COMUNICAZIONE AL CONSIGLIO REGIONALE SUL DL 133 DEL 12/9/2014 DENOMINATO “SBLOCCA ITALIA” DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE BASILICATA, MARCELLO PITTELLA Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, A poco più di due mesi dall’approvazione della legge n.17 dell'11 luglio scorso, recante “Misure urgenti per il patto di stabilità interno”, torniamo a parlare del tema petrolio in Consiglio Regionale, ben sapendo che proprio in quest’aula nel corso di complicati anni si sono articolati dibattiti di grande intensità politica, ma alla fine anche di forte responsabilità. Perché sappiamo bene come la parola petrolio non sia una parola qualunque. Una parola, per così dire, neutra. Nel lessico lucano questa parola incrocia altre espressioni importanti come sviluppo regionale, sostenibilità ambientale, salute dei cittadini, occupazione. Partiamo dalla legge sul Patto di stabilità. Come è noto quella legge è stata impugnata dal Governo lo scorso 11 settembre, perché presenterebbe il seguente profilo di illegittimità costituzionale: "L'articolo 1 - esclude dal patto di stabilità interno spese in conto capitale corrispondenti a entrate registrate nel titolo I non aventi natura tributaria. La norma, sostiene il Governo, comporterebbe effetti negativi sull'indebitamento netto privi di adeguata compensazione, in violazione degli articoli 117 e 119 della Costituzione in materia di coordinamento della finanza pubblica". Noi abbiamo sostenuto in sede di approvazione della legge e lo continueremo a sostenere nel giudizio dinanzi alla Corte Costituzionale che la norma dettata dagli articoli 117 e 119 della Costituzione formalizza ben altre competenze. Ad esempio l’art.117, attribuisce tra le materie oggetto di 1
legislazione concorrente anche quella relativa all’“armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario”. Anche l’art.119 recita “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio”. Come si vede, un elemento di particolare importanza da richiamare è quello legato alla definizione di “risorse autonome”. Una definizione non trascurabile per l’efficacia delle nostre convinzioni visto che su di essa si è interrogata anche la Corte dei Conti della Basilicata nella “Indagine sull’utilizzo delle risorse generate dall’estrazione petrolifera” laddove richiama esplicitamente la problematica inerente la rilevazione contabile delle royalties nonché le due principali tesi contrapposte. L’una sulla natura tributaria, l’altra invece sulla natura extratributaria. Insomma, al di là della legittima provocazione, per riaprire un dibattito sul patto di stabilità quasi decennale e, purtroppo, fino ad ora, inconcludente perfino al minimo risultato, c’è una conferma sostanziale della nostra bontà interpretativa. E cioè che le royalties non possono che essere risorse autonoma in quanto non rivenienti da tassazione o altro. Insomma per la natura sovra ordinaria e il carattere di addizionalità aggiuntiva di entrata in bilancio, le royalties non sono e non devono essere assoggettate al patto di stabilità. Del resto il testo della legge, proprio in questa particolare specifica, è stato oggetto di un serrato, ma anche proficuo confronto consiliare. E per tutto questo si era ben coscienti del terreno scivoloso e inflattivo su cui si andava a 2
legiferare. Eppure siamo stati convinti ed ostinati nell’andare avanti. E siamo stati ben coscienti di sfidare il Governo su un terreno costituzionalmente impervio, su cui non c’era alcuna certezza del risultato. L'abbiamo fatto - e per quanto mi riguarda lo rifarei ancora oggi - perché vi era in ballo qualcosa di più della semplice tenuta economica dei conti della regione in questo scorcio di 2014. Vi era in ballo la dignità dei lucani. Che chiedevano e chiedono di poter utilizzare per spese di investimento oltre che per la riduzione dei debiti nei confronti delle famiglie e delle imprese funestate dalla crisi e quindi per la crescita dei territori i fondi rivenienti da una attività economica, la coltivazione dei giacimenti petroliferi della Val D'Agri, che consente al Paese di ridurre le importazioni dall'estero di olio e gas e di incamerare, grazie al petrolio lucano, importanti risorse economiche in termini di Ires e Robin Tax. Ma c’era, anche questa perfettamente nota, la vicenda paradossale del tetto assegnato alla Basilicata molto più basso della reale disponibilità di cassa regionale. Non so quale politica, perfino quella che utilizza strumenti di raffinata alterazione e di strumentale mistificazione possa far finta di nulla, vedendo l’agonia, giorno dopo giorno, posto dopo posto, che imprese, lavoratori, famiglie sono costrette a sperimentare per conto di una legge impietosa che geometricamente fa assegnare col contagocce risorse, spazi finanziari che invece ci sono ed anche in abbondanza. Se poi a tutto questo aggiungiamo che il patto di stabilità nasce come un strumento contro l’indebitamento, anche delle Regioni, allora il paradosso finanziario è davvero inaccettabile visto che la Basilicata non è indebitata, non ricade in nessuna situazione di deficit spending ed ha una sanità in perfetto equilibrio contabile. Naturalmente non si comprende come questo corto circuito spezzi quello che dovrebbe essere un rapporto democraticamente 3
