SuccoAcido #0 .:. sept/oct'12

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SuccoAcido

Crossing languages, art, cinema, comics, music, theatre, writing Edizioni De Dieux srl

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September/October 2012, No. 20

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No parcking a Lampedusa

Mapping the experience

Reportage dal “Lampedusa in Festival”

Un percorso dentro le mappe e il paesaggio. Rogelio López Cuenca

Il fenomeno immigrazione in questa estate 2012 sembra quasi scomparso dall’agenda dei più gettonati tg nazionali e anche i grandi quotidiani non fanno certo a gara per accaparrarsi le notizie. Vi ricordate di Lampedusa? Sì, quell’isola in mezzo al Mediterraneo che da decenni è meta di migliaia di turisti e di migranti? Con proporzioni variabili, si intende, alcuni anni erano più gli alberghi a riempirsi di turisti, in altri anni erano i moderni campi di concentramento per migranti chiamati Cpt o Cie a riempirsi fino all’inverosimile. In ogni caso, turisti e migranti a Lampedusa non si sono mai incontrati. Gli ultimi, passavano direttamente dal molo alle gabbie a cielo aperto, attesi solo da forze dell’ordine, Ong, e dal solito drappello di fotografi, giornalisti e videomaker, anche questi in proporzioni variabili, a seconda del numero dei morti che ogni barcone portava con sé. A fine luglio del 2012, invece, sull’isola di Lampedusa, tuttora dichiarata “porto non sicuro”, non c’è un solo migrante. Solo turisti,

Antonio Mazzeo y los Padrinos del Puente

tanti, quasi a compensare il vuoto dello scorso anno, quando alberghi e ristoranti si lamentavano del trattamento mediatico che era stato riservato all’isola, dipinta solo come l’isola degli sbarchi, con i pochi turisti che si trovavano sull’isola spesso costretti a dare rassicurazioni (sincere) a parenti ed amici sul fatto che lì, nell’isola più a sud d’Europa, non si correva alcun problema di sicurezza personale e che, anzi, se la stavano godendo parecchio. È proprio vero, Lampedusa vista da fuori, o meglio, fatta vedere da fuori, rischia di dare un’immagine di sé deformata, dove non emergono a sufficienza le sue irrisolte problematiche (mancanza di ospedale, difficoltà e costi degli spostamenti, scuole inadeguate o a rischio, benzina e luce più costose, internet a singhiozzo....) e le sue straordinarie bellezze. Bisogna andare più volte a Lampedusa per comprendere l’indole generosa ma diffidente dei lampedusani e le contraddizioni nate dalla cattiva gestione del fenomeno migrazione sull’isola. CONTINUA A PAGINA 6

Marco Martinelli

Encuentro con el Teatro delle Albe de Ravenna

Entrevista a Antonio Mazzeo, periodista freelance, militante ecopacifista y antimilitarista. Autor de ensayos que tratan argumentos como paz, derechos humanos y criminalidad mafiosa, ha publicado la encuesta I padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Los Padrinos del Puente. Asuntos de mafia sobre el estrecho de Messina. Ediciones Alegre). El autor recontruye los negocios sucios de las organizaciones criminales transnacionales relativas a la realización del Puente sobre el estrecho de Messina, proyecto que recientemente el Gobierno italiano ha decidido no financiar, con el riesgo de un grave conflicto en el interior del poder ejecutivo. CONTINUA A PAGINA 14

LIMA I[NN]MEMORIAM, progetto multimediale, Bienal Iberoamericana de Arte Contemporáneo, Lima. Courtesy of the artist. www.lopezcuenca.com/lima/index2.html

I concetti di paesaggio, territorio e ambiente, spesso connessi con quelli di cultura, identità e memoria, sostanziano oggi le pratiche culturali legate alla dimensione sociale dell’arte: site specific art e community based practices rappresentano solo alcune delle possibili riformulazioni di tali nozioni sulla base di una lettura dello spazio pubblico come spazio delle relazioni. Non si tratta certo di oggetti linguistici nuovi per la teoria e per la produzione estetica; al contrario, essi rappresentano un coagulo di significati che trova

la sua attualizzazione in diversi contesti teorici e nella cultura del tempo che li ha prodotti, dimenticati, contestati, o rimessi in circolazione. Una storiografia contemporanea che tenti di comprendere il nuovo valore acquisito da tali tematiche nell’arte e nelle nuove forme di progettualità deve pertanto prenderne in considerazione le innovazioni concettuali, indagando le derivazioni e i percorsi di questi significati sia in una prospettiva temporale che spaziale. Tale analisi può configurarsi come una ricognizione delle manifestazioni

