicazione. • Degrado degli spazi pubblici del territorio, con particolare riferimento alle piazze di periferie: Piazza Neruda, Piazza Nenni, Piazza Marco Polo e Piazza della Luna, Piazza San Francesco a Melendugno, Piazza Madonna della Neve ad Acquarica, Giardino del Palazzo baronale di Pisignano, Piazza Vittorio Veneto a Strudà, Piazza Roma a Vanze.
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• Degrado di alcuni tracciati del centro storico di Vernole, Strudà, • •
•
• • • • •
Caprarica e di Castri, di piazza della Chiesa dei Santi Medici e piazza Castello a Melendugno. Assenza di attenzione per il turismo sociale, specie quello degli anziani e dei diversamente abili, e dunque di accessibilità ed adeguatezza dei percorsi pubblici. Scarsa attenzione per le emergenze architettoniche del territorio: Frantoi ipogei disseminati sul territorio, Palazzo Sciurti con annesso giardino da restaurare, palazzo Vernazza a Castri, castello baronale D’Amely a Melendugno, Palazzo Baronale a Caprarica, Castello Petraroli di Borgagne, della Torre Colombaia di Melendugno. Degrado e disuso delle strutture pubbliche come il Mercato Coperto e dell’ex municipio di piazza Castello di Melendugno, la ex Scuola media di Caprarica, l’incompiuto centro diurno di Castri, l’incompiuto campo da bocce di Vernole, del Campo sportivo e dell’edificio detto “Palestrone” di Borgagne. Degrado o scarsa valorizzazione delle emergenze storico architettoniche quali dolmen, menhir ed aree archeologiche del territorio. Abbandono di manufatti strategici. Accumulazione di fasce di popolazione disagiate nei centri storici. Possibilità di parcheggi incontrollati. Presenza di degrado dovuto all’abbandono d’immondizia incontrollata.
OBIETTIVI
• Promuovere inclusione sociale tramite misure di lotta alla povertà e • • • • •
alle discriminazioni e rafforzamento dell’economia sociale. Aumentare, consolidare e qualificare i servizi di cura e socio educativi e di supporto alla famiglia. Garantire accessibilità a servizi e infrastrutture alle persone con limitazioni dell’autonomia. Ridurre le condizioni di disagio abitativo e assicurare ad ognuno il diritto alla casa. Diffondere la lotta all’illegalità, con particolare attenzione alle aree urbane ad alto tasso di esclusione sociale. Coinvolgere la popolazione più anziana nel ripensamento del sistema economico locale.
INTERVENTI 9.1 Riqualificazione dei tracciati dei centri storici dell’area urbana. Interventi spora disseminati nell’area urbana: Via Diaz, Piazza Castello, Via Roca a Melendugno; Via Laterano e Via Lecce. 9.2 Riqualificazione dei mercati urbani della produzione dell’eccellenza locale a Melendugno e Vernole. Rifunzionalizzare tali aree per realizzare “Farmer market” che consentano la vendita dei prodotti locali, mettendo in rete tutte le realtà agricole e dell’allevamento dell’intera unione dei Comuni, dando vita ad una comunità secondo un metodo ecosostenibile e di condivisione, incentivando anche la vendita online.