normalizzato tra istituzioni, imprese e cittadini che pur deve avere procedure di lealtà, correttezza e speditezza amministrativa. Il risultato è quello peggiore. La verticalizzazione pericolosa dei sentimenti di sfiducia e diffidenza della comunità verso tutte le rappresentanze pubbliche e i valori di governo. E nonostante tutto questo si è perseguito l’obiettivo del superamento della spesa storica di natura incrementale, avviando innovazioni di qualità e coerenza al quadro contabile e ripensando in maniera molto più strategica il rapporto di sfida tra evoluzione della finanza e la sua governance per collocare le risorse sulla linea più alta del nuovo sviluppo economico, della cooperazione territoriale e dell’innovazione del sistema regionale. E’ in questo contesto che si è qualificata ulteriormente l’agibilità finanziaria, pesantemente condizionata da lacci e vincoli del patto di stabilità, facendo ricorso alla selettività fiscale dell’IRPEF, all’implementazione di evidenze proprie della Spending Review come la riduzione degli emolumenti per cariche in organismi regionali. Un milione di euro netto di risparmio. Nonché all’introduzione di nuovi contesti di economicità e risparmio come la Stazione Unica Appaltante che dopo i dovuti passaggi normativi si avviano ad operatività. Inoltre voglio ricordare che le royalties del petrolio finiscono nella tagliola del patto di stabilità interno quando affluiscono nelle casse regionali, mentre sono svincolati dal patto quando a gestire quelle stesse risorse è lo Stato, come accade per il 3 per cento di royalties che alimenta il fondo della card carburanti, attestato presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Sapevamo, ripeto, di muoverci legislativamente impervio. Ma 4
su un senza
terreno quella
necessaria "provocazione istituzionale" oggi non saremmo qui a discutere del Decreto Sblocca Italia approvato a fine agosto dal Governo. Decreto che, sia pur molto parzialmente e con possibilità di negoziato ancora in corso per la sua conversione in legge rappresenta almeno una prima risposta del Governo alle esigenze impellenti poste dalla Regione Basilicata. Come Davide e Golia, la piccola Basilicata per il contributo che offre all’intero Paese ha posto in evidenza le ragioni della sua esistenza e della sua scommessa di sviluppo sostenibile. Due mesi fa - è bene ricordarlo - eravamo sull'orlo del baratro finanziario. Con la decisione assunta a luglio dalla Giunta regionale di pagare un'ulteriore parte di debiti contratti con il sistema delle imprese e delle amministrazioni locali per 70 milioni di euro sapevamo che in assenza di una rivisitazione del tetto di spesa da parte del Governo centrale ci saremmo trovati nell'assurda situazione, a fine anno, di avere 300 e piÚ milioni in cassa e di non poter, probabilmente, pagare gli stipendi ai dipendenti. Per non parlare delle quote di cofinanziamento per i fondi europei o dei trasferimenti da effettuare, sempre per stipendi, agli enti strumentali. Oggi, grazie al Decreto Sblocca Italia, da un lato, e al certosino e prezioso lavoro dei nostri Uffici Ragioneria e Bilancio e alla proficua interlocuzione da essi portata a termine con il Ministero dell'Economia, dall'altro, siamo riusciti a recuperare una quota aggiuntiva di patto pari a 50 milioni di euro nel primo caso e a ulteriori 45 milioni, nel secondo, che ci consentiranno di affrontare senza l'angoscia di dover dire di no ad ogni richiesta di pagamento gli ultimi quattro mesi dell'anno in corso. 5
Io credo che questo Consiglio regionale meriti di essere ringraziato dai lucani per aver approvato, due mesi fa, una legge che ha consentito al Presidente della Regione, agli Assessori, agli stessi Uffici regionali di aprire una interlocuzione costruttiva e proficua con il Governo Renzi e le varie articolazioni Ministeriali che ci hanno fatto fare un decisivo passo indietro rispetto al baratro sul quale, pericolosamente, ci trovavamo. Volevamo una risposta immediata sul tema patto di stabilità. E l'abbiamo avuta. Perché non solo è stata prevista, a fronte delle estrazioni di petrolio in atto, una quota pari a 50 milioni di euro per l'anno in corso, con modalità di utilizzo che richiederanno una ulteriore, piccola modifica in sede di conversione del Decreto, ma sono state poste le premesse perché in sede di Legge di Stabilità, da approvare entro fine anno, il Governo stabilisca, in un quadro più generale di tenuta dei conti di bilancio, la quota di patto in più che la Regione Basilicata potrà utilizzare per l'anno 2015. Nel Decreto non si parla di cifre. Ma se ci sono stati assegnati 50 milioni per gli ultimi quattro mesi del 2014 possiamo ragionevolmente attenderci per il prossimo anno una cifra sicuramente superiore. Io definisco questo risultato, ottenuto - voglio sottolinearlo - in un momento in cui la Ragioneria Generale sta raggranellando ogni singolo euro per non sforare il tetto del tre per cento nel rapporto debito-pil impostoci dall'Europa, una vittoria politica importantissima, anche alla luce del dibattito e di analoghe richieste mai accolte in questi ultimi dieci anni.