e dei progetti public susseguitesi negli ultimi trent’anni; può attraversare le diverse strategie di costruzione dell’identità sociale e persino della soggettività; può assumere le fattezze di una cartografia, una mappatura fatta di tragitti collettivi e individuali. Proviamo dunque a seguire uno di questi tragitti che vede nella mappatura e nella peregrinazione un valido riferimento metodologico, ma anche uno dei topoi per eccellenza della ricerca artistica. CONTINUA A PAGINA 2

Open Systems A non profit art project based in Vienna. Interview with Gulsen Bal

Después de treinta años de vida, el Teatro delle Albe sigue siendo un punto de referencia fuerte para el arte teatral italiano. Profundamente arraigado en Ravenna, no corre nunca el riesgo de estabilizarse, más bien viaja siempre más lejos. Un teatro en evolución, como si viviera siempre el amancer de una nueva experiencia. Marco

Eresia della felicità © Claire Pasquier

Martinelli, cofundador de la compañia, nos habla de belleza y felicidad, de su compromiso con los adolescentes que asisten a los cursos de la non-scuola en todo el mundo, del peligro que corren los adultos si pierden todas las ilusiones. De una idea de teatro que pueda ser todavía revolucionario. CONTINUA A PAGINA 12

Fratto9underTheSky Records

L’intervista che vi proponiamo è il frutto e la sintesi di un dialogo avviato da Succoacido nel 2009 con la curatrice e teorica dell’arte contemporanea Gulsen Bal, fondatrice dello spazio non profit Open Space di Vienna. Il progetto è stato ideato con l’obiettivo di costituire un punto di riferimento per la sperimentazione di strategie di dialogo e cooperazione all’interno delle pratiche artistiche,

promuovendo scambi internazionali e incentivando un approccio critico alle questioni dell’identità culturale e dell’appartenenza territoriale, mediante un costante confronto tra geografia dell’immaginario e dell’esperienza. Dalla prima intervista realizzata ad oggi, il progetto viennese si è ampliato attraverso la costruzione di una piattaforma aperta al confronto tra punti di vista e approcci differenti.

Open Systems rappresenta pertanto una nuova struttura operativa che convoglia saperi e competenze in un’ottica pluralistica. Abbiamo così deciso di approfondire alcuni argomenti di tale ricerca, aggiornando il dialogo con Gulsen Bal alle ultime produzioni e alle nuove iniziative in programmazione.

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Mila Spicola Incontro con l’autrice del libro “La scuola s’è rotta. Lettere di una professoressa” mento, dei processi di elaborazione e rielaborazione che caratterizzano i “nativi digitali”, cioè le giovani generazioni di alunni cresciuti nell’epoca della diffusione di massa delle nuove tecnologie informatiche. La disinformazione e l’opera di distrazione di massa, talvolta favorita dai mass media, certo non contribuiscono a far maturare la consapevolezza delle reali condizioni in cui versa il sistema d’istruzione del nostro paese. Di tali questioni, spinose perché vitali per la crescita degli studenti come individui liberi, consapevoli e coesi, abbiamo parlato con Mila Spicola, autrice del libro La scuola s’è rotta. Lettere di una professoressa (Einaudi, 2010). A don Milani, agli ex ministri Tremonti e Gelmini, alla collega dal registro perfetto, al primo della classe, all’ultimo della classe… le lettere di una professoressa che cerca di difendere il suo bellissimo mestiere dal disastro della scuola italiana e offre spiragli di cambiamento per salvare quell’istituzione che lei stessa considera il pilastro della nostra democrazia.

