M E N S I L E D I IN F O R M A Z IO N E E C U LT UR A
OMAGGIO
PALMI & DINTORNI Anno III - N. 33 - SETTEMBRE 2012
12 AGOSTO 2012
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LETTERA APERTA AL NUOVO SINDACO DI PALMI Egregio dottor Giovanni Barone, le elezioni del 20 Maggio hanno decretato la sua vittoria sull’altro candidato, Dott. Boemi. La cittadinanza palmese ha riconosciuto in lei il nuovo rappresentante della nostra beneamata cittadina, dopo un periodo di turbolenze politiche e di commissariamento. Vogliamo innanzitutto congratularci per il brillante risultato ottenuto. Esso giunge a coronamento di una onorata carriera e di molti anni di dedizione e di impegno politico. Desideriamo inoltre porgerle i nostri più fervidi auguri ed esprimere la speranza che durante il suo mandato possa lavorare bene nell’interesse della cittadinanza e nel rispetto della sua onorabilità. E’ desiderio di ogni uomo che le proprie opere ed il proprio pensiero possano essere tramandate ai posteri. In quest’ottica e nell’interesse comune, ci auguriamo che lei possa raggiungere tale obiettivo. Siamo consapevoli delle difficoltà di gestire la cosa pubblica con rettitudine, onestà e determinazione. Molti sono gli ostacoli che si frappongono in questo lungo cammino! Ciononostante, continuiamo a sperare in un uomo che riesca a risollevare le sorti della nostra città e la riporti alle glorie del passato. La natura è stata molto generosa con questa perla del Tirreno, incastonata tra la costa ed il Monte Sant’Elia, baciata dal sole nove mesi all’anno e ventilata dalla dolce brezza marina anche nei mesi più caldi. Tuttavia gli uomini non sempre meritano i doni che la natura profonde a piene mani, vero è che nel corso degli ultimi anni, un vero patrimonio è stato letteralmente depredato e sperperato da molti ingrati cittadini nonché amministratori in mala fede. E’ facile comunque prendersela con gli altri perché, in fondo ….”gli altri siamo noi”…. Pertanto, ritengo che sia del tutto inutile riporre le speranze in un’unica persona. Il primo cittadino deve essere sostenuto da tutti, perché solo l’unione può fare la forza, in particolare ciò risulta vero in questi momenti di grave crisi nazionale ed internazionale. Non le chiediamo dunque promesse, che spesso risultano vane ed irrealizzabili, ma solo impegno, determinazione e lavoro giornaliero per ricostruire, mattone su mattone, una nuova città. Che rinasca dalle ceneri di un glorioso passato, ma che sia in grado di rimettersi al passo con i tempi, riscoprendo le proprie tradizioni di civiltà e cultura. Ci auguriamo inoltre che sappia crescere e rappresentare nuovamente il punto di riferimento sui comuni vicini, che non posseggono certamente le nostre fortune geografiche e l’immenso patrimonio culturale (Scuole, uffici, tribunale, sanità) che ci lasciarono i nostri nonni. Auspichiamo che la nostra amata Palmi torni a fornire nuove opportunità di lavoro ai giovani, che siano in tal modo invogliati a restarvi e a non fuggire verso lidi migliori, risucchiando così la nuova linfa vitale alla nostra città. Ritengo con queste poche parole di rappresentare i desideri e le speranze del suo fedele elettorato ed invito tutti i miei concittadini ad offrirle un supporto morale e materiale per sostenerla nel faticoso cammino che si appresta ad intraprendere. Ad maiora! Carmela Maria Gentile
SOMMARIO 5
Quando c’era “lu russu a la facci” di Enza Spatola
PALMI & DINTORNI
REGISTRAZIONE AL TRIB. DI PALMI Nr. 1 / 2010 Anno III - Numero 33 - Settembre 2012 Direttore respons.: Francesco Massara Coordinatore: Paolo Ventrice Collaboratori di REDAZIONE di questo numero. Saverio Petitto Walter Cricrì Cettina Angì Salvatore De Francia Nella Cannata Giuseppe Cricrì Hanno collaborato per questo numero anche: Salvatore De Francia, Bruno Vadalà, Pasquale Frisina, Giuseppe Magazzù Editore: Associazione Culturale Madreterrra Sede Palmi-Via ss.18 km 485.30 P.I. 02604200804 Cod. Fisc. 91016680802 Mobile-Paolo Ventrice 335 6996255 e-mail: redazione@madreterranews.it Progetto Grafico: Saverio Petitto-Walter Cricrì-Paolo Ventrice Impaginazione grafica: Paolo Ventrice Progetto e cura sito web: S. De Francia-D. Galletta Stampa: GLF sas -Via Timpone Schifariello Zona P.I.P. II Traversa-87012 Castrovillari (Cs)
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REPORTAGE INAUGURAZIONE PARCO GIOCHI A cura dell’Associazione PROMETEUS
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AMADEUS - L’intervista di Paolo Ventrice
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la NOTTE DEI SOSPIRI di Viviana Minasi
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mare amico - sagra del pesce azzurro di Paolo ventrice
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unA PASSEGGIATA LUNGO LA COSTA di Carmela Gentile
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il Comitato di quartiere “Torre e Stazione”
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ritrovare noi stessi
di Antony Rizzitano di Chiara Ortuso
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Oreste kessel pace - s. elia juniore - scilla di La Redazione
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L’omaggio di Palmi alla “Pietra verde” di ... di Cinzia Battista
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‘u cARRu A PALLINI di Felice Badolati
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mimmo zoccali - tra colore e poesia di Maria Teresa Castiglione Zoccali
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I terremoti del 1905 e 1907 a Palmi nei disp...
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La gita al mare
di Rocco Liberti di Cassiopea
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Otello Profazio L’Aedo che canta la Calabria di Giuseppe Cricrì
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Le Olimpiadi dal punto di vista di una Londinese di Olivia Price-Bates
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GRETCHEN PARLATO - The lost and found di Cristoforo Bovi
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L’EDITORIALE di Paolo Ventrice
osa dire? E’ indubbio, assolutamente, C che il punto focale di questo numero di MADRETERRA sia il “PARCO GIOCHI LUIGI PARPAGLIOLO”, opera altamente sociale, nemica di qualsiasi tipo di speculazione e frutto di amore e passione. Aggettivi, nella lingua italiana, ve ne sono in abbondanza, ma non credo di riuscirne a trovare uno che possa, anche lontanamente, esprimere appieno il valore che il Parco Parpagliolo avrà, da oggi, nella vita quotidiana di ognuno di noi. Che gioia fantastica nel leggere l’estasi negli sguardi dei bambini, che fierezza per aver regalato agli abitanti di via De Salvo un luogo vivo e bello da poterne godere alla vista. Ogni palmese si sente proprietario di un pezzetto di questo parco; colui che ci ha lavorato, colui che ha offerto danari o altro, colui che ha anche solamente sospinto con l’animo (perché altro non poteva dare), colui che lo utilizza felice o ci porta i bimbi a giocare, anche se non si è mai limitato a spendere parole negative e, talvolta, denigratorie sui fautori del progetto e sul progetto stesso, colui che gode nel vivere in una città fatta anche a misura di bimbo, colui che, ancora oggi, offre danari perché si è reso conto di quanto grande sia stato lo sforzo. L’inaugurazione solenne, con l’inno nazionale, con la consegna metaforica della chia-
ve del parco al Sindaco, con l’intervento del responsabile UNICEF, ma, soprattutto, con la gioia di centinaia di bimbi accompagnati dai vari personaggi Disney dei “Fuori di Festa”, non sono state altro che l’inizio di una nuova era dei furono “campetti” (nomignolo non più appropriato, ne nel significato sportivo ne in altri significati più libertini). La vitalità (forse un po’ troppo eccessiva, alle volte) dei bimbi e dei ragazzi era stata, ampiamente, misurata dai “Prometini” -termine che uso per definire i soci PROMETEUSe, suppongo, anche dai vicini di casa del Parco, ma fare i conti anche e soprattutto con una cronica maleducazione di personaggi che, certamente, non fanno parte del nucleo civile di questa città, ma assomigliano piuttosto ad alieni venuti da chissà dove e con chissà quali premesse idiote, è davvero deludente. Nessuno può intaccare la felicità degli altri, soprattutto quella dei bimbi e chi lo fa ha certamente dimenticato di essere stato bimbo e ovviamente non ha facoltà di pensare che domani sarà padre o madre di un bimbo. Triste realtà, questa, che va assolutamente debellata, con forme e mezzi diversi, col controllo di chi vive nella zona, con l’attenzione dei genitori, per mezzo delle telecamere di controllo, con l’aiuto delle forze dell’ordine e finanche con Ordinanze specifiche del Sindaco. Il compito di ognuno di noi è quello di preservare e responsabilizzare chi non è ancora attivo in questo senso. Non sono le multe che fanno civile una città; è l’educazione e la responsabilità. Detto ciò -e mi premeva davvero tanto dirlo- mi sembra logico lasciare lo spazio rimanente ad uno dei pensieri più profondi che mi è stato dato modo di leggere in questo giorni. Un pensiero che coglie appieno l’essenza del lavoro svolto per il parco, della forza di Prometeus, dei suoi soci e sostenitori e di come tutto questo nucleo cresca e si dia, senza pretese, alla città. Un pensiero che è un’analisi profonda di qualcosa di estremamente grande. L’Associazione Prometeus come la Venice Foundation applicano il micro mecenatismo “Il fenomeno Prometeus si basa su una filosofia nuova, che coniuga la voglia di ciascuno di sentirsi utile per una giusta causa, con la voglia di partecipare alla realizzazione di qualcosa che diverrà, utile patrimonio
della collettività. Ciascuno così sarà proprietario protagonista, attivo fautore della realizzazione di un progetto collettivo, offrendo un servizio che arricchirà il quotidiano della comunità. L’obbiettivo potrà essere un’opera pubblica, un’opera d’arte, un progetto culturale, un sogno che diviene realtà, il tutto senza l’interferenza odiosa della burocrazia o della politica. Un’idea semplice ma nello stesso tempo innovativa è legata al soddisfacimento del possesso, del poter vedere il proprio nome impresso in qualcosa a cui ci si sente legati o in qualcosa a cui ci si sentirà legati, pur investendo una piccola, ma importante risorsa che viene dal cuore. Questo fenomeno si chiama micromecentismo e consiste nel raccogliere risorse attraverso il coinvolgimento, il senso di sentirsi parte di qualcosa di importante e di culturalmente rilevante. In un certo senso si tratta di un comportamento “pedagogico”, soprattutto se fatto all’interno delle scuole: educare alla responsabilità attraverso la proprietà. Solo se ci si sente proprietari di qualcosa si è portati a rispettarlo. Non a caso, le cose di tutti (cioè di nessuno) sono le meno curate e rispettate. Un conto è il mecenatismo “mordi e fuggi” (che inevitabilmente ha un orizzonte limitato), un’altra cosa è il coinvolgimento diretto, il creare passione in chi può solamente contribuire in minima parte (ma tante piccole parti alla fine fanno il tutto). Fondamentale è il controllo sui propri soldi. Non è un caso allora che ad es. la Venice Foundation, pur proponendosi la finalità di “affiancare” i Musei civici Veneziani, raccoglie fondi senza però poi consegnarli ai Musei civici, ma gestendoli direttamente. Il donatore vuole monitorare l’uso dei propri soldi. Un sistema trasparente agevola questo rapporto. Se il denaro raccolto venisse “girato” nelle casse dei Musei civici come faccio a sapere per quali finalità verrà utilizzato. Il piccolo mecenate vuole “comprare” qualcosa di identificabile. Nel caso di un restauro vuole “comprare” il restauro del pezzetto di un’opera, vuole seguire l’iter dei lavori, apprezza di trovare il suo nome tra i benefattori che hanno consentito il restauro, e sarà molto rispettoso del risultato (perché quanto è stato ottenuto lo sente come suo). La cultura, come la Città o il Paese nel quale si vive sono di tutti? Sì, ma bisogna che ciascuno li senta come suoi, altrimenti la cultura, la Città o il Paese diventano di nessuno.” Giuseppe Cricrì
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palmi
meravigliosamente Continua ad inviare le tue foto all’indirizzo lettori@madreterranews.it
PALMI NON FINISCE MAI DI STUPIRCI. LASCIAMOCI STUPIRE ANCORA!
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Quando c’era
“lu russu a la facci”
di Enza Spatola er chi ama osservare la genP te esiste un luogo privilegiato, nel quale sfilano persone
di varie età, sesso, estrazione sociale e problematiche esistenziali e non. Si potrebbe pensare alla Villa Comunale, o al fiume di passeggiatori che fanno la spola davanti ai tavolini di un bar del centro. E invece no. Il luogo privilegiato è ...la sala d’aspetto di uno studio medico. E’ proprio lì che in tutta distensione si ha l’opportunità di guardare bene in viso chi, in modo più o meno paziente, ci siede di fronte in attesa del proprio turno. E poiché l’Uomo è un essere parlante, (pensante un po’ meno, poiché spesso parla a sproposito), è possibile, a volte, assistere a spassose conversazioni collettive di natura geo- politica -economico-finanziaria che lascerebbero presupporre lauree bocconiane, se non fossero legate alla contingente necessità di sbarcare il lunario: luce, acqua, gas, telefono, spazzatura, farmaci e qualcosa nel piatto del pranzo e della cena di ogni giorno, spingono la massaia come la professoressa, l’artigiano come il pensionato, a esporre catastrofiche previsioni di crolli Mibtel che ci ridurranno, com’è vero che sorge il sole, alla stregua della Grecia e della Spagna; a esprimere commenti poco cortesi sulla Merkel, che si estendono a tutti i Tedeschi, a seconda se chi parla ha vissuto la guerra o segue il calcio minuto per minuto; ad azzardare valutazioni sulle tecniche montiane per la risalita e irriverenti epiteti sui politici parlamentari di facili promesse e di corta memoria. Il tutto intramezzato da colorite espressioni popolari del tipo “a vogghja chi si fa candilararu cu è destinatu mi mori a lu scuru!”, che la dice lunga sulle aspettative di ciascuno. Chi non se la sente di lanciarsi in problematiche di così ampio respiro, di solito si limita ad ascoltare e a fare proprie quelle conoscenze che i presenti sembrano possedere. Quando le conferenze si chiudono per mancanza di interlocutori volontari, o assottigliamento delle fila di presenti, nella sala d’aspetto scende il silenzio e si avverte un quasi disagio. I più annuiscono tra sé e sé, fin quando la “cummari Cicca” più intraprendente tra i presenti, non rompe la magia dell’”abbentu d’i ciriveddha” e domanda alla sua conoscente “cummari Catarini” notizie sulla famiglia, presa presto ad esempio dagli altri pazienti che, con nuovi spunti, fanno ripartire il brusìo. “Cummari Catarini”, di solito, sollecitata nel suo punto debole,
non si limita a un “tutto bene, grazie”, ma sciorina le vicissitudini di figli, nuore e nipoti, cosi che è facile, per chi le siede accanto, essere messo involontariamente al corrente di piccoli o grandi dispiaceri e piaceri privati che a quel punto, capite bene, vengono concessi ad uso pubblico, non essendo proprio confidati in camera caritatis. Ed è altrettanto facile che il discorso prosegua con l’inserimento nel racconto di ignari personaggi cittadini, con relativo albero genealogico, accomunati per aver vissuto esperienze similari. Ora immaginate che il tutto avvenga in una calda giornata di luglio-agosto, con l’anticiclone Minosse che spintona per le vie della città il respiro di un vulcano. Immaginate che nella sala d’attesa faccia il suo ingresso una giovane donna, in abbigliamento consono alle temperature africane, con maglietta aderente e abbastanza scollata da permettere la panoramica su un ampio decolleté, gonna due palmi sopra il ginocchio, zeppe alpine e unghie corallo, avvolta in una scia di Malizia esotica. E figlio al seguito. Soprattutto immaginate le facce di “cummari Cicca” e “cummari Catarini” che interrompono di colpo la saga, a cui si erano dedicate con passione fino a quel momento, per seguire con lo sguardo, passo passo, la giovane donna entrata soltanto per ritirare delle ricette e velocemente uscita di scena, forse pronta per il mare. Alla fine “cummari Catarini” commenta verso “cummari Cicca”: “Cummari mia, senza de-
coru. Non c’è cchiù russu a la facci!” Da quanto tempo non si sente più in giro quest’espressione? Io resto affascinata dal frasario vernacolare sommerso dal tempo, soppiantato da una terminologia che non riesce più a rendere merito ai fatti. Avere “u russu a la facci”, a mio modesto parere, non equivale al “si scorna”: riverbera, invece, un senso di reattività partecipata del soggetto verso una posizione che la morale collettiva, quand’ancora esisteva una morale collettiva, a torto o a ragione, giudicava inaccettabile. Era la prova esteriore di un’implosione emotiva . Il vero senso del pudore. La misura del muro insuperabile. Dietro il “si scorna” si avverte piuttosto un disagio passivo, legato più a fattori personali quali la timidezza, la scarsa autostima o la mera paura di sbagliare. E pensare che da bambina credevo che “u russu a la facci” fosse la conseguenza euforica di qualche bicchiere di vino di troppo! Beh, care comari Caterina, o Cicca, o Rosa, o Maria, o in qualunque modo vi possiate chiamare, “u russu a la facci” che intendete voi, forse è vero, non esiste più, ma ciascuno è libero di sovraesporre la propria persona nei modi e nei tempi che ritiene più opportuni, (sui luoghi concedetemi di mantenere qualche riserva a difesa dei minori), dovendo rendere conto della cosa soltanto alla propria coscienza. Si può non condividere, ma il tutto ricade addosso a chi eventualmente eccede.
Diverso è sovraesporre il privato di altre persone, spadellandone in pubblico fatti, vizi e virtù. E poco importa la buona fede, è pur sempre la violazione di un diritto alla riservatezza, espresso anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che recita: “Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che lo riguardano. Tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per finalità determinate e in base al consenso della persona interessata.” Siete sicure di aver avuto il consenso alla diffusione dei dati personali e sensibili da parte delle persone interessate? E, accantonando l’aspetto legale che non rileva in questa sede, siete sicure di appartenere ad una ONLUS “decorosa “ semplicemente perché senza fini di lucro? Care comari Caterina, o Cicca, o Rosa, o Maria, o in qualunque modo vi possiate chiamare, non sono proprio convinta che centrino solo il gap generazionale, il mutamento dei costumi, l’allentamento della morale. E’ che è sempre stato facile vedere la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave nel proprio. Forse sarebbe il caso di rispolverare un poco del vostro antico e vantato “russu a la facci”. Estensibile ai “compari” per par condicio. Purtroppo, se dopo 2000 anni non siamo ancora riusciti a vedere la nostra trave, vuol dire proprio che “a vogghja chi si fa candilararu cu è destinatu mi mori a lu scuru!”
