www.madreterranews.it
MadreTerra Palmi & Dintorni P E RI ODIC O
F RE E P R E S S - F RE E P RE S S - FRE E P RE S S
D I C U LTU R A
ED
IN FOR MA ZION E
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
www.madreterranews.it
F R EE PR ESS - F R EE PR ESS - F R EE PR ESS
Sito destinato alla costruzione del nuovo ospedale della piana. EDITORIALE di Saverio Petitto n risposta all’ articolo “EleI zioni a Palmi, le piazze reali e virtuali mettono in moto la
giostra dei candidati” di giovedì 8 settembre 2011, sulla Gazzetta del sud, a firma di Ivan Pugliese, si legge che dal salotto buono di Palmi, (piazza I° Maggio), e da altre piazze virtuali (Facebook), viene fuori una lista di nomi, di futuri e probabili candidati a sindaco, tra i quali si fa riferimento all’outsider Saverio Petitto; il quale è ben felice e ringrazia per gli attestati di stima, affetto e fiducia sin ora ricevuti, ma smentisce ed esclude,
categoricamente, ogni sua candidatura a “nuovo rappresentante di Palazzo San Nicola”, come si legge nel suddetto articolo. E’ vero che l’ Associazione di Volontariato Prometeus, in questi anni, tanto ha fatto nel recupero e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale di Palmi, e tanto ancora si propone di fare, ma come sempre si è detto e sottolineato, fuori e lontano da interessi che nulla hanno a che fare con lo spirito ed i principi che animano la suddetta Associazione, che vuole farsi promotrice di iniziative, di momenti di incontro, di opportunità, cogliendone e valorizzando tutte le potenzialità, allo scopo di accrescere in ognuno di noi il senso di appartenenza al proprio paese, al proprio territorio, affinché ognu-
Foto - Giuseppe Mazzù
ASPETTANDO L’OSPEDALE...
no possa sentirsi parte integrante ed attiva della storia del proprio paese, soggetto propulsore e non cittadino assente. Questi sono i veri obiettivi che l’ Associazione Prometeus si è sempre prefissa, sin dalle sue origini, e sinceramente discostarsi da questo sentire, sarebbe come tradire non solo i nostri stessi intenti, i nostri propositi, ma anche quelli di tante altre persone che continuamente fanno sentire la loro vicinanza e il loro affetto, e che hanno visto e vedono in Prometeus uno strumento, un mezzo disinteressato, per attuare quella rinascita e quel riscatto che da tanto tempo il nostro paese aspetta. Tutto il resto conta poco e rimane solo semplice brusìo e voci di piazza, virtuale e non, di un momento di fine estate.
4
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
Attualita’
www.madreterranews.it
Palmi
La Fontana Monumentale di di Giuseppe Cricrì alve, salve, o bell’acqua; sii benedetta da tutti S che vivono sotto il sole e più benedetta da noi che ti aspettammo per sì lunghi anni, sospirando a
La fontana, il giorno della sua inaugurazione
Il francobollo con la riproduzione della fontana - 1977 -
te, come ad una bianca Dea di purità e di bellezza!... Con queste parole scritte dall’avvocato Fortunato Topa si chiudeva il numero unico di otto pagine realizzato a cura del medesimo per celebrare l’inaugurazione dell’acquedotto Vina e della Fontana monumentale realizzata nella allora Piazza Maria Cristina, (attuale Piazza G. Amendola, già B.Mussolini) intitolata dopo l’evento al politico reggino On. Giuseppe De Nava che, accogliendo le istanze dell’allora Sindaco di Palmi Michele Guardata, si era prodigato affinché gli opportuni finanziamenti governativi pervenissero per consentire la realizzazione delle citate opere pubbliche. Era il 15 ottobre 1922 quando la Fontana monumentale, progettata dall’architetto Jommi e costruita dal Prof. Sutera, veniva consegnata alla Città. Essa veniva eretta sull’area ove fino a pochi anni prima sorgeva la antica Chiesa Matrix, demolita a seguito della sistemazione urbanistica prevista dopo il sisma del 1908. L’architetto Jommi disegnò la fontana in stile barocco berniniano moderno, ispirandosi alla antica Fontana del Mercato, detta anche della Palma eretta nel 1669 e collocata nel centro della antica Piazza San Ferdinando (oggi I Maggio). Quell’opera che i palmesi avevano edificato per ricordare la fine del feudalesimo e quindi l’affrancamento dal comune di Seminara, di cui Palmi era un casale, era stata incomprensibilmente demolita nottetempo, nel giugno 1888, non senza il dissenso di buona parte dei palmesi che per anni ne continuarono a ricordare con nostalgia le fattezze. Questo nuovo monumento invece veniva a suggellare la risoluzione della annosa problematica della carenza idrica della città. Finarmenti…! – scriveva il poeta Pierto Milone –E non voliti pemmu su preiatu ca finarmenti vinni l’acqua Vina? Cu st’acqua lu me stomacu è sanatu, ca mi ‘mbarru pardeu sira e matina. Di domani mi chiantu a ddha funtana, ca sulu mi la guardu addiggierisciu; cu la cura chi fazzu ‘i na simana di tutti li me mali eu mi guarisciu... Chi sa cosa scriverebbe oggi il Poeta se gli capitasse di vedere la bella fontana non più zampillante, magari profanata, oltraggiata ed offesa da acqua putrida e stagnante, nella quale galleggiano immote lattine di alluminio o bombolette spray di carnascialesco consumo o ricettacolo di oggetti vari, comprese panchine divelte dalla pubblica piazza, in barba alle tante telecamere di cui la Città è disseminata o ancora utile sostegno di tendaggi per bancarelle di chincaglierie, o ancora valido supporto per manifesti propagandanti mangiate collettive di pesce stocco. Cosa direbbe Pietro Milone di questo scempio? Ed ancora che ne penserebbero i Nostri Grandi di allora che ce la consegnarono, scrivendone su quel numero unico di cui si parlava? Cosa annoterebbero oggi Felice Battaglia, Fortunato Topa, Domenico Antonio Cardone, Vincenzo Migliorini? Cosa ne pensa il nostro concittadino Nino Zappone, già dirigente del Provveditorato Generale dello Stato, che nell’ottobre 1977 si adoperò affinché la Fontana venisse riprodotta in francobollo ed inserita nella serie Fontane d’Italia? Non credo che questi uomini ne sarebbero felici vedendola versare in tali misere condizioni. Certamente si indignerebbero, così come ci dovremmo indignare noi tutti! La fontana è un simbolo della Città, è un emblema della municipalità ed in quanto tale va salvaguardata dai deturpamenti, dalla incuria, e dall’oltraggio. Ogni singolo cittadino si dovrebbe sentire custode di questo bene pubblico, così come di tutte le opere civiche presenti nel territorio della Città, ciascuno si dovrebbe sentire tutore della bellezza e del decoro, mai dimenticando che la bellezza e il decoro delle opere che abbiamo ereditato deve diventare patrimonio di chi ci seguirà nel corso del tempo.
5
www.madreterranews.it
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
Attualita’
Palmi
MadreTerra
Palmi&Dintorni
Piazza Giovanni Amendola E’ simbolo civico o inutile orpello?
A fianco e sotto - Due antiche cartoline con la fontana in tutto il suo splendore, zampillante e illuminata!!
A destra lo scempio di sporcizia custodito dalla vasca della fontana, fino a qualche tempo fa.
I cartelloni pubblicitari affissi alla fontana.
POVERA PALMI A Palmi , in Piazza Amendola, il 21 agosto si è svolta, come da qualche anno a questa parte, la “Sagra dello Stocco “ organizzata A dalla ditta “STOCCO & STOCCO “ di Cittanova. Nulla contro detta iniziativa che si condivide e si plaude anche nella persona del titolare Francesco D’ Agostino (consigliere provinciale). Non posso comunque non sottolineare, da cittadino palmese, una situazione che mi ha visto, mio malgrado, protagonista di un’animata discussione con un assessore dell’ amministrazione uscente. Vengo ai fatti: avendo notato che, a mio avviso per mera superficialità, alla fontana di Piazza Amendola erano stati appesi più cartelloni della ditta “Stocco & Stocco” facendo di un monumento nazionale un “appendi abiti”; ho ritenuto mio dovere segnalare la cosa. Francamente mi sarei aspettato un grazie e l’immediato intervento per correggere lo scempio. Evidentemente l’assessore non ha ben presente quale valore riveste la fontana in oggetto vista la risposta sgarbata e assolutamente inadeguata ricevuta. Credo che un assessore non possa ritenere di poter gestire con il piglio del privato che decide per proprio conto, senza curarsi che le decisioni prese dovrebbero salvaguardare l’immagine della città e quindi operare sempre e solamente in quest’ottica. Quanto accaduto e la risposta ricevuta, mi hanno mortificato come uomo e come cittadino palmese. L’occasione mi è propizia per ricordare che da parecchi mesi la fontana non è in funzione per una lesione della stessa e quindi sarebbe auspicabile che il commissario, che si è appena insediato, dia disposizioni perchè venga riparata al più presto e le sia ridonata la spettacolarità che merita, sopperendo, così, alle inadempienze dell’assessore al ramo uscente. Ai cittadini le considerazioni del caso... Pasquale Frisina
6
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
Attualita’
www.madreterranews.it
Palmi
Corpo di Polizia LOCALE Caserma “Domenico Scolaro” Via Papa Giovanni XXIII – 89015 Palmi (RC) REGIONE CALABRIA
Tel. 0966/21380 – Fax 0966/261473
CITTA’ DI PALMI
NOTA STAMPA Si è finalmente conclusa la vicenda amministrativa che aveva visto protagonista il Comandante della Polizia Locale di Palmi, Magg.Francesco Managò, a seguito di una Sentenza del T.A.R. di Reggio Calabria che, nel giugno scorso, aveva accolto parzialmente il ricorso proposto dalla Dott.ssa Scuderi Serena Agata Grazia relativamente ad uno solo dei motivi di impugnazione e, per l’effetto, aveva annullato la sola prova orale del concorso in contestazione e il provvedimento di approvazione della graduatoria definitiva, ritenendo invece pienamente legittima la rimanente procedura concorsuale e l’operato della Commissione Esaminatrice. L’organo di giustizia amministrativa aveva ritenuto irregolare l’operato della Commissione Esaminatrice limitatamente all’espletamento della sola prova orale nel senso che la Commissione Esaminatrice, dopo aver predisposto due batterie di domande, non aveva proceduto all’estrazione a sorte delle stesse tra i due concorrenti da esaminare ed aveva chiesto, ad ognuno dei due, di rispondere ad una domanda a piacere tra quelle predisposte. In realtà quella prova orale contestata aveva poi visto prevalere di un punto proprio la ricorrente e non il Dott.Managò, poi risultato vincitore grazie alla somma dei titoli e dei punti della prova scritta. Riconvocata la Commissione Esaminatrice la nuova prova orale avrebbe dovuto tenersi il giorno 03 agosto scorso, ma in quella sede la Dott.ssa Scuderi aveva eccepito un ritardo nella notifica della sua convocazione che era pervenuta con anticipo di 19 giorni anziché di 20 giorni previsti dalla norma e dal bando e, per tale motivo, aveva chiesto un differimento che le era stato accordato slittando ulteriormente l’esame al 25 di agosto. Nella giornata di ieri, di fronte alla Commissione Esaminatrice, si è tenuta la nuova prova orale costituita da domande estratte a sorte dai candidati tra 5 batterie appositamente predisposte e sigillate. A conclusione della prova, della durata di circa 30 minuti per concorrente, la Commissione si è ritirata e alle ore 14:30 circa ha pubblicato i risultati definitivi che hanno visto il Dott.Managò prevalere con un punteggio (espresso in trentesimi) di 29,55 punti contro i 23,55 punti della Dott.ssa Scuderi che, sommati ai punteggi della prova scritta del 2008 e dei titoli (confermati in toto dal T.A.R.), hanno fatto si che il Maggiore Managò venisse riconfermato, in maniera ancora più ampia che nel 2008, al Comando della Polizia Locale. Da lunedì 29 Agosto, lo stesso sarà attivamente in servizio. Commento: “Ho accettato, mio malgrado, oltre un mese di ferie “forzate” che mi hanno provato molto, non consentendomi di operare durante la stagione estiva che richiedeva impegno e attenzione, ma i miei collaboratori, che mi sono stati sempre vicini, hanno comunque ben adempiuto a tutti i loro doveri garantendo al meglio il servizio. Ho accettato con serenità il giudizio del T.A.R., che è stato finanche troppo strumentalizzato e certamente non compreso dai molti che amano praticare più le piazze ed i bar che i libri di diritto, e ho preteso la riproposizione della prova orale senza perdere tempo e senza ulteriori appelli. Questi sono quei momenti nei quali ti accorgi dello spessore umano e morale di chi ti sta attorno e puoi trarre le tue valutazioni. Adesso che si pone la parola fine continuerò a fare il mio lavoro, certamente con più determinazione di prima, riprendendo le cose in sospeso che avevo accantonato. Meritano un ringraziamento particolare i miei legali, Avvocati Domenico e Paola Agresta che hanno seguito interamente la vicenda fino all’ultimo, restando accanto a me fino alla pubblicazione degli esiti dell’esame”.
