Arturita n0

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L'Arturità è una testata al servizio del @MovimentoArturo. gratuita, indipendente e autoprodotta, da stampare, riprodurre e diffondere a piacimento. Le posizioni riportate in questa testata non coincidono necessariamente con la linea ufficiale del movimento Arturo. Per segnalare contenuti alla redazione basta usare l'hastag #arturita e la redazione ascolterà la voce delle sezioni e dei militanti di base del movimento.

Anno 0 n.0 - Ciclostilato in proprio presso Movimento Arturo - per contatti e contumelie: arturita.info@gmail.com - facebook.com/lArturita - twitter.com/lArturita

Arredato come da tutorial il nuovo circolo di Vergate sul membro

"Tornando a casa, date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza di Arturo" Papa Arturo

Una nuova sfida politica: superare i lettori dell'Unità Nell'era dei social nessuno resti indietro: il @MovimentoArturo mette a disposizione un foglio informativo da stampare e twittare nei circoli per raggiungere tecnoanalfabeti, luddisti, feticisti cartacei e gente che ha finito i giga sullo smartphone.

L'arturità prende forma Uno spettro si aggira per il Web: lo spettro di Arturo. Per essere uno spettro è in ottima forma: la dieta di bucaneve e crodini lo mantiene forte e gagliardo, senza contare le vettovaglie che affluiscono ormai copiose da tutte le province dell'Impero. Carne di caribù dalla Groenlandia, pescespada dello Stretto, papaye e cocco dalla Polinesia, fiorentine da Rignano (sì, esiste pure un circolo a Rignano: ci è arrivato un pizzino), germogli di soia dalle sezioni vegane – nello spirito arturiano di composizione degli opposti potrebbero coesistere persino Renzi e Bersani, persino D'Alema e un qualsiasi militante di sinistra, figuriamoci carnivori e vegetariani. La crescita ormai esponenziale dei circoli arturiani – ben oltre i confini della galassia: dalla stella eponima Arturo ai nuovi compagni di Trappist1 – conferma anche agli osservatori più sprovveduti che Arturo si avvia davvero a essere la prima forza politica del Paese, non partito ma movimento immobile di lotta e di cazzeggio, globale ma locale, collettivo ma intimo, privato ma politico, immateriale ma solido, entusiasta ma riflessivo, intraprendente ma pigro, innovativo ma nostalgico, adelante ma con juicio. Perché lo spirito che ci anima tutti è uno solo: diventare arturi senza perdere il cazzeggio. Dopotutto, non avere l'ossessione della poltrona, ma solo della sdraio o del divano, è liberatorio per qualsiasi forza politica. E gli unici bottoni che ci interessano sono quelli del telecomando (ovviamente per tutti l'appuntamento è alle 20,10 su Rai3: Gazebo non è più una trasmissione, ma un Comitato centrale open, una Costituente a cielo aperto, uno streaming dell'anima). L'Arturità, che prende forma in queste pagine con i contributi, talora a loro insaputa, di tutte le sezioni, i circoli e le aggregazioni arturiane di terra di mare e dell'aria, segue la linea confusa ma chiara indicata dai compagni Padri Fondatori di Gazebo: restiamo arturi. E’ l'unica dichiarazione d'intenti e sentimenti che possiamo permetterci. Ma non è poco.

Scansiona il QR code, trova il circolo Arturo più vicino, e attivati per diffondere l'arturità nel tuo territorio!

Una testata vi seppellirà Il battesimo in diretta televisiva dell'organo di informazione ufficiosa del movimento. Niente finanziamenti pubblici, solo sbattimenti privati. Per diventare un punto di diffusione militante dell'Arturità basta una stampante e una fotocopiatrice. Stampate l'Arturità a casa su fogli A4 e poi portatela dal vostro copistaro di fiducia per ingrandirla su fogli A3.

Notizie dai circoli

La Groenlandia c'è!