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Discorso integrale del presidente dell’associazione Prometeus, Saverio Petitto, in occasione dell’inaugurazione del “PARCO PARPAGLIOLO” - 12 agosto 2012 ore 18.30, alla presenza delle Autorità, religiose civili e militari. … Sarò breve, per dare il giusto e meritato spazio a chi ha veramente lavorato, sudato e dato tutto per la realizzazione di quest’opera … Per questo chiamo accanto a me i veri trascinatori di questa avventura, colui che è stato, progettista, coordinatore ed anche operaio all’occorrenza, GIUSEPPE MAGAZZU’; - il capitano di tutte le maestranze, il più giovane, il più dinamico … insomma, il più grande, mastro ROCCO TRIMBOLI . Vorrei ringraziare tutte le autorità civili, militari e religiose presenti, in particolare due amici che, sia per dovere, ma soprattutto per affetto, che ci hanno sempre e comunque protetti: GIOVANNI CALABRIA,COMANDANTE DELLA STAZIONE CARABINIERI di PALMI e FRANCESCO MANAGO’, COMANDANTE DEI VIGILI URBANI di PALMI, a ciascuno dei quali, viene consegnata, oggi, la tessera di socio onorario dell’Associazione Prometeus … consegna le tessere il vicepresidente Salvatore De Francia. Un grazie di cuore va a tutti gli abitanti di questa zona, pazienti, generosi e ottimi vicini di cantiere, non cito i nomi,altrimenti rischierei di dimenticarne qualcuno e questo non me lo perdonerei mai. Grazie alle persone che nelle fasi iniziali e progettuali ci hanno affiancato con competenza e determinazione: • CATERINA ROMANO’, allora segretaria comunale; • MARIA ROSA GARIPOLI, per avere preparato il protocollo d’intesa con il Comune; • CETTINA FEDELE, per il contributo concesso destinato ai ragazzi meno fortunati di noi; • La Dott.ssa ANTONIA BELLOMO, allora Commissario prefettizio, oggi Prefetto di Lecco, la quale ci ha fatto pervenire la seguente mail che leggerà’, la socia, Mariarosaria Catalano … “Carissimi amici dell’associazione “Prometeus”, complimenti per l’ennesimo traguardo raggiunto! sono orgogliosa di aver conosciuto la vostra associazione che rappresenta nella realtà calabrese un modello di volontariato e di impegno sociale che non ha eguali. Spero nel mio piccolo di aver contribuito a far crescere le vostre effervescenti iniziative e vi prego di farmi avere qualche notizia di tanto in tanto, mi serve a vincere la struggente nostalgia che spesso provo per la Calabria e per l’ esperienza a Palmi.” Antonella Bellomo, Prefetto di Lecco Grazie, a tutte le imprese, indomite e disinteressate, che ci hanno consentito di realizzare quello che andrete tra poco ad ammirare, alle oltre 1300 persone che hanno concesso un contributo alla nostra associazione, con generosità e con amore, a tal proposito vorrei chiamare sul palco colui che rappresenta il “sunto”, di questi slanci d’amore: don MIMMO CARROZZA, “giovane” ultranovantenne, al quale verrà consegnata una medaglia ricordo … Questo signore, pur percependo una modesta pensione di artigiano, non disdegna mai di dare un piccolo ma “grande” contributo alle nostre opere. Grazie per la fiducia accordataci, concedendoci il patrocinio, a due grandi organizzazioni : al TELEFONO AZZURRO, AREA MERIDIONALE, Presidente Dott.ssa Clementi, all’UNICEF, oggi qui rappresentata dal Dott. Marino. Grazie all’Amministrazione comunale, a tutta l’assemblea consiliare e agli uffici tecnici per la loro vicinanza e il loro appoggio. Questa zona, chiamata notoriamente “ i campetti ”, per molti di noi, che abbiamo praticato il tennis, ha un valore affettivo particolare, perché abbiamo cresciuto i nostri figli, abbiamo passato dei momenti di aggregazione irripetibili e abbiamo soprattutto conosciuto una grande persona che oggi non c’è più, don Lorenzo Caristi, uomo buono, onesto e amico di tutti, per questo chiamo sul palco, la “nostra” Pascale Choteau… “Ormai sono tanti anni che seguo Saverio in tutte le sue imprese. Ci siamo conosciuti grazie al tennis e da quel momento, è nato un sodalizio che permane tuttora con Prometeus. Mi convinse anni fa, a fare da presidente al circolo tennis Palmi. Credo che, in quelli anni, il circolo ebbe un discreto successo, grazie, probabilmente, all’impegno che mettiamo in quello che facciamo e grazie soprattutto all’aiuto e alla solidarietà di quanti ci accompagnano. Ma in quel periodo, il successo del circolo tennis, in particolare con i giovani, non sarebbe stato possibile senza una persona, che ancora oggi ricordiamo con tanto affetto: Lorenzo Caristi, per noi Don Lorenzo. Un uomo discreto, disponibile, affettuoso e generoso. Era quasi l’angelo custode di questi ragazzi che affollavano i campi. Pertanto, un gruppo di tennisti dell’allora circolo tennis Palmi, vuole prima di tutto, ringraziare i Fratelli Tedesco, per il notevole impegno nel ripristinare il campo da tennis e cogliere l’occasione per dedicarlo a Lorenzo Caristi, apponendo una targa recante il suo nome. Certi che sarà di buon augurio, per il rilancio di una nuova e bella stagione del tennis a Palmi.” L’associazione, per attuare i propri progetti, ha sempre voluto condividere con la gente sana del paese, che ha una visione nuova e positiva del futuro senza cadere nel solito vittimismo meridionalista. Questa corale partecipazione da parte dei cittadini, che ritengono un privilegio poter contribuire alle realizzazioni dei progetti, è un segno tangibile delle nuove sfide che la popolazione è disposta ad abbracciare per valorizzare i suoi luoghi più belli. L’associazione, con queste opere: BANNER RAFFIGURANTE LA VARIA, LA TECA DEL SACRO CAPELLO, LA STATUA BRONZEA DI SAN ROCCO, L’AFFRESO DIGITALE DEDICATA ALLA MADONNA DELLA LETTERA, IL RESTAURO DEI CANALI, LA STELE DEDICATA AL PROF BAGALA’ ED IL PARCO GIOCHI, ha inteso proporre il recupero artistico di opere cittadine con l’intento di accrescere il senso di appartenenza alla propria comunità e al tempo stesso favorire la riscoperta dell’identità. I progetti hanno coinvolto emotivamente operai, artigiani, professionisti e artisti che hanno contribuito con il loro apporto a realizzare delle vere e proprie opere d’arte. Queste opere, realizzate in tempi brevi, anche per la maniera con le quali sono state concepite, vogliono rappresentare, nel loro piccolo, un momento di orgoglio e di rilancio nel modo di pensare e di essere PALMESI. Il messaggio che queste maestranze numerose, competenti e ben organizzate vogliono lanciare alla politica, alla macchina amministrativa di questa città è chiaro: … Noi siamo pronti e ben organizzati per produrre, metteteci nelle condizioni di farlo attraverso una macchina amministrativa e burocratica più snella, meno cavillosa e con un’interpretazione delle leggi estensiva e non restrittiva, che consenta una rapidità nel rilascio delle autorizzazioni e delle concessioni. Questa è la vera sfida, caro Sindaco, che questa tua giovane compagine amministrativa deve affrontare per avere un paese moderno, laborioso e per non vedere queste aziende chiudere, ma soprattutto, per non vedere i nostri figli lasciare il nostro paese. Quello che è stato fatto dalla nostra associazione in questi anni non ha eguali; fosse stato nel Nord Italia, tutti i media nazionali avrebbero esaltato la grande efficienza nordista, ma noi siamo meridionali, gente del Sud, etichettati in un certo modo … Ma, dopo questi anni di cantiere, di conoscenze, di slanci, di affetto della gente, di incredibili progetti realizzati in tempi brevi e di qualità … sono più che mai, orgoglioso di essere CALABRESE e soprattutto di essere “PARMISANU”.
Il 25 settembre c/o la “Casa della Cultura”, convegno sulla figura di “Luigi Parpagliolo” a cura dell’Associazione “Amici della Casa della Cultura”
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Mastro Rocco Trimboli e Saverio Petitto
Salvatore De Francia, I comandanti Giovanni Calabria e Francesco Managò
Il Sindaco Barone, Don Emanuele Leuzzi e Saverio Petitto
Pietro Marino, rappresentante UNICEF
Foto - Mimmo Zoccali Il Sindaco Barone e Tonino Orlando
Pasquale Frisina consegna simbolicamente la chiave del Parco al Sindaco
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E i fuori di FESTA
Le foto sono realizzate e concesse da Mimmo Zoccali
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.TER. E N I H C i tri Estiv n e C i e id I ragazz
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Le vere rivoluzioni iniziano sempre
con un piccolo passo di Antonio Salvati ualche tempo fa mi sono trovato a scrivere, in occasione di una Q delle tante iniziative dell’Associazione Prometeus (era l’inaugurazione della bellissima statua di San Rocco di Maurizio Carnevali) che
Foto - Mimmo Zoccali
la bellezza e la legalità si trovano, nel nostro grande ed amaro Sud, intimamente a contatto. Vivono insieme, si danno reciprocamente ed ininterrottamente forza e sostegno. L’inaugurazione del parco Parpagliolo mi rafforza ancora di più in questa convinzione, spingendomi ad alcune considerazioni ulteriori che vogliono anche essere, prima di ogni altra cosa, un ringraziamento da cittadino per un progetto così meritorio. La prima riguarda l’importanza del messaggio che viene lanciato: ben oltre, ovviamente, il risultato – già importante in sé – di veder sorgere un’area attrezzata per lo svago dei piccoli (e dei giovani) al centro della città. Un messaggio semplice, e per questo intimamente rivoluzionario: non è vero, in questo mondo, che tutto ha e deve avere un ritorno economico. E’ avere un’idea, un sogno, un progetto, che conta. Il fatto che un gruppo di persone si sia unito per riqualificare, ognuno con le proprie competenze e le proprie capacità, una zona della propria città senza alcuna diretta contropartita se non la semplice soddisfazione di aver contributo alla realizzazione di qualcosa di utile per la propria famiglia e per tutte le altre famiglie della comunità, è la negazione diretta di questo luogo comune. Il profitto, il guadagno, il danaro, non sono (ancora?) l’unica logica ammessa di questi tempi. La capacità di ognuno di noi di sacrificarsi per il bene comune è innata, esattamente come l’opposta tentazione a porre dinanzi a tutto e tutti l’interesse nostro e dei nostri cari: sono due opposti tra i quali spesso oscilliamo, ed entrambi fanno parte dell’umana – e quindi imperfetta - natura. Ho sempre creduto però, e credo ancora, che il primo istinto sia destinato sempre a prevalere purché ci sia un qualcosa od un qualcuno che riesca a fare da catalizzatore, da miccia, da detonatore, da innesco. In positivo od anche in negativo, non conta (mi viene in mente al riguardo il finale de La grande guerra, il capolavoro di Monicelli, quando Gassman e Sordi diventano eroi da pusillanimi che erano solo per rispondere agli sberleffi dell’ufficiale austriaco). Ecco, il fatto che la volontà di alcuni privati cittadini di restituire alla città una sua ben precisa area – per così dire – sottoutilizzata diventi innesco per una gara ovviamente non di eroismo, ma certamente di serio sacrificio, costituisce la chiara dimostrazione di come tutto sia davvero ancora possibile, e non solo per danaro. E quando dico “tutto”, intendo anche vincere quel misto di rassegnazione, fatalismo, finta scaltrezza (armammoce e gghiate, si dice nella mia terra: detto che trova, chissà come mai, fedele traduzione anche in calabrese) che tante volte rallenta noi meridionali fin quasi ad arrestarci – ed anestetizzarci - completamente. C’è poi un secondo messaggio, a mio avviso persino più importante.
Il coro polifonico “Euterpe”
E’ l’idea che ognuno di noi – e non solo coloro i quali hanno materialmente costruito il parco Parpagliolo – possa “adottare” anche solo un metro quadro di un’area aperta al pubblico: curandola, impedendo che altri ne facciano cattivo uso se non peggio, riparandola se necessario. Certo, per il parco Parpagliolo sarà facile perché “l’abbiamo fatto noi”. Le vere rivoluzioni iniziano però sempre con un piccolo passo. Cominciare a capire che anche qualcosa che tutti utilizzano (una strada, una piazza, una panchina, un albero) può essere “mio”, anche se in parte infinitesimale, è davvero rivoluzionario. Soprattutto in certe parti del mondo come la nostra. Mi piace quindi pensare che cominciando dal parco Parpagliolo lo stesso senso di proprietà (meglio: di appartenenza) delle cose comuni possa allargarsi a tutto il resto dell’arredo urbano, della città, e poi ancora oltre, fino ad arrivare a quei piccoli comportamenti di tutti i giorni che “sono” legalità. Forse è un eccesso di ottimismo, me ne rendo conto: ma questo, sia chiaro, è un meraviglioso effetto collaterale che iniziative come questa inevitabilmente sono destinate a produrre. Portano a sperare, a credere. Ad essere – appunto – ottimisti, innescando un ciclo virtuoso che può portare lontano. Ho sentito parlare spesso di questa iniziativa in termini per così dire pratici, concreti. Il valore dei materiali spesi, il numero dei volontari impiegati e degli sponsor che hanno dato un proprio contributo, le centinaia e centinaia di ore di lavoro e così via. Indicatori importanti, certo. Ma, mi perdonerete, preferisco vederla e “pesarla” anche e soprattutto in un altro modo. In termini di spazio. Anzi, ancora più precisamente: di metri quadri. Realizzare un parco del genere (così come una piazza, una fontana e così via) significa riportare alla luce un bel po’ di metri quadri – appunto - prima avvolti dal grigio, dalla triste nebbia del non utilizzo. Significa aumentare la superficie utile della città, la parte fruibile della nostra quotidianità. Significa, in parole povere, permetterci di espanderci, di allargarci, di arrivare a fare cose che prima non si facevano o si facevano in modo più limitato. Ecco, questo progetto ha aumentato i metri quadri a nostra disposizione, restituendoci una parte di quelli che non usavamo più, e che forse non abbiamo mai veramente usato. Non è detto che tutto questo debba limitarsi necessariamente ai giochi del parco Parpagliolo. Ed infatti, lo confesso, non sto pensando più solo a questi ultimi. Se le metafore hanno un valore, difatti, la storia della realizzazione di questo parco è l’emblema perfetto di come sia sempre possibile recuperarli, questi metri quadri, anche nella vita e nelle scelte di tutti i giorni. Riportando alla luce parti delle nostre aspirazioni, dei nostri ideali, dei nostri sogni che forse neanche ricordavamo più di avere: perché la nebbia del non utilizzo riguarda anche le coscienze, non solo le aree più sfortunate delle nostre città. Sta semplicemente a noi volerlo fare. L’esempio, questa volta, c’è.
Foto - Mimmo Zoccali
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Mago Melanio
LA CITTA’ DEI BALOCCHI
di Gianfranco Lucente
’associazione Prometeus di L Palmi ha realizzato il Parcogiochi, sorto nello spazio adia-
cente all’attuale campo sportivo, denominato “PARCO GIOCHI PARPAGLIOLO”, che a me piace chiamare “la città dei ragazzi”, perché saranno loro a riempirla di emozioni e contenuti. Parco verde, altalene, gioco centrale con scivoli e scale, e per i più grandi un campo di pallacanestro ed uno di tennis. Spero che non rimanga “una città dei balocchi”, la vedo spesso nei cortili delle nostre scuole superiori, fatta di niente e di nessuno, la vedo in tutti i centri commer ciali della zona o distrutta da vandali nelle nostre ville, povere di giochi, o nelle insignificanti piazze, parcheggio per bambini, figli abbandonati talvolta da genitori che hanno solo amore di fare compere o parlare con gli amici. Del resto i meravigliosi genitori calabresi riempiono di affetto e di premure i figli e creano i presupposti, per troppo amore, di una crescita poco incline alla conoscenza, all’impegno, alla sofferenza e alla dedizione allo studio, palestra del futuro lavoro, al giorno d’oggi, non certo facile e privo di difficoltà. Dobbiamo fornire il Parcogiochi di una casa bella, colorata che dovrà raccogliere tutti i ragazzi grandi e piccoli e quei genitori che hanno voglia di accompagnare i propri figli in questo meraviglioso viaggio che è la vita, che avranno il compito difficile ed improbo di insegnare loro a riappropriarsi dei veri valori dell’esistenza. Il primo momento di affetto è
quello dell’attenzione e raccolgo, in contatto con i bambini ed i ragazzi nella mia professione di medico, le pulsioni di una società giovanile in fermento, che non è solo televisione o internet dipendenza, ma è notevole difficoltà ad avvicinarsi alla conoscenza, alla natura ed al bello. Le immagini sullo schermo televisivo, i flash pittorici spesso animati, questo mondo che sembra valersi del video per eccitare l’osservazione e quindi la comprensione, rende a poco a poco sempre “più sordi”, sempre “più ciechi”, sempre più lontani dall’arte del guardare. L’osservazione è senso che si sta perdendo e questo perché le immagini che ci vengono mostrate scorrono troppo veloci. Del resto corrono veloci i giochi dell’Intendo, la realtà di Mario personaggio noto, diventa la realtà dei bambini e non è facile entrare nel loro mondo. I bambini hanno tanti giochi, ma non sanno giocare. Prendono in mano un orrendo mostro di plastica e poi lo lasciano per afferrarne un altro, incastrano alcuni mattoncini di Lego ma non costruiscono niente, perché si stufano subito, chiedono ed ottengono una grande quantità di figurine che disperdono qua e là perché non hanno la pazienza di riordinarle in un album. Insomma si agitano tanto ma non concludono nulla. E’ compito dei genitori attenti accompagnarli nella casa ideale del Parco giochi stimolando e suscitando in loro ciò che è unico e prezioso: la gioia di giocare. Tutti i giochi sono preziosi: i giochi di cortile, quelli di casa, la mazza, il palorgio, la palla avvelenata, nascondino, i giochi con
le biglie, i tappini, le macchinine. Anche la vita e’ un gioco che può essere piacevole nella misura in cui si sappiano utilizzare le risorse mentali, intellettive e spirituali in modo corretto e cioè rispettando le regole. Onestà, disciplina e rispetto costituiscono un tripode sul quale siede la vita. Tutte e tre le gambe sono necessarie, se una sola manca il tripode non la sosterrà. Oggi la società sta attraversando una crisi soprattutto morale perché si sono dimenticati questi valori. Ma la società futura sono i ragazzi che, dopo aver assaporato i dolci frutti della verità, della giusta azione, della pace, saranno capaci di edificarla sulle basi solide di questi valori umani, fondamento di ogni civiltà passata, presente e futura. La fede,la perseveranza, il senso di sacrificio, la compassione e l’altruismo sono le tessere di un mosaico che si dovrà comporre per combattere tutto il male che ogni giorno ci sfida dentro e fuori di noi. Scopo dell’educazione è formare il carattere dei ragazzi e coltivare in loro le infinite potenzialità di una mente nutrita dai veri valori della vita umana. Canta Gaber con versi dolcemente anarchici: “Non insegnate ai bambini Ma coltivate il cuore e la mente Stategli sempre vicini Date fiducia all’amore Il resto è niente.” La società di oggi è in crisi, si parla di euro debole, di spread, della borsa in discesa e dell’alta disoccupazione giovanile. Negli anni 50 le situazioni non erano diverse, corsi e ricorsi storici, era finita da poco una
rovinosa guerra ed il cammino dell’Italia per ovvi motivi appariva estremamente difficile, poi il grande amore del vivere, che è dentro ciascuno di noi, ci ha fatto rimboccare le maniche e siamo riusciti a costruire con l’impegno tenace il nostro futuro. Dicono i bocconiani che nell’organizzazione di un lavoro flessibile, nel sacrificio, nella creatività, nella fantasia, si può intercettare quanto può offrire il mercato libero della globalizzazione. Monti si è dimenticato di inocularci il germe della speranza: dice Alberoni per costruire la speranza bastano un cuore generoso e una mente libera. Per chiarire questo aspetto positivo, forte della speranza, ricordo un antico episodio. Quando Alessandro Magno lasciò la Grecia per partire alla conquista dell’Asia donò agli amici il suo patrimonio: terre, foreste, villaggi, persino le dogane dei porti e tutte le sue altre rendite. Terminata la distribuzione dei suoi beni personali, non quelli del Regno sul cui trono lasciò sua madre, uno dei suoi amici, Perdicca, gli domandò se avesse conservato per sé qualcosa, magari come ricordo. Ed Alessandro, guardandolo, gli rispose: “Si, la speranza.” Allora Perdicca rinunciò alla sua parte ricevuta in dono e gli disse: “A noi, che verremo a combattere al tuo fianco, lascia, perciò, condividere la speranza”. Con la speranza ragazzi vi aspettiamo al Parco giochi Parpagliolo e con gioia e libertà trasformate tutto il parco in un vostro Tempio dedicato a Giunone, Dea della vostra grandezza e dell’abbondanza.