9.3 Riqualificazione degli spazi pubblici delle periferie in luoghi accessibili ed inclusivi: Piazza Nenni a Melendugno, Villa Madonna della Neve a Strudà ed il Giardino degli scacchi del Palazzo Baronale di Pisignano. 9.4 Recupero dell’ edificio ex Scuole medie di Caprarica per la creazione di un Centro per lo scambio intergenerazionale, che fungerà da centro diurno aggregativo per anziani e da laboratorio per la trasmissione dei saperi e delle pratiche della tradizione ai giovani della comunità. 9.5 Istituzione della “Mese de li mesci”, evento a cadenza annuale, organizzato nel corso dei laboratori dello scambio intergenerazionale, in cui si promuove e si cerca di stimolare la cooperazione intergenerazionale al fine di promuovere uno sviluppo che integri innovazione e tradizione. 9.6 Sviluppo di un programma di inclusione delle fasce più deboli attraverso le associazioni locali già attive sul territorio (come Ngracalati, Tramontana, Salento Social Tourism) e stimolarne di nuove, le quali attraverso un sistema di micro lavori e lavori di rete, collaborano al ripopolamento del centro storico e all’utilizzo dei terreni abbandonati. 9.7 Offrire gli edifici pubblici esistenti ad associazioni operanti sul territorio come spazi di condivisione per la collettività permettendo così lo scambio osmotico tra le diverse anime del territorio (PPP). Questi spazi diventano collettori di idee e di azioni volte a rinnovare l’interesse e a favorire l’interesse del patrimonio storico e architettonico abbandonati ( a titolo esemplificativo: scuola elementare di melendugno, palestrone di borgagne, Palazzo Vernazza, centro per anziani di castri, frantoi ipogei). 9.8 Salvaguardia e promozione partecipata delle tradizioni culturali, degli antichi saperi e della saggezza popolare attraverso l’organizzazione di eventi per la raccolta di testimonianze, usi e costumi della tradizione popolare come mostre e contest fotografici. In collaborazione con le associazioni presenti sul territorio organizzare il “Barattolo delle testimonianze” per raccogliere vecchie foto, racconti e testimonianze, con l’intento di realizzare uno scambio generazionale (coinvolgendo tutte le fasce di età). 9.9 Restaurare i monumenti simbolo ed edifici storici per riaprire gli stessi alla cittadinanza, tramite acquisizione pubblica o previsione di sinergie pubblico-privato, riutilizzando questi luoghi, o altri edifici sfitti e in stato di abbandono, per aumentare il numero di spazi espositivi, musei, biblioteche o mediateche sul territorio permettendo alla cittadinanza di riappropriarsi di quegli ambienti e di disporre di più luoghi di incontro e aggregazione sociale (Castello d’Amely di Melendugno, Castello Petraroli di Borgagne, Palazzo Vernazza a Castri). 9.10 Recupero vie e piazze centri storici secondo azioni integrate con altri comuni dell’unione prevedendo inoltre, anche tramite incentivi verso privati, la riqualificazione dei prospetti degli edifici che si affacciano sulle vie principali secondo piani del colore a tutela del decoro.
TERRE DI ACAYA E ROCA: UN TERRITORIO INTELLIGENTE, SOSTENIBILE ED INCLUSIVO
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STRATEGIA 10/10 ISTRUZIONE, FORMAZIONE E APPRENDIMENTO PERMANENTE Dopo un periodo dove il tasso di abbandono prematuro dei percorsi di istruzione è salito notevolmente, le strategie comunitarie e di conseguenza quelle locali insistono sull’istruzione primaria e secondaria per ridurre gli abbandoni scolastici e fornire ai ragazzi la giusta competenza per entrare nel mondo del lavoro o per proseguire con una formazione universitaria. A questa formazione ordinaria le Terre di Acaya e Roca intendono affiancare percorsi di formazione legati alla tradizione locale, sia attraverso scuole di eccellenza che attraverso occasioni per la contaminazione dei saperi e delle esperienze tra generazioni diverse di cittadini. ANALISI Il lavoro analitico svolto ha come oggetto il materiale emerso dai tavoli di partecipazione con i cittadini. I tecnici, insieme ai facilitatori ed agli innovatori di comunità, hanno recepito idee e proposte ma anche critiche ed indicazioni a fare meglio, ed integrandoli con dati oggettivi riguardanti il territorio, hanno delineato un completo quadro d’insieme. Opportunità:
• Associazioni già presenti sul territorio (es. ‘Ngracalati). • Esperienze puntuali di recupero e cura del territorio e delle specificità, • • • • • • • • •
non in rete tra loro ma virtuose ed esemplari. Numerosi edifici dismessi da risignificare, sia pubblici che privati, spesso nel centro delle città. Plessi scolastici sovradimensionati per la reale domanda di formazione “classica”. Permanenza nella memoria collettiva di personalità di rilievo in ambito artistico-culturale, su tutti Rina Durante e Antonio Verri, che possono veicolare l’avvicinamento alla cultura e la promozione del territorio. Il patrimonio umano degli anziani e di chi può contaminare con la propria conoscenza e memoria le nuove generazioni. Arginare il fenomeno della dispersione scolastica puntando sui metodi di formazione sperimentale ed innovativa. Favorire la transazione tra istruzione e mercato del lavoro locale, promuovendo percorsi di formazione specialistica per il recupero dei saperi locali e la cura del territorio. Innalzare il livello di istruzione della popolazione adulta. Accrescere le competenze della forza lavoro e agevolare la mobilità, l’inserimento/ reinserimento lavorativo. Favorire la trasmissione della memoria storica degli anziani verso le giovani generazioni, in maniera attiva ed esperienziale.