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Ovviamente, mi guarderò bene dal “gonfiare il petto”, come qualcuno ha scherzosamente scritto in questi giorni. Non rientra nel mio stile farlo, mentre ritengo sicuramente importante continuare ad improntare l'azione del Governo lucano ad un forte senso di responsabilità, anche per il contesto economico e sociale in cui versano il Paese e la Basilicata, utilizzando un linguaggio sobrio e comportamenti politici maturi e consapevoli del peso istituzionale che ciascuno di noi è chiamato ad addossarsi. Ed io cari consiglieri, voi certo mi conoscete e mi conoscono anche i lucani, non mi sono mai nascosto. Ho detto e difeso sempre le mie convinzioni, esattamente nella misura di un confronto democratico totalmente libero e scevro dalle finzioni e dalle strumentalizzazioni. Nella storia triste della nostra regione e sempre a ridosso di combinazioni di cicli politici, riprende la stessa offensiva e con i soliti strumenti di raffinato dileggio, di menzogna, di disinformazione costruita. Ma i sabotatori a questo tempo nuovo se ne facciano una ragione. Se ne facciano una ragione una volta per tutte e sappiano che non è mia personale abitudine indietreggiare. Se poi ad essere in gioco sono gli interessi della Basilicata, il mio impegno sarà totale e ad oltranza. Del resto, basta vedere da dove siamo partiti all’indomani dell’insediamento di questo governo regionale. C’era un tavolo di discussione avviato in sede di Ministero dello Sviluppo Economico, grazie all’impegno – di cui va reso loro merito – di Sindacati e Parti Datoriali. Tavolo impegnato a discutere di temi, per così dire, annosi: Patto di Stabilità; Bonus Carburanti; Memorandum. Del Patto di Stabilità, e delle modifiche ottenute a vantaggio della Basilicata, per l’anno in corso ho detto. Ma anche per quanto riguarda l'esclusione dal patto delle 7
royalties rivenienti da aumenti di estrazione rispetto ad oggi, abbiamo ottenuto, come sapete, l'allungamento di un anno rispetto all'iniziale previsione del Decreto, che parlava solo di 2015-2016-2017, aggiungendovi anche il 2018. A proposito dei previsti aumenti di estrazione, vorrei dire una parola chiara rispetto alle strumentali affermazioni che da talune parti sento fare con sempre maggiore veemenza populistica, nel tentativo di alimentare un clima di paura e di rigetto rispetto alle attività in corso. Quando si parla, anche a livello autorevole, di raddoppio delle estrazioni, lo si fa prendendo a riferimento i dati relativi alle produzioni attuali. Vale a dire gli 80-85 mila barili giorno che l'Eni estrae dai 27 pozzi di produzione autorizzati nell'ambito della cosiddetta Concessione Val D'Agri. Questi 27 pozzi sono ubicati in soli 13 siti, perché per limitare l'occupazione di suolo e ridurre l'impatto visivo sul territorio, ove è stato possibile due o tre teste di pozzo sono state posizionate in una medesima piazzola. Il raddoppio delle estrazioni, di cui molti parlano con toni mistificatori e allarmistici, nel tentativo di addebitare a chi parla la volontà (del tutto falsa e inesistente) di trasformare la Basilicata in una sorta di gruviera petrolifera, altro non è quindi che il rispetto delle intese sottoscritte con ENI nel 1998 e con Total nel 2006. Vale a dire 104 mila barili nel primo caso e 50 mila nel secondo, per un totale di 154 mila barili al giorno. Cioè Il doppio, o quasi, rispetto agli 80-85 mila di oggi. Sempre sulla scorta delle interlocuzione avviate in passato, in questo caso con la firma del Memorandum tra Governo e Regione, avvenuta a fine aprile del 2011, è ancora tutto 8
aperto il ragionamento, che parte da allora, sulla fase due della coltivazione della Concessione Val D' Agri, che potrebbe portare alla sottoscrizione di una nuova intesa tra Regione ed ENI per un aumento della produzione giornaliera da 104 a 129-130 mila barili al giorno, sapendo però che quei 25-26 mila barili in più verrebbero estratti, per come hanno sempre dichiarato le stesse compagnie petrolifere, senza aumentare di una sola unità il numero di pozzi previsti dall'intesa del 1998. Ma torniamo al tema Memorandum e all'attuazione dell'articolo 16 del Decreto Liberalizzazioni del 2012. Dopo le interlocuzioni avute tra giugno e luglio con il ministro Guidi e il sottosegretario Vicari del Mise, si è giunti alla condivisione di un percorso legislativo che porterà al superamento del Decreto attuativo dell’articolo 16, quello firmato dai ministri Zanonato-Saccomanni il 12 settembre 2013, che sin dal