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Foto estratte dal www.facebook.com/pages/PALMI
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Ringraziamenti a tutti vui pe’ l’emozioni non Setrova li palori u Presidenti nci pensu jeu m’i trovu, ora, nta nenti, palori giusti, pe’ sta bella genti, palori chjni i amuri e sentimenti. alori mi ncurunu o amici mei P lu vostru gestu i solidarietà, palori pemmi su’ comu trofei chi fannu anuri e vantu a sta Città. caddi, comu u suli e u focu Palori palori chi vi dinnu a pocu a pocu chi grandi bella cosa si criau, chi oggi ogni criaturi ereditau. a gioia d’i figghjoli, Pensu masculeddhi e fimmaneddhi cu scifuli, altaleni, jochi culorati e beddhi. cu funtani e pesciolini, campiceddi i jocu a palla, poi cu aioli e fiorellini, mi si zzumpa e mi si balla, jochi pe la figghjolanza, jochi pe la fantasia, jochi pemmi mori a ‘mbidia, pemmi mori a gelusia!! e poi suduri, fruttu i Fatica tutti sti lavuri. donazioni e poi dinari, pemmi batti forti u cori, commercianti ed artigiani, beniditti i vostri mani, pemmi arresta u vostru gestu rricordatu oggi e domani. è a megghiu Parmi, Chista chista a megghju umanità, chi Prometeus appi l’anuri pemm’a cogghj i ccà e di ddhà, chi fu o spissu poi traduta, comu cosa sbenturata. oggi vinci a nostra Parmi, Mavinci grazzi o vostru cori tantu grandi, tantu bellu, chi non bastanu i palori, puru pecchì, c’u vostru gestu, ddimostrastu a cani e gatti, cu Prometeus e ch’i so amici, dopu i palori nci su i fatti!!
Giuseppe Cricrì
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Parco Parpagliolo: Adesso i bambini possono sorridere ma… di Rocco Cadile i dice che ogni persona si consegna alla storia, quando nella vita, con le S proprie azioni, riesce a incidere positivamente in favore di una comunità. Se poi al servizio della collettività per le buone azioni, ci sono più persone che
fanno parte di un’associazione di volontariato, allora l’aspetto assume maggiore rilevanza. E’ quello che sta succedendo a Palmi, con l’Associazione “Prometeus”, di cui mi onoro di fare parte, che con le sue iniziative, sia in campo culturale sia nel recupero di opere strutturali, sta lasciando un segno indelebile alla città di Palmi. Dopo le iniziative passate, quelle riguardanti la “Teca del Sacro Capello”, il restauro dei “Canali”, la realizzazione della “Statua Bronzea di S. Rocco” e la valorizzazione artistica di altre opere, tutte realizzate a costo zero, con la partecipazione unanime dei Palmesi, l’ultimo “capolavoro” messo in atto che, ha suscitato particolare interesse nei cittadini per le sue finalità, è stata la realizzazione del “Parco Parpagliolo “un’area giochi destinata ai bambini, che a Palmi mancava. Ed è di questo che vogliamo parlare. Da molto tempo i cittadini di Palmi, auspicavano un intervento di riqualificazione di quest’area situata al centro della città, peraltro molto suggestiva per la sua posizione (sullo sfondo si notano il mare e le Isole Eolie) che era diventata la vergogna della Città per il suo abbandono e degrado. Quel luogo “border line”, testimone di risse e scontri tra giovani, specialmente la sera, essendo sprovvisto d’illuminazione, era spesso usato a mò di servizi igienici all’aperto, o per altre “proibitive pratiche”. L’associazione “Prometeus” particolarmente attenta ai pericoli, ai disagi e alle esigenze dei bambini, non poteva restare indifferente alla voce del popolo e, in tre mesi, con l’entusiasmo di imprese e volontari, ha compiuto il “miracolo”. E’ stato consegnato, quindi, alla Città un parco con i “fiocchi”, attrezzato con svariati giochi che ha molteplici funzioni : di socializzazione, di incontro, di crescita culturale per la comunità che lo frequenta. Dal giorno dell’inaugurazione, si è trasformato in quel luogo che tutti desideravamo e, cioè, un luogo ricco di occasioni educative per i bambini, che attraverso il gioco, sperimentano un contatto emozionale con i genitori, ma anche un’opportunità aggregativa e di scambio relazionale tra le famiglie. Vedere gioire i bambini è una sensazione grande. Per loro giocare e un’esigenza di primaria necessità, come il mangiare e il dormire, perché trasformano la realtà secondo le loro esigenze interiori. A volte gli adolescenti o anche gli adulti dovrebbero prendere esempio dai bambini che affrontano la vita con naturalezza, senza “paranoia”, non caricando mai di eccessivi significati gli accadimenti. Quei bambini che dicono le cose che pensano, perché non conoscono l’inganno e non sanno nascondere la verità. Il “Parpagliolo”, quindi, orgoglio della città e strumento di civiltà, non vorremmo avesse, visto le sue finalità, il rovescio della medaglia come in tutte le cose. Per questo motivo vorremmo, visto che è frequentato anche da adolescenti e da adulti, richiamare tutti a una maggiore responsabilità nel rispetto delle regole e del senso civico. Sarebbe ingiusto e poco rispettoso nei confronti della città e di tutti coloro che ci hanno messo il cuore, ma soprattutto per i bambini se un giorno si levassero voci di critica a causa di qualche sconsiderato incivile, per niente rispettoso delle strutture e della quiete pubblica. Il “parco giochi” oltre a essere una concreta realtà, rappresenta anche la metafora della speranza, un messaggio per i giovani per dimostrare che, quando si ha la voglia di fare e si è pronti a rimboccarsi le maniche, non esistono ostacoli.
NO NO
- 5 x 1000 -
Prometeus:
grande tra le piccole S
ono da pochi giorni online, gli elenchi dei beneficiari del 5×1000 del 2010 per l’anno d’imposta 2009. Per le Associazioni di volontariato troviamo ai primi 3 posti, EMERGENCY, MEDICI SENZA FRONTIERE e AIRC, seguono UNICEF, AIL, ACLI e LEGA DEL FILO D’ORO. Per gli enti della ricerca scientifica e dell’università ammessi al beneficio dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) troviamo al primo posto l’AIRC, seguita dalla FONDAZIONE ITALIANA SCLEROSI MULTIPLA e dalla FONDAZIONE VERONESI. Università Cattolica di Milano al decimo posto, Politecnico di Milano all’undicesimo, Università di Bologna al dodicesimo e La Sapienza di Roma al quattordicesimo. Per gli Enti di Ricerca Sanitaria troviamo al primo posto AIRC seguita da FONDAZIONE SAN RAFFAELE e dalla FONDAZIONE PIEMONTESE PER LA RICERCA SUL CANCRO. Trai i comuni beneficiari del 5×1000 troviamo Roma al primo posto seguita da Milano e Torino con cifre più contenute. Nell’elenco si possono trovare anche le associazioni sportive ammesse alla ripartizione. L’associazione PROMETEUS di Palmi, pur essendo un ente che ha interessi circoscritti alla propria città, occupa una posizione di rilievo, tra le oltre 37000 associazioni ed enti beneficiari del 5 x 1000, collocandosi al 2381 posto. Secondo i calcoli, sulle scelte che sono state effettuate, a conoscenza dell’associazione, senza contare le altre di cui ha beneficiato, per gli anni, 2011 e 2012, l’associazione “PROMETEUS”dovrebbe scalare almeno altre mille posizioni, collocandosi tra le piu’ gettonate, tra le piccole associazioni, nelle scelte degli italiani. Per PALMI e per coloro che hanno creduto in un “progetto” che, fino a pochi anni fa, appariva surreale, si tratta di un risultato straordinario, che fa onore ai calabresi e soprattutto ai Palmesi che la sostengono con amore.
POWERED
THE DICTATOR
LA SATIRA
di Saverio Petitto
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GRAZIE 16
BELLOMO ANTONIA ABRAMO TERESA AGENZIA “PRESTITALIA” AGENZIA “VUELTA VACANZE” ALAMPI PAOLO ALIBERTI GIUSEPPE ALIMENTARI TEDESCO ALONGI FAUSTO ALONGI GIORGIA AMBESI CELESTINO AMBROGIO CATERINA AMEDEO SANTINA AMMENDOLEA FRANCESCO AMOROSO DANILO ANANIA ANTONELLA ANDIDERO GIUSEPPE ANEDDA ANNUNZIATA ANEDDA ANTONELLA ANGALO’ ROBERTO ANGEMI ELENA ANGI’ CARMELA ANGI’ CETTINA ARABIA ALBERTO ARABIA ALBERTO ARCURI ALBERTO ARCURI ANTONELLO ARCURI ANTONIO ARCURI SANTO ARENA CARMELO ARENA FRANCESCA ARREDAMENTI SERR. ARCURI ASS.SPORTIVA KOLBE AUDDINO VINCENZO BAGALA’ DOMENICO BAGALA’ FRANCESCO BAGALA’ PIETRO BAGALA’ PIETRO BAGALA’ ANTONIETTA BAGALA’ FRANCESCA BAGALA’ PIETRO BALZAMA’ CONCETTA BARBARO GIUSEPPE BARBARO IMMOBILIARE BARBARO SALVATORE BARBARO SALVATORE BARBERA AGNESE BARBERA ALICE BARBERA GIUSEPPE BARBERA MARCO BARBERA NINO BARBERA ROSSELLA BARBERA SARA BARBERA VINCENZA BARBIERI GROUP (Altomonte) BARONE ANDREA BARONE ANTONIO BARONE CONCETTA BARONE GIOVANNI BARONE GIOVANNI BARONE GIUSEPPE BARONE MARIA BELLAFIORE PAOLA MARIA BELLAFIORE PAOLA MARIA BELLAFIORE PAOLA MARIA BENDINI ROBERTO BENFATTO ANNA MARIA BERNARDINI MARIA LUISA BONACCORSO ANTONIO BONACCORSO GABRIELE BONACCORSO GIAMPIERO BONACCORSO GIOVANNI BONACCORSO LIBERTO BONASERA ANTONIO BONGIOVANNI LUCA BORRELLO ANGELA BOVA ALESSANDRO BOVI CRISTOFORO MARIA BRACCO GIUSEPPE BRANDO GIUSEPPE BRANDO GIUSEPPE BRANDO ROBERTO BRANDO ROCCO BRIZZI MARILENA BRUZZESE MATTIA BRUZZESE MATTIA CAIA CARMELA CALABRIA GIOVANNI CALABRO’ DANIELA CALI’ MARIO CALI’ MASSIMO CALOGERO DANIELA CALOGERO SALVATORE CALOGERO SALVATORE CALVO CICCIO CAMBARERI PINO
CAMERA ANTONIO CAMERA FRANCESCO CAMMARERI MARIA TERESA CANNISTRA’ SAVERIO CANTINE ZAGARI CARATOZZOLO FRANCESCO R. CARBONE M.TERESA CARBONE RAFFAELANGELO (DELIANUOVA) CARDONE VERA CARIDDI PINA CARMELITANO MATTEO CARNEVALE RODOLFO CARONE DOMENICO CARONE TINA CARPANO SALVATORE CARVELLI VINCENZO CASADONTE SERGIO CASEIFICIO “IL GRANATORE” CASSATA GAETANO CATALANO MARIA ROSARIA CATANANTI CLAUDIO CAVALLO IVAN CELI ALESSANDRO CELI ALESSANDRO CELI ANNA CELI ERICA CELI ERIKA CERAVOLO ROCCO CHINE.TER. CHOTEAU PASCALE CIAPPINA CARMELA CICCIARI CHRISTIAN CICCONE CARMELO CICCONE CARMINE CILONA GIUSEPPE CIPRI ANTONIO CIPRI FRANCA CIPRI FRANCESCO COFANO ACHILLE COGLIANDRO CARMINE COLLURA ELENA COLLURA LUCIA COLLURA SABRINA COLOSI CARMELO COLOSI FRANCESCO COMMISSO ELVIRA COSENZA FRANCESCO COSTA GIUSEPPE COSTA MARIA CONCETTA COSTANTINO DARIO COSTANTINO SALVATORE COVELLO CARLO PIO COVELLO CARLO PIO COVELLO CARLO PIO COVELLO FRANCESCO PIO COVELLO FRANCESCO PIO COVELLO FRANCESCO PIO COVELLO MATTEO CREA CARMELA CREA EUGENIO CREA LAURA CRICRI’ ALBERTO CRICRI’ FILIBERTO Jr. CRICRI’ ALBERTO CRICRI’ AURORA CRICRI’ CLAUDIO CRICRI’ FILIBERTO CRICRI’ FILIBERTO junior CRICRI’ GIUSEPPE CRICRI’ GIUSEPPE junior CRICRI’ WALTER CROCITTA MAURIZIO CRUCITTI (FAMIGLIA) CRUCITTI JULIA CRUCITTI PAOLO CRUCITTI PAOLO D’INGRAUDO GIOVANNI D’AGOSTINO A. CONCETTA D’AGOSTINO DOMENICO D’AGOSTINO FRANCESCO D’ELIA TERESA DAVI’ GIUSEPPE DE FRANCIA SALVATORE DE FRANCIA VINCENZO DE GIORGIO TIZIANA DE LEONARDIS MARIA ROSA DE LUCA SALVATORE DE LUGGO AURORA E RAFFAELE DE MARCO ROCCO DE MARIA ELISABETTA DE NICOLA Agenzia Viaggi DE SALVO PAOLA DE SANTIS ENZO DE SANTIS MARTA
DE SANTIS MATTEO DE SANTIS NOEMI DE VINCENZO MAURIZIO DE VIVO BIAGIO DELLA SPINA LOREDANA DELLO IACOVO CAMILLO DENARO MARIA DI LORENZO GIOVANNI DOMINICI CARMELA DONATO GIUSEPPE DORIA GIUSEPPE EPIFANIO FRANCESCO ESPOSITO MARCO ESPOSITO NATALE ESPOSITO PIERO FAMELI ROCCO FARMACIA SAFFIOTI FAVAZZO CARLO FEBBO GIUSEPPE FERRARO ANTONIO FERRARO CARMINE FERRARO DOMENICO FERRARO GIUSEPPE FERRARO MARGHERITA FERRARO MARTA FICARRA GIUSEPPA FILIPPONE ANGELA FILIPPONE CARMELA FILIPPONE CARMELO FILIPPONE DANIELA FILIPPONE DOMENICO FILIPPONE GIUSEPPE FILIPPONE ROBERTO FIORAMONTE CINZIA FIORILLO MARINA FIORILLO MONICA FIORINO ANGELA FIORINO ANTONINO FIORINO CARMELA FIORINO GRAZIELLA FISIOFIT FIUMARA SAVERIO FORTE VINCENZO FORTUGNO CARLA FORTUGNO CARLA FORTUGNO GAETANO FORTUGNO GIUSEPPE FORTUGNO SAMUELE FORTUGNO SAMUELE FORTUGNO SANTO FORTUGNO SANTO FOTI PASQUALE FOTI ROCCO E FEDERICA FOTIA ANTONELLO FOTIA CARMELO FRANCONIERI PASQUALE FRANCONIERI PASQUALE FRISINA ANTONIA FRISINA MARIA FRISINA MARIA ANTONIETTA FRISINA MATTIA FRISINA MATTIA FRISINA PASQUALE FURFARO FAUSTO FURFARO FAUSTO FURFARO FAUSTO FURFARO FELICE FURFARO FLAVIA FURFARO GABRIELLA FURFARO GABRIELLA FURFARO GABRIELLA FURFARO MARCO FUSARO FRANCESCO FUSARO NICLA GAGLIARDO ALICE GAGLIARDO GIORGIA GAGLIARDO ILARIA GAGLIOSTRO ANTONINO GAGLIOSTRO CONCETTA GAGLIOSTRO GIOVANNA GAGLIOSTRO MARTINA GAGLIOSTRO ROCCO (New Jersey) GAGLIOTI FRANCO GALLETTA ENZO GALLETTA GIANLUCA GALLETTA GIANLUCA GALLETTA GUIDO GALLETTA GUIDO GALLETTA VINCENZO GALLICO CATERINA GALLO GIORGIA GANGEMI PINO GARGANO ERNESTO GAUDIOSO ROCCO GENOVESE NINO
GENTILE DARIO GENTILE FRANCESCO GENTILE FRANCESCO GENTILE GIUSEPPE GENTILE MICHELE GENTILE ROSARIO GENTILUOMO MATTEO GENUA NICO GEROCARNI ROSA GIOE’ FILIPPO GIORDANO MIMMO GIORDANO NICOLA GIORDANO ROBERTO GRASSO DAVIDE GRASSO EMANUELA GRASSO LINA GRASSO LUIGIA GRASSO MARIA TERESA GRILLEA GIOVANNI GRILLO PATRIZIA GRUPPO ZULULANDIA GUADAGNOLO DOMENICO GUARNACCIA ANTONIO PIO GUARNACCIA CATERINA GUERRERA CRISTIAN GUERRERA GIUSEPPE GUERRERA MANUELA GUGLIELMO FABIANA GULLO ANTONELLA GULLO DOMENICO ANTONIO HYERACE FRANCA HYERACE FRANCA IANNELLI ERIKA IANNELLI FRANCESCO IANNELLI GIUSEPPE IANNELLI LILLO IANNELLI VINCENZO IANNELLO MICHELE IANNINO “AUTOLAVAGGIO” IANNINO DARIO IANNINO FRANCESCO IMPIOMBATO MANUELA INFANTINO VINCENZO IR IMPIANTI ELET. DI IANNELLI R. ISOLA BERNADETTE CARLA ISOLA CARMELO ISOLA DOMENICO ISOLA GIUSEPPE ISOLA PEPPINO ISOLA ROCCO ISOLA SILVIA ISOLA VINCENZO LA BARBERA PAOLO LA FACE DOMENICO LA PORTA GIORGIO LAGANA’ ANTONIO LAGANA’ LUCA LAGANA’ LUCIANA LAGANA’ MARIA LAGANA’ CONSUELO LAGANA’ STEFANO LAMBERTI GIUSEPPE LAMBERTI PIETRO LANDOLFO CARMINE LANGONE MICHELE LANZA GIULIA LEGATO FRANCESCO LENTINO MICHELE V. LENTINO ROSA LEONARDIS ANNA M. LEONARDIS FRANCESCO LEONARDIS GIULIA LEONARDIS SANTINA LEONARDIS VINCENZO LEONELLO ANGELA LEUZZI CARMEN LIOTTI FRANCESCO LO BARTOLO GIUSEPPE LO PREVITE STEFANO LOIACONI ANNA LISA LOVECCHIO M.LUISA LUPPINO DOMENICO LUPPINO ROCCO LUPPINO SIMONE LUVERO CESARE MACE CETTA MACE GIUSEPPE MACE PASQUALE MAGAZZU’ ANTONINO MAGAZZU’ ANTONIO MAGAZZU’ GIUSEPPE MAGAZZU’ MARCO MAGAZZU’ MICHELANGELO MAGLIANO RENATO MAISANO GIORGIA
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MALGERI ANTONIO MAMBRINO VINCENZO MAMMOLITI DOMENICO MANAGO’ BIANCA MANAGO’ FRANCESCO MANAGO’ VINCENZO MANUCRA FRANCESCO MANUCRA SINA MARCO FIORINO MARIANO CAMELA MARINO ANTONIO MARINO FABIO MATARESE GIOVANNI MATINA FRANCO MAURO SILVANA MAZZA ANTONIETTA MAZZAFERRO SANTINA MELARA CARMINE MELARA CARMINE MELARA ROCCO MELISSARI LORENZO MELISSARI MINO MELISSARI SERENA MICARI ROCCO ANTONIO MILIDONO CONCETTA MILITANO ANNA MILITANO CONCETTA MILITANO GIUSEPPE MILITANO VINCENZO MINASI SALVATORE MISALE ANTONIO MISALE ANTONIO MISALE CHIARA MISALE GIUSEPPE MISALE MARIAPIA MISALE SALVATORE MONTEBIANCO LILIANA MONTEBIANCO LILIANA MONTELEONE SILVANA MONTEROSSO ANTONIO MORGANTE ANTONIO MURATORE LUIGI MURATORE NUCCIO MURATORE PIERLUIGI MUSICO’ ANTONINO NASO PINO NASO PINO NASTRI CARMINE NIZZARI MICHELA NOTO VINCENZO OLIVA CARLO OLIVERI DOMENICO OLIVERIO FRANCESCO OLIVERIO ROBERTO ORLANDO DOMENICO ORLANDO MARIA ORLANDO TONINO OTTOBRE ANTONINO PACILE VINCENZO PALERMO PIETRO PANSERA ANTONINO PAPALIA MARCELLO PARDEO ANGELA PARDEO ANGELA PARDEO FRANCESCO PARDEO GAETANO PARDEO ROCCO PARISI NINO PARISI VINCENZO PARRELLO ANNUNZIATO PARRELLO AURELIO PARRELLO CARMELA PARRELLO LUCIANO PARRELLO MIMMO PARRELLO NICOLA E IDA PARRELLO NUNZIATINA PASSALACQUA TERESA PASSARELLI MAURO PASSARELLI MAURO PATAMIA CARLOTTA PATAMIA LORENZO PATTI ANTONELLA PEDULLA’ LUCIA PELLEGRINO EMILIO PELLEGRINO PASQUALE(VARAPODIO) PELLEGRINO ROCCO PERNA ENZO (Tessano) PERNA IGNAZIO PETITTO ANTONIO PETITTO AURORA PETITTO CONCETTA PETITTO ROSA PETITTO SAVERIO PICCOLO GIOVANNI