Criticità: • Progressivo calo demografico. • Scarto tra percorsi classici di formazione e mercato del lavoro locale.
• Esodo delle fasce di popolazione più giovane con sempre più scarsi
episodi di ritorno. • Scarsa attrattività dei percorsi di formazione locale per i giovani-adulti anche non residenti nell’area e dispersione scolastica. • Gap di formazione tra giovani e anziani, i primi che non conoscono le tradizioni ed i secondi che non apprendono le nuove possibilità. • Perdita delle conoscenze tradizionali e della memoria storica. OBIETTIVI
• Arginare il fenomeno della dispersione scolastica. • Favorire la transazione tra istruzione e mercato del lavoro locale,
promuovendo percorsi di formazione specialistica per il recupero dei saperi locali e la cura del territorio. • Innalzare il livello di istruzione della popolazione adulta e la formazione linguistica, informatica e di settore. • Accrescere le competenze della forza lavoro e agevolare la mobilità, l’inserimento/ reinserimento lavorativo. • Favorire la trasmissione della memoria storica degli anziani verso le giovani generazioni, in maniera attiva ed esperienziale. INTERVENTI 10.1 Inserire sperimentazioni didattiche nei classici percorsi di formazione e favorire pratiche di uso differenti degli spazi della formazione, seguendo le direttive e linee guida individuate dalla strategia delle aree interne (accorpamento plessi, scuole aperte il pomeriggio, percorsi di formazione per adulti, nonni docenti / nipoti docenti). 10.2 Istituire una scuola di formazione specialistica sul recupero delle specificità agricole e cura del territorio per recuperare le perdite causate dalla monocoltura intensiva, coinvolgendo le realtà mappate. 10.3 Favorire l’istituzione di programmi di integrazione delle fasce vulnerabili nei percorsi di formazione (borse, alloggi, ausilio linguistico). 10.4 Istituire un archivio degli spazi disponibili, delle conoscenze, dei saperi e dei bisogni, che sia di natura digitale ma con visibilità fisica nei diversi centri dell’unione presso uno degli immobili pubblici dismessi. 10.5 Incentivare la gestione di terreni o edifici in disuso delle associazioni. Pensare a delle residenze temporanee di uso non esclusivo dei soggetti coinvolti nei percorsi di formazione (circuito artistico, culturale ecc). 10.6 Incentivare percorsi esperienziali, messi in rete e promossi nell’offerta turistica e formativa del territorio, in cui vengano coinvolti attivamente i cittadini che vogliano mettere a disposizione i loro saperi. 10.7 Recuperare e connettere i luoghi riconducibili alle personalità di spicco del mondo culturale locale per la progettazione di percorsi tematici ed eventi che diventino occasione di riqualificazione degli spazi pubblici.