primo momento, come si sa, tutti hanno duramente criticato, ritenendolo una sorta di “tradimento” dello spirito del Memorandum. La genesi di quel decreto è sintomatica di come, spesso, sia difficile, al di là della buona volontà di ognuno di noi e dei nostri referenti romani, portare a casa risultati positivi per le nostre comunità. Il ministro Zanonato che pure era stato ospite a Potenza di un grande sindacato il 6 settembre del 2013 e che pure aveva espresso in quella circostanza grande attenzione ai contenuti del Memorandum del 2011, a distanza di una settimana firmò una decreto attuativo, d’intesa con il ministro Saccomanni, che andava in direzione esattamente opposta, prevedendo un tetto massimo di 50 milioni di euro l’anno per la costituzione di un fondo da riconoscere alle Regioni, ma solo a fronte di nuove estrazioni 9
autorizzate a nuove società per un periodo massimo di 10 anni. Il ministro Guidi e il sottosegretario Vicari, supportati al massimo livello amministrativo dai competenti Uffici del Mise, hanno ufficialmente dichiarato di fare proprie le richieste della Basilicata, portando il tetto massimo a 250/300 milioni l’anno, per un periodo di vent’anni, conteggiando nell’Ires da destinare alla costituzione del fondo per le Regioni interessate anche le produzioni già autorizzate a società operanti nel territorio e comunque a società già costituite. Al Mise avevano inizialmente proposto alla Presidenza del Consiglio di inserire queste modifiche all’interno dello Sblocca Italia. Salvo poi convenire con il MEF sulla necessità di un maggiore approfondimento, che partisse dalla valutazione della opportunità di modificare un Decreto Attuativo con una Legge perché quello che non va non è la legge, che riconosce il principio di attribuzione economica e finanziaria alla Basilicata, ma il decreto legge. Per cui, fermo restando che è ancora valida la duplice opzione da perseguire nelle prossime settimane in sede di confronto parlamentare, io non mi appassiono ad un dibattito strumentale che tende ad oscurare i risultati conseguiti, evidenziando l’assenza del tema Memorandum dal Decreto 133 del 12 settembre scorso. Io prendo atto delle dichiarazioni pubbliche e delle rassicurazioni private venute dal ministro Guidi e dal sottosegretario Vicari sulla modifiche del Decreto Zanonato-Saccomanni. E mi aspetto che nelle prossime settimane si metta mano o ad un emendamento da inserire nel Dl Sblocca Italia o ad un nuovo provvedimento interministeriale, d’intesa con il Mise, sapendo che i benefici legati all’aumento della produttività 10
della Concessione Val D’Agri, ora, e di quella di Tempa Rossa, domani, si potranno conteggiare solo di qui a qualche anno. Naturalmente a noi non manca la visione di ciò che il programma di sviluppo produrrà nei prossimi anni. Un programma di sviluppo (come io preferisco definire il Memorandum) imperniato su quattro assi strategici e linee d’azione. Primo: prevenzione e tutela dell’ambiente e del territorio, con l’obiettivo di garantire condizioni di sicurezza e salute dei cittadini, preservare la qualità dell’ambiente ed il suo valore economico, promuovere l’innovazione e l’eccellenza nei settori collegati alla riduzione del rischio idrogeologico e al monitoraggio ambientale. In particolare, si pensa ad interventi di consolidamento e prevenzione del rischio idrogeologico, per evitare che si ripetano i casi di Montescaglioso, Stigliano o delle aree alluvionate del Metapontino. Ma anche alla innovazione e al rafforzamento delle competenze in tema di monitoraggio ambientale in uno con la bonifica dei siti di interesse nazionale della Valbasento e di Tito Scalo. Secondo: incremento dell’accessibilità regionale, con il rafforzamento delle più importanti polarità urbane della regione quali i nodi di connessione alla rete nazionale e transnazionale dell’intero sistema regionale. Stiamo parlando, per fare alcuni esempi, del corridoio PotenzaTito-Brienza-A3-Lagonegrese con prolungamento MelfiCandela; del corridoio Salerno-Potenza-Bari; del corridoio Bradanico-Ionico-Salentino; del corridoio Murgia-Pollino; dell’ampliamento della superficie di Grumento; del potenziamento dei collegamenti delle due città capoluogo di Potenza e Matera con i nodi aeroportuali e ferroviari 11