La supposta giornaliera Renzi chiede a Grillo di non parlare di suo padre. Ha ragione, lasciamo riposare Andreotti

Le posizioni riportate in questa testata non coincidono necessariamente con la linea ufficiale del movimento Arturo. Tutte le immagini riprodotte sono (c) dei rispettivi autori. Per querele, proteste e beghe legali il capro espiatorio responsabile è @carlogubi. In questo numero: ilFranco, Cirocz3, Loner.Zero, manginobrioches, PupettaMatta, zizie, @caffearturo, @atruronostalgia


la promessa di Zoro: darò i risultati dal palco del concertone

Verso le primarie del 29 aprile tu chiamale, se vuoi, le mozioni LA SDRAIO

Arturo SERRA

Cosa lega la banda di laureati di “Smetto quando voglio”, Hillary Clinton, Romolo Augustolo, Fiorella Mannoia, Jorge Luis Borges, Philip Roth, il 5 maggio 2002 dell'Inter, Napoleone a Waterloo e l'Arturo medio? La sconfitta, ovviamente. Una cosa di sinistra. Noi di sinistra perdiamo pure quando vinciamo, tanto che qualcuno s'è inventato “la non vittoria”, ma capite bene che si tratta di consolazioni semantiche. Ora però questo immenso potenziale di gente rotta a tutte le sconfitte, resistente agli urti come una casseruola inox diciottodieci, passata indenne (quasi) attraverso diciassette anni di Berlusconi, due anni e nove mesi di Renzi, sette Leopolde (di cui tre con la parola “futuro”), ottanta euro, un numero imprecisato e frenetico di #farepresto #buonescuole #bastaunsì, ha finalmente trovato un movimento in cui riconoscersi: un movimento che non vuole vincere, non vuole fare presto, non vuole mettere ansia. Walter Benjamin chiamava “malinconia di sinistra” quel senso di sconfitta, rimpianto, nostalgia e scoramento che ciascuno di noi ha provato almeno una volta, davanti, per esempio, a un discorso di Cuperlo o a “Che tempo che fa”. Ora, Arturo nasce sotto il segno della sconfitta, o della non-vittoria – e ci mancherebbe pure, rinnegare le tradizioni – ma giammai della malinconia. Perdenti ma divertenti e divertiti. Perdenti ma cazzeggianti. L'importante è restare fuori dalla nevrosi della vittoria, del “fare”, del non perdere tempo. Un movimento che si prende il tempo della moka, un movimento moka: tu ci metti il caffè, l'acqua, avviti e ti piazzi lì, ad aspettare il miracolo semplice dell'acqua che bolle, e del borbottìo e del profumo che riempie la stanza. E poi ti versi due o sei tazze, che il caffè se non lo condividi che caffè è, e lì puoi restare pure un pomeriggio intero, con un amico, a parlare, davvero, del futuro.

Caffè Arturo. Macchia anche i giaguari

Stampa l'Arturità e taggaci nei tuoi selfie: il movimento ha bisogno di gente che ci mette la faccia! #lArturita

Arturo GRAMELLINI IL CRODINO

Qualche tempo fa, un omino paffutello, con gli occhi a mandorla e dei capelli discutibili - no, non è Kim Yong-un - scrisse che “La Rivoluzione non è un pranzo di Gala”. S'intende che la Rivoluzione, in quanto tale, non può essere “gentile” o “educata”. Noi, figli della generazione in “Lotta Continua”, abbiamo sempre considerato questa frase come la base del nostro approccio alla politica e spesso l'abbiamo usata come scudo, in special modo quando qualche neo-rivoluzionario, magari sotto le finestre dei nostri rivoluzionarissimi attici, ci accusava di aver abbandonato

La rivoluzione non è un pranzo di gala la battaglia. “Non è un pranzo di Gala, necessita sacrifici, i vostri, in special modo”. Eppure i tempi cambiano, le forme di lotta si modificano, adattandosi alle necessità del Tempo. Perdonateci se non ce ne siamo accorti, ma capite… dall'attico se le finestre sono chiuse, purtroppo, non si sente un gran che. E allora se non sarà un pranzo di Gala, almeno permetteteci di renderla un aperitivo. Analcolico magari. Popolare. Non chiediamo altro che due arachidi e un po’ di patatine. Vogliamo “una generazione in movimento” verso il bar, giornale sotto braccio,

pronti alla chiacchiera con gli avventori, e magari con un paio di Bucaneve in tasca, che non sia mai ci venga fame durante il tragitto. Vogliamo una Rivoluzione in piedi, gomiti sul bancone e col barista dallo sguardo sornione, che al primo passo dentro il locale ci dica semplicemente “Il solito?” E sia, allora, La Rivoluzione non è un pranzo di Gala. La rivoluzione è un aperitivo. La Rivoluzione è due patatine e una manciata di noccioline. La Rivoluzione è un Crodino.


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