“STOP” ALLE OCCUPAZIONI SELVAGGE DEI POSTI auto riservate ai diversamente abili, E’ OPERATIVA LA TECNOLOGIA “PARK TUTOR” E’ ormai partito dal 02 settembre il progetto avveniristico ed innovativo adottato dal Comune di Palmi grazie alla volontà dall’Assessore pro-tempore alla Polizia Locale Giuseppe Isola e del Comandante della Polizia Locale Magg.Francesco Managò. I dodici disabili residenti nel centro storico e beneficiari, in via iniziale e sperimentale, della tecnologia, nella giornata del 02 settembre si sono portati presso il Comando della Polizia Locale dove hanno trovato i tecnici specializzati della Park Busy che gli hanno assegnato i dispositivi atti a leggere l’impronta digitale e tenuto un breve corso. Finalmente si potrà porre la parola fine all’occupazione abusiva e incivile dei parcheggi riservati ai diversamente abili. Troppo spesso il problema della mobilità per i diversamente abili non è stato sufficientemente considerato e pertanto necessitava di iniziative concrete. Le aree di parcheggio destinate a “persone con ridotta capacità motoria” risultano essere, in molteplici casi, elemento di vitale importanza per la piena integrazione sociale del diversamente abile. Leggi e regolamenti prevedono facilitazioni ai diversamente abili per la circolazione e la sosta riconoscendo l’auto privata come “indispensabile ausilio protesico per le persone con limitate o impedite capacità motorie”. Nonostante le sanzioni ed i controlli, continuamente i posti riservati ai diversamente abili venivano occupati in modo improprio, creando disagi a chi ne ha diritto costretto ad attendere o girovagare alla ricerca di posteggi lontani. E’ per questo che il Comando di Polizia Locale ha sposato la tecnologia sperimentata dalla ditta Park Busy s.r.l. con sede a Genova. Tale tecnologia, della quale la società predetta è unica detentrice del brevetto e distributrice in Europa, ha consentito la creazione di una piattaforma che comprende il rilascio al diversamente abile di un dispositivo in grado di riconoscere l’impronta digitale ed autenticare l’avente diritto. Quando il diversamente abile parcheggia, attiverà, attraverso l’impronta digitale, il dispositivo, il quale dialogherà con la centrale operativa della Polizia Locale alla quale sarà inviato lo stato di corretta occupazione. Il dispositivo integra un sistema di comunicazione short-range per comunicare con una palina, al fine di garantire l’uso lecito e univoco del sistema; il tutto completato da una rete di sensori sull’area di parcheggio con costante monitoraggio ed un complesso software integrato che consentirà il monitoraggio continuo dello stato di occupazione del posto riservato e l’invio dell’allarme alla centrale operativa collocata nel Comando ogni qual volta sul posto del disabile parcheggerà un’auto non avente diritto; in tutti i casi di ricezione di un segnale di non corretta occupazione, la Polizia Locale invierà sul posto la pattuglia o l’agente per l’accertamento dell’eventuale violazione e la rimozione immediata del veicolo. Questa tecnologia, oltre a monitorare lo stato di occupazione, garantirà la prevenzione per l’occupazione impropria sia degli stalli per disabili non personalizzati sia di quelli riservati a uno specifico cittadino. In conclusione la tecnologia innovativa proposta e sperimentata garantirà, se applicata su ampia scala, la risoluzione del problema dell’occupazione dei posti per disabili, garantirà agli stessi utenti deboli di trovare il posto libero e ottimizzerà le possibilità di intervento della Polizia locale. E’ importante evidenziare che la città di Palmi è la quarta città in Italia dopo Milano, Torino e Roma ad adottare questa tecnologia innovativa. I costi del progetto, peraltro irrisori a fronte dei vantaggi, saranno interamente finanziati con i fondi dei proventi contravvenzionali. Per l’anno in corso, si è iniziata la sperimentazione nel centro storico, ove più difficoltosa risulta la gestione dei parcheggi riservati ai diversamente abili, realizzando nr.12 piattaforme “park tutor” autoalimentate con energie alternative ed ecologiche (pannelli fotovoltaici) corredate della centrale operativa installata presso il Comando. Nel giro di 2 anni si conta di portare i park tutor su tutto il territorio urbano.
7
www.madreterranews.it
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
Attualita’
Palmi
MadreTerra
Palmi&Dintorni
CASA DELLA CULTURA “LEONIDA REPACI”: CHE FARE? di Mario Idà el novembre del 1984, N in occasione della cerimonia ufficiale di intitolazione
della Casa della Cultura a Leonida Répaci, lo scrittore palmese tratteggiò, con la sua abituale passione civile, le finalità che la Casa avrebbe dovuto perseguire per diventare un polo culturale di grande respiro. Parve che le parole del Grande Vecchio costituissero per gli “addetti ai lavori” una sorta di farmaco rivitalizzante e che un capitolo nuovo si sarebbe finalmente aggiunto all’antico libro “Palmi, città di cultura”. Dopo i primi iniziali entusiasmi, poiché – come fatalisticamente diceva Domenico Zappone, l’uomo è portato a dimenticare per forza d’istinto ineluttabile – una cortina di silenzio è progressivamente calata sui grandi obiettivi tracciati da Répaci, sicchè la Casa della Cultura non ha assunto quella dimensione culturale auspicata dal nostro illustre concittadino. Le antiche promesse si sono dissolte nel nulla e, di contro, si sono ingigantiti i problemi legati al suo essere teoricamente un centro di produzione culturale. Anche sotto un’altro aspetto la struttura si presenta danneggiata in varie parti, a tal punto che ancor oggi la pinacoteca, il museo archeologico, la gipsoteca intitolata al Maestro Guerrisi e la sala dedicata al M°
Francesco Cilea sono inaccessibili ai visitatori, mentre i locali sotterranei, all’interno dei quali per molti anni è stata custodita una parte consistente del patrimonio librario, non sono stati risanati secondo le istruzioni impartite molti anni addietro da una commissione di tecnici, che effettuò un sopralluogo su richiesta dell’Assessorato alla Cultura, rilevando danni notevoli ai libri, molti dei quali di grande pregio perché risalenti al ‘500, ‘600 e ‘700. La biblioteca comunale, tra le più prestigiose della Calabria, non riesce ad aggiornare il patrimonio librario per mancanza di fondi. Per fortuna, in tempi recenti la maggior parte del patrimonio bibliotecario è stata rimossa dai seminterrati e sistemata nella torre libraria. Ma tale sistemazione non può essere quella definitiva, data la ristrettezza degli spazi utilizzabili e la mancanza di strutture idonee per una dignitosa consultazione. Si è più volte, in passato, affacciata l’ipotesi, su impulso delle varie Amministrazioni, di ampliare la Casa della Cultura, comprendendo l’area retrostante adibita a verde, nella quale è collocata la storica fontana dei delfini, che oggi si presenta alla vista in stato di abbandono. Purtroppo questa prospettiva di ampliamento non si è potuta realizzare per mancanza di risorse finanziarie. E’, quindi, necessario che l’Assessore Regionale alla Cultura si porti sul posto
per rendersi conto di questa inderogabile esigenza. Anche perché la disponibilità di nuovi locali consentirebbe una più idonea esposizione dei reperti dell’Antiquarium comunale. E’ evidente che da questa situazione di immobilismo non si esce continuando a fingere che il problema “Casa della Cultura” non esista, ovvero illudendosi che lo si possa risolvere a parole o con interventi di carattere precario. Gli atteggiamenti tipici dello struzzo rischiano di incancrenire questa condizione di paralisi. E’ giunto, quindi, il tempo - per gli uomini di buona volontà - di reagire a questa situazione, che non si può non definire allarmante. La Casa della Cultura, ridotta a una cattedrale nel deserto, deve rinascere - come la mitica fenice - dalle sue ceneri. Qui non entrano in gioco i personalismi della “politica-politicante”. Qui si tratta di una struttura che – nonostante i buoni propositi dell’Assessorato alla Cultura e del suo Capo Settore, dott.ssa Garipoli, necessita urgentemente di essere messa in piena sicurezza, soprattutto al fine di renderla fruibile ai visitatori. Altrimenti, si corre il rischio concreto di disperdere un patrimonio di assoluto valore artistico-culturale. A questo punto, sgranare il triste rosario delle lamentazioni non serve a nulla. Ciò che occorre è passare, senza ulteriore indugio, all’azione pronta e decisa per superare le
difficoltà oggettivamente rappresentate. Dinanzi a questo scenario inquietante è giunto il tempo di mettersi al lavoro, discutendo e confrontando le posizioni senza preclusioni concettuali. Forse il tempo perduto non sarà passato invano. Per la Casa della Cultura occorre, quindi, progettare un piano che sia in grado di schiudere più vasti orizzonti. Ma, se anche questa impostazione di lavoro dovesse malinconicamente fallire, è certo che – per un amaro destino - le residue speranze di rinascita culturale della nostra “madre terra” rimarrebbero seriamente compromesse. Un’ultima considerazione a proposito dell’atto notarile con il quale Répaci donò al Comune di Palmi la sua villa in località Pietrosa per destinarla a centro di attività culturali. Da tempo la villa ospita la sede di un Osservatorio dell’Ambiente che, per quanto utile possa essere, non risponde ai fini dell’atto di liberalità. A questo punto appare opportuno citare questi versi di Edgar Lee Masters tratti da “Antologia di Spoon River”: “E noi, noi le memorie, restiamo qui sole e sgomente, gli occhi chiusi per la stanchezza del pianto”. Si rifletta seriamente su queste parole e se ne tragga motivo perché questo luogo così importante venga restituito alla vitalità culturale che Répaci e la sua diletta compagna Albertina avevano conferito con la loro presenza.
8
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
Attualita’
www.madreterranews.it
MADRETERRA
Palmi
Palmi & Dintorni
“Al Signor Preside dell’Istituto Magistrale “Corrado Alvaro” di Palmi. La sottoscritta Galasso Carmela desidera fare atto di donazione dei sottoelencati libri e riviste alla Bibblioteca dell’Ist. Magistrale “Corrado Alvaro” di Palmi. Vibo Valentia, 14-7-2011 L.Volpicelli: La pedagogia vol 14 Badaloni-Bertoni: Storia della Pedagogia vol 13 Utet: Monografie storiche vol 05 .....
.
Questo è l’inizio della missiva con la quale la Dott. Galasso elenca e dona 148 volumi della sua bibblioteca e 103 fascicoli della rivista “Calabria mediterranea” all’Istituto diretto dal Prof. Francesco Bagalà. Il dirigente esprime gratitudine e sottolinea la speranza che le opere donate possano contribuire ad una formazione scolastica adeguata alla cultura che esse stesse esprimono.