rispettivamente di Napoli e Pontecagnano, in un caso, e con Bari, nell’altro. Terzo: creazione di nuova e qualificata occupazione, attraverso il rilancio e il consolidamento del terziario avanzato e dell’industria di qualità a partire da quella legata alla chimica verde. E poi ancora: completamento delle dotazioni infrastrutturali e della rete ICT nelle aree produttive; contratti di rete: contratti di sviluppo-attrazione di investimenti; azioni di promozione/marketing e di rafforzamento dei sistemi turistici locali: contratti di svilupo; tecnologie di osservazione della terra per lo sviluppo di azioni innovative in Val D’Agri; alta formazione per disaster manager; progetto di ricerca e sviluppo di ecofattorie. Insomma una richiesta di occupazione per migliaia di lucani anche attraverso la realizzazione di una sorta di Sata del polo energetico, anche in forza di una nuova intesa istituzionale con il Governo, come quella del 1998, alla quale stiamo già lavorando. Quarto: cluster nazionale e internazionale dell’energia, con la creazione del distretto energetico, la formazione energetica avanzata e un piano per una regione energeticamente sostenibile. L’obiettivo in questo caso è di ridurre i consumi energetici e della bolletta energetica, attraverso un grande programma di investimenti e di efficientamento del patrimonio edilizio pubblico e privato e delle strutture industriali. A ciò andrà affiancato un distretto energetico in Val D’Agri che mobilitando e promuovendo le eccellenze della ricerca per lo sviluppo di materiali, prodotti e tecnologie innovative in tema di rinnovabili e risparmio energetico, favorisca la formazione e il consolidamento di filiere produttive connesse. Infine occorrerà stimolare la crescita di un tessuto di imprese e 12
tecnici esperti e tecnologicamente all’avanguardia nel settore. La Basilicata estrae dal sottosuolo circa 1 Miliardo di mc di Gas all’anno, che viene esportato sul metanodotto in AP di Snam e ne consuma all’incirca 428 milioni di mc (dati Snam). Per l’energia elettrica invece a fronte di una richiesta di 2943 Milioni di kWh ne produce solo 2190 milioni di kWh (data Terna) con un deficit di quasi 800 milioni di kWh / anno. Quindi di fatto pur essendo un grande produttore di energia primaria, risulta in forte deficit di energia elettrica. Occorre quindi attuare una riforma ecologica, a favore dello sviluppo degli investimenti e dell’occupazione green, in modo da aumentare l’efficienza delle abitazioni private, degli immobili pubblici, incrementando i posti di lavoro in aree labour intensive quali l’edilizia e la piccola e media imprenditoria degli impiantisti. La green economy fa già parte del presente della nostra economia. E può diventarne il futuro La necessità di attuare un vasto programma di riqualificazione energetica di parte del patrimonio immobiliare nel corso degli ultimi anni si è fatta sempre più pressante, atteso i costi sempre più insostenibili dell’energia (soprattutto per le fasce a basso reddito) e visti gli obblighi assunti dall’Italia dinnanzi all’Unione Europea, sia in termini di risparmio energetico e delle emissioni di CO2 entro il 2020, sia per quanto riguarda il
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vincolo del 3% riguardante la quota minima di patrimonio immobiliare da efficientare ogni anno. La tanto agognata ripresa economica della Basilicata, del nostro paese e dell’Europa nel suo complesso non potrà certamente prescindere da un ampio programma di diffusione dell’efficientamento energetico e della produzione di energia da fonti rinnovabili. In Italia quando si parla di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare pubblico sono ancora in molti, sia nel mondo privato che in quello pubblico, a pensare ad interventi quasi sempre a breve termine e riguardanti principalmente l’impiantistica interna. Tale approccio ha portato a risultati discutibili sia in termini tecnici che sulla capacità di attivare risorse finanziarie private. Già nel 2007 il Consiglio europeo aveva adottato alcuni obiettivi ambiziosi riguardanti l'energia e i cambiamenti climatici, da raggiungere entro il 2020: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, innalzare al 20% la quota di energie rinnovabili e portare al 20% il risparmio energetico. La Strategia Energetica Nazionale finalizzata alla riduzione delle emissioni climalteranti e a il raggiungimento degli obiettivi ambientali definiti dal Pacchetto europeo ClimaEnergia 2020 (cosiddetto“20-20-20”) si articola in sette priorità con specifiche misure a supporto avviate o in corso di definizione: 1. La
promozione dell’Efficienza Energetica, strumento ideale per perseguire tutti gli obiettivi sopra menzionati, per la quale si prevede il superamento degli obiettivi europei.