PICCOLO GIOVANNI PICCOLO MARIA PIPINO GIUSEPPE PIPINO ROBERTO PIRROTTINA ANTONIO PIRROTTINA GIUSEPPINA PISANO ROBERTO PITERA’ GRETA PITITTO LUIGI PITTI PIETRO PIZZUTO SABINA (TAURIANOVA) POLIMENI GIULIA POZZOLINI WALTER PRINCI ROCCO PUCCI FRANCO PUGLIESE ANNA PUGLIESE AURELIO PUGLIESE CARMELINA PUGLIESE ELIO PUGLIESE ELIO PUGLIESE GIORGIA PUGLIESE MARTA PUNTO VERDE PUTRINO GIANCARLO PUTRINO GIULIANA RAMONDINO ENZO RANDAZZO ALDO Pres. CT RANDAZZO ANTONIO RANIERI ENZA RECORDARE LILLA REPACI ADOLFO REPACI GIOVANNI REPACI MARIO RESIDENCE “LA MARINELLA” RICCIARDI MARCO RIGITANO PALMERINO EUGENIO RIOLO GERARDINA RIOLO MARISA RIOLO MARISA RIOTTO ANGELA RIOTTO LILLO RIOTTO ROBERTO RIOTTO ROCCO RISO ANDREA RIZZITANO ALESSANDRO RIZZITANO FILIPPO RIZZITANO GIUSEPPE RIZZITANO GIUSEPPE RIZZITANO SAVERIO ROMANO DOMENICO ROMANO’ MARCO ROMANO’ MATTEO ROMANO’ CATERINA PAOLA ROMEO ANASTASIA ROMEO ANNUNZIATA ROMEO FRANCO ROMEO MEME’ ROMEO ROBERTO (MAROPATI) ROMEO TINA ROMEO VINCENZO ROMOLA GIOVANNI RONDANINI ENZO ROSACE GIUSEPPE ROSITANI DOMENICA ROSITANI PASQUALE ROTOLO ANTONELLA RUGGERO GIUSEPPE RUOPPOLO ANTONIO RUSSO GIUSEPPE S.S.P.A. “G.SERGI” SACCA’ NINO SACCA’ NATALE SACCA’ NATALE SAFFIOTI ANTONINO SAFFIOTI AURORA SAFFIOTI ETTORE SAFFIOTI GIUSEPPE SAFFIOTI ING.GIUSEPPE SAFFIOTI MARIA SAFFIOTI ROBERTO SAFFIOTI ROCCO SAFFIOTI SARA SALERNO ANTONIO SALERNO CARMELO SALVO FRANCESCO SALVO MARIA SALVO ROSA SANTORO ANNUNZIATO SANTORO GIUSEPPE SANTORO MARIA TERESA SANTORO SERGIO SCAGLIOLA ANTONELLA
SCARCELLA ALICE E NICOLA SCARCELLA MIRELLA SCARCELLA TIZIANA SCARFONE DAVIDE SCHIPILLITI ANTONINO SCHIPILLITI CARMELO SCHIPILLITI NINI’ SCIDONE ROSARIO SCIGLIATNO GIANLUCA SCIGLITANO GIANLUCA SCOPELLITI ANTONELLA SCOPELLITI CARLA SCOPELLITI LAURA SEMINARA DOMENICO SEMINARA EUGENIO SEMINARA GIANNI E LILLA SEMINARA GIOVANNI SEMINARA GIROLAMO SERRAO GIANPAOLO SERRAO PIETRO Jr. SIRIGATTI SILVANO SIRIO MARIA TERESA SOBRIO DESIREE (S.Eufemia) SOLANO DOMENICO SOLANO FRANCESCO SOLANO ROSA SOLLEVANTE SNC SPERANZA NATALINA SPOSATO CONCETTA SPOSATO ERMINIA SPRIZZI DINA SPRIZZI FRANCESCA SPRIZZI MARIO SURACE AURORA E SARA SURACE DEMETRIO SURACE GIORGIA SURACE MARTINA SURACE RENATO SURACE ROCCO SURACE VINCENZO SURACE VITTORIA SURACI ENZO SURIANO ANNA TABACCHERIA TEDESCO TEDESCO ALESSANDRO TEDESCO ANDREA TEDESCO CHRISTIAN TEDESCO FRANCESCANTONIO TEDESCO GIOVANNA TEDESCO ROSARIO TEDESCO SARINO TEDESCO SARINO TEDESCO SARINO TEDESCO VINCENZO TEGANO FLAVIO TEGANO GIANLUCA TILOTTA GIOVANNI TOPOLINIA TORCHIA FRANCESCO TRENTINELLA MARTINA TRIPODI ANTONINO TRIPODI COSIMO TRIPODI GABRIELE TRIPODI GIUSEPPE TRIPODINA CLAUDIA TRIPODINA MATTEO TRIPODINA MATTEO UNIVERSITA’ TEL. CALABR. VENTRICE ALBERTO VENTRICE LOREDANA VENTRICE MANUEL VENTRICE PAOLO VERSI’ VINCENZO VIGLIAROLO VINCENZO VILLIVA’ ANTONINO VIOLA NUCCIO ZACCURI STEFANIA ZAGARI VINCENZO ZAPPATORE NICOLA ZAPPONE ANTONIO ZAPPONE VINCENZO ZAPPONE VINCENZO ZAVAGLIA DOMENICO ZIMBELLO ANNA ZIRINO GIUSEPPE ZIRINO PASQUALE ZOCCALI ANTONIO ZOCCALI CARMELO ZOCCALI DOMENICO ZOCCALI MELISSA
IMPRESA EDILE CO.GI.MI. srl ROCCO TRIMBOLI ENZO ARDUCA PASQUALE FOTI VINCENZO MORABITO MARA DORA VENETO e VINCENZO TEDESCO FILIPPO SPERANZA ROCCO SAFFIOTI E MARTINO MAISANO IMPRESA EDILE Carmine Scarcella IMEX P-TRADE SRL DI ENZO SCIGLITANO AZIENDA AGRICOLA TORNESE VINCENZA - Rizziconi ARCHIECOSTUDIO DI ARCH. IANNINO VINCENZO IMPRESA EDILE Giuseppe Cilona EUROELETTRA di Nicolosi Franco e Saffioti Carmelo IMPRESA EDILE SCHIPILLITI VINCENZO E FIGLIO EDIL COSTRUZIONE di Vigliarolo Giovanni IMPRESA EDILE di ENZO SIMONETTA IMPRESA EDILE ANTONIO TRIMBOLI Prof. DOMENICO GULLACE PUBLIC SERVICE IMPRESA EDILE TONINO ORLANDO EUROINFISSI di Militano Francesco TECNOVIDEO dei fratelli Laganà RISTORANTE PIZZERIA LA COLLINA DITTA FAZIO PASQUALE THINK TANK di Daniela Mazzullo ASS. CHINE.TER PANIFICIO BARBERA
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I NUMERI DEL PARCO GIOCHI USCITE
I NUMERI del PARCO GIOCHI • • • • • • • • • •
3500mq Area interessata dagl’ interventi; 110 metri di recinzione; 150 metri di staccionata; 480 piante per la realizzazione della siepe; 4 alberi; 70 giornate di lavoro; 68 imprese di lavoro coinvolte; 120 uomini come maestranza; 50 m3 di cemento (e non si vede!); 14 i giochi del Parco oltre al campetto di Basket e da Tennis ristrutturati (di cui i più rappresentativi: grande scacchiera vivente, giostrina, animaletti a dondolo con molla, mini casetta, e grande castello dei giochi);
EDILIZIA/MOVIMENTO TERRA
DONAZIONI/RACCOLTA
9.399.01 VERDE/ACCESSORI
Realizzazione Portale d’ingresso personalizzato Realizzazione Rosone d’ingresso commemorativo Realizzazione di 2 scivoli per ingresso disabili Ristrutturazione e rifacimento scalinate Rifacimento del Campo Polivalente, Basket e Pattinagio Ristrutturazione del Campo da Tennis (a cura dei f.lli Tedesco) Spogliatoio con doccia e servizi per donne: ristrutturazione Spogliatoio con doccia e servizi per uomini: ristrutturazione Spogliatoio con doccia e servizi per arbitri: ristrutturazione Bagni per disabili con viale di ingresso: ex novo Rifacimento impianto Idrico Riposizionamento con riqualificazione della vecchia fontanella Realizzazione fontana con panchina e vialetto Realizzazione laghetto per pesci con zampilli e balaustra Realizzazione Scacchiera vivente da 25mq Inserimento di 13 Gichi di cui un Castello Attrezzato Realizzazione di 9 torrette informative Realizzazione Pensilina/Area di Sosta genitori Realizzazione Pavimentazione in Pietra Indiana per Area di Sosta Rifacimento totale e potenziamento dell’impianto d’illuminazione con sostituzione dei corpi illuminanti Realizzazione impianto di video sorveglianza Realizzazione Staccionata in legno Impregnato Realizzazione recinzione metallica. Bonifica delle aree verdi Inserimento di telo pacciamante e ghiaino nelle aree gioco Potatura e sistemazione del verde esistente Realizzazione aiuole perimetrali per ricovero siepi Piantumazione Siepi, Alberi di Magnolia e piante in genere Impianto di irrigazione localizzata autonoma Realizzazione impianto Hot-Spot Wi-Fi fornito gratuitamente Interventi di decorazione con mosaici ed intarsi dei pavimenti esistenti Area Chiosco/Bar( a cura dei f.lli Tedesco) Murales decorativi Pitturazione panchine e strutture murarie
26.550,00 5X1000 - anno 2009
2.163,40 GRAFFITI
10.599,99 CONTRIBUTO SETTORE
CONSISTENZA DEGLI INTERVENTI • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
ENTRATE
500,00
WELFARE COMUNE DI PALMI
5.000,00
PORTALE / TABELLONISTICA
3.600,00 GIOCHI / STACCIONATE / CESTINI
21.983,45 RECINZIONE / LAVORI IN FERRO
3.350,00 MATERIALE PUBBLICITARIO
1.266.31
TOTALE ATTIVO
TOTALE PASSIVO
42.149.99
42.262,17
DEFICIT BILANCIO
PROSPETTO DONAZIONI
LAVORI EDILI E MOVIMENTO TERRA E FORNITURA CALCESTRUZZO € 52.450,00 REALIZZAZIONE DEL VERDE ED IRRIGAZIONE (E FORNITURA MATERILE IDRICO) € 9.750,00 CARTELLONISTICA € 970,00 IMPIANTISTICA IDRAULICA CON FORNITURA MATERILE € 6.050,00 SISTEMAZIONE PANCHINE, MONTAGGIO RECINZIONE E LAVORAZIONE VARIE IN FERRO € 2.180,00 MONTAGGIO GIOCHI € 4.250,00 MONTAGGIO STACCIONATA € 1.700,00 GRU E MEZZI MECCANICI € 2.450,00 IMPIANTO ELETTRICO E FORNITURA MATERIALE € 3.900,00 DONAZIONE BAGNO DISABILE € 10.900,00 DONAZIONE CAMPO DA BASKET € 9.200,00 DONAZIONE PENSILINA SOSTA € 9.600,00 PROGETTAZIONE E DIREZIONE € 18.150,00 PITTURAZIONE CON FORNITURA MATERIALE € 4.000,00 Totale Donazione
135.550,00
112.18
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Caterina Paladino e la copertina della l suo libro
AMADEUS L’intervista...
di Paolo Ventrice na delle cose più grandi U di questa edizione della “Notte dei sospiri”, senza
nulla togliere agli artisti che vi hanno preso parte, è stata l’inimitabile verve di Amedeo Umberto Rita Sebastiani, in arte Amadeus. Simpatico, allegro, preparato ed infaticabile ha regalato, con gioia, la sua “arte” ai palmesi. Ciao Amadeus, tra la gente, i rumori e i suoni di quella serata, avrai anche ammirato lo scorcio notturno dello stretto; che sensazioni hai provato? “Beh, io guardo la natura, mi piace molto. Anche quando sono in giro per il mondo mi piace osservare lo spettacolo che offre la natura, soprattutto il mare. Io non vivo in una città di mare, vivo a Milano e per chi abita in posti come Palmi, il mare è normalità, ma per chi come me lo vede solo
in estate o quando vi si trova vicino per lavoro, guardarlo ti dà una carica di energia particolare e quella sera, quello spettacolo, quella terrazza sul mare mi ha dato una grande emozione.” La notte dei Sospiri; già solo il nome evoca romanticismo, evoca ricordi. Tutto questo, legato anche alla musica e alla poesia, cosa ti ha lasciato? Cosa hai vissuto in quella serata? “Quello che sta facendo Domenico (Domenico Minasi ndr) è una grande cosa. Certamente è aiutato dal fatto di avere avuto una mamma importante, un’artista, una poetessa, ma gli va dato il merito di riuscire a portare avanti quello che era il desiderio, la passione di sua madre: La poesia. Lui è stato bravo a unire la poesia e la musica –mi rendo conto che, forse, una serata solo di poesia non sarebbe cosa per tutti, dai bambini alle famiglie- e questo è un bel modo di far conoscere la bella poesia. Una maniera intelligente attraverso le voci di attori famosi come quella di Alessandro Haber, che legata ad altri momenti di spettacolo regala altre emozioni. So che è andata bene negli anni scorsi, io l’ho potuta gustare solo adesso ma ritengo sia una cosa bellissima e spero che possa continuare e crescere nel futuro. Poi c’è il titolo, “La notte dei sospiri”. E’ già bello di per se, quindi…” Amadeus, questo spettacolo lo metteresti in un palinsesto televisivo? “E’ uno spettacolo creato a misura di televisione, certo che lo vedrei benissimo in tv, è quasi inutile sottolinearlo.”
Amadeus e Domenico Minasi di Viviana Minasi ermina con un “arrivederci al prossimo anno” la terza edizione T de La Notte dei Sospiri, diventato ormai l’evento-spettacolo che la città di Palmi attende con ansia, a chiusura dell’estate. Un format
consolidato, che negli anni si sta affermando e che si basa sull’esaltazione dell’arte in ogni sua forma. A partire dalla poesia, quella della poetessa Caterina Paladino Minasi, a cui l’evento è dedicato, deceduta il 27 agosto del 2009, proseguendo con la musica, la danza e la scultura. Domenicantonio Minasi, autore e produttore dell’evento, è riuscito in pochissimo tempo a realizzare anche quest’anno uno spettacolo di elevata qualità, portando oltre 1500 persone al teatro all’aperto di Palmi. Serata piacevole, condotta dal popolare presentatore tv Amadeus, che ha sapientemente accompagnato il pubblico durante la serata con la sua simpatia e la sua bravura. Miss Italia 2011, Stefania Bivone, ha lanciato l’evento in collegamento da Montecatini Terme, cimentandosi in una simpatica gag proprio con il conduttore Amadeus. Di Alessandro Haber la voce che ha recitato alcuni dei versi più toccanti della poetessa Paladino Minasi, trasmessi al pubblico attraverso le clip. L’attesa era tutta per la cantante Loredana Errore, artista divenuta celebre grazie al programma Amici di Maria De Filippi, attesissima dai più giovani. Dal palco de La Notte dei Sospiri, Loredana Errore ha lanciato il suo nuovo album “Pioggia di comete”; in uscita il 28 agosto. Emozionante la sua interpretazione di Caruso, nell’omaggio a Lucio Dalla, accompagnata al pianoforte dal palmese Francesco D’Agostino. La musica coinvolgente e ritmata dei Dirotta su Cuba ha coinvolto gli spettatori, ritrovatisi all’improvviso negli anni ’90. “Liberi di liberi da”, “Gelosia”, alcuni dei brani che la band ha proposto. Spazio poi a due talenti palmesi, Giuseppe Albanese e Natalia, artisti che hanno riscosso un successo senza eguali. Albanese, pianista di fama internazionale, ha letteralmente incantato gli oltre 1500 spettatori, che al termine della sua esibizione si sono alzati in piedi per la standing ovation. Il suo omaggio al musicista e compositore palmese Francesco Cilea ed il brano del francese Claude Debussy sono stati molto apprezzati, così come apprezzata è stata la voce prorompente di Natalia. Il suo tributo a Whitney Houston ha emozionato e rapito gli spettatori, che a fine esibizione la hanno a lungo applaudita. La danza è stata protagonista anche quest’anno con i ballerini Giulia Pauselli e Gianluca Lanzillotta, divenuti anche loro famosi attraverso il programma della De Filippi. E poi i premi del maestro Enzo Ciappina, scultore che attraverso un’arte antica giapponese, l’arte Raku, realizza opere uniche e dall’indiscussa bellezza. Suoi, infatti, i riconoscimenti che la produzione ha voluto donare agli ospiti della serata. Quest’anno l’evento ha avuto il sostegno della provincia di Reggio Calabria, ed a rappresentarla c’erano il presidente Giuseppe Raffa e l’assessore alla cultura Eduardo Lamberti Castronuovo, i quali, riconoscendo la valenza dell’evento e la sua elevata qualità, hanno auspicato che La Notte dei Sospiri diventi la manifestazione simboli sia della provincia che della Calabria tutta. «E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta anche quest’anno – è stato il commento dell’autore dell’evento Domenicantonio Minasi – La Notte dei Sospiri è giunta alla sua terza edizione e quello che ci auguriamo è che in futuro possa essere un mezzo per veicolare l’immagine di Palmi e della regione Calabria».
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Sopra - Alessandro Haber A lato, foto piccola in alto - Loredana Errore; Foto piccola in basso - Natalia; Foto grande - I ballerrini Giulia Pauselli e Gianluca Panzillotta
UN ALTRO UN ALTRO SOGNO... R
SOGNO...
iuscire ad ambientare “LA NOTTE DEI SOSPIRI” in una scenografia incastonata tra le bellezze della fontana di piazza Amendola, e regalare ai Palmesi la gioia di vedere uno spettacolo curato fin nei minimi dettagli, nel cuore della città, è il sogno di Domenico Minasi, portentoso quanto tenace programmatore della, ormai consueta, serata di fine agosto che raccoglie emozioni in poesia, danza e musica e le libera nella “agostina” aria fresca delle serate palmesi. Il progetto scenografico, curato e realizzato dagli architetti Stefano Gaudio e Giovanni Lacquaniti, è stato presentato durante l’evento del 27 agosto scorso e apprezzato dai presenti, seguito da scroscianti applausi a marcarne l’importanza e la bellezza. Dopo 3 anni di un’atmosfera magica, quella respirata nel teatro di località “Motta”, è l’ora di fare un “salto in paese”. La magia di piazza Amendola, della sua fontana, delle sue palme, dei colori che potrebbero dare le sceno-
grafie costruite in maniera non invasiva, darebbe allo spettacolo un’ulteriore dose emotiva e darebbe lustro, ancora una volta, alla splendida fontana del “francobollo”. L’idea di Domenico è affascinante, condivisibile e, assolutamente, da portare avanti. Sarebbe stupendo poter vivere dal vivo ciò che, oggi, ve-
diamo solo attraverso un rendering del progetto, sarebbe importante per la città e per una delle sue splendide piazze. L’anno prossimo sarà, probabilmente, anche l’anno della Varia, uno di quegli anni in cui si fanno sforzi economici straordinari per la città. Sarebbe pregevole che l’aiuto principe per
far si che questo progetto ambizioso si concretizzi, venga dai palmesi e, soprattutto, da chi amministra e che venga dato tutto l’appoggio economico e di mezzi necessari. Il mio personale augurio è che tutto si avveri... provo già emozione al solo pensiero. Grazie Domenico, ad maiora!!! P. V.