La Dottoressa Galasso e il Dirigente Bagalà
La Comunità A-Venire. di Chiara Ortuso er Derridà, filosofo contemporaneo scomP parso recentemente, la scossa che fa vacillare la terra sotto i nostri piedi è quella
che investe il nostro senso di appartenenza. A questo terremoto esistenziale Nietzche diede il nome di nichilismo, Heidegger di spaesamento: “il non sentirsi più a casa propria nel mondo”. Il nichilismo contemporaneo sembra aver investito ogni idea di “comunità”. Niente sembra essere più all’ordine del giorno di un pensiero della comunità, ma è necessario un altro pensiero comunitario. Il tratto che accomuna, infatti, ogni discorso sulla comunità è la presa d’atto di non avere nulla di comune, ragion per cui la stessa comunità sarebbe impossibile. È necessario concepirla non più come “chiusura immanente” ma come apertura all’altro. Comunità sarebbe il nome di una pluralità di esistenze finite infinitamente esposte le une alle altre, comunità è “evento dell’altro”. Jacques Derridà La comunità A-venire è quella degli stranieri, degli estranei, ma non degli indifferenti perché è condivisione dell’alterità. Ma come è possibile essere insieme agli altri senza diventare UNO? Come non annichilirci gli uni sugli altri smarrendo i tratti essenziali che ci contraddistinguono come esseri unici? È questa la questione dello straniero a cui non possiamo fare domande che lo identifichino per non turbare troppo la sua estraneità. Prima di porgere quesiti dobbiamo prestare ascolto a ciò che egli ha da dirci. La comunità degli stranieri è quella degli ospiti. Ospitalità sarebbe il nome di una nuova politica non più chiusa e ostile, ma aperta e accogliente verso l’alterità umana.
REGISTRAZIONE AL TRIB. DI PALMI Nr. 1 / 2010 Anno II - Numero 21 - Settembre 2011 Direttore respons.: Francesco Massara Coordinatore: Paolo Ventrice Collaboratori di REDAZIONE di questo numero. Saverio Petitto Cettina Angì Nella Cannata
Walter Cricrì Salvatore De Francia Giuseppe Cricrì
Hanno collaborato per questo numero anche: Bruno Vadalà, Pasquale Frisina, Mimmo Zoccali. Editore: Associazione Culturale Madreterrra Sede Palmi - Via ss.18 km 485.30 P.I. 02604200804 Cod. Fisc. 91016680802 Mobile - Paolo Ventrice 335 6996255 e-mail: redazione@madreterranews.it Progetto Grafico: Saverio Petitto - Walter Cricrì - Paolo Ventrice Impaginazione grafica: Paolo Ventrice Progetto e cura sito web: S. De Francia - D. Galletta Stampa: AGM Calabria - Via Timpone Schifariello Zona P.I.P. II Traversa - 87012 Castrovillari (Cs)
Distribuzione gratuita fuori commercio ASSOCIAZIONE CULTURALE MADRETERRA La direzione non risponde del contenuto degli articoli firmati e declina ogni responsabilità per le opinioni dei singoli articolisti, degli intervistati e per le informazioni trasmesse da terzi. Il giornale si riserva di rifiutare qualsiasi inserzione. Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono. I diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati. Non è consentita la riproduzione, anche se parziale, di testi, documenti e fotografie senza autorizzazione. L’associazione si riserva il diritto di non pubblicare le inserzioni e le comunicazioni pubblicitarie degli inserzionisti che: 1. Siano contrarie agli interessi della asso. 2. Violino le disposizioni vigenti in materia di diritto d’autore 3. Contengano informazioni fuorvianti e scorrette 4. Non rispondano ai requisiti minimi di impaginazione professionale 5. Non siano pervenute nei termini concordati 6. Siano state fornite in modo incompleto In tutti i casi l’associazione non è responsabile per il contenuto di dette inserzioni e comunicazioni.
9
www.madreterranews.it
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
Attualita’
Palmi
MadreTerra
Palmi&Dintorni
ANTONIA BELLOMO
BENVENUTA A PALMI IL 24 AGOSTO SI E’ INSEDIATo IL COMMISSARIO PREFETTIZIO
D.: Lei sarà un Commissario di ordinaria amministrazione o pensa di fare qualcosa in più? R.: Anche su questo non posso dire molto, dipenderà anche dalla collaborazione che avrò dalla struttura burocratica, che al momento, come ho detto, a parole è molto collaborativa, è molto disponibile, però devo vedere sul campo. Devo dire che l’ organizzazione della macchina burocratica è un po’ complessa; poi manca il segretario comunale, che devo nominare, quello è un ruolo importante, fondamentale. Cercheremo con un po’ di buona volontà, di equilibrio, di affrontare i problemi, poi se si riuscirà a fare qualcosa in più meglio e, soprattutto se la cittadinanza lo gradirà. Un Commissario troppo efficiente toglie ad altri la possibilità di fare. D.: Quanto rimarrà? Perché c’ è un po’ di confusione R.: Anche qui, si c’è un po’ di confusione alimentata non so dire da chi e perché. La legge attualmente in vigore prevede che il turno elettorale ordinario sia dal 15 aprile al 15 giugno, in questo arco di tempo, viene fissata la data dal Ministro dell’ Interno. Io sento parlare da più parti di novembre e, sinceramente, non capisco in relazioni a quali notizie. Perché loro dicono, questo è in relazione al fatto che la finanziaria, la manovra ultima, prevede l’ election day, quindi l’ unificazione della data delle elezioni, ma perché novembre, se la legge prevede 15 aprile- 15 giugno? E nessuno che mi sa spiegare, comunque, le elezioni dovrebbero svolgersi in quest’ arco di tempo.
di Paolo Ventrice La Dott.ssa Antonia Bellomo, pugliese di nascita, si è insediata il 24 agosto scorso. Il VicePrefetto, dopo le vicissitudini politiche che hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale, è il Commissario Prefettizio in carica a Palazzo San Nicola. La sua permanenza, fino alle prossime elezioni comunali, garantirà il prosieguo dei lavori amministrativi.
INTERVISTA Domanda: Dottoressa, ha avuto modo di conoscere il nostro paese, Palmi? Risposta: Ho visto ancora poco, ho visitato il Lido di Palmi, la Marinella e, sono bellissimi. Non ho visto ancora il Monte Sant’ Elia; sono andata un po’ in giro per la città, ho visto le piazze, il corso; in villa sono andata di sera ma non ho visto il tramonto. Ho notato che la natura, qui a Palmi, è meravigliosa. D.: E’ la prima volta che viene a Palmi? R.: A Palmi, si è la prima volta. D.: Che impressione, ne ha tratto? R.: L’ impressione di una cittadina ridente, anche abbastanza pulita e discretamente ordinata e poi questa natura meravigliosa, che per ora ho visto andando al mare, ma mi dicono che pure il Monte Sant’ Elia è molto bello; anche la città è gradevole, ha delle piazze ampie, ha degli spazi fruibili dai cittadini e ripeto, la trovo anche abbastanza pulita rispetto a Reggio Calabria e Soverato, dove io sono stata. D.: Ha avuto modo di incontrare il Sindaco, i vecchi amministratori? R.: Si, ho incontrato il Sindaco, i vecchi amministratori il primo giorno; mi hanno raccontato quella che è stata la storia della loro amministrazione, soprattutto in questo anno ha sofferto di una crisi maggiore; nata come lista civica, poi ha provato a connotarsi politicamente ma, questo fatto non è andato bene, erano su posizioni diverse. Il Sindaco mi ha parlato di alcuni problemi, di alcuni progetti a cui teneva particolarmente. D.: In questi giorni si saranno, senz’ altro presentate moltissime persone,tutte con ottime intenzioni … R.: Si, ho incontrato un po’ di persone, un po’ di circoli politici, ma ancora non posso esprimere un giudizio, è ancora un po’ presto.
D.: Pensa che ci siano tempi medi, lunghi, per riprendere il lavoro interrotto nell’ultimo periodo? R.: Un atto fondamentale e che deve essere fatto, perchè è obbligatorio, per legge, è il bilancio, e quindi sul bilancio, stiamo lavorando in questi giorni e nella prossima settimana dovremmo cercare di adottare almeno lo schema di giunta; poi abbiamo un altro empasse, che è il collegio di revisori che era scaduto; e voi sapete che la normativa prevede che la prorogatio abbiano una durata limitata. I tempi necessari di una pubblica amministrazione per fare gli atti, dando conto ai cittadini, deve parlare con atti che devono essere pubblici, su cui i cittadini devono poter valutare, giudicare, essere consapevoli. D.: I grandi progetti, come ad esempio, l’ ospedale, verranno tutelati? R.: Ecco, nel caso dell’ ospedale, la tutela la facciamo; l’ impegno per l’ ospedale c’è, io manterrò i contatti con la Regione, la Provincia, per poter garantire che l’ iniziativa possa decollare; anche se poco dipende dal Comune, molto, invece da altri organi politici. D.: Per concludere, vuole dire qualcosa ai cittadini? R.: Spero di essere ben accettata, chiedo scusa ai cittadini se la mia presenza potrà creare qualche disagio, però credo che questi disagi saranno funzionali alla necessità di rendere tutto ciò che avviene nel Comune, trasparente, aperto alla cittadinanza; naturalmente sono anche aperta al confronto, ad accettare suggerimenti, consigli, indicazioni perché l’ handicap del Commissario è proprio questo, in particolar modo il Commissario che non conosce niente di questa realtà; io devo imparare, devo conoscere, devo capire, ed ho bisogno di un po’ di tempo, per fare delle scelte ponderate che siano nell’ interesse della cittadinanza. - 1982 assegnata alla Prefettura di Ancona; - 1984 trasferita alla Prefettura di Chieti; - dal 1986 presso la Prefettura di Bari, dova ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui i più rilevanti: Capo di Gabinetto (1997-2001, Dirigenta Area Sicurezza economica e Coordinatore NOSE (2001-2003), Dirigente Area Enti locali - Elettorale (2003-2006), Dirigente Area Ordine Pubblico (2006-2009). Dal 30/09/2009 Vicario del Prefetto. Incarichi esterni: - Sub commissario per l’istruenda Provincia BAT; - Commissario prefettizio e straordinario presso numerosi comuni ed Enti locali. - Presidente commissione elettorale circondariale Bari; - Componente diverse commissioni collaudo tecnico amministrativo; Docente corso formazione per personale Provincia Bari. Estratto dal Curriculum Vitae della Dott.ssa Bellomo
www.prefettura.it/FILES/.../BELLOMO_Antonia_Viceprefetto_Vicario.pdf
10
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
www.madreterranews.it
Palmi&Dintorni
speciale
Apriti mondo nuovo! ...raccogli il vento delle nostre parolE! di Nella Cannata
I Blue cat blues in concerto vremo da costruire una storia, interattivamente dietro al palco. A Fra disegni, poesie, fotografie, ognuno di Voi, ognuno di Noi dovrà inserire un particolare, un frammento, un’ esperienza o un giudi“
I Lost In Noise
L’angolo dedicato ai “panni stesi”
zio rispetto ad un’aspra lotta che è in campo nel nostro mondo: lotte di povertà, di danaro, di disinteresse, di follia. Il tutto per approdare ad un finale aperto, che ognuno di noi dovrà inserire sul lenzuolo bianco che dopo il concerto dovrà essere pieno di noi e delle nostre scritte. A voi le biro..!” Con queste parole che incitano al dinamismo, alla voglia di modificare la nostra realtà per andare a proporre un mondo nuovo, aperto e positivo, il 23 agosto si è dato l’avvio alla terza manifestazione del progetto che ha interessato i giovani adolescenti di Palmi: “La città è dei ragazzi”. Dopo la serata di sport a Piazza 1° Maggio, dopo quella di musica alle scalinate di via Toselli è stata la volta di “Musica insieme-Il Mondo nuovo” a piazza Amendola. La nostra splendida piazza che ospita da generazioni i bambini ei giovani palmesi, per l’occasione, è stata rallegrata da simpatici stendardi che, a mo’ di insoliti “panni stesi” hanno dato voce al pensiero e alle idee dei nostri ragazzi. Slogan per abbattere le differenze sociali, per cercare risposte e nascondere le paure. Durante la calda notte estiva, l’intero gruppo musicale dello Students Jammin Festival, collaborando con l’Associazione Prometeus, ha proposto una jam session nella quale alcuni giovani di Palmi e del circondario hanno eseguito, con grande abilità e forte capacità comunicativa, interessanti brani musicali. Si sono esibiti nuovi artisti del rock e del blues che hanno catalizzato l’attenzione degli spettatori, riuscendo a creare un’occasione gioiosa per stare insieme e partecipare ad un progetto di interesse comune. I presenti hanno assistito con entusiasmo e allegria, manifestando di apprezzare i ritmi e la performance degli artisti. La serata si è conclusa con i Blue cat blues, una band di Potenza che i nostri ragazzi hanno fortemente voluto ospitare dopo averli apprezzati, di recente, al festival del blues di Polistena. A corollario del programma musicale è stata organizzata una mostra fotografica e grafica di alcuni tra i giovani talenti emergenti in questo campo artistico nel nostro paese. Gli astanti hanno potuto, così, ammirare alcune tra le opere più incisive della produzione artistica di Sara Canonico, Eleonora Grasso, Linda Guerrisi, Domenico Romeo, Emanuela Seminara, Tiziana Surace. Si è trattato di flash su temi e contesti diversi, che hanno messo in risalto la personalità e la verve comunicativa dei partecipanti, in un carosello di immagini e rappresentazioni che evocavano scenari concettuali e simbolici, naturali e figurativi. E’ stato bello vedere tanto fermento, allegria e condivisione… E’ stato interessante conoscere da vicino la realtà di questa nuova generazione. Forse facendo così, un passo dopo l’altro, gli uni verso gli altri, sarà possibile comprendersi di più e lavorare insieme per costruire… Un mondo nuovo!