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2. La promozione di un mercato del gas competitivo, integrato con
l’Europa e con prezzi ad essa allineati, e con l’opportunità di diventare il principale Hub sud-europeo.
3. Lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, per le quali si
intende superare gli obiettivi europei (‘20-20-20’), contenendo al contempo l’onere in bolletta.
4. Lo sviluppo di un mercato elettrico pienamente integrato con quello
europeo, efficiente (con prezzi competitivi con l’Europa) e con la graduale integrazione della produzione rinnovabile.
5. La ristrutturazione della raffinazione e della rete di distribuzione dei
carburanti, verso un assetto più sostenibile e con livelli europei di competitività e qualità del servizio.
6. Lo sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi
(con un ritorno ai livelli degli anni novanta), con importanti benefici economici e di occupazione e nel rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale.
7. La modernizzazione del sistema di governance, con l’obiettivo di
rendere più efficaci e più efficienti i nostri processi decisionali.
La legge 90/2013 ha inoltre introdotto l’obbligo che a partire dal 31 dicembre 2018, gli edifici di nuova costruzione occupati da pubbliche amministrazioni e di proprietà di queste ultime, ivi compresi gli edifici scolastici, debbano essere edifici a energia quasi zero). Dal 1° gennaio 2021 l’obbligo è esteso a tutti gli edifici di nuova costruzione. Inoltre il predetto decreto impone che entro il 31 dicembre 2014 sia definito il “Piano d'azione destinato ad aumentare il numero di edifici a energia quasi zero”. L’attuazione degli obiettivi comunitari e nazionali, sopra descritti, richiede in Italia un consistente lavoro di messa a fattor comune di conoscenze, esperienze, regole e soprattutto risorse finanziarie volte a promuovere l’attività di riqualificazione energetica del parco immobiliare pubblico secondo criteri di economicità e sostenibilità. La possibilità di garantire risorse finanziarie adeguate soprattutto per sostenere gli investimenti che dovranno affrontare i cittadini appartenenti a fasce deboli e svantaggiate con 15
minor disponibilità di reddito proprio, che altrimenti risulterebbero completamente esclusi dalla possibilità di migliorare gli standard delle abitazioni nelle quali risiedono dal punto di vista dell’efficienza energetica e del confort climatico può costituire elemento di svolta per l’effettivo avvio di un “ Piano Regionale d’Azione per l’efficienza energetica e lo sviluppo locale”.
Anche sul tema della card carburanti credo vada detta una parola chiara. In questi ultimi due mesi abbiamo ottenuto alcuni risultati sicuramente importanti. Primo: sblocco dei fondi riferiti agli anni 2011 e 2012, a rischio perenzione. Secondo: introduzione di un criterio di equità sociale, con l’assegnazione del beneficio secondo fasce di reddito personale. Terzo: ampliamento della platea dei beneficiari a partire dall’annualità 2013, sinora limitata ai soli patentati, con l’introduzione del reddito Isee familiare, in modo da favorire soprattutto le famiglie a rischio povertà assoluta o relativa. Quarto: il governo, nella persona della sottosegretaria Vicari, facendo propria la richiesta della Basilicata, ha dato parere favorevole ad una modifica legislativa che esclude dal novero delle regioni beneficiarie della card carburanti quelle aree del Paese in cui operano rigassificatori. In particolare, Veneto e Liguria. 16
Naturalmente, come ho più volte ripetuto, rimane tutta aperta la ferita della mancata istituzione, con le royalties del 3 per cento della card benzina, di un fondo preordinato rivolto alla coesione sociale, da noi richiesto ed inizialmente inserito nel decreto. E su cui in sede di conversone ci attendiamo un risultato positivo che ci aiuti a contenere l’emergenza sociale che anche in Basilicata, per effetto di un ciclo economico nazionale ed europeo, riversa effetti drammatici sulle famiglie. In ogni caso, per ritornare alla esclusione dei rigassificatori, sarebbe la prima volta, da molti anni a questa parte, che in Parlamento passi un provvedimento legislativo che ripristina una condizione di giustizia a favore delle regioni del Mezzogiorno, contro le pretese legiste del Nord. Infine la questione dei permessi autorizzativi, previsti dall’articolo 38 del DL 133. Per quanto riguarda le estrazioni in terra ferma, il titolo concessorio unico a firma del Ministero dello sviluppo economico dovrà essere rilasciato d’intesa con la Regione territorialmente interessata. E questo è sicuramente un dato meritevole di essere sottolineato, perché tiene conto della posizione ferma ed intransigente manifestata dalle Regioni e in particolare dalla Basilicata. Naturalmente questo risultato, per quanto importante, non ci soddisfa, come spiegherò meglio in seguito. Per le estrazioni in mare, invece, non è prevista la preventiva intesa con la Regione interessata, anche se, per amor di verità, il Decreto parla esplicitamente di attività di ricerca e produzione da effettuare in prossimità delle aree di altri paesi rivieraschi (come per esempio la Croazia) dove sono già in corso attività di ricerca e/o estrazione. 17