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MARE AMICO
SAGRA DEL PESCE AZZURRO 2012 di Paolo Ventrice a Tonnara di Palmi si “veste” L di agosto e incomincia con l’abito azzurro.
La I° “Sagra del pesce azzurro” è stata figlia di un lavoro, quello svolto dall’Associazione Culturale Mare Amico, certosino ed organizzato fin nei minimi dettagli. Un’organizzazione curata dal Presidente Alfonzo Iannì, coadiuvato dai suoi validi bracci destri, atta a far scoprire ai palmesi (e non) un’altra faccia della Tonnara di Palmi. E’ stato un grande momento di aggregazione, di crescita sociale e di divertimento. Giorni di preparazione faticosa hanno, però, dato il giusto premio a chi, per la prima volta, si è cimentato nell’organizzazione di una sagra di così grande spessore e livello. Appunto l’organizzazione, l’ordine e la bontà dei piatti sono subito saltati agli occhi dei visitatori che hanno apprezzato, immediatamente e, meglio ancora, hanno poi svolto, nei giorni successivi, una sorta di pubblicità positiva parlando in maniera compiaciuta dell’evento. E’ stata davvero una serata speciale, quella alla Tonnara di Palmi, accompagnata anche dal gruppo “Karadros” e dal loro genere musicale folk/taranta che
Alcuni soci ed organizzatori dell’evento tanto alimenta questo genere di eventi. A condurre la serata la bravissima presentatrice reggina Annarita Ardito. Vivere la Tonnara e gustare i frutti della pesca, assaporando, contemporaneamente il profumo del mare è, davvero, una cosa speciale. Se poi, tutto ciò, è fatto con l’amore di chi il mare lo abita, diventa sublime. L’associazione “Mare Amico”, con questa serata, ha voluto ini-
ziare un percorso nuovo, per la rinascita di uno dei luoghi più belli e folcloristici del litorale tirreno. Ha così messo in moto un meccanismo che ha, come obiettivo di base, quello di spingere l’opinione pubblica, gli amministratori e, soprattutto, gli abitanti tutti a rimodernare e rendere funzionale e vivibile tutto il lungomare e con esso le strutture e le infrastrutture di contorno. “Noi ci mettiamo l’anima e la nostra storia, nella speranza che
qualcuno ci segua e ci aiuti”. Così conclude il Presidente dell’Associazione Alfonzo Iannì, peraltro ringraziando tutti coloro che hanno appoggiato e condiviso l’iniziativa. Per quanto ci riguarda siamo fermamente convinti che queste occasioni siano step di crescita importanti e l’augurio di questa redazione è quello che si continui su questa strada. Per noi è quella giusta! Presidente, Madreterra è con te.
La presentatrice Anna Maria Ardito con Massimo Iannì, Enza Mazzaferro e Il Presidente Alfonzo Iannì
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UNA PASSEGGIATA LUNGO LA COSTA
UNA PASSEGGIATA L
di Carmela Gentile ome ogni anno a fine estate, C sento il desiderio profondo di rendere omaggio alla mia ter-
ra. Sarà che la vita all’aria aperta, il mare, le giornate soleggiate e luminose invogliano questo abbraccio con la natura, che per un attimo riesce a spazzare via tutti i problemi del vivere quotidiano. Si può in tal modo a godersi appieno le bellezze della nostra terra e dimenticare per un attimo i gravi problemi che la affliggono. Se si ha la fortuna di fare una breve escursione in barca lungo la Costa Viola, partendo dalla Tonnara di Palmi, in direzione di Bagnara, e se la giornata è bella ed il mare è calmo e limpido, si può godere di una visione paradisiaca, che senza tema di smentita, ha pochi rivali in Italia e nel mondo. Viaggiando in direzione sud, a pochi metri dalla riva, si possono ammirare alcune piccole spiagge, prevalentemente costituite da sabbia, pietrisco e pietre, nonché numerosi scogli che affiorano dal mare. Pietrosa, Rovaglioso, Buffari, La Marinella, Il Leone, Sorrentino, Cava Janculla, sono alcune delle più note. Il mare che lambisce questa costa possiede un colore unico, il viola. Questo colore è determinato dalla presenza di fondali profondissimi. Già a pochi metri di distanza dalla riva, si può ammirare la parete a picco in cui la colorazione del mare, da verde smeraldo diviene improvvisamente viola – blu notte. Se si ha la fortuna di mirare lo
spettacolo con una semplice maschera, si può notare l’improvviso affondo che costituisce uno spettacolo unico e inquietante. E’ come se il mare sprofondasse in un abisso senza fine. Ma anche la parete riserva delle sorprese niente male. A pochi metri dalla riva, muniti di maschera e tubo, si resta affascinati dalla tavolozza di colori che dipinge la roccia sommersa. Una miriade di alghe dai colori variopinti ondeggia pigramente aggrappata alla parete. Piccoli fiori arancio, posidonie, ricci, pomodori di mare, conchiglie e stelle marine, si possono osservare appena sotto il pelo dell’acqua, conferendo agli scogli un aspetto vellutato e lussureggiante. Lungo i primi metri di costa il mare ha un colore azzurro – verde acquamarina ed è facile osservare branchi di pesci che sfiorano il fondale, nuotano a pochi metri di profondità e si avvicinano senza timore all’uomo. Nelle acque calme improvvisamente si possono incontrare forti correnti che, a volte, rendono problematico nuotare. Sono le correnti dello Stretto di Messina; grazie ad esse le nostre coste ed il nostro mare sono sempre puliti; esse garantiscono il trofismo e la biodiversità che caratterizza i nostri fondali e che è ben noto ai numerosi, appassionati sub che ogni anno tornano a visitare le nostre coste. Tra le spiaggette trovano posto numerosi anfratti rocciosi e grotte in cui si può entrare a nuoto, o addirittura con una piccola barca.
Vi è una grotta con alte e ripide pareti ed un soffitto a guglia in cui dormono, appesi a testa in giù, centinaia di pipistrelli. Tra le tante insenature che si succedono dalla Tonnara a Bagnara, ve n’è una in particolare che possiede un aspetto molto suggestivo: è una piccolissima spiaggia in gran parte costituita da massi, scogli e pietrisco. Incastonata nella roccia vi è una minuscola cappella cristiana in pietra che si mimetizza con la grigia roccia circostante. Se si sale fino alla piccola cappella, dando le spalle ad essa, ci si trova difronte un’alta roccia la cui sommità possiede una forma che ricorda la testa di Cristo, cinta da una corona di spine, formata dalla vegetazione che si trova sulla sommità di questo promontorio. Questa è la nostra terra e, anche se la sua bellezza selvaggia ci è nota e familiare, ogni volta che mi capita di rivedere questi posti, non manco mai di rimanere
sorpresa ed affascinata da tanta bellezza. Penso che tutto questo ci sia stato donato gratuitamente e che, in qualche modo sia nostro dovere rendere grazie, averne cura, condividerlo e difenderlo dagli assalti dell’uomo, che spesso non ha riguardo per la natura così generosa, che a volte si ribella all’aggressore con la sua forza devastante. Solo allora ci si ricorda della pochezza e della fragilità umana; in balia degli eventi naturali l’uomo è ben poca cosa e benché si illuda di essere il dominatore dell’universo, in realtà è inerme e indifeso difronte alla forza della natura che in un attimo può spazzar via tutto ciò che l’uomo ha faticosamente costruito nei millenni della sua permanenza sulla terra. Bisogna dunque inchinarsi a questo gigante addormentato e godere giornalmente dei suoi doni con rispetto, umiltà e riconoscenza.
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Costituito il Comitato di quartiere
“Torre e Stazione”
di Antony Rizzitano a costituzione del Comitato di Quartiere “Torre e Stazione”, composto da 60 L cittadini, è il frutto di quattro anni di collaborazione fattiva nell’intento di migliorare soprattutto l’abitabilità di questa area urbana in seno alla valorizzazio-
ne delle bellezze paesaggistiche e naturali di questa parte di territorio palmese. I comitati di quartiere, per la loro presenza sul territorio, rappresentano un valido strumento per gli amministratori locali, nella coscienza della complessità e molteplicità delle problematiche su cui intervenire. I maggiori problemi d’ordine igienico e di sicurezza stradale sono, in particolare, i seguenti: - Lo straripamento delle fogne comunali lungo la via Stazione. Fino a villa Repaci - L’assoluto stato di abbandono delle vie Buffari e Pietrosa, dove è facile trovare cumuli di materiali di risulta diffusi in ogni dove e grosse buche sul manto stradale; - un odore nauseabondo di fogna, in particolar modo in estate e nelle ore più calde del giorno nel Piazzale Stazione; - Il canalone “Macello”, adibito alla raccolta delle acque meteoriche di gran parte della città, oggi è in un precario stato sia igienico - sanitario che idrogeologico per la totale assenza di manutenzione; - La strada principale che porta al piazzale stazione è parzialmente illuminata, inoltre, le poche luci presenti, al primo temporale, si spengono per guasti improvvisi. - La mancanza di dissuasori di velocità, per il giusto rallentamento del traffico in prossimità delle abitazioni sul ciglio stradale; - L’assenza di panchine, dell’acqua potabile e dei servizi igienici nel piazzale stazione. Ovviamente, questi problemi – solo alcuni di una lunga lista – sono il frutto di scarsa attenzione da parte delle passate Amministrazioni, con la conseguenza che pian piano il quartiere, in passato popoloso, si sta spopolando. Per tutti i motivi su menzionati, i cittadini del quartiere intendono collaborare con l’Amministrazione Comunale onde ottenere un positivo riscontro alle problematiche sopra elencate come ad altre qui non menzionate per limitatezza di spazio. Come detto sopra, il miglioramento delle condizioni urbane del quartiere Torre e Stazione va di pari passo con la giusta valorizzazione delle bellezze paesaggistiche e naturali alle quali si ha accesso attraversando il quartiere stesso, e di cui ancora oggi molti degli stessi palmesi disconoscono l’esistenza. Basti pensare alla splendida costa di “Rovaglioso” con il leggendario sito di Porto Oreste, scelto quale simbolo del Comitato, la Villa Leonida Repaci o le grotte di Trachina, entrambe in località Pietrosa, che, per il loro valore paesaggistico, sono stati finanche individuati dall’Unione Europea quali siti di interesse comunitario (zone SIC). A tal proposito, il Comitato ha già preElenco soci fondatori sentato al neo Sindaco, dott. Giovanni 1. Rizzitano Antony, Presidente; Barone, una relazione conoscitiva che 2. Avandro Rocco, Vice Presidente; mette in luce l’annoso problema della 3. Raneri Vincenzo, Segretario; rete fognaria pubblica ormai obsoleta. 4. Piterà Concetta, Vice Segr. 5. Cicalà Vincenzo, Tesoriere; Infine, tra gli obiettivi del Comitato 6. Iannelli Santo; c’è quello di promuovere ogni inizia7. Gagliostro Stefano; tiva utile volta ad animare la vita dei 8. Barbaro Vincenzo; quartieri costruendo insieme momen9. Lovecchio Daniela; 10. Randazzo Antonino; ti di incontro e condivisione ed invi11. Randazzo Vincenzo; tando la cittadinanza tutta alla costi12. Piterà Giuseppa; tuzione di comitati di quartiere attivi. 13. Leonardis Giovanna; 14. 15. 16.
Di Pasquale Maria Lucia Rosaria; Pirrottina Giuseppe; Buda Daniela.
Arthur Rimbaud
Ritrovare noi stessi di Chiara Ortuso hi mi ha incontrato forse non mi ha neppure vi“C sto”. Questo annotava Arthur Rimbaud, poeta maledetto
francese, alla fine dell’800’ nei suoi scritti infuocati, evidenziando una lucidità sorprendente. Quanti di noi infatti fanno fatica a sentirsi “compresi”, quanti, camminando per le vie di paesi e città, hanno come l’impressione di essere dei fantasmi, invisibili agli occhi dei più, della massa, di uomini incuranti e superficiali. È molto difficile comprendere la complessità di un’anima, ma soprattutto è ancor più complicato se non impossibile penetrarla nel profondo, scorgerne quelle fessure, quegli spiragli occulti che spalanchino il suo mondo. Ognuno di noi rappresenta un universo unico e insostituibile e finanche nell’essere più meschino si nasconde il miracolo e il mistero dell’esistenza. Paul Valéry, poeta francese novecentesco, scriveva: “Niente mi commuove maggiormente dell’essere capito. Lo preferisco all’essere immaginato anche sotto la forma più seducente”. La comprensione è probabilmente uno dei traguardi dell’umana specie così rara, oggi, da vacillare sempre più nell’indifferenza della quotidianità. Sembra infatti che nessuno sia più in grado di comprendere l’altro, di soffermarsi su un sorriso, su uno sguardo, su una parola capaci di rivelare il volto di un uomo, capaci di distruggere una delle tante maschere edificate a difesa della propria fragilità. Tendiamo ad immaginare, ad esaltare, ad idealizzare gli altri e noi stessi, finendo con il dimenticare quell’essenza che ci rende tali, speciali nella nostra particolarità. Eppure basterebbe finirla con le finzioni, con le formalità, con i finti perbenismi. Il conformismo si rivela la problematica più allarmante dell’ultimo secolo. La massa va seguita, imitata per non restare isolati, emarginati, ignorati. Ma quanta ipocrisia regna dietro questi volti tutti uguali, dietro queste maschere fredde e impersonali che non sanno comunicare nulla se non falsità e frustrazione! Manca forse il coraggio dei propri atti, un’assunzione di responsabilità che porterebbe ciascuno di noi ad evadere dalla prigione delle parole non dette, delle azioni non compiute e che sola può essere all’origine di ogni libertà. Il mondo potrebbe rifiorire se l’uomo smettesse di sentirsi come un vetro trasparente, come un anonimo foglio bianco inciso dalla voce imperante di chi impone la sua persona. Se solo imparassimo a rialzare il capo, a riscoprirci, a specchiarci senza vederci come estranei da temere e da uniformare ma riconoscendoci in quanto tali, in quanto uomini fieri della loro unicità! Ognuno vive per uno scopo, per una ragione che spesso dimentica o non comprende, se così non fosse la vita sarebbe troppo amara. Noi esistiamo infatti non solo per respirare ma, come sosteneva Valéry, per trovare qualcosa, per RI-trovare noi stessi.
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SCILLA DI ORESTE KESSEL PACE
CONQUISTA PALMI
ORESTE KESSEL PACE
S. ELIA JUNIORE PRESENTATO IN UNA STRAORDINARIA ATMOSFERA IL NUOVO ROMANZO STORICO DELL’AUTORE PALMESE
ibrante successo per la presentaV zione del romanzo storico S. ELIA JUNIORE di Oreste Kessel Pace, pro-
prio sul monte S. Elia a Palmi. Per i tipi della Kaleidon Editrice di Roberto Arilotta è il romanzo storico S. ELIA JUNIORE, che ha impegnato O. Kessel P. per più di cinque anni, guadagnandosi il Premio Calabria Cultura e Turismo direttamente dalle mani di Vittorio Sgarbi e del critico letterario Albanese. Per l’occasione, i più importanti Enti culturali della città di Palmi hanno unito le forze, accettando la sfida dell’autore di presentare il libro in un luogo inedito, periferico e praticamente privo di qualsiasi illuminazione. La ProLoco di Palmi, il Club Unesco di Palmi ed il Movimento Culturale San Fantino, sono riusciti a portare sulla estrema cima del monte non solo l’illuminazione necessaria e l’impianto audio, ma anche ad organizzare visite guidate teatralizzate nel sito. La notorietà di Oreste Kessel Pace (www.kessel.it) impegnato in prima linea nel mondo culturale nazionale e storico-scientifico, ha fatto il resto e la risposta non solo da parte della gente immensa. Alla sfida di Kessel hanno immediatamente risposto enti, associazioni e personalità non solo da ogni parte d’Italia, ma persino da Malta con il Patriarcato Ortodosso d’Italia e Malta, il Sacro Monastero Greco Ortodosso dei Santi Elia il Nuovo e Filareto l’Ortolano in Seminara delle Saline, ma anche l’Eco Touring Costa Viola, il Kronos ed il Club Unesco di Reggio Calabria e decine di altre entità da ogni dove. Dopo gli interventi prodigiosi di Filippo Arilotta della casa editrice Kaleidon, di Giuseppe Saletta Assessore Provinciale, di alcuni assessori del Comune di Palmi, di Rocco Militano (presid. del Club Unesco di Palmi) e di Antonio Tedesco (del Movimento Culturale San Fantino) hanno relazionato gli ospiti speciali: l’Egumena Stefania dal mondo Ortodosso del Monte Athos, la dott. ssa Beatrice Pecora per la città di Enna (città natale di S. Elia Juniore) e don Pasquale Pentimalli parroco della chiesa di S. Elia in Palmi. Autorevole la mo-
derazione di Rocco Deodato, presidente della ProLoco di Palmi. Oreste Kessel Pace, infine, ha commosso i presenti raccontando eventi riguardanti la vita di S. Elia, ha suscitato emozioni evidenziando i drammi della sua epoca storica e si è lasciato andare con magnifici messaggi sul senso della vita. Le caratteristiche oratorie accattivanti di Kessel, la sua preparazione storica sulle civiltà antiche e sul mondo italo greco, le capacità teatrali ed il tono sofisticato hanno letteralmente conquistato la folla che ha tremato, amato e capito i concetti del senso dei Bios dei Padri. Dopo i numerosi interventi finali (tra i quali il dott. Filippo Marino, lo scrittore della Mondadori Mimmo Fiorino, l’operatore culturale Rosario Previtera) l’autore si è soffermato a firmare volumi fino ad oltre la mezzanotte. Il pubblico, a ragione, ha definito la serata la manifestazione più importante e autorevole dell’estate calabrese. Kessel ha rivelato: “Il romanzo storico su S. Elia Juniore è storia in narrativa. La tecnica che cercato di utilizzare è realistica, cinematografica, cruda e pura. Non soltanto la vera storia di S. Elia il giovane, ma è un viaggio nel tempo di oltre mille anni in un Mediterraneo devastato dalle conquiste Saracene, Agarene e Bizantine (o Romee, come preferiscono molti eminenti studiosi); si tratta della vera vita di un personaggio straordinario, soprannaturale, viaggiatore… direi che in ogni pagina c’è un’avventura da leggere. Ho scritto il libro come ogni mio lavoro: ossia utilizzando fonti storiche certe, affidabili e serie. Sono onorato di essermi guadagnato l’introduzione di Dante Maffia al quale, forse, sarà candidato per il premio nobel per la Letteratura ma, soprattutto, di aver centrato in pieno l’obbiettivo principale: divulgare il Respiro dei nostri Antenati” Durante la serata è stato rivelato che Oreste Kessel Pace ha già pronti altri romanzi, non solo storici. Con alle spalle lavori come San Rocco di Montpellier autorevoli critici letterari definiscono Kessel come la rinascita del mondo letterario calabrese.
a superato qualsiasi aspettativa la serata dediH cata alla presentazione del racconto mitologico SCILLA, scritto da Oreste Kessel Pace, edito dalla Cit-
tà del Sole Edizioni di Franco Arcidiaco. Organizzata dalla ProLoco di Palmi con la collaborazione del Club Unesco e del Movimento Culturale San Fantino, la manifestazione si compiuta nel salotto culturale storico della città di Palmi: la Villa Comunale Giuseppe Mazzini, dove a suo tempo si esibivano Francesco Cilea, Giuseppe Manfroce, e dove viaggiatori come Lear realizzarono pregevoli litografie. Importanti le parole del sindaco Giovanni Barone sulla valorizzazione degli autori palmesi, pregevole l’intervento tecnico dell’editore Franco Arcidiaco, intensi i dettagli sull’impegno di Oreste Kessel Pace nel recupero del sito archeologico di San Fantino a cura di Mario Augimeri presidente del Movimento Culturale San Fantino. Sui messaggi del libro SCILLA è penetrato Rocco Militano del Club Unesco di Palmi, soffermandosi sulle attività letterarie di Kessel a livello nazionale. Infine, il direttore del Mensile LAPIANA, Damiano Tripodi, autore anche dell’introduzione del libro, ha regalato ai presenti una lezione sulla narrativa, sullo stile e la tecnica di O. K. Pace nonché sul suo modo di essere divulgatore storico attraverso anche la scrittura artistica definita: delicata, sofisticata, volutamente semplice, curata, cinematografica, realistica. Ha moderato con evidente entusiasmo Rocco Deodato presidente della ProLoco di Palmi. La relazione finale di Oreste Kessel Pace ha letteralmente travolto le oltre duecento persone presenti. Dalla Mitologia della Magna Grecia alle Civiltà Antiche, dai Santi Italogreci alla Letteratura Calabrese, dal respiro degli antenati custodito nei luoghi della memoria alla valorizzazione degli stessi, dalla scoperta di dei e miti ancestrali all’importanza di consumare la propria esistenza con la coscienza universale, senza tempo e spazio, ma con una fantasia mistica impregnata di elementi che la rendano unica e immortale. Infine, Oreste Kessel Pace, ha commosso gli ospiti, provocandone le lacrime, dedicando il libro al suo estinto suocero, e leggendone la poesia inserita nell’incipit del libro, commuovendosi a sua volta. Numerosi gli interventi da parte del pubblico che ha occupato oltre duecento sedie, le panchine della Villa e centinaia anche in piedi, tra i quali anche scrittori, studiosi, artisti, associazioni ed enti persino da Torino, come lo scrittore della Mondadori e della Einaudi Mimmo Fiorino, il quale non ha mancato di intervenire. Pubblicato in seconda edizione (la prima edizione nel 2006) giunto fino in Australia, il libro SCILLA narra la storia d’amore drammatica tra le più importanti del mondo antico. SCILLA è la incredibile disavventura in cui si imbatte il giovane pescatore Glauco, il quale, a causa degli DEI, si trasforma in uomo-pesce. Un mostro. Si innamorerà di una ragazza bellissima, Scilla, e chiederà aiuto alla maga Circe affinché possa ritornare ad essere uomo per poterla amare. Ma la maga, invece, si invaghisce di lui e provoca una magia oscura proprio contro la ragazza … Dopo romanzi storici come San Rocco di Montpellier ma anche altre pubblicazioni, Oreste Kessel Pace rivela di avere pronti molti altri libri sia mitologici, storici che romanzi totalmente partoriti dalla sua fantasia e promette di “corteggiare” tutti i suoi lettori pubblicandoli a breve.