selezione di scatti dalla mostra fotografica
Dario Costantino Linda Guerrisi
Tiziana Surace
Sara Canonico
Il pubblico de “La città è dei ragazzi”
Eleonora Grasso
Emanuela Seminara
Gli Ashtray
Riff and Groove (Riccardo e Silvia La Malfa)
Domenico Romeo
12
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
Attualita’
www.madreterranews.it
Palmi
GIORNATE MONDIALI DELLA GIOVENTU’ “Non abbiate paura del mondo, né del futuro” “Esta es la juventud del Papa”
di Cettina Angì
el 1985 la prima Giornata mondiale della gioventù del Papa beato, Karol Wojtyla; nei giorni scorsi a Madrid, quella di Benedetto N XVI. Agli inizi, l’ idea di un raduno planetario, zainetti, sacchi a pelo, amicizia, ha fatto nascere qualche perplessità anche negli ambienti della Chiesa stessa, proprio in virtù dei segni spirituali che tali festival cattolici avrebbero lasciato nell’ anima dei giovani. Ma i
numeri dei partecipanti all’ evento, hanno dato ragione al Papa polacco, tanto da essere considerato uno dei più grandi successi del suo pontificato. La ripresa di un dialogo interrotto fra la Chiesa ed i giovani ha convinto e coinvolto, negli anni a seguire, oceani di ragazzi provenienti da tutto il mondo: Manila, Parigi, Roma. Poi l’arrivo del Papa teologo, Joseph Ratzinger, che si pensava avrebbe chiuso l’ esperienza delle Gmg, il quale, invece non solo non ha disperso ciò che Giovanni Paolo II aveva creato ma anzi, ha confermato quella programmata nel 2005 a Colonia, poi nel 2008 quella di Sidney, sempre con una partecipazione ed affluenza di giovani, di Papaboys e Papagirls, assolutamente straordinari. Ma ha dato a queste Giornate un’ impronta personale, cambiando l’impostazione di molte cose. Egli disse che le kermesse cattoliche” non dovevano essere più una specie di festival rock, ed il Papa la star; egli è solamente il Vicario ”. Nell’ era di Wojtyla la veglia era un crescendo di inni, cori e canti che si concludevano con l’ arrivo del Papa e l’ ascolto del suo discorso. Con Benedetto XVI, il momento finale della veglia, si trasforma in gesto di assoluto silenzio, preghiera e raccoglimento: l’ adorazione, in ginocchio, dell’ ostia consacrata. Ma l’altra novità di Madrid, avvenuta per la prima volta ad un Gmg, è stata la confessione personale del Papa ad un gruppetto di giovani. Adorazione eucaristica e confessione. Madrid è stato il momento ideale per capire in che misura la via sobria indicata da Benedetto XVI potrebbe avere più successo di quella carismatica e mediatica percorsa da Giovanni Paolo II. Prossimo appuntamento Rio de Janeiro nel 2013.
Alla G.M.G. 2011 Palmi c’era di Angelo Palumbo
al 16 al 21 agosto 2011 si D è tenuta a Madrid la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù
(G.M.G.). Palmi c’era! Io sono partito con il gruppo di azione cattolica della parrocchia di Maria SS. del Soccorso. Il nostro gruppo era formato da 40 giovani tra cui gli animatori e il parroco don Emanuele Leuzzi. Ci siamo uniti alle altre associazioni e gruppi parrocchiali della diocesi di Oppido-Palmi; eravamo 300 giovani in 6 pullman. Il viaggio è stato faticoso perché abbiamo raggiunto Barcellona in nave da Civitavecchia e quindi Madrid in pullman, viaggiando tutta la notte. A Madrid, la prima notte, siamo stati ospitati in una palestra perciò abbiamo dormito per terra nel sacco a pelo. La mattina seguente ci siamo spostati ai Cuatro Vientos un aeroporto militare dismesso che era stato destinato per celebrare questo evento. Sotto un sole cocente abbiamo aspettato l’arrivo di Papa Benedetto XVI. C’erano tanti giovani di tutto il mondo: vietnamiti, inglesi, francesi, spagnoli, italiani, cinesi, americani ecc. Quando è arrivato il Papa l’emozione è stata fortissima, sentire tutti quei giovani così diversi ma che con un’unica lingua lo acclamavano è stato molto bello. Sicuramente la G.M.G. è stata un’esperienza unica di fede e di Chiesa. La notte della veglia siamo stati coraggiosi e forti dormendo nel sacco a pelo tutto bagnato dalla pioggia che c’era
stata, la temperatura è scesa di molti gradi, faceva molto freddo, ci siamo coperti perfino con dei cartoni. Ma è stata un’esperienza straordinaria che rimarrà impressa nella mia vita: la Chiesa è veramente Una e quei due milioni di giovani stretti intorno al proprio pastore l’hanno dimostrato. Ci siamo sentiti veramente “figli della Chiesa”. Inoltre questi momenti particolari incoraggiano tutti, noi giovani, i nostri genitori, i nostri sacerdoti, perché c’è la consapevolezza che ancora oggi esiste una gran parte di giovani che crede ancora nei veri valori come l’amicizia e l’amore, che crea gruppi di aggregazione, che organizza quelle piccole o grandi cose che accendono la speranza per un futuro migliore. Anche a Palmi queste realtà esistono: nelle varie parrocchie ci sono gruppi di giovani guidati dai parroci, dagli animatori, dai catechisti, che vogliono crescere puliti e sereni rinunciando a tutte quelle scelte facili, comode ma pericolose che oggi il mondo propone. L’ultima tappa del nostro viaggio è stata Lourdes, luogo di pace e di preghiera. Anche questa meravigliosa esperienza ci ha riempito il cuore di grazia. Davanti alla grotta abbiamo affidato alla Madonna la vita di noi giovani e la nostra città. Quindi “Duc in altum”, prendiamo il largo e sentiamoci tutti uniti dall’unica fede.
www.madreterranews.it
13
Attualita’
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
Palmi
MadreTerra
Palmi&Dintorni
ROTARACT CLUB PALMI NEW YEARS Un altro anno sociale è iniziato per il Rotaract Club Palmi vedendo l’avvicendarsi alle redini del club Manuela Borgese che succede ad Antonio Scarfone. Il passaggio delle consegne è avvenuto il 4 agosto ed ha visto la presenza di molti rotaractiani da tutto il distretto 2100. Il presidente uscente ha ringraziato tutto il club per il sostegno e l’impegno che ha visto da parte dei soci ed ha augurato un anno ricco di soddisfazioni e successi alla neopresidente Manuela Borgese, la quale ha prospettato un nuovo anno ricco di eventi e impegno. Primo fra tutti è stato l’aperirotaract tenutosi presso l’Araba Fenice di Palmi che aveva come fine la raccolta fondi da destinare al nuovo progetto dell’Associazione Prometeus di Palmi, al cui Presidente Dott. Saverio Petitto, alla fine della serata, è stato donato il ricavato. Il dottor Petitto si è detto felice per la collaborazione ricevuta da Rotaract Club di Palmi, associazione che come Prometeus cerca di valorizzare il territorio e di sensibilizzare la comunità. I prossimi eventi per l’RTC Palmi saranno collegati ai progetti distrettuali dell’associazione. Il Presidente Borgese promette tante sorprese come l’Oktoberfest, e assicura che l’impegno del suo club sarà continuo ed effettivo.
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
14
www.madreterranews.it
CULTURA E FOLKLORE
L’antica fontana della Marinella
Immagine della Marinella con vista della Motta di Giuseppe Mazzù l nostro viaggio alla ricerca I delle sorgenti e delle fontane antiche di Palmi si è svolto
lungo un itinerario che potrebbe ben definirsi la madre di tutte le sorgenti Palmesi, quel vallone Sambiceli che, partendo dalla contrada Vitica sul fianco nord del Sant’Elìa, attraversa l’antica Piazza Canali e sfocia alla Marinella, facendo nei secoli da volano per lo sviluppo non solo urbano ma anche industriale della città. Ai suoi lati fino ai primi del novecento erano localizzate le più importanti attività sia cittadine (mercato, macello, pescheria, vasche per la lavorazione del pescestocco e vasche per il lavatoio pubblico, la fontana dei Canali e la fonte Murarella), le attività industriali che sfruttavano la risorsa idrica come i mulini e la conceria; specialmente nella parte bassa, verso il mare, la forte pendenza favorì l’installazione di mulini e frantoi. Infatti l’acqua del vallone Sambiceli (meglio conosciuto come “u vaddhuni”) non finiva a Piazza Canali dove il percorso venne coperto già nell’800. Da lì la pendenza si accentuava ulteriormente e, attraverso le contrade Murgià e Acqualivi,
sfociava, dopo un grande salto, nell’insenatura della Marinella. E con la Marinella si chiude questo nostro viaggio. Questo luogo ha assunto un valore simbolico importante per la storia di Palmi, soprattutto per i cittadini, poiché proprio qui i palmesi delle generazioni passate, fino a metà del secolo scorso, hanno ricevuto il “battesimo del mare” tuffandosi dallo scoglio della “Cacina” tanto che la spiaggetta è rimasta nella memoria collettiva non solo l’insenatura più bella della Costa Viola, ma soprattutto, come un luogo magico dove le sorgenti, gli scogli emergenti e quelli sommersi, hanno tutti un nome al quale sono rimasti ancorati i ricordi dell’infanzia. Per una singolare coincidenza, che conferma una continuità con il passato, a tornare alla Marinella mi ha spinto l’esortazione accattivante di mio nipote Giuseppe che mi invitata ad andare a vederlo nuotare, perché, nel giro di una settimana, proprio alla Marinella ha avuto il battesimo del mare immergendosi accanto ad aguglie, stelle marine, polipi, triglie e “monaceddhi” che ha scoperto per la prima volta. Così sono arrivato alla foce del vallone Sambiceli tra le case della Marinella.
E qui mi sono tornati in mente i versi in dialetto di un innamorato della Marinella di altri tempi, il prof. Rocco Pugliese, insegnante di francese per generazioni di giovani, “Baffone” per i suoi alunni e “Saracinu” per i palmesi quando al sole della Marinella diventava col viso nero come un tizzone. “Mi veni o spissu a menti ddha Marina aundi li passai li mei iornati: l’Arcuraci, u Pugnali, la Cacina, li grutti scuri e gruttura perciati. Li tri scogghjazzi, a petra i scarricali, u vaddhuni, i ddù canimarini, ddhacqua chi ndi sanava tutti i mali, pittari e ficadindia cu li spini. Li fica sapuriti cchjù d’u meli, lu rizzagghju di Paulu i Colina, li iolli di li Pruppi e di Rafaeli, Vrigorittu chi porta na murina. ... La funtaneddha nta la casa mia aundi iva mi mbivi lu bagnanti, la varca i Tabaneddha chi currìa alilonghi, piscispati ed argananti. Ddha straticeddha fatta a serpentina, l’accurtaturi ammenzu a li ficari, li traìni chi venìanu ogni matina, carrichi d’oppitisi e milojari.....”