Il Decreto prevede che i progetti siano corredati da un’analisi tecnico-scientifica che dimostri l’assenza di effetti di subsidenza dell’attività sulla costa, sull’equilibrio dell’ecosistema e sugli insediamenti antropici. Ove nel corso delle attività di verifica venissero accertati fenomeni di subsidenza della costa, il programma dei lavori verrebbe interrotto e l’autorizzazione alla sperimentazione decadrebbe. Non sfugge a nessuno che i contenuti del Decreto Sblocca Italia anticipano le modifiche del Titolo V della Costituzione, che era uno degli obiettivi perseguiti e dichiarati dei governi Monti e Letta e sulle quali si è già espresso in prima lettura il Senato. Io sono del parere – e lo dirò in Conferenza delle Regioni – che sia opportuno ricondurre in un corretto alveo istituzionale il confronto sulle materie concorrenti, senza sottrarsi da un dibattito serrato in sede di Conferenza Stato Regioni sui temi posti dalla modifica del Titolo V e più complessivamente da una nuova stagione del regionalismo nel nostro Paese. Naturalmente, è bene ribadirlo anche qui, siamo fiduciosi che attraverso il pressing della Conferenza delle Regioni e dei nostri parlamentari, il Governo in sede di conversione del Decreto Legge prenda in seria considerazione l’opportunità di estrapolare dal Decreto le parti che prefigurano preventivamente la riforma del Titolo V, riportando in capo alle Regioni compiti e funzioni che sono propri delle materia concorrenti con lo Stato, in un’ottica di leale collaborazione istituzionale, a beneficio dei cittadini sui temi dell’energia, dell’ambiente e della difesa del suolo. Voglio ricordare che l’affermazione di una serie di competenze in capo alle Regioni è stata il frutto di una 18
giurisprudenza quanto mai articolata, dipanatasi a partire dagli anni settanta, in sintonia con quanto andava emergendo in quello stesso periodo nell’ambito dell’ordinamento internazionale e dell’ordinamento comunitario. La protezione dell’ambiente, come riconosciuto in alcune sentenze dalla stessa Corte Costituzionale, non persegue astratte finalità naturalistiche o estetizzanti, ma esprime l’esigenza di un habitat naturale nel quale l’uomo vive ed agisce e che è necessario alla collettività e, per essa, ai cittadini, secondo valori largamente sentiti. Stiamo parlando quindi di un valore primario ed assoluto, ma soprattutto di una “unicità complessa” affidata a competenze diverse. Competenze che devono coordinarsi tra loro, perché possa realizzarsi un giusto contemperamento delle finalità perseguite, nell’ambito dei rispettivi ruoli, tanto dallo Stato quanto dalle Regioni. Anche alla luce di queste considerazioni, ho già avuto modo più volte di ribadire che qualora l’azione concertata di Regione e Parlamentari non producesse effetti sarebbe gioco forza sollevare l’eccezione di incostituzionalità dinanzi alla Suprema Corte. Per concludere, vorrei ribadire in modo chiaro quella che è la posizione della Regione Basilicata rispetto al tema estrazioni. Io sono convinto che anche il Presidente del Consiglio, quando parla di raddoppio delle estrazioni, si riferisca per intanto al rispetto degli accordi del 1998 e del 2006. Accordi che a distanza di 15 anni, almeno per quanto riguarda Eni, non sono stati ancora del tutto attuati. Ed è su questo che, a livello nazionale, spesso si alimenta il dibattito intorno al ruolo dei piccoli comitatini. 19