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L’omaggio di Palmi alla “Pietra verde” di Delianuova di Cinzia Battista elianuova, polmone verde D d’Aspromonte, terra di antichi “tesori” non solo materiali.
Chi si imbatte in questo suggestivo Paese in autunno rimane inebriato dal profumo di caldarroste e funghi porcini che dalle vie impreziosite da portali, mensole, scale, fontane in “pietra verde”, il “tesoro” per eccellenza di tale terra, accompagna il visitatore lungo un singolare e appassionante viaggio tra persone che hanno fatto della semplicità e del rispetto il loro stile di vita, valori che costituiscono un altro “tesoro” dei Deliesi. Soprattutto nel corso degli anni recenti eccellenze deliesi sono venuti alla ribalta con discrezione. Il riferimento va ad un gruppo di artisti con doti e sensibilità non comuni che lavorano con raffinata maestria la Pietra verde facendo sì che dalle viscere della terra deliese essa diventi arte. Grazie alle loro mani la pietra prende corpo e si appropria di un’importante valenza artistica e perché no anche sociale, andando a costituire un importante patrimonio artistico della Calabria. In realtà, proprio sul territorio deliese si trova la cava a cielo aperto di Pietra verde che genericamente prende il nome di “serpentino” dal nome del minerale presente in essa costituito da un silicato basico di magnesio, con a volte tracce di ferro. Questo tipo di pietra proprio per avere le caratteristiche di essere sia resistente agli agenti atmosferici sia scarsamente permeabile all’acqua si presta più che mai ad essere trasformata in opere adibite all’uso esterno come fontane, portali, davanzali, gradinate che vanno ad abbellire chiese ed antichi palazzi di Delianuova. Il suo utilizzo viene fatto risalire intorno al 1600 ad opera dei monaci basiliani i cui ruderi del convento sono ancora visibili a Delianuova e comincia ad essere trattata dal punto di vista artistico a partire dalla seconda metà del XVIII sec. dagli scalpellini di scuola siciliana che all’epoca arrivarono nel Paese aspromontano. In particolare, ad una famiglia di scalpellini, la famiglia Marsico, va attribuito il merito di avere per prima valorizzato la Pietra verde, infatti la datazione delle loro attività è antecedente al 1790. Nel-
lo specifico, all’attività del padre Saverio si deve il merito di avere insegnato questo pregiatissimo mestiere ai tanti artisti che negli anni hanno frequentato il suo laboratorio. La città di Palmi ha voluto rendere omaggio a questo “tesoro” grazie ad una “Mostra della Pietra verde di Delianuova” che si è tenuta dal 4 all’11 agosto scorso nella Sala conferenze della Società Operaia di Mutuo Soccorso, organizzata dall’Amministrazione comunale palmese e dall’Associazione Culturale Mesogaia, con il patrocinio dell’Ente Parco Nazionale d’Aspromonte. All’inaugurazione della Mostra ci sono stati gli interventi del Sindaco di Palmi dott. Giovanni Barone, della Presidente dell’Associazione Mesogaia dott.ssa Antonietta Bonarrigo, dell’Assessore provinciale alle Attività Produttive dott. Domenico Giannetta, della Presidente del Consiglio comunale di Delianuova dott.ssa Mariangela Rechichi, del Presidente della Società Operaia di Palmi Salvatore Saffioti e dell’ing. Pepè Carbone, autore insieme alla prof.ssa Daniela Gemelli dell’interessante libro dal titolo Pietra Verde - Delianuova - tra portali balconi e fontane, Nuove Edizioni Barbaro,
Villa S. Giovanni, 2004. Gli artisti che hanno esposto le loro opere sono stati Pepè Carbone, Domenico Papalia, Michelangelo Frisina, Domenico De Mana ed erano presenti anche i lavori del defunto Saverio Marsico. Dopo l’evento dell’inaugurazione della Mostra, in serata, si è tenuto il Concerto dell’Orchestra Giovanile di Fiati di Delianuova. Quest’ultima rappresenta un’altra eccellenza deliese che ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti suggellati nel 2008 dalla direzione del Maestro Riccardo Muti in persona, il quale il 31 luglio scorso è diventato cittadino onorario di Delianuova. Ma come mai quando si parla di Pietra verde il riferimento va solo alla città di Delianuova? Pepè Carbone, uno dei bravi artisti protagonisti della Mostra chiarisce che “Esistono altri affioramenti di Pietra verde sul territorio regionale e nazionale, ma di essa non si è fatto l’uso paragonabile a quello deliese; non esistono infatti centri che possono vantare la presenza di opere in Pietra verde di valore artistico che non sia pietra deliese. Solo Delianuova conserva al suo interno questo piccolo “tesoro” di opere di notevole importanza storico-artistica, tanto che può
orgogliosamente fregiarsi della definizione di Paese della Pietra verde”. L’artista Domenico Papalia che ha inaugurato a Delianuova nel gennaio del 2004 una galleria d’arte dal titolo “La Pietra verde” con annesso un centro di restauro, sottolinea: “L’arte può cambiare la mentalità delle persone perché è filosofia di vita, è un veicolo per il cambiamento. L’arte è anche provocazione, serve a sensibilizzare la gente e può dare un senso alla vita facendo affiorare vecchi valori”. L’artista Domenico De Mana ci tiene a specificare che “La scultura non solo ha una valenza estetica ma anche una funzione sociale che serve a valorizzare gli spazi urbani o domestici, ma soprattutto a favorire momenti di interazione e di dialogo anche tra chi di arte non si intende”. Ed infine Michelangelo Frisina rimarca che “E’ finito il tempo dell’oblio, è venuta l’ora di far conoscere e diffondere questa raffinata arte”. Delianuova, come gli altri Paesi dell’entroterra, ha avuto sempre Palmi come punto di riferimento non solo culturale ed oggi Palmi “ricambia il favore” con un grande omaggio ad uno dei più importanti “tesori deliesi”: la Pietra verde.
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‘U CARRU A PALLINI
di Felice Badolati ine agosto 1943. Quanti anni, F ormai! Per tanti “una eternità”, per altri “il secolo scorso”;
per quasi tutti “io non c’ero”! Beati voi! Io invece, c’ero, piccolo, sì, e ancora attento a salutare alzando il braccio destro; con ancora nel cassetto il Fez di Balilla ed il Fazzoletto azzurro. Diciamo una vita fà!!! Ricordi. E come sempre succede all’uomo –che si difende e protegge dimenticando le cose brutte- restano quelli divertenti o, comunque, piacevoli. Certo piacevolo non è e non era la FAME, nera, di quella primavera-estate. Cicoria, zuchi, minestra serbaggia, gugghjiuti, senza ogghjiu e senza sali. Perché le bagnarote non potevano andare a Messina a comprare il sale a 1 lira per venderlo qui a 2 lire, nascondendolo – come hanno fatto dopo, appena fu possibile andare in Sicilia (dove il sale si produceva), fra carrubbe, luppino duci e le sotto le loro gonne arricciate ed abbondanti. Mamma e che fame. Fino all’arrivo degli americani. Prima erano passati gli italiani, a piedi, bisognosi di pane: quello che c’era, di granturco o di ceci. Poi i tedeschi, sui loro camion, dai quali vendevano di tutto: dagli elmetti alle divise, dalle borracce alle coperte. E subito dietro gli inglesi, che non avevano niente o meglio non vendevano niente, ma ubriachi fradici domandavano: “uer Doic?” -dove sono i tedeschi?- e rassicurati dalla assenza di questi si sedevano e …bevevano wisky dalla borraccia… Gli americani no. Erano seri… quelli in servizio, gli altri erano coricati con a fianco bidoncini di… wisky! Impartivano ordini in italiano. Oddio! Un quasi italiano misto di siciliano calabrese napoletano o veneto a seconda del luogo di provenienza dei loro genitori. Dirigevano tutto e controllavano tutto. Ma in compenso erano pieni di scatolette di carne e di piselli in polvere, o di mais, o di zuppette insipide già pronte, solo da riscaldare. E sopratutto di cioccolata. Sfusa, a tavolette (scusate: a poglia) a bacetti, a bastoncini, dolce o amara, scura, marroncina o bianca. Una goduria. Fra l’altro siccome nel loro
accampamento, nella pineta di Sant’Elia, arrivava ogni giorno un camion con i rifornimenti, mai ci è mancata la cioccolata, né le scatolette. Con l’ovvia conseguenza che metà abbondante di quello che arrivava finiva nelle case dei buoni Parmisani. Anche qui una precisazione. Parlare di case significa andare oltre la realtà. Perché dal marzo 43 e fino all’arrivo degli ‘alleati’, tutta la zona dello Stretto era stata teatro di guerra aerea. Il che significa che un giorno si e l’altro pure qui e là cadevano bombe e tutto il giorno girava sulla nostra testa (“allu ccà c’arrivau) un aereo americano che ci guardava pure se andavamo… al bagno… Fino ai tre famosi bombardamenti . Era successo che ritirandosi dalla Sicilia ormai invasa per metà, i vari comandi e corpi speciali passavano da qui in ritirata e qui si accampavano. Si disse, allora, che alcuni “traditori” di fede comunista avessero segnalata la cosa; non lo so. Fatto sta che quando, come oggi alla Finanza si acquartierò il Comando di un Reggimento di cavalleria e come domani addio Finanza coperta da bombe. Così quando al rione Mauro si accampò un reparto dell’Esercito, giù bombe durante tutta una notte illuiminata dai razzi illuminanti, appunto, che mostravano agli aerei dove colpire. E addio rione Mauro, oggi rifatto di sana pianta. Il che ha significato che i Parmisani erano stati costretti a trasferirsi in zone più sicure: le grotte del Macello, quella di Roccacampana, e soprattutto le gallerie della ferrovia, praticamente tutte fino a Calajanculla. Quelli più fortunati erano capitati nella galleria traforata che si affaccia sulla Marinella, e così avevano un poco d’aria. Fu così che i morti, grazie a Dio, furono pochi. Un’altra dote degli americani, sempre così generosi, era quella per la quale quando un loro automezzo si guastava, non stavano a perdere tempo -come noi italioti pidocchiusi e sparagnaturi– a ripararla; la lasciavano lì dove si era fermata, magari con tutto quello che c’era sopra, armi comprese. E così lungo la Nazionale fra Sant’Elia e il Sovereto di Gioia rimasero automobili Crysler,
Ford, Pontiac ed autocarri grandi e piccoli, motociclette e finanche un carrarmato che, per un bel pezzo, fece bella mostra di sé in quell’uliveto dove ora sorgono la Chiesa della Sacra Famiglia e la Caserma dei Vigili del Fuoco. Un famoso cliente di mio padre, ladro di olive, -ma divenuto poi un grosso capo- veniva allo studio guidando una motocicletta tedesca con ancora la svastica pitturata sul serbatoio. Le armi non so dove siano finite; posso solo ricordare che nel 44/45 proprio al Sovereto di Rosarno i contadini in rivolta perché volevano occupare le terre dei ‘ricchi’ erano “armati com ‘a Germania”. Tanto che il celebre Maresciallo Laganà ebbe uno scontro a fuoco quando andò a mettere un poco di… ordine. Comunque il fatto che qui ci interessa riguarda camion e automobili.Come sempre americani. Perché avevano in grande quantità come delle ruote formate da due cerchi concentrici fra i quali erano inserite tante palline di acciaio: servivano ad eliminare l’attrito e facilitare la rotazione dei vari organi rotanti, pignoni, alberi a cammes, le stesse ruote ecc. Non appena i grossi reparti si allontanarono andando a nord, qui rimasero qualche ufficiale e la Military Police –che si occupava, però, solo dei soldati americani- . L’ordine pubblico rimase affidato ai nostri Reali Carabinieri: a Palmi una decina, a Gioia altri 6 ed altrettanti a Rosarno e Seminara. Lascio immaginare quanto e come potessero dormire il Maresciallo Congia ed il Brigadiere Ferro: Uomini d’altri tempi!!! Risultato qualcuno si appropriò di uno o più autocarri, quelli recuperabili, facendone un mezzo di trasporto e di lavoro (ancora nel 1948, quando venne realizzata la strada per Taureana, uno di questi ci portava fino alla stazione, da lì si scendeva a piedi; poi venne realizzata la strada che oggi porta alla spiaggia. Allora al centro, dove adesso ci sono i resti di quello che fu il Miami, c’era un baracchino di legno azzurro, con uno spogliatoio comune ed una specie di bar nel quale si gustavano le “grattachecche”: ghiaccio tritato con succo di limone, una sciccheria. Qualche altro non potendo ripararli, prese a smontare questi mezzi (un camion ed una macchina erano stati lasciati poco più giù della Caserma dei R.C. all’angolo con via Veneto) ricavandone pezzi di ricambio per quei pochi mezzi in grado di circolare (benzina centesimi 0.80 a
litro!!! Diciamo 10 euro di oggi). Naturalmente le “ruote a pallini” vennero alla luce. Così i giovani intraprendenti palmesi presero ad utilizzarle proprio come ruota, ponendole a coppia alla fine posteriore di una tavola, sul davanti della quale, veniva posto un travetto –una barra- sempre di legno bene avvitata sotto la parte anteriore e munita di una ruota posta al centro, in modo da farne una specie di sterzo. Lanciarsi lungo le numerose discese di Palmi era una enorme carica di adrenalina. Una autentica ebbrezza sentire il rumore infernale delle ruote di ferro sup’e cciappi, il vento sulla faccia e urlare ai poveri pedoni ignari, “Pistaaa Pistaaa”. E vidivi fimmani chi si scantavanu, le bagnarote –che Dio le abbia sempre in gloria- che afferravano i giustri non mi perdinu u luppinu (sempri duci) e l’omani che facevano cenni di minaccia. Un divertimento assoluto che non costava quasi niente, visto che si trattava di mettere insieme una tavola, un pezzo di legno e tre ruote scartate. Uno stimolo alla emulazione. Tanto vero che non c’era gruppo di ragazzini che non si costruisse il proprio “carro a pallini” con il quale lanciarsi in folli avventure. Ora sti giovani fessi ancora a 15 anni giocano con la playstation… poveretti! Passato il primo periodo (una tavola una traversa e tre ruote) cominciarono le varianti personali. Si videro, così, carri sempre più grandi anche a 3 posti, quelli normali, quelli piccoli come gli odierni skatebord (e quando mai i moderni hanno invetato qualcosa?), quelli con un freno e quelli con due freni, quelli tutto di un colore, quelli con dipinti segni vari che indicavano il proprietario. Fino a che un gruppo di studenti e giovani artigiani non inventarono la Corsa dei carri a pallini. Era stata aperta da poco la via Mancuso, tutta una lunga discesa; c’erano via Poeta, via San Rocco fino ‘o Scarricu. E la via sotto la Villa che consentiva la partenza dal Soccorso e l’arrivo al Carmine con le due curve una a sinistra verso la via della Stazione (si chiamava così) l’altra a destra in salita: una curva difficilissima e perciò splendidamente eccitante, bisognava sapere frenare bene ed in tempo, non importa se con il freno ( un pezzo di legno posto di lato) o con le scarpe (sempi sciundati). Furono due o tre anni di follia. Non ricordo chi vinse, ricordo solo che la sera in piazza ci furono grandi feste con i Tmburinari e damigiane di vino di Scinà, per i vincitori seduti, intorno al ‘Brigghiu’ (questo non ve lo ricordate, vero? Per regolare il traffico delle carrozze, soprattutto, il Sindaco Carbone aveva fatto mettere al centro della piazza una specie di paracarro in ferro dipinto biamco e rosso, immediatamente battezzato ‘u brigghjiu’: insomma un antesignano delle odierne “rotonde”. Ho torto se dico che questo è un paese di GENI?