TERRE DI ACAYA E ROCA: UN TERRITORIO INTELLIGENTE, SOSTENIBILE ED INCLUSIVO
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7. L’agenda del cambiamento: una roadmap di interventi per i prossimi venticinque anni
Di seguito sono riportati gli interventi emersi dal confronto con la cittadinanza, i tecnici, gli amministratori e gli esperti coinvolti in questa fase. Tali interventi si ritiene possano innescare la strategia, in quanto considerati prioritari e trasversali dal punto di vista degli obiettivi sottesi dalla stessa. Di seguito è riportata la roadmap a venticinque anni, che contiene tutti gli interventi emersi da questo primo confronto con la cittadinanza, momento che si ritiene necessario compiere con cadenza biennale o triennale, al fine di aggiornare la strategia ai nuovi bisogni e alle nuove realtà tecnologiche, economiche e sociali locali e globali. In arancione e di seguito elencati, sono evidenziati gli interventi così detti “spora”, ovvero quelli che si ritiene possano innescare la strategia, in quanto considerati prioritari e trasversali dal punto di vista degli obiettivi sottesi dalla stessa. Gli interventi appartengono agli OT finanziabili con il bando pubblico per la selezione delle Aree Urbane e per l’individuazione delle Autorità Urbane in attuazione dell’ASSE PRIORITARIO XII “Sviluppo Urbano Sostenibile - SUS” del P.O. FESR- FSE 2014-2020. Gli interventi sono meglio descritti nella manifestazione di interesse candidata. La collocazione nell’arco temporale dei venticinque anni è da considerarsi auspicabile e non descrittiva. OT 4 - Energia sostenibile e qualità della vita INTERVENTO 4.1 | Rinnovo delle infrastrutture pubbliche sul piano dell’efficienza energetica: Pubblica illuminazione di Borgagne interamente a LED INTERVENTO 4.2 | Piste ciclabili: Ciclovia “Melendugno – Roca Vecchia”, adeguamento via Vicinale Mancarella INTERVENTO 4.3 | Piste ciclabili: Ciclovia “Cesine–Torre Specchia”, progetto di nuova realizzazione di una pista ciclabile in sede propria in adiacenza alla SP366 INTERVENTO 4.4 | Percorsi Pedonali: Tutela e valorizzazione del waterfront a nord di Torre Specchia Ruggeri INTERVENTO 4.5 | Percorsi Pedonali: Accessibilità pedonale di Via Roma – Via Vittorio Emanuele a Castri di Lecce INTERVENTO 4.6 | Percorsi Pedonali: Sentiero naturalistico della Serra di Caprarica
OT 5 - Adattamento al cambiamento climatico, prevenzione e gestione dei rischi INTERVENTO 5.1 | Tutela e valorizzazione della biodiversità: Una infrastruttura verde per la Palude Tamari INTERVENTO 5.2 | Tutela e valorizzazione della biodiversità: Una infrastruttura verde per le Cesine INTERVENTO 5.3 | Tutela e valorizzazione della biodiversità: Il bosco edibile del Parco 11 Settembre INTERVENTO 5.4 | Tutela e valorizzazione della biodiversità: Sviluppo e promozione della Serra di Caprarica OT 6 - Tutela dell’ambiente e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali INTERVENTO 6.1 | Trattamento delle acque reflue: Efficientamento della rete fognaria di via Vanze a Strudà INTERVENTO 6.2 |Trattamento delle acque reflue:Efficientamento della rete fognaria di piazza dei Caduti a Castri INTERVENTO 6.3 | Trattamento delle acque reflue:Efficientamento della rete fognaria di via Vittorio Veneto a Caprarica INTERVENTO 6.4 | Valorizzazione e fruizione del patrimonio naturale: L’orto organico di Comunità di Borgagne INTERVENTO 6.5 | Valorizzazione e fruizione del patrimonio naturale: Il bosco mediterraneo della zona Lama a Roca OT 9 - Inclusione sociale e lotta alla povertà INTERVENTO 9.1 | Infrastrutture che contribuiscono allo sviluppo locale e regionale: Riqualificazione dei tracciati dei centri storici dell’area urbana INTERVENTO 9.2 | Infrastrutture che contribuiscono allo sviluppo locale e regionale: Mercato urbano dell’eccellenza locale INTERVENTO 9.3 | Infrastrutture che contribuiscono allo sviluppo locale e regionale: Riqualificazione degli spazi pubblici delle periferie in luoghi accessibili ed inclusivi.