In pochi versi ecco l’immagine piena di vita di un luogo, a quei tempi, a misura d’uomo, dove a fare i bagni arrivavano su carri e carrozze anche dai paesi della Piana. Una immagine che richiama l’arrivo alla Marinella dall’abate Pacichelli, descritto nel diario del suo viaggio, sul finire del 1693: “Scendemmo dopo 30 miglia ad hora di Vespro alla marina di Palmi, Terra del Principe di Cariati Spinelli, non lontana ove già Metauria, da Gioia. Qui, soddisfatto il transito a quattro carlini per testa, godemmo della Caccia ò Pesca, degli Spadi, guardati, ò scoverti con voce greca volgare da un’eminenza, ove per due miglia di rocca sovra il dorso di un asinello salimmo, stando pronte due feluche per la stessa caccia. Colà, fra’ gelsi, gli olivi ed altri alberi fruttiferi, e hortaglie divien vaga Palmi, con la piazza in quadro perfetto, colma di botteghe, col Teatro per le Comedie. Vi si celebran Fiere, Mercati, e nella Domenica fra’ l’Ottava, con industria singolar degli Artisti, sontuosa festa della Madonna della Lettera…” L’annotazione dell’abate Pacichelli ci mostra una Mari-
15
www.madreterranews.it
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
CULTURA E FOLKLORE nella ricca di vita, con attività importanti come la pesca del pesce spada ma dove, particolare sorprendente, c’è un servizio a pagamento per raggiungere “a dorso di asinello” la città, dietro il pagamento di 4 carlini “a testa”. Puntualizzazione che forse sta ad indicare l’esistenza di un vero e proprio servizio stabile di collegamento per coloro che vi sbarcavano. Non troviamo, invece, riferimenti agli aspetti che a noi interessano di più, legati alle attività economiche ed industriali dallo sfruttamento delle acque che scorrono nel vallone Sambiceli. Per confermare l’esistenza di mulini e frantoi rimangono però significative testimonianze di archeologia industriale. Ci riferiamo a quanto resta ancora attorno all’agglomerato di Aqualive, posto a cavallo proprio del vallone ai lati dell’antica strada che portava alla Marinella, sia attraverso la “Croce dei morti” e il rione Parmara, sia attraverso l’altro percorso più breve delle scalinate della Cittadella. Tra le testimonianze ancora esistenti vi sono almeno due frantoi e la “saitta” (la torre di caduta dell’acqua) che azionava la macina del mulino proprio a ridosso della Marinella. Poi per ricostruirne le testimonianze bisogna fare ricorso ai documenti dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria e della sezione di Palmi. Anche in questo caso dobbiamo alla disponibilità del personale che ci ha guidati, grazie alle innovazioni apportate dalla direttrice Mirella Marra che ha avviato, in questi ultimi anni, una vera e propria rivoluzione portando fuori, con
mostre pubbliche e progetti nelle scuole, i documenti dell’attività economica e sociale del territorio dell’intera provincia, facendo toccare con mano ai bambini delle elementari e agli studenti di medie e superiori, la ricchezza di dati che le carte “dimenticate” contenevano, restituendo storia e radici ai comuni grandi e piccoli della Piana. E così, facendo ancora una volta ricorso all’aiuto della dottoressa Angela Pirrottina e delle sue colleghe, abbiamo avuto la conferma come nell’ottocento, sul percorso del vallone, vi erano almeno 4 mulini, uno alla Murarella, uno ad Acqualivi e due più a valle) con i relativi nomi dei proprietari o con i nomi dei gestori. E ciò grazie ai processi messi in moto dalla “iniqua “ tassa sul macinato poiché, con lettera del 12/1/1868, il sindaco Casimiro Coscinà forniva al Prefetto i nominativi degli esercenti e proprietari dei mulini, tutti con una sola macina, che avevano ritirato la patente. Fino ad oggi sui mulini di Palmi, lungo il vallone Sambiceli, era stato detto poco o nulla, mentre gli edifici in rovina, sopravvissuti ai terremoti, piano piano si avviano ad essere cancellati definitivamente. Eppure sugli edifici esistenti nella rada della Marinella vi sono anche immagini antiche, come quella ormai celebre dello sbarco dei Mille; immagini che mostrano l’esistenza di edifici anche di grande dimensioni, giustificati solo dalla presenza di una intensa attività di natura economica legata al commercio marittimo ed alla pesca. Ma se tali erano le presenze architettoniche, anche dal punto di vista
del rifornimento idrico degli abitanti, vi doveva essere un sistema ben collaudato. Alla Marinella permane il ricordo di fontanelle e di sorgenti, a ridosso della spiaggia se ne conservano almeno due, quando ormai la comunità di pescatori si è dispersa e la presenza umana è ridotta a poche unità, che solo nel periodo estivo si incrementano con l’arrivo dei bagnanti che hanno sempre frequentato questo luogo dove scogli e ciottoli contribuiscono a creare una suggestione senza eguali. Ma a farmi riscoprire la sorgente e la fonte veramente antica della Marinella è stato l’architetto Saverio Saffioti, lui che la Marinella ce l’ha nell’anima, essendo cresciuto tra quegli scogli che conosce ad uno ad uno, che sta cercando, con enormi sacrifici, di ricostruirne le antiche “armacie” a secco. Proprio tra quelle terrazze, una volta coltivate a vigna, seminascosta dalla vegetazione, mi ha mostrato il piccolo gioiello di una fontana in granito, munita di una antica cisterna in mattoni che raccoglieva, e in parte ancora raccoglie, l’acqua di una sorgente che nel tempo, si è in buona parte inaridita. La meraviglia è che, grazie ad una vera e propria mimetizzazione naturale, la fontana si è nascosta alla vista della gente, riuscendo così a mantenere integra tutta la sua struttura che, con la patina del tempo, ha assunto un aspetto particolarmente attraente. Non sappiamo a quando la fontana possa risalire, lo stesso architetto Saffioti, che ci ha guidato anche in una suggestiva passeggiata tra quel che rimane
MadreTerra
Palmi&Dintorni
dell’architettura della Palmi antica, non ci ha potuto fornire che indizi e ipotesi sulla sua datazione. Contemporaneamente, però, ci ha fatto notare come a breve distanza, su un altro angolo del terrazzamento, la presenza di mura antiche con un intonaco conservano tracce incise tra le quali spicca quella di una serie di numeri che potrebbe indicare la data del 1771. Quindi anche la fontana potrebbe risalire al 1700, coerente con il sito richiamando per certi versi anche le caratteristiche della fontana in granito del borgo di Acqualivi. Il luogo, però, si presta non solo all’accostamento alle incisioni dell’intonaco con tracce di datazione, ma anche alla struttura superstite del mulino, che probabilmente era quello appartenuto al principe di Cariati Spinelli, la cui parte principale è oggi ormai interamente perduta. Si chiude così, accanto a questa fontana, oggi muta, il nostro viaggio lungo il vallone ormai secco, lungo il quale per millenni un piccolo corso d’acqua e le sue sorgenti sono servite sia a dissetare le popolazioni che si sono insediate ai lati, sia ad alimentare, come forza motrice, le industrie e le attività economiche che hanno contribuito alla nascita di Palmi, legandone la vita, per molto tempo, a quella Marinella che, ancora oggi, continua ad affascinare chi si immerge in quel mare, convinto di trovarsi in uno degli ultimi angoli incontaminati del Mediterraneo.
La Saitta (foto sopra) e la fontanella (foto sotto)
Foce Sambiceli
Hotel Ristorante Sala matrimoni Palmi, tel. 0966 479753
18
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
www.madreterranews.it
CULTURA E FOLKLORE
MATA, GRIFONE & C. di Francesco Lovecchio
i sta assistendo negli ultimi S tempi ad una inarrestabile proliferazione di Giganti di tutte
le fogge e dimensioni che vengono fatti esibire nelle strade e nelle piazze in ogni occasione che si presenta. Anche se sono sempre la gioia soprattutto dei bambini, i due colossi di cartapesta sono destinati inevitabilmente a far perdere quell’attrazione che intere generazioni hanno provato, se non si introducono delle regole per impedire che chiunque possa decidere di farli ballare senza dover dare conto a nessuno. La questione è diventata alquanto inquietante, perché a disporre l’uscita dei Tamburinari per accompagnare col loro frastuono Mata, Grifone il Cavalluccio e il Palio, sono persone che rivestono importanti ruoli istituzionali. Ormai non esiste nessun limite per sbalordire la gente e nessuno si preoccupa se il sacro viene mischiato col profano, come nel recente episodio avvenuto a Palmi che ha visto precedere i Giganti dallo stendardo con la Sacra Immagine di San Rocco anziché dal Palio. I Giganti sono stati svegliati dal loro letargo per andare a ballare davanti ad una piccola comitiva di pensionati in visita al Museo, addirittura il giorno del Corpus Domini; a conclusione di un torneo di calcetto; per allietare la festa di una associazione; per sfilare con le mascherine del Carnevale; per una passeggiata a cavallo assieme a Biancaneve e i Sette Nani e per una rimpatriata composta da 4 o 5 coppie. E’ anche vero, però, che chi scrive è stato uno dei primi a violare la tradizione che vuole che i Giganti vengano fatti uscire soltanto nelle festività patronali, in quanto li ha accompagnati per esibirsi nel 1987 a Torino e nel 1990 a Milano. Nelle due occasioni però, la trasgressione può essere giustificabile dato che è stata la Regione Calabria a pretendere che fossero i Giganti ed alcuni manufatti del Museo Etnografico a rappresentare la cultura e le tradizioni della Calabria. La nostra de-