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MIMMO ZOCCALI
MIMM ZOC TRA COLORE E POESIA di Maria Teresa Castiglione Zoccali
ltre che un pittore, “O quest’uomo è un poeta”. Così si esprimeva un noto critico
MIMMO ZOCCALI
d’arte fermandosi a guardare i suoi quadri. Mimmo Zoccali, nato, vissuto e morto a Palmi, già da ragazzo amava esprimere i suoi stati d’animo attraverso la pittura, affinando, via, via le sue tecniche. Rocco Rositani, su una pagina del “Tempo” di Roma del luglio 1975 scrive, infatti: “…di anno in anno si è liberato di certe scorie compiaciute di maniera e di modi, traducendole in segni di gentilezza e di grazia. E’ un artista che scopre se stesso per maturazione originale e non per formale adesione a vezzi correnti; rivela la sua umiltà nei confronti dell’arte per adesione spontanea al suo estro e alla sua cultura”. La sua umiltà gli fa rifiutare rapporti di “sudditanza” con più di una galleria d’arte di Milano e di Torino, convinto che un artista debba conservare la sua libertà di espressione e dipingere nei tempi e nei luoghi a lui più congeniali, in rapporto ai suoi stati d’animo e ai suoi sentimenti. La Dott.ssa Augusta Frisina scriveva di lui: “Le suggestioni che suscita la pittura di Zoccali si possono comparare a quelle che in poesia si definiscono metafore”. E’ neoimpressionistica la matrice stilistica alla radice della formazione artistica di Zoccali, ma il paziente e umbratile tirocinio, l’infaticabile lavoro di spatola cui si affida la sua opera, hanno offerto risultati sorprendentemente originali, difficilmente inquadrabili in una etichettatura di stile dai riferimenti immediati. Nell’ultimo “laboratorio” dell’artista s’incontrano molte incompiute accantonati per tem-
pi e date definibili sotto il solo impulso dell’eccezionale rigore critico e dall’ansia di autorinnovamento continuo che ne caratterizzano la complessa personalità. Un diffuso uniforma e confonde oggetti e figure in un ensemble avvolto da un’atmosfera dai timbri spenti che, dopo il blu, il viola, il verde, sembrano oggi privilegiare il giallo e l’orange. I dettagli non vengono del tutto annullati, ma si secernano in una lenta, graduale esplorazione come dalla nebbia lo sguardo assuefatto distingue, prima contorni vaghi, quindi contenuti e ambienti. Le atmosfere di Zoccali altro non rappresentano che i filtri introdotti per attutire e, fin dove è possibile mimetizzare, guasti indesiderabili e fuorvianti dell’insopprimibile nostalgia che rincorre la magia delle acque salmastre, dei terreni muschiosi, dei tramonti fiammeggianti nell’irresistibile anelito di vita.” Di lui hanno parlato: Il Tempo di Roma, Il Mattino di Napoli, Il Giornale di Calabria, Il Gazzettino di Calabria, La Valigia diplomatica di Milano, La Gazzetta del sud, Il Gazzettino di Sicilia, Il Peloritano, La rivista internazionale di Arti figurative, Arte e mercato di Milano. Palmi ha conosciuto le sue opere in occasione di mostre allestite presso l’Associazione turistica Pro Loco, ma i suoi dipinti hanno partecipato anche a numerosi concorsi nazionali ricevendo parecchi premi e benemerenze. La mostra del luglio 1974, presso la locale Pro Loco, è stata presentata dall’Avvocato Domenico Antonio Cardone, personalità conosciuta nel campo della cultura internazionale e proposta a premio Nobel per la filosofia. L’avvocato Cardone ebbe modo di apprezzare il quadro intitolato “Città agghiacciata”, dipinto dal-
29 lo Zoccali in occasione dell’uccisione del Commissario Calabresi, quadro che oggi si trova presso il commissariato di polizia di Milano, i quadri ispirati alla poesia di Neruda, quello raffigurante la cosiddetta “guerra al petrolio” e quello dipinto in ricordo di un viaggio a Lourdes. Così, infatti, scriveva: “L’arte di Mimmo Zoccali presenta due caratteri sostanziali; l’estrema soggettività creatrice, senza riferimento a modelli esteriori, naturali o sociali, e la notevole varietà di emozioni pittoriche nascenti dalla sua contemplazione interiore di uno stesso «soggetto». …L’impressionismo dello Zoccali sembra assumere corposità nella “Citta agghiacciata” come nell’orrore di un delitto; nella grande roccia, immersa nel viola di una grande tristezza crepuscolare, che incorpora una figura umana, quasi simbolo della condizione cosmica della nostra gente: nelle due grandi immagini brunite del poeta (Neruda)… E assume financo profili geometrici, come nella “Guerra del petrolio” dove l’arabo sembra contemplare –stupito della sua stessa potenza- più che puntare immobile sul mondo, come un gigantesco cannone, la tubatura di un oleodotto… E quando il suo spirito si placa nell’atmosfera di Lourdes, torna, anzi giunge ad un significativo impressionismo per cui la roccia, le case, le cose e le figure umane appaiono come fuse in una variatissima punteggiatura di colori. Complessa e varia, dunque, la personalità artistica dello Zoccali, aperta ai sogni idilliaci come ai tragici problemi del nostro tempo e, come tale, degna di ogni migliore aspettativa. (Domenico Antonio Cardone)”
MO CCALI Arte Mercato, rivista specializzata nell’arte figurativa del 1975 in cui si riportano le quotazioni dello Zoccali, all’epoca già degne di attenzione; da Lire 200.000, 300.000, 500.000 ecc...
- In alto a destra, un dipinto che raffigura la poesia del Pascoli “X agosto” che immortala il momento dell’uccisione della rondine; splendido connubbio tra l’arte dello Zoccali e la poesia. - A lato, un’altra opera dell’artista, un simbolico e colorato “Pierrot” immerso in una coltre di grigi.
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I terremoti del 1905 e 1907 a Palmi nei dispacci dell’Agenzia Stefani di Rocco Liberti estimoni oculari, soccorritori, T intellettuali hanno espresso sui tristi eventi sismici che più volte
hanno sconvolto i territori siciliani e calabresi affacciati sullo stretto di Messina fior di documentazioni e di pagine letterarie. Sul tema, infatti, esiste tutta una serie di pubblicazioni di vario genere che scevera il fenomeno e i suoi effetti fin nei minimi particolari. Forse, non era stato ancora segnalato sistematicamente quanto emerso dalle immediate e consecutive note inviate a Roma da un’agenzia giornalistica, la Stefani e indi puntualmente e quotidianamente riversate sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia. Ciò posto, pensiamo di far cosa utile ai lettori di questa ormai prestigiosa rivistina proponendo per i mesi di settembre, novembre e dicembre, in concomitanza appunto con le varie ricorrenze ciò che è stato riferito nel caso in merito ai disagi occorsi alla popolazione di Palmi nei terremoti del 1905 e 1907, 1894 e 1928. Trascorso quasi un decennio da quel terribile moto della terra verificatosi nella serata del 16 novembre 1894, che così tanto danno aveva arrecato a Palmi, è venuto a sconvolgere abitati e persone altro egualmente disastroso alle ore 2,45 dell’8 settembre 1905, che per la massima parte ha colpito però particolarmente il territorio del Vibonese e la zona tirrenica del Cosentino. Questo l’accorato grido d’allarme lanciato sulle pagine della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia su informazioni dell’Agenzia Stefani all’indomani del funesto evento: «Un grido d’angoscia, un rombo di macerie ruinanti, gemiti di morenti e singulti di pianto vengono da due nobili regioni del Mezzogiorno d’Italia, e straziano gli animi dei fratelli italiani e di quanti nel mondo civile si commovono alle sventure. La Calabria in tutta la sua grande estensione e parte della Sicilia nelle regioni etnee ed altre parti limitrofe, sono state desolate dal terremoto che ha cosparso ovunque lutti, rovine, desolazioni e terrore». Le prime notizie sono arrivate lo stesso giorno da Reggio e danno naturalmente particolari sul territorio: «È indescrivibile il panico della popolazione, che si è riversata per le vie. Il terremoto è stato fortissimo in una vasta estensione della provincia da Palmi a Gerace. Sono segnalati danni negli abitati di Palmi, Maropati, Seminara e Giffone, dove il prefetto di Reggio ha inviato subito ingegneri del genio civile. A Palmi è rimasta fortemente danneggiata una parte delle vecchie carceri giudiziarie». Col passare delle ore però tutto veniva a ridimensionarsi, mentre si evidenziava in tutto il suo orrore la disgrazia riservata ai luoghi del-
la media ed alta Calabria. Tanti i nomi dei malcapitati paesi, Monteleone, Triparni, Stefanaconi, Briatico, Zammarò, Piscopio e tantissimi altri. Addirittura, a Martirano «i fabbricati sono tutti crollati compresa la caserma dei carabinieri». Non è a dire però che la provincia reggina e la piana di Gioia in particolare ne siano stati immuni. Altamente esplosive le dichiarazioni del giornalista Olindo Malagodi, che ha scritto di una scarsa attenzione riservata ad un territorio, nel quale ben 52 paesi erano stati colpiti e 32, tra i quali Palmi, in modo molto grave. Addirittura, sul giornale “L’Ora” di Palermo si rendeva noto che a Palmi «non vi è casa che non abbia muro o pareti cadute o lesionate» e che, a causa del crollo delle carceri, si era verificato un ammutinamento dei detenuti, per cui si era rilevata la necessità di un intervento da parte dei soldati. Tutto ciò ed altro è stato da noi evidenziato nel convegno sul centenario del sisma, che si è tenuto all’Unical di Cosenza dal 6 all’8 giugno del 2006. Stavano per essere del tutto risanati i tanti danni provocati dai terremoti precedenti, che altro ugualmente apportatore di lutti e danni è venuto a verificarsi ancora nella notte del 23 ottobre 1907. Proprio in quel giorno si erano celebrati con grande pompa a Martirano Nuovo quindi Martirano Lombardo ed a Favelloni Piemonte i doppioni degli antichi insediamenti. Nel primo paese, dove «l’aspetto delle nuove costruzioni è magnifico», «La popolazione, festante, vivamente acclamò alla città di Milano». Nel secondo, dove del pari il villaggio ha prodotto «ottima impressione», alla vista del corteo con le autorità ed altre rappresentanze «una folla immensa lo accolse mentre le campane suonavano a festa». Così la Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia nella sua edizione del 24 ottobre avvisava i suoi lettori del nuovo terribile sisma accaduto in Calabria la notte precedente: «Un’altra volta la infelice regione che si appresta a risorgere venne colpita dal terribile fenomeno sismico. Ieri, a Catanzaro, alle ore 21,30 è stata avvertita una violentissima scossa di terremoto, fortunatamente senza alcun danno immediato. Le indagini sul fenomeno accertano che l’epicentro del terremoto sarebbe a Monteleone, Pizzo e Tropea, l’intera zona devastata dal terremoto del 1905». Col trascorrere del tempo, in verità, sarà lo stesso periodico a correggere il tiro e a diffondere la notizia che «L’epicentro non è il medesimo del terremoto delle Calabrie del 1905, è più lontano ed il terremoto è stato di una intensità almeno trenta volte minore». La zona interessata è stata il territorio ionico ed a farne le spese è incappato soprattutto il paese di Ferruzzano, ch’è finito letteralmente distrutto e lamentando peraltro centinaia di morti e feriti. La scossa è stata avvertita anche
nel Reggino e nei paesi della Piana la popolazione, ancora una volta presa dal panico, si è data a bivaccare all’aperto. L’hanno del pari sentita a Palmi, Radicena, Cittanova e Paracorio, ma anche ad Oppido, dove si sono registrati «gravi danni». Tra i paesi danneggiati risultano anche Sinopoli, Palmi e Polistena. E come al solito, non restava che rimboccarsi le maniche e provvedere di conseguenza, ma mentre si provvedeva ad inviare un ingegnere nei vari paesi interessati, di Palmi non si fa alcuna menzione. È questo un segno manifesto che non ve ne occorreva. Così come anche per i reparti di fanteria, che venivano dislocati a
Cosoleto, San Procopio e Sinopoli, mentre per quelli del genio la direzione era fissata a Sant’Eufemia. Infatti, si stabilirà ch’erano altri i centri dove bisognava adoperare il piccone demolitore o erigere baracche. Se Melicuccà accusava la presenza di cento baracche da demolire, a Sant’Eufemia ben 150 famiglie risultavano senza un tetto. L’unica citazione di Palmi avviene a proposito del passaggio del ministro delle finanze, il lucano Pietro Lacava. Questi, dopo aver inaugurato il Comitato di soccorso, si è portato a Bagnara, San Procopio e Sinopoli e da qui a Palmi, ma solo per prendere il treno in partenza per Napoli.
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La gita al mare
Foto: www.paesionline.it
uella volta che lo zio Mario Q portò per una giornata i suoi figli al mare, a Palmi, è rimasta
nella storia. All’epoca dei fatti, quasi cinquant’anni fa, i figli di zio Mario erano cinque, tre maschi e due femmine; il più grande aveva quasi dodici anni e la più piccola quattro. Durante i lunghi mesi invernali i più grandi erano impegnati con la scuola, mentre gli altri frequentavano l’asilo. Durante le vacanze, però, i bambini erano tutti a casa e nelle calde, interminabili giornate di luglio mettevano veramente a dura prova i nervi della povera zia, che doveva accudirli tutto il tempo da sola. Lo zio, con la scusa del lavoro in campagna, usciva sempre all’alba, quando i figli dormivano ancora come angioletti, e ritornava quando era quasi buio, quando i piccoli iniziavano già a crollare dal sonno, senza rendersi conto della loro vivacità incontenibile e di quanto il suo contributo sarebbe stato importante nella gestione della piccola tribù. Un sabato pomeriggio, al rientro, trovò in castigo i figli Gaetano e Ciccio, rei di aver tirato di nascosto sassolini sulle finestre delle maestre Traviano, due vecchie zitelle del paese, ricche quanto brutte e scorbutiche, ma che in ogni caso, come giustamente sosteneva mia zia, avevano tutto il diritto di stare in santa pace a casa loro. Vedendo il padre, i due colpevoli si ringalluzzirono, fecero di tutto per mostrarsi pentiti e in breve tempo furono graziati, nonostante le rimostranze e le accuse della zia, che li aveva scorti con i propri occhi nell’atto di scagliare i sassolini e di correre a nascondersi. Un po’ perché amareggiata e un po’ per ripicca nei confronti del marito, la zia sbottò: “Dato che ti stanno tanto a cuore e li
difendi sempre, domani, che è domenica, te li guardi tu, perché mi stanno facendo impazzire!” Lo zio ebbe allora la felice idea di avallare l’invito della moglie, esclamando: ”E che ci vuole! Domani che è domenica, figli miei, ce ne andiamo a mare! Prendiamo la littorina fino a Palmi e da lì scendiamo alla Tonnara con l’autobus!” L’esplosione di gioia dei bambini fu incontenibile! Presi dai preparativi della gita al mare, quella notte quasi non chiusero occhio. L’indomani mattina furono tutti pronti in un baleno e uscendo degnarono la mamma di ben poca attenzione. Ognuno portò la sua borsa, con il cambio dei vestiti e l’asciugamano. Mio cugino Giuseppe, che era il più grande, trascinò anche una pesante borsa piena di lenzuola bianche: a quel tempo, infatti, ancora non c’erano in vendita ombrelloni e quasi nessuno ce l’aveva; sulla spiaggia, con le lenzuola e alcune canne, lo zio avrebbe tentato di costruire una tenda, fissandola con delle cordicelle, allo scopo di ottenere una sorta di riparo per i bambini durante le ore più calde. “Tanto, che ci vuole!” … era solito sentenziare lo zio Mario. A tracolla Giuseppe portava anche una camera d’aria, rattoppata, di una ruota di camion, che doveva fungere da salvagente. Lo zio Mario, invece, portava il pesante sacco con i panini e le bottiglie d’acqua, che all’epoca erano di vetro. Il viaggio trascorse piacevolmente e prima di quanto pensassero si ritrovarono alla Tonnara di Palmi, nella zona del porto. I piccoli si entusiasmavano per qualunque cosa vedessero, mentre lo zio provava ad istruirli su quello che ognuno avrebbe dovuto fare, una volta giunti sulla spiaggia. Prima di avventurarsi sulla sabbia, nel chio-
sco di un venditore lo zio comprò anche un cocomero tondo e verde, che avrebbe messo al fresco nell’acqua, imprigionandolo con alcuni sassi. Il mare era invitante, calmo e trasparente. I bambini cominciarono a tuffarsi sotto lo sguardo vigile dello zio: facevano giochi e capriole, scherzando tra loro, fino a litigare inesorabilmente per gli schizzi di acqua che finivano negli occhi. Rimasero a mollo per ore e ore, mentre il sole di luglio li arrostiva come braci. Lo zio non faceva in tempo a tirarne fuori uno e portarlo all’ombra striminzita della sua rudimentale tenda, che già un altro schizzava verso l’acqua, saltellando sulla sabbia incandescente. Con il trascorrere del tempo lo zio cominciò a prendere coscienza dell’enorme fatica che ogni giorno la moglie doveva fare per tenerli a bada da sola. Stanco e sconsolato, indossando un paio di mutande bagnate sulla testa quasi calva, per proteggersi dal sole, guardava i suoi scalmanati figli correre a destra e a manca: rossi come peperoni maturi, sembravano dei diavoletti appena scappati dall’inferno. Al momento del pasto dovette fare la voce grossa pur di farli stare fermi almeno per il tempo necessario a mangiare un panino, e siccome erano dei bambini alquanto distratti, non ve ne fu uno tra loro a cui non scivolò sulla sabbia la fetta di pomodoro che, come di rito, riempiva il panino… pazientemente lo zio dovette raccogliere ogni fetta, lavarla con l’acqua portata da casa e risistemarla dentro il panino di provenienza. Mentre Cristina, la più piccola, cominciò a piagnucolare grattandosi il collo rossissimo, lo zio si ricordò del cocomero. Era venuto il momento di rinfrescarsi la bocca! Cominciò
a cercarlo, ma dove l’aveva messo non c’era più. Allora domandò ai figli, che storditi dal caldo e dalla fatica risposero con un vago ”Mah!!!” Soltanto Gaetano ebbe il coraggio di bisbigliare: “Forse se n’è andato quando abbiamo tolto il sasso più grande, per fare il ponte davanti al castello di sabbia…” Fu la goccia che fece traboccare il vaso… lo zio Mario, che aveva definitivamente perso la pazienza, cominciò a tirare giù tutti i Santi del paradiso e a ripetere “Ma chi mi chiamava di portarvi al mare, stavo così bene in campagna! Ho perso pure i soldi del cocomero!” Guardando l’orologio, zio Mario realizzò che dopo meno di mezz’ora sarebbe passato l’autobus: erano rimasti sulla spiaggia quasi sette ore! Fece rivestire i figli faticando non poco, perché iniziavano a sentirsi il fuoco addosso. Giusto in tempo, e di corsa, riuscirono a prendere la littorina al Trodio e rientrarono a casa. I bambini erano distrutti: tostati come biscotti, bevvero tutti come cammelli, perché iniziava a salire la febbre. Si buttarono sul letto ma dovettero voltarsi a pancia in giù, perché le loro schiene erano ustionate e presto iniziarono a gonfiarsi le prime pustole. Lo zio, incalzato dalla zia, corse in farmacia e tornò con pomate di ogni tipo ed altre medicine. La zia inveiva contro di lui e diceva che la casa, con tutti quegli infermi che si lamentavano, sembrava un lazzaretto, mentre a giro, con un catino e una pezzuola, dispensava “bagnole” sulla fronte dei figli. Dopo questo “sofferto” episodio lo zio imparò a stimare molto di più la pazienza materna della moglie e, da allora, ogni domenica d’estate, preferì portare i figli in gita in campagna.