L’AGENDA DEL CAMBIAMENTO: UNA ROADMAP DI INTERVENTI PER I PROSSIMI VENTICINQUE ANNI
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TERRE DI ACAYA E ROCA: UN TERRITORIO INTELLIGENTE, SOSTENIBILE ED INCLUSIVO | ROADMAP 2018 - 2042 STRATEGIA
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
2031
2032
2033
2034
2035
2036
2037
2038
2039
2040
2041
Governance
Interven: materiali e immateriali
IntervenB prioritari realizzabili con POR 2014-2020 o immediatamente aMvabili con fondi locali o a costo zero
Asse I - Ricerca e innovazione Asse II - ITC e digitalizzazione
1.1
2.1
Asse III - Piccole e medie imprese
2.2
1.2
2.3
3.1
1.2
2.4
3.3
Asse IV - Sostenibilità energeBca
4.1
4.2-3
Asse V - CambiamenB climaBci
5.1
5.2
5.3
5.4
Asse VI - Tutela dell'ambiente
6.1
6.2
6.3
6.4
1.2
2.5
2.6
4.7
4.8
8.1
Asse IX - Inclusione sociale
9.1
8.2
1.2
2.7
5.5
6.5
5.6
6.6
4.9
5.7
1.2
2.8
6.7
4.10
5.8
6.8
7.1
Asse VIII - Occupazione
IntervenB a lungo termine realizzabili con le risorse previste da futuri POR, altri finanziamenB pubblici, PPP o programmabili nell'ambito delle risorse locali generate e risparmiate dall'aUuazione della strategia
3.4
4.4-5-6
Asse VII - Mobilità sostenibile
Asse X - Formazione
IntervenB a medio termine realizzabili con le risorse previste dal POR 2021-2027, altri finanziamenB pubblici futuri o PPP o programmabili nell'ambito delle risorse locali generate e risparmiate dall'aUuazione della strategia
5.9
6.9
5.10
6.10
4.11
4.12
4.13
4.14
5.11
5.12
5.13
5.14
6.11
6.12
6.13
7.2
7.3
8.3
8.4
8.5
8.6
8.7
8.8
8.9
8.10
9.2
9.3
9.4
9.5
9.6
9.7
9.8
9.9
9.10
10.1
10.2
10.3
10.4
10.5
10.6
10.7
8.11
Mappatura risorse del territorio Verifica e allineamento strategia Comunicazione
1
L’AGENDA DEL CAMBIAMENTO: UNA ROADMAP DI INTERVENTI PER I PROSSIMI VENTICINQUE ANNI
39
2042
8. LA STRATEGIA IMMATERIALE: LA PROMOZIONE DELLE TERRE DI ACAYA E ROCA
Nella prospettiva di rigenerazione urbana sostenibile dell’Area Urbana, posto che il recupero parta dalla volontà di realizzare un percorso poliedrico di intervento sul territorio, sarebbe auspicabile considerare tutti quegli aspetti riconducibili ai valori legati proprio alla connotazione del concetto di “rigenerazione”. Per “rigenerazione” occorre intendere sia una ripresa dello stato di salute del territorio con interventi materiali, quasi ad indicare una sorta di rinascita, sia un recupero di forza basato sul valore immateriale del prodotto “Terre di Acaya e Roca”. In effetti, l’operazione marketing, che sta alla base, dovrebbe affidarsi al criterio della funzione rassicuratrice che lo specifico contesto geografico riesce ad infondere ai propri cittadini, ma soprattutto ai potenziali visitatori. In tal senso, sarebbe utile individuare i valori base della categoria del prodotto “territorio” e specificarne la cosiddetta ragione d’uso. Questo elemento rassicura i fruitori circa la bontà del prodotto, percependolo come qualitativamente buono. Ad esempio, un valore fondamentale dei singoli territori è la tradizione che li caratterizza. Essa consiste nella tipicità del luogo a differenza delle peculiarità tipiche di altri contesti. È così che il concetto di qualità acquisisce un peso sia merceologico, sia