legazione, composta dal presidente della Pro Loco Carmelo Sorace, dal Priore Francesco Managò e dai compianti Carmine Scidone e dall’indimenticabile Peppe Lipari, ha avuto l’onore di essere ricevuta e ringraziata nella sala consiliare della città piemontese dall’intera Giunta comunale. A Milano è stata persino accolta dal Primo cittadino Paolo Pillitteri invitato assieme ad altre Autorità da Giovanni De Nicola (allora Direttore delle dogane e oggi assessore ai trasporti della Provincia milanese), che ha voluto ringraziare personalmente il Sindaco Gaetano Baietta e l’assessore Enzo Tedesco. Anche il grande giornalista Oreste del Buono volle elogiare i Giganti di Palmi con un articolo pubblicato dal Corriere, dopo che aveva assistito alla loro esibizione avvenuta davanti al Duomo. Qualche anno prima c’era stata un’altra trasgressione sempre da parte dei Giganti di proprietà della Congrega dell’Immacolata e San Rocco, per aver fatto parte del famoso corteo storico di Foligno, mentre, nell’ultimo espatrio a Venezia organizzato da Tina Greco Fotia, hanno vivacizzato col loro caratteristico ballo il convegno nazionale della Fidapa affascinando migliaia di turisti. Altro che farli ballare per l’inaugurazione di una mostra! Nella speranza che conoscendoli meglio non subiscano ulteriori oltraggi, penso sia utile illustrare il loro significato estrapolandolo da un lavoro che ho pubblicato nel 1990 con l’Editrice Jason di Reggio Calabria dal titolo: “Palmi - I Giganti e la festa di San Rocco”. Oggi, i due colossi di cartapesta, rappresentano e ricordano allegoricamente la conquista della libertà del popolo calabrese dai predoni Saraceni e Turchi, che per secoli hanno devastato la regione apportando ovunque lutti e rovine. Il Gigante nero, chiamato Grifone, raffigura il truce Saraceno e, nelle sembianze di una bella e prosperosa popolana, Mata, la sua preda. Secondo la tradizione, in essi si configurerebbero invece i mitici fondatori di Messina Saturno Egizio e la moglie Rea o Cibele, tant’è, che a Saturno Egizio venne
I Giganti con Antonio Rubino col Cavalluccio
La storia dei Giganti
aggiunto il nome di Zancle (Falce), per aver fondato la città siciliana in una insenatura di mare a forma di falce. Per tale motivo la Città siciliana, prima ancora che le fosse imposto l’attuale nome dal conquistatore Messena, venne per molti secoli chiamata Zancle in onore del suo mitologico fondatore. Penso, però, che la più attendibile ipotesi sulla nascita dei Giganti è legata ad un fatto storico realmente accaduto nel 1190. In tale anno Riccardo I Re d’Inghilterra, più comunemente noto col nome di Riccardo Cuor di Leone, giunse a Messina da dove doveva muovere la Terza Crociata per liberare dai Saraceni il Santo Sepolcro in Terrasanta. Durante la permanenza in città il Monarca si accorse che i Messinesi erano privi della libertà perché ancora oppressi dai Greci Bizantini. Questi si erano impadroniti di tutte le cariche politiche, civili ed amministrative gestendo la giustizia a loro piacimento con provvedimenti impopolari emanati dalla fortezza di San Salvatore posta all’imbocco del porto. Il Re d’Inghilterra, non volendo usare la forza per soggiogarli, pensò di dimostrare la sua potenza facendo costruire sul colle di Roccaguelfania un imponente castello. Ancor prima che il maniero fosse ultimato il popolo lo adottò chiamandolo col nome di Matagriffon, coniando Mata da Macta (ammazza) e Griffon da Grifone (ladro). I Greci Bizantini dimostrarono di aver inteso il messaggio del Re abbandonando per sempre la città e restituendo così al popolo Messinese la tanto sospirata libertà. Per festeggiare l’evento storico e tramandarlo alle future generazioni, i cittadini decisero di portare nelle strade e nelle piazze il castello di Matagriffon costruito in cartapesta che nel tempo fu sdoppiato nel nome e nelle figure dei due mitici fondatori della città. In tal modo la colossale coppia divenne l’emblema della loro libertà e l’omaggio agli antichi fondatori. Al Gigante chiamato Grifone e alla “Gigantissa” Mata, rappresentati sopra due cavalli finemente addobbati, venne più tardi accostato un finto cammello che veniva bruciato nelle piazze al termine delle
feste di mezz’agosto, per simboleggiare la sconfitta dei Saraceni scacciati nel 1060 dalla città dal Conte Ruggero il Normanno. I Giganti, diventati così il loro simbolo di libertà, vennero ben presto adottati in molte città siciliane e da alcune della fascia costiera Tirrenica della Calabria che, come Messina, avevano profondamente subito le devastazioni Saracene e Turche. Mentre nel tempo scomparvero a Reggio Calabria e in altri centri, sopravvivono ancora oggi a Tropea, Ricadi, Spilinga, Dasà, Brognaturo, Cittanova, Seminara e Palmi. L’adozione dei Giganti a Palmi avvenne anche per ricordare lo storico evento dell’arrivo nella nostra Città del Conte Ruggero da dove partì l’armata Normanna per conquistare la Sicilia. Raunato adunque il Conte l’esercito di mille, e settecento tra Fanti, e Cavalieri, a Palmi inviossi, e per Mare, poscia in Reggio; dove riposato quindeci giorni, con ventisei Galee, e Brigantini, tragittossi in Messina. Ecco perché, per ricordare il Condottiero, durante la singolare ed avvincente Ballata dei Giganti da noi partecipa il finto cavallo, mentre in altri centri è presente il Cammello quale simbolo dei Saraceni. Il buffo animale, montato da un portatore che emerge con metà busto dal ventre, crea una mitica figura di novello centauro a due zampe. Durante il ballo il pittoresco destriero volteggia tra la coppia gigantesca fatta abilmente danzare da due abili portatori, cercando di allontanare il baldanzoso Grifone da Mata. A volte, scalpitando ed imbizzarrendosi, riesce a dividerli inserendosi tra di loro. Infine, visti inutili i tentativi di dissuadere il Gigante Nero dal conquistare Mata, si rassegna marciando contento davanti alla coppia felice e festosa. Il tutto avviene al ritmo cadenzato e frenetico scandito da una schiera di Tamburinari vestiti da Saraceni ed in un crescendo fragoroso, propiziatorio e liberatorio che penetra nell’intimo dello spettatore suscitando una sensazione di pace e di appagamento. Il caratteristico corteo viene preceduto dal Palio, che consiste in una lunga e pesante pertica di le-
1990 - I Giganti davanti al Duomo di Milano
19
www.madreterranews.it
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
CULTURA E FOLKLORE
MadreTerra
Palmi&Dintorni
La Ballata dei Giganti e la Girata del Palio gno sostenuta alla base da una sacca di pelle assicurata ai fianchi del portatore. L’asta termina in cima in un piccolo globo terrestre sormontato da una piccola croce e in un drappo di seta color rosso-cremisi con impresso lo stemma civico in un lato e nell’altro il monogramma (M) della Madonna incorniciato da 12 stelle. Il Palio viene fatto girare dal possente portatore nei crocevia delle principali vie, nelle piazze e davanti alle chiese, per invocare la protezione della Sacra Vergine sulla città e sul popolo. Il movimento rotatorio del Palio creato orizzontalmente a pochi centimetri dal suolo, fa assumere al drappo un movimento ondulato a simboleggiare la
carezza della mano della Madonna, tanto che, anticamente, sfiorava le teste dei bambini posti genuflessi per ricevere la benedizione. Sono un ricordo lontano l’abilità che aveva Peppe Ortuso di “girare” il Palio, oppure di Antonio Robino e del figlio Giuseppe le cui doti di destrezza, forza ed agilità sono oggi riposte in Vincenzo Cipri. E’ il caso anche di ricordare la figura di Totò Orvitini che ha lasciato l’eredità di far ballare Grifone ai figli Roberto e Rocco, con Francesco Buda che continua sorreggere sulle spalle Mata come aveva fatto per decenni il padre Salvatore. Nessuno potrà mai superare però il caratteristico incedere e le piroette
I Giganti di Messina
del Cavalluccio che montava fino a qualche anno fa l’inimitabile Carmine Tedesco, noto a tutti come Carmineddhu o Carminain. I Giganti di Palmi, con la loro caratteristica danza, sono il ricordo del passato storico della Città che durante il suo lungo e travagliato cammino ha avuto momenti tristi con lutti e rovine ed altri felici per la conquista di quella libertà e benessere che ha sempre inseguito ed anelato ardentemente. Più volte distrutta, ha saputo frenare le lacrime ed ha avuto sempre la forza di risorgere più bella e prosperosa di prima. Molte volte soggetta alle armi ed alla prepotenza straniera è riuscita altrettante vol-
te, col sacrificio di molti suoi figli, ad innalzare l’albero della libertà. Mata, Grifone, il Cavalluccio, il Palio ed i Tamburinari, sono un messaggio di pace, di amore e di coraggio innati nell’indole caratteriale dei Calabresi. La presenza dei Giganti in questa società che troppo presto si è dimenticata del passato (come nel vilipendio dello Stemma Civico che ancora continua), è forse per qualcuno solo una curiosità folklorica fuori del tempo. Non è fortunatamente così invece per la maggioranza dei Palmesi, che vedono in essi e nel loro ballo perpetuarsi e rivivere una parte della storia della Città.
Il Palio portato da Vincenzo Cipri e il Cavalluccio con Carmineddhu
20
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
CITOLENA
www.madreterranews.it
(urdipili) di Saverio Petitto
LA POLITICA AFFONDA... ARRIVA
21
MadreTerra
Palmi&Dintorni
(urdipili) di Saverio Petitto
A IL COMMISSARIO
Lettera di richiesta d’invalidità inoltrata da un operaio all’ente di previdenza.
L’infortunio di Cuncessu Agregio direttore, per quello che mi avete richiesto di raccontarvi i fatti di come mi è successo il mio incidente su lavoro, vi faccio sapere che quello giorno quando che o arrivato al cantiere, ho visto che ilvento aveva fatto volare dal tetto molti tegoli. E alora o messo sopra il tetto una trave con una carrucola e ossalito due casse pieni di tegoli. Quando o finito di riparari, mi ho accorto che sul tetto mi sono rimasti molti tegoli epperciò o usato una cassa è o fermato la corda sotto e ossalito per riempire la cassa di tegoli. Poi o sceso e o staccato la corda. Ma la cassa piena di tegoli era più pisante di me e alora prima che mene acorgo la cassa a cominciato a scendere alzandomi da terra. E alora o cercato di tenermi dalla corda, ma niente e a metà o sbattuto alla cassa che scendeva e mi ha sbattuto alla spalla sinistra. Intanto o arrivato all’ultimo e ho sbattuto la testa prima al muro dopo alla trave e alla cannaletta di landia che o rotta con la testa e mi ho scacciato la dita della mano nella carrucola. Quando o arrivato al tetto, la cassa allo stesso momento è arrivata atterra. Ma sbattendo nela terra tutto anna volta si a rotto il fondo che si è spundato e le tegoli anno scivolato fuori. E alora è successo che siccome la cassa aveva diventato leggiera e io più pisante o precipitato a velocità verso il terreno. Ma a metà strata ò incontrata la cassa che saliva e mià colpito alla cossia e al calcagno e quando o atterato le tegoli rotti che erano in terra mi hanno pezziato tutto. Dal dolore mi stava pigliando uno svenimento, però nel mentre la cassia è scesa di nuovo in terra e mi è accaduta sulla testa e mi anno portato allospedale. Così anno andato i fatti e ora aspetto subbito quanto mi aspetta che ciò tre figli alla scuola media.