Il petrolio è una risorsa strategica per il nostro Paese. E come tale ne dobbiamo discutere, salvaguardando l’interesse generale dell’Italia e quello della Basilicata, in un’ottica di compatibilità ambientale e di salvaguardia della salute dei cittadini e dell’ambiente, a partire dalla risorsa idrica, strategicamente vitale, sicuramente più del petrolio. Questo per noi è un tema decisivo. E contrariamente a quanto sostengono alcuni autorevoli commentatori, voglio ricordare che già da anni la Regione ha imposto, attraverso l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), un sistema di monitoraggio per ben 13 punti di emissione. Il sistema permette di acquisire i dati in continuo e, nel caso in cui vi sia il superamento di un singolo parametro, di intervenire immediatamente, previa comunicazione agli enti preposti: Arpab, Provincia di Potenza e Comune di Viggiano. Spiace leggere alcune affermazioni, anche queste di fonte autorevole, sulla mancanza di controlli ambientali, quando dovrebbe essere noto a tutti – specie a chi ha rivestito e riveste incarichi di responsabilità – che è operante una rete di monitoraggio di tutte le matrici ambientali in un’area di oltre 100 chilometri quadrati attorno al Centro Olio di Viggiano. Tutto è tenuto sotto controllo: aria, rumore, acqua, suolo, ecosistemi, biomonitoraggio, emissioni odorigine, microsismica. Nel solo periodo 2011-2013 sono stati spesi circa 6,5 milioni di euro per le attività di monitoraggio ambientale in Val D’Agri. Attività eseguite da enti pubblici con costi a carico delle compagnie petrolifere, come è giusto che sia. 20
Infine, il tema legato all’utilizzo virtuoso delle royalties, tanto da parte della Regione, quanto da parte dei Comuni. Recependo le indicazioni che in varie circostanze sono venute anche da quest’Aula, in occasione dei dibattiti dedicati al tema petrolio, credo vada avviata una seria riflessione sull’utilizzo delle royalties derivanti dagli aumenti delle produzioni, tenuto conto che i 150-160 milioni riconosciuti alla Regione negli ultimi anni a fronte delle attuali estrazioni, sono serviti in gran parte (per almeno 100 milioni) a sopperire ai tagli di bilancio effettuati dallo Stato e, per la parte residua, a sostenere Università, Forestazione, Coesione sociale. L’idea intorno alla quale stiamo lavorando, e che ovviamente dovrà essere il frutto di un dibattito specifico in Consiglio regionale, dopo che la Giunta l’avrà meglio articolata e definita, è che le ulteriori entrate provenienti dal più efficiente sfruttamento delle estrazioni autorizzate nel 1998, confluiscano in un Fondo speciale per finanziare interventi in materia di Lavoro, Coesione Sociale e Innovazione, partendo da un grande piano di efficientamento energetico e di sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Già raggiungendo una produzione a regime di 104 mila barili giorni, che è quella autorizzata ad Eni 15 anni fa, il fondo potrebbe avrebbe una dotazione annua di 30-35 milioni di euro, da convogliare su pochi, specifici progetti, frutto di un’ampia consultazione che coinvolga non solo, doverosamente, le forze politiche e i gruppi consiliari, ma anche le parti sociali e i cittadini. Per quanto riguarda invece i Comuni dell’area del petrolio, il cui ruolo è disciplinato dalla legge 40, sono del parere 21
che vada, anche qui, avviata una fase di concertazione per superare, da un lato, i vincoli posti dal patto di stabilità, che non consentono di utilizzare risorse anche ingenti, e per predisporre, dall’altro, con l’aiuto di una task force di esperti, una serie di indicatori per valutare l’impiego efficace delle royalties e i processi di ricaduta sulle comunità locali. Con i fondi già a disposizione dei Comuni dell’area della Val D’Agri credo sia possibile avviare un piano sperimentale di assistenza agli anziani e ai disabili, oltre che alcuni progetti pilota nel settore dell’agricoltura e in quello del turismo per creare non meno di 400-500 nuovi posti di lavoro. Mi avvio alla conclusione. Non senza aver prima sottolineato l’importanza di recuperare intorno al tema petrolio il valore indiscutibile dell’unità delle forze politiche, della classe dirigente a tutti i livelli di responsabilità, e delle comunità locali, attraverso una comunicazione trasparente e soprattutto veritiera. In un mondo di “verità gridate” e di ricerca del sensazionalismo, si crea spesso un mix esplosivo tra le esigenze vere e sentite della comunità rispetto ai temi della salute, della tutela ambientale e del lavoro, e una serie di notizie, molte volte inesatte o senza fondamento che assumono parvenza di verità. Il mescolarsi indistinto di questi due elementi fa perdere serenità ed obiettività e instilla nella comunità il subdolo veleno della sfiducia e della rassegnazione. Sentimenti che dobbiamo fermamente arginare e combattere. Cosa che personalmente continuerò a fare 22
anche grazie al vostro prezioso e insostituibile aiuto, utilizzando le armi della veritĂ e della fatica quotidiana per il bene delle nostre comunitĂ .
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