© Enrico Di Giacomo

Il buco acido di Gianpiero Caldarella

Stratapunz, c'è la crisi! Un macigno, u balatuni. Il coro dello Zecchino d’Oro forse non possiamo permettercelo più. E allora magari l’anno prossimo sarà d’argento o di bronzo. Ma un coro ci dev’essere. Gli onorevoli buffoni tremano. Temono che il loro vecchio coro sia rimpiazzato da quello dei tecnici, economisti e telegiornalisti che ci sputano la crisi in faccia con la stessa frequenza ossessiva con cui Radio Maria spara il rosario sulle sue frequenze. C’è crisi, bisogna stringere la cinghia. Più cresce il buco, più cresce il numero dei buchi sulla cinghia. Poi quando si arriva a pignorare pure la cinghia, il buco non fa più paura. Con la crisi non si crepa. Con la crisi si arretra. Staremo come stavamo nel 1995 dicono, o nel 1998. È una questione di Pil! E il vostro Pil come stava nel 1999? Non avevate la stessa sensazione di essere circondati da pidocchi e parassiti privi di scrupoli? Però allora non sapevamo cos’era la spending review o lo spread. Bella differenza direte voi! Sì perché di differenze dovremmo occuparci, ma non solo tra titoli di Stato italiani e tedeschi, ma anche di diritti civili, di sperequazioni sociali, di differenze che annullano la dignità. Altro che favole sulle pari opportunità. Dovremmo consacrare un ministero sull’altare dello spread, delle differenze che passano tra chi dorme in macchina e chi ha dieci case e forze dell’ordine a presidiarle in ogni periodo dell’anno, anche se queste case sono disabitate. Senza riconoscere le differenze non ci sono possibilità di apprendere né di cambiare alcunché. Anche questo SuccoAcido sarà diverso da quello che era. C’è la crisi, e i luoghi dove si fa cultura, anche su carta, rischiano di morire prima delle profumerie e dei centri benessere. E intanto tutti ripetono che con la cultura si campa, che attraverso la cultura si può riprendere il sistema, migliorarlo, contribuire a preservarlo. Forse hanno ragione, ma una cultura forte probabilmente dovrebbe pensare anche a come seppellirlo questo sistema, ribaltando priorità e ristabilendo le ragioni di una convivenza civile. In sostanza, meglio una cultura acida che una cultura annacquata dall’utilitarismo dei pochi che si ritrovano sempre nel coro, come i topi nel formaggio. Loro ci stanno bene nel buco, ma forse farebbero meglio a non annacarsi troppo, perché, come diceva Bertolt Brecht: “Che cosa ne è del buco una volta finito il formaggio?”

fratto9 under the sky takes its name from the title of a song composed by Al Aprile, my uncle, that song was included in a sampler he assembled about thirty years ago and titled “Matita Emostatica”. Fratto9 is an homage to improvised/

free music, music with no border, with no specific genre and basically music far from POPular one. This label also represents an archive of a small portion of the underground world with its many multi-coloured and juicy fruits. CONTINUA A PAGINA 11

Sacrificata alla logica dei tagli agli sprechi, prima con i decreti Gelmini e oggi con la spending review, mentre il disegno di privatizzazione avanza, la scuola pubblica italiana patisce la più generale crisi economica, risultando sostanzialmente impoverita sul piano delle risorse umane e materiali. Dispersione scolastica, classi pollaio, edifici non a norma di sicurezza, precariato e docenti in esubero sono alcune delle problematiche più gravi. Secondo una politica scolastica “schizofrenica”, si indice un concorso pubblico per insegnanti “giovani” dopo aver innalzato l’età pensionabile e aver bloccato, così, il naturale ricambio del personale scolastico, senza contare che le graduatorie ad esaurimento sono ancora stracolme di docenti abilitati dallo Stato in vario modo e a seconda delle decisioni dei governi del momento; si esautorano gli organi collegiali a favore di un consiglio in cui saranno presenti anche privati esterni, con il compito di valutare la qualità dell’offerta formativa degli istituti scolastici sulla base di quiz e di altre proce-

Makkox

Le Buone Pratiche

Vincent Dieutre

La Damnation de Faust

Cobol Pongide

Giacomo Sferlazzo

fumetto distruttore di classe

...del Teatro. Genova 2012

cinéaste français

le style de Terry Gilliam

musica da un altro spazio

cantautore di frontiera

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A music label from Pavia

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© fratto9underthesky

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dure ormai obsolete, che vari paesi europei stanno abbandonando per manifesta inutilità ed inefficacia; si impongono per il reclutamento di dirigenti scolastici e per l’accesso ai corsi abilitanti all’insegnamento test preselettivi, che poi vengono giudicati, anche dallo stesso Ministro Profumo, inadeguati, sbagliati e approssimativi. Se da un lato per gli insegnanti cresce il rischio di una nuova guerra tra poveri, dall’altro la figura del docente necessita di una ri-valorizzazione della sua funzione - educativa, culturale, etica, sociale e di adeguati strumenti e metodologie per affrontare nuove sfide, come ad esempio la mutazione dei linguaggi, della velocità di apprendi-

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