Cu
i est
u cc i rr
Rocco Cadile
iè ic m d’a
rsu a sc
i! a gu di
ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI
CITOLENA
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI
www.madreterranews.it
22
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
www.madreterranews.it
CULTURA E FOLKLORE
Palmi e Seminara l’una contro l’altra armata tra 1634 e 1684 di Rocco Liberti urante l’ostinata rivalità, D che tra il 1634 ed il 1684 ha messo a duro confronto Pal-
mi e Seminara, si sono verificati alcuni tragici episodi che hanno visto i cittadini delle due comunità balzare in armi e difendere ognuno la propria patria. Intendiamo riferirci, in particolare, a due luttuose vicende legate al sacrificio di alcuni giovani seminaresi, i quali sono stati uccisi da palmesi e fuorusciti recatisi armati ed in folta schiera nella stessa Seminara per motivi non ben chiariti. Le varie sequenze sono state fedelmente registrate sul “liber mortuorum” dell’archivio parrocchiale di quest’ultima località. Era il 21 novembre 1667 quando è accaduto il primo funesto episodio. All’epoca palmesi e seminaresi si guardavano già da tempo in cagnesco. Esattamente dal lontano 1634, allorquando i primi, dopo reiterati tentativi, erano riusciti alla fine ad affrancarsi ed a trasformare il loro paese, da casale di Seminara, in una distinta unità amministrativa. Nel ‹35 Palmi, però, era già ricaduta nelle grinfie del potere baronale, mentre per Seminara l’evento avverrà pochissimi anni dopo, nel 1641. Nel 1667 signoreggiava la prima il noto marchese d’Arena, d. Andrea Concublet, mentre la seconda risultava dominata da un membro della famiglia Spinelli dei principi di Cariati, d. Scipione II. Causa del primo tragico fatto, ma anche di altro susseguente, è stata la mancata delimitazione dei feudi all’epoca della spartizione, per cui i due “padroni”, prendendo spunto da essa, ma pure appigliandosi ad altri pretesti, non tralasciavano occasione per danneggiarsi a vicenda e spingere gli uni contro gli altri i popoli loro sottoposti, i quali sin dal tempo della separazione avevano dato la stura a frequenti scaramucce. Nella prima occasione è stato barbaramente trucidato il venticinquenne Cesare de Francho, il quale era sindaco dei nobili di Seminara e, per i contrasti tra i suoi concittadini ed il marchese d’Arena a proposito dell’ex-casale, era stato costretto a rifugiarsi nella casa ove aveva sede il monte di pietà. Il parroco seminarese del tempo, d. Emanuele de Franco, zio del defunto, nell’apportare sul registro l’annotazione del decesso, ha avuto per lui parole di vivo elogio e lo ha definito indomito difensore della sua patria, per la quale desiderava un grandissimo destino e d’un ingegno superiore all’età. Un’altra bella pagina d’eroismo scritta dai seminaresi è quella dovuta ad altri due giovani, Giovanni Morabito (a.22) e Giuseppe Magnoli (a.24), i quali, con la loro crudele morte sopravvenuta il 2 novembre 1671, hanno dato maggiore lustro ai fasti gloriosi
Lapide a ricordo di una delle Torri del loro paese. In questo secondo episodio i due, paragonati dal parroco, che ne ha tessuto un panegirico ampolloso, ad Agesilao, Codro, Temistocle, ai fratelli Fileni ed a tanti altri eroi dell’antichità e chiamati giovani valorosissimi per ingegno, prudenza, virtù, costanza, magnanimità, carità ed affetti verso la Patria, sarebbero perìti in seguito ad un ingiusto ed inaspettato assedio posto a Seminara, nel luogo detto “La Torre di Spinelli”, da elementi di Palmi uniti a grande schiera di esuli. Il parroco del tempo, spinto da evidente corruccio verso gli assalitori, che erano riusciti a conquistare la stessa Torre ed a penetrare in città con armi proibite, li ha chiamati ladroni ed uomini di vita depravata, che da posti nascosti tendevano insidie ai seminaresi. Il medesimo ha annotato pure che i due giovani erano usciti dal tempio, al fine di rintuzzare l’improvviso attacco nemico, assieme ad altre 500 persone. A questo punto, però, sfortunatamente l’annotazione risulta monca per mancanza del foglio sul quale era stato scritto il resto della vicenda. Quel foglio, ch’è andato sicuramente smarrito, ci avrebbe illuminato parecchio sull’oscuro avvenimento. Quali i motivi veri e propri di queste cruente lotte intestine tra i due paesi? Il Fiore afferma ch’essi debbono ricercarsi nel fatto che i confini tra i due feudi non erano stati ben delimitati e così scrive: «La divisione del Territorio non bene avvertita da principio, è stata a questi nostri tempi un Seminario di grandissimi disturbi frà li due Signori de’ luoghi, Marchese d’Arena, e Duca di Seminara, ò vogliam dire Principe di Cariati, ed insieme ancora tra li due popoli di Palmi, e Seminara, quali sovente usciti sono a difendere il preteso loro, con l’arme in mano, e più d’una volta con sangue, é con stragge». Motivo abbastanza più eloquente è da vedersi anche nel fatto che il Concublet aveva introdotto a Palmi un mercato in contrapposizione a quello antico di Seminara e che lo stesso faceva avvicinare da suoi inviati al Pontevecchio i mercanti, che vi giungevano, per dirottarli con allettamenti vari nel suo feudo ed impoverire così l’economia se-
L’esercito di Carlo V accampato nei pressi di Seminara
minarese. Indubbiamente, dopo il distacco dal capoluogo, sia a Palmi che a Seminara erano rimasti degli strascichi dolorosi. Seminara recriminava più di tutte e non si consolava per la perdita del suo casale più importante e Palmi, affrancato da essa di recente ed in miglior posizione naturale, pretendeva di oscurare la più influente cittadina. Se poi aggiungiamo a queste considerazioni anche il fatto che entrambi i feudatari soffiassero sul fuoco per i loro propri interessi, allora abbiamo un quadro completo della situazione e possiamo agevolmente comprendere il perché di tante animosità tra i due centri già accomunati da un medesimo destino. Nonostante nella contesa che opponeva Palmi a Seminara si fosse cercato di mettere pace e gli arbitri appositamente nominati, d. Fabrizio Ruffo, priore di Bagnara e d. Giovan Battista Caracciolo, avessero promulgato nel 1668 un «Laudo”, risulta, come già s’è visto, che proprio
novembre 1658 è stato colpito in località Petrolo Bernardo Bellefaccia, mentre il 12 dello stesso mese è stata la volta di Giovanni Angelo Mastro Nicola (a. 55), che è caduto a «La Croce della Zina”. Successivamente, il 17 febbraio 1659 ha incontrato la morte Giuseppe Schimizzi (a. 25) ed il 24 luglio lo stesso capitava a Giacomo Pulieni (a. 27), ch’era stato assalito in contrada San Filareto. Tutte e quattro le vittime sono state raggiunte da pallottole sparate da una macchina bellica (tormenti Bellici igneo globulo percussus o tormenti manuarij). Dopo esserci preoccupati dei tragici fatti, cerchiamo di esaminare un po’ più da vicino le figure dei feudatari dei due paesi, che tanta parte hanno avuto in quelle fatali occasioni. Il più noto, senza alcun dubbio, è il marchese d’Arena. Il De Salvo, lo presenta quasi come il modello del vero principe, magnanimo, munifico e solerte del progresso dei suoi sottoposti. Altri, invece, lo dipinge come un prepotente. Con buona pace del De Salvo, è indubbio che l’Arena fosse un barone come tantissimi al suo tempo, spendereccio, amante di bagordi e angariatore dei suoi sudditi. Pare, anzi, ch’egli, unitamente ad un cappellano di Palmi, d. Francesco Catini, avesse svolto anche il ruolo del contrabandiere. La sua tragica fine ad opera di sicari del marchese di San Giorgio, d. Giacomo avvenuta Palmi e Seminara nel bassorilievo cinquecen- Milano, tesco dei resti del monumento a Carlo Spinelli, a Napoli nel 1675, conferma ad usura che ricorda l’entrata in Seminara ch’egli non fosse proprio uno stinco nel 1671, anno dell’ultimo dolo- di santo ed avesse molto brigato roso eccidio, gli animi si fossero per crearsi nemici potenti oppuvieppiù riscaldati, per cui si era re dato fastidio a più d’uno. Sciricominciato a litigare. Nel con- pione II Spinelli, l’altro autorevotesto dei fatti narrati s’inserisco- le litigante, non doveva essere no altre morti sospette, che se da meno dell’Arena e traeva il proprio le annotazioni dei parro- modo di comportarsi dai tempi, ci non ne rivelano espressamente che, forse, ammettevano rarala causa, fanno però intravvede- mente equi rapporti. - «I baroni re come quel periodo fosse par- - scriveva Gabriele Barrio - sono ticolarmente bellicoso. Infatti, dei mostri che calpestano la Cain varie riprese, nel 1658 e 1659, labria a guisa di lestrigoni camsono state uccise a colpi di fucile pani» e Dio sa quanto egli fosse quattro persone di Seminara. Il 3 nel vero.
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
24
www.madreterranews.it
il racconto del mese Cari lettori, sabato 27/08/2011 si è svolta a Reggio, all’Oasi Village di Pentimele, l’annuale premiazione del prestigioso premio “Rhegium Julii Inedito”: nella sezione narrativa, un racconto di Silvana Iaria (per i lettori di MadreTerra, Cassiopea) è stato selezionato e premiato come finalista, fra più di 400 opere partecipanti (e provenienti da tutta Italia). In qualità di finalista, dopo la premiazione, la lettura della motivazione e la fotografia ufficiale, l’autrice ha letto al numeroso pubblico presente un brano del suo racconto, dal titolo “La licenza elementare”. E’, certamente, una grande soddisfazione, e in parte un successo di cui essere orgogliosi, anche per MadreTerra, che ormai da tempo concede spazio ai suoi racconti! Il racconto è molto bello e coinvolgente: un velo di nostalgia avvolge la narrazione, veicolata dallo sguardo ingenuo della bambina che ne fu testimone, narrazione che ha sullo sfondo quella licenza elementare che, dopo esser stata per molte generazioni un traguardo fondamentale e l’ideale conclusione dell’età infantile, una recente riforma della scuola ha soppresso.
La Licenza Elementare uel mese di giugno del ‘59, così caldo e sereno, prometteva un’estate meravigliosa… si rivelò invece, per la mia famiglia, Q un’inaspettata tragedia! Per una serie di eventi traumatici, noi figli, solitamente così allegri e spensierati, quasi perdemmo la parola e ci ritrovammo adulti anzitempo, realizzando all’improvviso cosa fosse il dolore e il senso di colpa. Le scuole stavano per chiudere i battenti e di lì a poco avremmo ricevuto le pagelle o, come nel caso di mio fratello Lino, due anni più grande di me, si sarebbero sostenuti gli esami di licenza elementare. Tutto sembrava normale... in realtà le nubi si addensavano sopra la nostra testa. La mamma soffriva di tiroide e da qualche mese stava sempre peggio: qualche volta la vedevamo a letto, poi una zia le faceva le punture e lei sembrava migliorare, ma solo per qualche giorno, poiché i disturbi ricominciavano e improvvisamente stava peggio di prima... iniziava a ripetere di sentirsi “morire”. Il medico allora le consigliò, o meglio le impose, di recarsi a Roma per farsi operare. In quegli anni l’operazione di tiroide, sebbene già di routine, era ancora molto cruenta e piuttosto delicata; tutto dipendeva da quanto doveva essere asportato e soprattutto dal decorso post operatorio. Mamma aveva paura, non voleva andarci, diceva che se anche fosse tornata viva, avrebbe comunque avuto incisa per sempre come una collana intorno alla gola... ma i disturbi che accusava erano davvero tanti: sudorazione, tachicardia, spossatezza, senso di soffocamento... per cui alla fine si arrese, convinta da papà e incoraggiata dai parenti che abitavano a Roma. Partì con una zia alla volta dell’ospedale Sant’Eugenio, ma solo dopo averci fatto, com’è nella natura di ogni madre, decine di raccomandazioni. Allora avevo solo otto anni, mentre adesso sono io stessa un medico e penso con molta onestà che forse l’operazione di mamma si poteva evitare, curando la sua tiroide e contestualmente la sua menopausa precoce. Ma chissà, forse parlo così soltanto perché oggi sono disponibili farmaci molto più efficaci e mezzi d’indagine certamente più precisi. In ogni caso, era la prima volta che mamma a casa non c’era e noi non eravamo abituati alla sua assenza. Ci mancava la sua voce e il calore rassicurante del suo abbraccio. E poi, dov’era questo ospedale e questa Roma, di cui si parlava tanto? Ricordo che in quei giorni dissi a papà che la mamma a Roma non ci doveva andare... perché lì c’era sempre la guerra... tra Orazi e Curiazi, tra Mario e Silla... addirittura avevano ucciso anche Cesare, il loro capo! Doveva essere proprio una città da evitare! Tutto ciò l’avevo letto nel mio sussidiario di terza elementare... Papà sorrideva e mi diceva che prima o poi ci avrebbe portati a Roma, per vedere che non era più così e che invece Roma era la città più bella del mondo! Chi soffriva di più per l’assenza della mamma era mio fratello Lino che, avvicinandosi gli esami di Licenza Elementare, era diventato chiuso e intrattabile: a volte stava ore in camera di