di specificità, dunque di brand. Da ciò scaturisce l’importanza di una necessaria interazione sistemica di conoscenze interdisciplinari, atta a riscontrare, nella concretezza dell’osservazione empirica del territorio, la più opportuna creatività di risoluzione del quesito rappresentato dal progetto. L’obiettivo unanime, quindi, è quello di promuovere una narrazione condivisa dello spazio geografico, per la quale il filo conduttore sia una forma di spontaneismo progettuale che dà sfogo allo spirito di appartenenza. Ogni progetto di tal genere desume una strategia che avrà definito non soltanto i valori cardine caratterizzanti l’immagine del contesto geografico, ma avrà anche creato le rappresentazioni che interpretano questi valori. Ebbene, si inizi “ora” ad intraprendere questo percorso. L’adesso, di cui ora è sinonimo, riempie di significato non soltanto un cominciamento di buoni propositi immediati, ma attenziona anche i graduali passaggi temporali e storici in cui l’evoluzione del significato stesso prende sostanza e mutamento. Ciò che si vede oggi e che da qui prende il passo un cammino basato
LA STRATEGIA IMMATERIALE: LA PROMOZIONE DELLE TERRE DI ACAYA E ROCA
su una pianificazione che si sostanzia sulla base di un riscontro positivo di potenziale crescita contraddistinta dai connotati di partenza, che evidentemente intendono proiettarsi ad un arrivo puntuale. Pianificare, fare, rivedere. La triade di questa fenomenologia della visione “rigenerante” consta di fondamentali cardini di sviluppo (o di involuzione, qualora non venisse applicato un senso evolutivo della sintesi), che sarà fondamentale aggiornare nel corso del tempo a seconda delle variabili socio-economico-culturali del futuro. Intanto si parta da una visione, che è quella del valore aggiunto da attribuire ad un contesto territoriale che ha voglia di ri-scoprirsi secondo un’ottica non più circolare, bensì proiettata verso un orizzonte strategico. C’è una rotta che torniamo a battere ogni giorno, tra fatica e speranza, attraversando le pareti del tempo, ed è la via di “casa”. Ognuno effettua, anche senza apposite riflessioni, traiettorie e rituali che attingono ed attengono alla propria persona. Nella grandezza di un territorio che diventa la propria casa, ognuno deve ri-scoprire la propria casa. Ciascuno ha l’insopprimibile dovere di scoprire, vivendo con passione e sapienza la costruzione di sé, un processo in cui la casa che ognuno ha in sé costituisca pura meraviglia e piacere della scoperta del luogo.
“è proprio sulla specificità della singolare connotazione del luogo geografico “rigenerante” che si dovrà sapientemente lavorare.” Se si intende dare un obiettivo concreto al senso della trasformazione, allora – probabilmente – occorre intraprendere un viaggio (nel significato più aulico del termine), in cui l’atto umano dello spostamento da un luogo all’altro (anche a distanza limitata) aggiunga qualcosa di significativo alla conoscenza per cui in un’escursione di massa si trovi spazio per qualche indimenticabile singolarità. Ed è proprio sulla specificità della singolare connotazione del luogo geografico “rigenerante” che si dovrà sapientemente lavorare.