Cassiopea
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Otello Profazio L’Aedo che canta la Calabria
di Giuseppe Cricrì ella grecia antica e di conN seguenza nell’area mediterranea, l’Aedo era il cantore
professionista. L’etimologia della parola ci dice che essa proviene dal greco “ἀοιδός”, aedo, che a sua volta deriva da “ᾄδειν” cioè “cantare”.(l’uso della musica diviene quindi essenziale affinché l’Aedo possa svolgere la sua importante funzione). Egli era una figura sacra, era considerato un poeta che spesso si faceva profeta, per le sue capacità di interpretare l’immanente e di leggere il trascendente. (e a questo punto parafrasando il cognome del nostro Otello, (“Profazio- Profeta” mi piace pensare che dietro questa assonanza ci possa essere la spiegazione di un destino.) L’Aedo era tradizionalmente ritratto come cieco, pensiamo ad Omero o a Tiresia, in quanto, essendo tale non veniva distratto da niente e da nessuno e quindi si concentrava, affinava così le sue capacità sensibili potendo entrare in contatto direttamente (attraverso gli occhi dell’anima) con la divinità che lo ispirava, sviluppava quindi una capacità metasensibile (quella che va oltre i sensi). La sapienza che possedeva rendeva la capacità di vedere superflua, era quindi come un “invasato”, aveva il dio dentro e le Muse parlavano attraverso di lui. L’aedo faceva parte della cosiddetta società del contatto, quella che gli americani chiamano face to face society, la trasmissione dei testi infatti avveniva oralmente, con una “esibizione” nella qua-
le l’aedo era in diretto contatto con l’uditorio. L’aedo spesso non disponeva di un testo scritto, dunque diveniva a sua volta compositore. A volte doveva improvvisare. La trasmissione orale richiedeva l’uso di un linguaggio chiaro e diretto, (il dialetto per noi come sappiamo è la forma di linguaggio più immediata) poi vi era un grande uso di similitudini, il linguaggio era caratterizzato da uno stile formulare, (penso ai proverbi, ai modi di dire,) un linguaggio spesso caratterizzato da ripetizioni e dalla presenza in grande quantità di appellativi come i patronimici, come i soprannomi, nonché dei cosiddetti topoi, cioè i luoghi narrativi: L’Aedo poi sapeva usare i suoi ferri del mestiere, quando ad esempio per particolare lunghezza di un testo egli dimenticava la strofa successiva, poteva “indugiare” su quella che stava ancora cantando, nascevano così i ritornelli che venivano memorizzati da chi ascoltava e rimanevano impressi nel linguaggio collettivo facendosi motti, mottetti, aforismi, oggi diremmo slogan o refrend. Gli aedi erano soliti narrare i poemi (nel caso del nostro Otello penso a quello che lui ha dedicato al ciclo dei Paladini di Francia) questo avveniva non per intero, per ovvie ragioni di tempo, ma a pezzi; a puntate, dovevano in ogni modo possedere una buona memoria e una grande immaginazione. La funzione dell’aedo era duplice: egli aveva una funzione di memoria storica (attraverso i loro componimenti fissavano nella loro memoria tutte le conquiste che la civiltà aveva prodotto); inoltre conoscevano le cose che furono,
quelle che sono e quelle che saranno. Raccontando il passato, quindi i canti della tradizione e della leggenda, il presente con l’attualità (mi vengono in mente le Profaziate) e il futuro con l’auspicio, la speranza e la volontà di realizzare il contenuto dei sogni, magari anche con la lotta. Dalla tradizione apprendiamo anche che vi erano scuole di aedi che si tramandavano di generazione in generazione i propri canti; particolarmente famosa era quella degli Omeridi, nell’isola di Chio, che si vantavano di discendere dal grande Omero. Pensando a quanto Il nostro Otello Profazio ha prodotto nella sua lunga carriera artistica possiamo quindi considerarlo, a tutti gli effetti un erede di questa nobile categoria, un continuatore quindi, l’icona di una identità mediterranea, più propriamente permeata di meridionalità, quella meriodionalità che vorremmo mai estinta. E’ fra le pareti domestiche che Otello Profazio inizia il suo percorso artistico, una chitarra portata a casa da papà diventa il primo strumento di lavoro e quindi la prima occasione per raccontare un fatto, una storia, una emozione o per riprodurre un sentimento. Nasce da subito in lui il piacere, la curiosità, quasi la necessità di condividere col mondo rurale un percorso di ricerca, il mondo contadino si fa miniera nel quale scavare per recuperare valori fatti a volte di genuinità, a volte di fatica, a volte di stenti e dolore. Otello, uomo del sud, vuole dare dignità alla identità del sud, è orgoglioso come dice lui non tanto per come canta, ma piuttosto per quello che canta. “Cala-
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Le foto di repertorio sono state gentilmente concesse da Axel Teti
brisi sugnu e calabrisi stugnu”, afferma, laddove la parola Stugnu contiene in se i verbi sono e sto, “ così sono e così voglio rimanere!! “ L’ironia e la satira diventano presto attrezzi del suo mestiere, egli li usa col talento e la perizia di un arciere per colpire nel segno, per dare efficacia alle sue opere, per denunciare condizioni di disagio, di ribellione, di riscatto e di lotta. Otello parla di amore e morte, di mito e leggenda, di storie e controstorie, sacre e profane, di cronaca e fantasia, e lo fa sempre raccontandocele col linguaggio del popolo, col dia-
letto. Col nostro caro dialetto!! Il dialetto si fa simbolo della identità di un popolo, le canzoni di Otello portano nel mondo questa identità, diventando esse stesse, in quanto tali, simbolo di orgoglio e fierezza. La voce di Otello è la voce della Calabria, e fin dagli epici anni 50 diventa una voce a noi cara e familiare che si fa suono, che esce dall’altoparlante di una radiolina, che si fa vinile per il giradischi, che si fa immagine da tubo catodico, che si universalizza viaggiando nell’etere. Siamo orgogliosi di essere calabresi come lui, quando
lo vediamo in televisione a rappresentarci, a cantare al mondo il nostro mondo. Le comunioni, le corrispondenze e le assonanze riscontrabili nei dialetti calabro e siculo vengono magnificate dal lavoro del maestro Profazio, la collaborazione col grande Buttitta ne è la più esaltante conferma, mi piace sottolineare la felice espressione di quest’ultimo quando afferma : U populu mittitilu a catina, spogghiatilu, attuppatici a vucca,è ancora libiru.-Livatici u travagghiu, u passaportu, a tavula aunni mancia, u lettu unni dormi, e ancora
riccu.-U populu diventa poviru e servu quannu ci arrobbanu a lingua addutata d’i patri,…è persu pì sempri!! Ecco perché l’opera tutta di Otello Profazio, espressione vernacolare di un popolo deve essere riconosciuta come una ricchezza, come la trama di un prezioso arazzo che racconta l’identità della gente del sud, con i suoi suoni, i suoi colori, i suoi profumi e i suoi sapori. E’ così che l’aedo Otello Profazio mostra il suo saper essere al contempo musicista, cantatore e poeta ed è a quel poeta che oggi diciamo con affetto: Grazie Otello!
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Le Olimpiadi dal punto di vista di una Londinese The London Olympics as seen by a Londoner
012 has been a proud year for England, with a multitude of celebraI 2 tions and numerous moments to rekindle patriotism; here at the Stamford School we are proud to be English. From the Queen’s Jubilee
which saw street parties springing up in every corner of our beautiful island (and even here in Calabria with our Stamford students getting involved to produce beautiful commemorative stamps), the St George’s flag has been proudly hoisted and waved, re-igniting a sense of ‘Englishness’ that harks back to wartime celebrations. Returning to London at the start of the summer I was overwhelmed by the buzz and fervour which filled the streets in the run-up to the Olympics; never before have Iseen so much enthusiasm and such a sense of unity. Following the Royal Wedding in 2011, the public’s ability to embrace a national celebration has escalated like never before! We waved flags, we danced in Hyde Park and sat outside pubs in the sunshine smiling at each other, and indeed for the Queen’s Jubilee, not even the good old-fashioned British weather could deter us, as Union Jack umbrellas kept us patriotic and proud. Dotted around London at all the usual iconic landmarks you can see nods to the Olympics, Nelson donned in Union Jack attire in Trafalgar Square, an English garden scene at Heathrow Airport, and a feeling of anticipation hangs in the air. The four hour long Olympic opening ceremony had 90% of Britain glued to their televisions, rating higher than even the Queen’s Jubilee! And what a show to enjoy, whilst keeping a watchful eye on evertightening budgets in this economic crisis, it was performed in full glory giving jaw-dropping results. The Stamford School was in London when the Olympics were on and soaked up the atmosphere a bit! The students also watched the opening ceremony on a big screen in Cambridge with 35 other nationalities and loved it! I think the opening ceremony highlighted Britain’s real character; cheeky, as illustrated perfectly by world-loved Mr Bean; extravagant - displayed through the overwhelming spectacle that hundreds and thousands of volunteers readily participated in; and subversive - only in England could one of the world’s most iconic monarchs be escorted to the ceremony by Daniel Craig in the guise of James Bond, a fictional spy, a product of Hollywood. These little touches showed a sense of irreverence, ignoring the pomp and rigid formalities and instead opting for a fun, joyful celebration of this world event. The British story was told, incorporating each part of the United Kingdom, and detailing everything from science, history, literature and music, as well as highlighting important social and political moments from our rich history. Danny Boyle, most famous for directing cult Brit films such as ‘Trainspotting” orchestrated the whole show as if vying for an Oscar and the results were stunning. Watching the Olympic athletes parade around the stadium with proud anticipation, sent a tingle down the spine of every viewer I’m sure, especially teamed with David Bowie’s “Heroes”, it gave the world real role models, for the thousands of British schoolchildren who were watching, to aspire to. In our classes here at the Stamford School, children have been buzzing in the leadup to the games and I can’t wait until October to hear them excitedly recount their personal highlights. The Olympics seems to still have its edge and for children all over the world it represents hope and success. The official motto of the Olympics was “Inspire a Generation” and undoubtedly it has. Thousands of children across the world screamed passionately at their televisions, praying for their athletes’ success, sales of sports equipment had quadrupled since the start of the Games and sports club memberships are still rising. Finally, after years of pop culture adoration and wag wannabes, to be a champion is the new aspiration of our youngest generation and I for one think this is healthy, in all meanings of the word. So how do I think London performed in hosting the Olympics? Gold medal. Now, poised for the start of the Paralympics on August 29th, competitive spirit can still thrive and the world will be watching with baited breath to celebrate the achievements of each nationalities’ athletes. Let’s hope that London can deliver another stellar event worthy of a medal! Olivia Price-Bates
l 2012 può considerarsi un anno di cui andare fieri per l’Inghilterra, con una moltitudine di feste e diverse occasioni per riaccendere il patriottismo; qui alla Stamford School siamo tutti orgogliosi di essere inglesi! Dal Giubileo della Regina, che è stato festeggiato con feste in ogni quartiere della nostra bella isola (che ha visto coinvolti anche qui in Calabria i nostri studenti della Stamford con la produzione di bei francobolli commemorativi), la bandiera di San Giorgio è stata orgogliosamente issata e sventolata, tanto da riaccendere il senso di ‘inglesità’ che ci ha riportato allo spirito delle celebrazioni post-guerre. Tornando a Londra all’inizio dell’estate, camminando per strada ho potuto sentire l’energia e l’entusiasmo che solo una vigilia delle Olimpiadi può dare; non avevo mai visto tanto fervore e senso di unità! Dopo il Royal Wedding nel 2011, la capacità del pubblico di abbracciare una festa nazionale è aumentata come mai prima! Abbiamo agitato al vento bandiere e abbandonando il nostro famigerato carattere riservato, sorridenti, abbiamo ballato ad Hyde Park e nei pub fuori al sole sicuri che, anche durante il Giubileo della Regina, nemmeno il famoso tempo in stile britannico avrebbe potuto fermarci, protetti dagli ombrelli con la bandiera Britannica! In giro per Londra, anche i punti di riferimento abituali, le nostre icone, davano testimonianza delle Olimpiadi: poteva capitare di vedere Nelson indossare nei colori della Union Jack a Trafalgar Square, un prato all’inglese all’aeroporto di Heathrow, ed un crescendo di emozioni nell’aria. Durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, durata ben quattro ore, il 90% della popolazione Britannica era incollata ai televisori, battendo anche il Giubileo dell’amata Regina! Uno spettacolo da godere, mantenendo sempre un occhio vigile alla crisi economica, è stato eseguito dando un risultato sbalorditivo. La Stamford School era a Londra durante le Olimpiadi ad assorbire un po’ di quell’atmosfera! Anche i nostri studenti hanno guardato la cerimonia di apertura su un grande schermo a Cambridge con giovani di altri 35 nazioni ed è piaciuto molto! Penso che la cerimonia di apertura abbia messo in luce il vero carattere della Gran Bretagna; sfacciato, come lo sketch inscenato dal celebre Mr. Bean; stravagante -da guardare lo spettacolo travolgente che centinaia e migliaia di volontari ha prontamente rappresentato-, e sovversivo- solo in Inghilterra può succedere che la Regina più famosa al mondo poteva andare alla cerimonia accompagnata dall’attore Daniel Craig nei panni di James Bond, una spia di fantasia, un prodotto di Hollywood. Questi piccoli dettagli hanno mostrato un senso d’irriverenza, ignorando il fasto e la formalità canonici e optando invece per una festa divertente, gioiosa per questo evento mondiale. La storia britannica è stata rappresentata incorporando ogni parte del Regno Unito, e in dettaglio tutto ciò che scienza, storia, letteratura e musica hanno prodotto, oltre a mettere in evidenza importanti momenti sociali e politici della nostra storia. Danny Boyle, più noto per aver diretto “Trainspotting” ha orchestrato tutto lo spettacolo, come se dovesse essere in lizza per l’Oscar ed i risultati sono stati sorprendenti. Guardare la sfilata dei fieri atleti olimpici sicuramente ha provocato un tripudio di emozioni in ogni spettatore, dando a migliaia di studenti ed al mondo intero l’occasione di ammirare dei veri e propri modelli di virtù da cui trarre ispirazione, il tutto condito dal sottofondo di David Bowie “Heroes”. Nelle nostre classi alla Stamford, tra i bambini c’era un continuo parlare dei giochi e sinceramente non posso aspettare fino a ottobre per sentire i loro racconti ed i loro personali punti di vista. Le Olimpiadi sembrano ancora conservare il proprio appeal continuando a rappresentare per i bambini di tutto il mondo speranza e il successo. Il motto ufficiale delle Olimpiadi è stato “Ispirare una generazione”, e senza dubbio c’è riuscito. Migliaia di bambini in tutto il mondo hanno appassionatamente urlato davanti ai loro televisori, sperando nel successo dei loro atleti; le vendite di attrezzature sportive sono quadruplicate dall’inizio dei Giochi e le iscrizioni ai vari sport sono in continuo aumento. Finalmente, dopo anni di cultura di adorazione pop e aspiranti WAG, essere un campione diventa l’aspirazione delle nostre generazioni più giovani e io per prima penso che questo sia sano, in tutti i sensi. Cosa penso di Londra alle Olimpiadi? Medaglia d’oro. Ora, pronti per l’inizio delle Paralimpiadi, il 29 agosto, lo spirito competitivo può ancora crescere e il mondo starà a guardare con il fiato sospeso per celebrare i successi degli atleti di ciascuna nazionalità. Speriamo che Londra potrà offrire un altro evento stellare degno di una medaglia! Traduzione Marco Curti
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Gretchen Parlato The lost and found
di Cristoforo Bovi imasi folgorato da Gretchen R Parlato sin da quando sentii la sua ammaliante voce, usata
come uno strumento, nell’album di debutto di Justin Vasquez “ Triptych “ nel 2008. Pensando di aver scoperto un nuovo talento, fui smentito dopo la prima ricerca……la “poverina” era già nelle grazie di Wayne Shorter ed Herbie Hancock, giusto per citare i più “ scarsi “………….. Spiazzante il suo voicing, talmente preciso e mescolato agli altri strumenti con impeccabile timing, ad evocare l’immediato confronto con Flora Purim & Return to Forever. Di lei abbiamo parlato, esaltandone le qualità, nella precedente recensione di “ The Mosaic Project “ di Terri Lyne Carrington. E’ ora disponibile l’ultima sua fatica discografica “The Lost e Found”, nella quale dimostra una solidità fuori dal comune affer-
mando una visione musicale davvero unica a conferma ulteriore del suo status di talento genuino. La sua musica è vitale e contemporanea, spaziando da una canzone pop come “Holding Back the Years” di Mick Hucknall, ad una fantasiosa ed alquanto “coraggiosa “ interpretazione di “Ju Ju” di Wayne Shorter. Gretchen Parlato ha riunito un gruppo estremamente solido di musicisti per questo lavoro, alzando notevolmente il livello dello stesso, ottenendo un salto di qualità nel suo progetto musicale. Taylor Eigsti al pianoforte è una delizia in tutto, i suoi accompagnamenti risultano davvero illuminanti e aiutano Gretchen Parlato a raggiungere risultati spettacolari. Altra pregevole performance, è quella del suo collaboratore più assiduo, Kendrick Scott alla batteria, impeccabile nell’ esecuzione dei brani, con un infallibile senso del tempo e delle sottili sincopi nei giusti posti.
Anche il chitarrista Alan Hampton dà un elegante supporto alla maggior parte delle esecuzioni presenti nell›album. Particolare attenzione al brano “Better Than”, nel quale la sua voce sussurra tra il pianoforte di Eigsti e l’efficace beat del rullante di SCOTT, creando una atmosfera a dir poco celestiale, per gli amanti del genere. «Circling» è forse la più interessante composizione dell’ album, suonata brillantemente dal bassista Derrick Hodge, nella quale Eigsti danza sul suo Rhodes e Gretchen Parlato affascina con il suo vocalese arioso alternato ad un morbido ronzio di scat. Album molto interessante, sconsigliato per ascolti autostradali perché carico di lente ballads, pertanto il rischio di rimaner “ cullati “ da tali melodie è massimo; più adatto ad ascolti in altri ambienti, magari al tramonto ed in giusta compagnia. In tal caso, le emozioni saranno notevoli. Buon ascolto.
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“APPASSIONATAMENTE GRAZIE!“ di Daniela Cipri l 25 e 26 agosto scorso nella splendida cornice dell’Ulivarella I di Palmi, sul lungomare, si è svolto il primo Torneo di basket 3v3 “Vivi Appassionatamente”. La manifestazione è sta-
ta creata in collaborazione con la Fondazione Patrizio Paoletti (www.fondazionepatriziopaolettti.org) il cui ricavato è stato interamente devoluto per i progetti a favore dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in tutto il mondo. Gli organizzatori sono molto soddisfatti per il successo ottenuto, ecco alcuni numeri: 24 squadre partecipanti; oltre 80 atleti; ragazze e ragazzi hanno giocato su un campo da basket, creato appositamente sul piazzale dedicato ai parcheggi di fronte la spiaggia… ed ancora 80 partite da 9 minuti ciascuna disputate in due giorni, per un totale di 12 ore di gare. Ottimo anche il riscontro di coloro che attivamente hanno partecipato al torneo giocando le partite, il divertimento è stato assicurato
S.O.M.S. resso il Centro Sportivo “San P Leonardo” di Matteo Barbera si è svolto il 2° Memorial “Saverio Balzamà – Per non dimenticare”, un torneo di calcetto fortemente voluto dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Palmi, con il Patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria e dell’Amministrazione Comunale di Palmi. Nel corso della premiazione, il Presidente della S.O.M.S. Saverio Saffioti, ha inteso ricordare la figura di Saverio Balzamà, “una persona per bene, gran lavoratore e portatore dei valori più sani della nostra Città. La Società Operaia non poteva non ricordare il compianto Saverio che è entrato, con il suo esempio quotidiano, nei cuori di tutti noi. Lo ricordo da Padreterno della Varia 2005, occasione in cui divenne immagine simbolo di tutta la comunità operaia di Palmi”. Presenti alla premiazione anche il Sindaco di Palmi Giovanni Barone, il Vicepresidente del Consiglio Provinciale di Reggio Calabria Giuseppe Saletta ed il Consigliere Comunale delegato alle politiche del lavoro Antonio Papalia. Barone ha ringraziato “la S.O.M.S. che è divenuta, con la sua storia centenaria, sodalizio imprescindibile per la Città di Palmi. La Società Operaia persiste nei valori della solidarietà e pone grande impegno nel sociale: a nome dell’Amministrazione Co-
per tutti, alcuni hanno già manifestato il desiderio di parteciparvi anche il prossimo anno. A conclusione delle due giornate ecco come si è espresso Giuseppe Riotto, ideatore del torneo e volontario della Fondazione Patrizio Paoletti: “Grazie a tutti di vero cuore: ai partecipanti, allo staff, al pubblico, agli sponsor, alla fondazione Patrizio Paoletti, a tutti quelli che non c’erano fisicamente, ma c’erano col cuore. Ringrazio in particolare il comune di Palmi e la PPM che con la loro disponibilità e collaborazione ci hanno permesso di realizzare tutto ciò. Non trovo le parole per esprimere la mia gratitudine, spero che siate riusciti a godere di queste 2 giornate di sport, divertimento e solidarietà! Grazie.” E ad i ringraziamenti di Giuseppe si aggiungono anche quelli di Antonella Magnani, responsabile del progetto Carovana del Cuore della Fondazione Paoletti che così si è espressa: “Posso dire solamente: Che gioia!!!! Vera davvero una magia... Un abbraccio profondo e tanta gratitudine per quello che avete fatto”
2° Memorial “Saverio Balzamà – Per non dimenticare” munale intendo esprimere tutta la nostra gratitudine. Ricordare Saverio Balzamà è un gesto importante, che richiama alla mente tutti coloro che si sono donati totalmente alla Città”. Saletta ha espresso la propria soddisfazione per la riuscita dell’iniziativa e, dopo aver portato il proprio saluto, ha ricordato la figura di Saverio Balzamà ed espresso “la vicinanza delle Istituzioni alla sua famiglia. Un particolare ringraziamento
– ha dichiarato – va ai soci della S.O.M.S. per l’opera meritoria che gli stessi mettono in campo quotidianamente, costituendo una risorsa importante per la collettività, anche e soprattutto nel ricordo di chi ci ha lasciato prematuramente”. Il Presidente della S.O.M.S. Saverio Saffioti
Ecco i verdetti Squadra vincitrice: “New Style”; Capocannoniere: Michelangelo Ienco; Miglior portiere: Salvatore Rizzitano.
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