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9. APPENDICE. DIFFUSIONE E COMUNICAZIONE
Fig. 1: Sito internet www.rigeneracayaroca.it
I canali di comunicazione attivati al fine di informare la comunità, ma anche per raccogliere gli esiti del processo partecipato rendendoli accessibili a tutti, sono stati il sito internet (www.rigeneracayaroca.it), la pagina Facebook (www.facebook.com/rigeneracayaroca/) e il profilo Instagram (rigeneracayaroca). Su instagram è stato inoltre lanciato un #hashtag, con il quale le persone potevano segnalare attraverso foto i luoghi sui quali intervenire nel processo di rigenerazione. Le foto sono poi state raccolte sul sito, infatti i canali, pur diversificati tra loro, sono stati gestiti in maniera interconnessa, con link e rimandi.
In Italia la maggior parte degli utenti è localizzata a Roma, che conta 344 utenti (il 27,13 %), mentre solo il 12,31% a Lecce. Si nota però una capillare diffusione in tutta la Regione Puglia, anche nei centri minori.
SITO INTERNET Il sito internet è stato uno strumento fondamentale per la comunicazione. Poichè a differenza delle altre due piattaforme, più intuitive e veloci, permette di fornire un approfondimento di alcune tematiche e una diffusione dei contenuti.
Fig. 2: Sito internet www.rigeneracayaroca.it
Per quel che concerne i dati, gli utenti attivi nel mondo sono 1240. Con una concentrazione maggiore ovviamente nella penisola italiana, che conta 1132 utenti (pari al 91,44%). La maggior parte degli utenti sono arrivati al sito internet grazie ai social network (53,5%), ciò a conferma di quanto detto precedentemente sulla diversificazione e interconnessione dei canali di diffusione. Il grafico sottostante analizza in dettaglio l’andamento degli utenti attivi, prendendo in esame lassi di tempo diversi.
Fig. 3: hashtag #rigeneracayaroca su Instagram
APPENDICE. DIFFUSIONE E COMUNICAZIONE
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Se si analizzano i dati demografici di coloro che seguono la pagina Facebook (grafico seguente), si nota come i contenuti hanno interessato persone di diverse fasce d’età comprese tra i 13 e gli over 65, con un picco della fascia 25-34 anni. La maggior parte dei fan sono donne tra i 25 e i 34 anni, mentre gli utenti più coinvolti sono donne tra i 35 e i 44 anni.
In ultimo la mappatura degli utenti e del numero di sessioni, testimonia che gli utenti hanno seguito con costanza lo svolgersi delle attività. Fig. 1: Pagina Facebook www.facebook.com/rigeneracayaroca/
FACEBOOK Per quanto riguarda il social network più usato attualmente, ovvero facebook, i dati raccolti fino al 10 Settembre 2017 sono molto positivi, la pagina conta infatti 871 likes alla pagina, raggiunti nel giro di 20 giorni, nel periodo di ferragosto, uno dei momenti dell’anno in cui l’attenzione mediatica è più ridotta. La tabella sottostante riporta l’andamento dei followers nelle diverse giornate.
Fig. 2: Pagina Facebook www.facebook.com/rigeneracayaroca/
Mentre le visualizzazioni complessive ammontano a 326,195. Il grafico dell’andamento delle views per giorno, mostra come, dopo l’avvio del processo attraverso la call, la pagina sia diventata virale.
La pagina non è servita solo a diffondere le informazioni, ma anche a creare uno spazio di interazione e confronto. Per questo è importante analizzare il dati sul coinvolgimento del pubblico, ovvero il numero di reazioni generate dai post, riportati nel grafico sottostante. Il post che ha raggiunto più persone (77.300 utenti) ha ottenuto più di mille reazioni. Mentre la media delle reazioni per post è di circa 200.
Fig. 3: Link al servizio del Tg2 sul progetto di rigenerazione
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