mamma a rovistare nei suoi cassetti, e si tranquillizzava soltanto addormentandosi sul cuscino di nostra madre. In famiglia avremmo dovuto capire che qualcosa non andava, ma non fummo in grado. Lui soltanto dopo molto tempo ci confidò che si sentiva solo e impaurito, temeva che la mamma non tornasse più, ma non aveva il coraggio di parlarne con nessuno perché lui era un maschio e i maschi devono essere sempre forti! Vennero i giorni degli esami: la mattina del primo esame scritto mio fratello si alzò, si vestì, uscì regolarmente di casa... ma non andò a scuola, e così fece anche nei giorni successivi... Il terzo giorno il maestro raggiunse mio padre sul luogo di lavoro e, chiedendo notizie dell’assenza ingiustificata di mio fratello, gli comunicò con evidente dispiacere che Lino era stato bocciato poiché non si era presentato agli esami. Mio padre era un uomo mite, di poche parole ma soprattutto con uno sguardo così limpido che lasciava trasparire tutte le sue emozioni. Quel giorno, tornato a casa, vi si leggeva tutto il suo dolore; ci appariva distrutto, anche se ne ignoravamo ancora la ragione: la gravità del gesto di Lino e la preoccupazione per la mamma, che di lì a tre giorni sarebbe stata operata, lo stavano prostrando. Noi chiedevamo cosa fosse successo, tutti... tranne mio fratello Lino. Come al solito papà aiutò la mia sorella maggiore a preparare il pranzo, mentre noi apparecchiammo la tavola. Quando ci avvicinammo per prendere posto, disse a mio fratello Lino “Tu lo sai che cosa hai fatto? Non sei andato agli esami e hai perso un anno di scuola! Quando sarai grande capirai, ma adesso io ti devo punire in modo che te lo ricordi per sempre”. Noi ammutolimmo e ci guardammo l’un l’altro perduti... fino ad allora, mai papà ci aveva minacciati e meno che mai picchiati... Lino diventò bianco come un lenzuolo, mentre mia sorella cominciò a piangere. A quel tempo in cucina avevamo un’asta di ferro tra due travi, ad un’altezza di circa due metri e mezzo, dove a volte appendevamo i meloni per l’inverno, i caciocavalli, le salsicce e le collane di pomodori e peperoncini. Papà prese d’impeto un pezzo di corda: ad un capo legò insieme i polsi di Lino, mentre con una scala fissò l’altro capo all’asta di ferro: mio fratello rimase con le braccia tese sopra la testa e con le punte dei piedi che toccavano quasi terra... a vederlo sembrava un baccalà! Così legato lo lasciò penzolare davanti ai nostri occhi. Ci impose quindi di mangiare, senza guardarlo... ma noi non riuscivamo a portare niente alla bocca, piangevamo in silenzio e lo guardavamo lo stesso, mentre le lacrime scivolavano sul piatto e sulla tovaglia. Lui ci fissava e piangeva di vergogna... io avrei voluto asciugargli le lacrime e il naso, ma papà me lo impedì. Scese allora su di noi un silenzio angosciante... si udivano solo i nostri singhiozzi soffocati... e anche papà piangeva... forse in quel momento si sentiva inutilmente crudele e crudelmente inutile. Quei momenti furono interminabili! Intorno a noi tutto sembrava essersi fermato! La voce di Lino, come il lamento di un piccolo animale ferito, ruppe il silenzio e ci riportò alla realtà, “Papà – implorò - perdonami, mi sentivo solo e volevo attirare l’attenzione, ma non sapevo quali conseguenze avrebbe avuto la mia assenza agli esami! Papà perdonami, non ti darò mai più alcun dispiacere! Papà, per pietà, non dire niente alla mamma, quando andrai da lei!” Piangemmo tutti ancora più forte. Papà sciolse Lino, che rimase per lungo tempo seduto a terra rannicchiato, con gli occhi inondati di lacrime. Era troppo grave quello che aveva fatto, e in quel momento non riuscivamo ad avere per lui parole di conforto. Quel giorno nessuno di noi mangiò e la notte piangemmo ancora, ognuno sciogliendo il proprio indicibile dolore. L’indomani papà partì per andare dalla mamma e noi figli ci serrammo in casa, come in lutto; non avevamo voglia di risa e scherzi, non avevamo voglia di sole e di vita; qualcuno dei nostri compagni di gioco ci cercò ma noi non rispondemmo, come se in casa non ci fosse nessuno, come se le nostre vite si fossero sospese... dovevamo comprendere gli avvenimenti e metabolizzare ciò che era accaduto, anche perché eravamo in grave ansia per la mamma. Solo i nonni venivano a trovarci la sera, portandoci da mangiare e confortandoci; dopo alcuni giorni furono proprio loro a dirci che l’intervento di mamma era andato bene, che la cosa era meno grave di quello che si temeva e che i nostri genitori sarebbero presto ritornati. Insieme alla mamma tornò in casa anche il sorriso: lei era venuta a conoscenza di tutto quello che era accaduto durante la sua assenza, la bocciatura di Lino e la sua punizione, ma non disse mai niente. Nessuno nella nostra famiglia, quando eravamo tutti insieme, fece mai cenno al castigo inflitto a Lino... ma ognuno di noi figli sa bene quale profonda cicatrice lasciò quell’evento nei nostri piccoli cuori! Lino ripeté l’anno, superò gli esami, e proseguì senza altri intoppi lungo il suo percorso scolastico. Da allora trascorsero molti anni, ognuno di noi intraprese la sua strada; Lino divenne un bravo professionista, come tutti noi mise su famiglia e, pur vivendo lontano, appena i nostri genitori avevano un problema giungeva sempre per primo. Quando papà si ammalò e lentamente si avviò verso la fine del suo viaggio terreno, negli ultimi istanti chiese che fosse proprio Lino a rimanergli vicino e stringergli la mano.
Cassiopea
www.madreterranews.it
25
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
ITINERARI
MadreTerra
Palmi&Dintorni
UN SALTO NEL BLU
di Carmela Gentile
iamo ormai sul finire S dell’estate, ma le belle giornate non ci abbandona-
no, anzi ci regalano un mare incantevole, limpido, caldo e ….. pulito, grazie alle famose correnti dello Stretto di cui le nostre coste beneficiano ampiamente. Per questo motivo mi godo gli ultimi giorni di ferie, lasciandomi cullare pigramente dalle onde, in “ammollo”. Vago tra la Tonnara e la Marinella e scopro un gruppo di sub eccitati dalla vista di un branco di Mante, pesci dalla forma romboidale, di grandi dimensioni, che si nutrono di plancton. Questi pesci sono di origine oceanica e pare che siano giunti alle nostre coste inseguendo delle correnti ricche di nutrimento. Nuotano in superficie, più o meno a qualche metro dal promontorio della Motta, e si lasciano avvicinare dai subacquei senza mostrare alcun timore. Così anch’io mi lancio verso il luogo di avvistamento. Il mare è come un lago e senza maschera si distingue il fondale e si riesce a contare ogni pietra. Già a pochi metri dalla riva si notano molti pesci di varie forme e colori che fanno lo slalom tra le pietre; ma ad un tratto il colore verde azzurro del mare diviene improvvisamente viola ed il fondale sprofonda nell’abisso. E’ una sensazione che toglie il respiro, che ti fa sentire piccolo come una formica in quell’immensità. Istintivamente rialzo la testa, non riesco più a guardare giù, tanto è inutile perché, nonostante l’acqua molto
limpida non riesco a vedere più nulla. Improvvisamente mi coglie un senso di amore smisurato per questo posto e per la mia terra e vorrei tanto poter fare qualcosa per risollevarne le sorti, ma mi sento impotente. E’ un po’ la stessa sensazione che provo nel vedermi sperduta in alto mare e senza punti di riferimento. Ma poi penso: se ci è stato donato questo bel po’ po’ di meraviglie un motivo ci sarà pure e noi non ne sappiamo approfittare. E’ inutile, sempre la solita storia che si trascina da anni e anni. Gli altri (i nostri parenti del Centro – Nord) non hanno le nostre bellezze, ma hanno una grande mentalità imprenditoriale, noi abbiamo il paradiso in terra e lo diamo via gratis! Non se ne esce. Ci vorrebbe un trapianto del cervello, qualcosa in grado di impiantare nelle nostre menti miopi ed indolenti il seme dell’intraprendenza, quella stessa che portò i nostri nonni in America, in Australia, in Germania nei periodi di grande povertà. Intanto i giovani e brillanti cervelli espatriano, le persone sagge, colte e oneste disertano i corridoi della politica locale e così in pochi rimangono a prendersi cura dei nostri “lidi”. Mi abbandono a queste amare riflessioni, mentre mi godo beatamente il riposo e il mare limpido e penso che, prima o poi, ci dovremo pur svegliare! Questo ben di Dio ci appartiene, non possiamo lasciarlo nelle mani dei furfanti senza scrupoli, di coloro che non riescono a vedere un centimetro più in là del loro naso, anche a costo di diventare come Don Chisciotte, che lotta contro i mulini a vento, convinto che siano veri nemici. Pertanto, ai miei amati concittadini auguro un buon rientro dalle ferie e l’auspicio che possano presto svegliarsi dal torpore e riappropriarsi dei propri beni.
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
26
SAPERI & SAPORI
www.madreterranews.it
di Walter Cricrì
l’Onnipresente Pomodoro: il tesoro del nostro orto
Attenzione alla “pummarola” con gli occhi a mandorla Quadruplicate in 10 anni le importazioni in Italia dalla Cina Il pomodoro è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani che consumano circa 550 milioni di chili di pomodori in scatola o in bottiglia. Ogni famiglia durante l’anno acquista almeno 31 kg di pomodori trasformati e, a essere preferiti, sono stati nell’ordine i pelati (12 kg), le passate (11 kg), le polpe o il pomodoro a pezzi (5 kg) e i concentrati e gli altri derivati (3 kg). Negli ultimi dieci anni gli sbarchi di pomodoro cinese sono aumentati del 272%. La pratica di spacciare per pomodoro made in Italy quello coltivato in realtà in Cina, come confermato dai recenti sequestri, sta mettendo in difficoltà la coltivazione dell’autentica “pummarola” italiana, in calo del 10%. Lo afferma la Coldiretti, sulla base di un’analisi sui dati relativi ai primi cinque mesi del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2000, nel sottolineare che la possibilità di “spacciare” come Made in Italy la produzione orientale, oltre ai rischi sanitari confermati dai recenti sequestri, sta mettendo in crisi la coltivazione della vera “pummarola” made in Italy il cui raccolto è stimato quest’anno in calo di quasi il 10%. Il prodotto che sbarca in Italia dalla Cina dovrebbe superare, alla fine dell’anno, i 100 milioni di chili e corrisponde a quasi il 15% della produzione di pomodoro fresco italiana destinato alla trasformazione realizzata in Italia. Dalle navi sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché (ATTENZIONE!) nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. Una situazione che consente, a operatori senza scrupoli, di non rispettare gli impegni assunti e di sottopagare quest’anno la produzione nazionale su valori insostenibili per gli agricoltori, mettendo a rischio reddito e occupazione nelle 8mila aziende italiane, che su 85mila ettari di terreno coltivano pomodoro da destinare alle 173 industrie nazionali, dove trovano lavoro 20mila persone. Nelle campagne si segnalano ritardi nel ritiro dei prodotti, clausole vessatorie e mancato rispetto delle regole contrattuali che stanno provocando incertezza e danni ai produttori agricoli, nonostante un’annata caratterizzata da una produzione con ottime caratteristiche qualitative.
www.madreterranews.it
27
SAPERI & SAPORI
n fatto di tradizioni gastroI nomiche l’Italia possiede un importante patrimonio di
ricette che rispecchiano il territorio di provenienza e l’identità culturale di chi vi abita. Uno dei punti fermi della cucina italiana è proprio il pomodoro che, grazie alla sua semplice bontà, è diventato uno degli ingredienti base della nostra alimentazione. Un pomodoro tagliato a metà, con un pizzico di sale, non solo permette di assaporare il gusto del sole che l’ha fatto maturare, ma è fonte di una rilevante quantità di vitamine e sostanze benefiche. In tutte le stagioni, il pomodo-
ro è, infatti, l’ideale componente di una dieta bilanciata, costituita da materie prime fresche, naturali e di qualità, da impiegare in moltissime maniere differenti. È l’elemento essenziale per un numero infinito di sughi e salse, da abbinare a mille diversi tipi di pasta. Crudo, può essere gustato in insalata, in fantasiosi antipasti o ripieno a piacere; Essiccato, si conserva e assume un sapore molto particolare; Cotto, sulla fiamma o al forno, può essere utilizzato per preparare zuppe, minestre e minestroni; Alla griglia e in graticola mantiene inalterata la purezza del sapore; Il succo, infine, è un’ottima bevanda che, con l’aggiunta di qualche ingrediente, si trasforma in aceto di pomodoro. Diffusamente utilizzato nel vasto repertorio della gastronomia italiana tradizionale, ma anche in quella vegetariana e quella creativa, si può senz’altro definire l’Onnipresente. Invitante, versatile e buono, il pomodoro piace a tutti. Perché sa incarnare la tradizione e contemporaneamente adattarsi ai più moderni gusti e utilizzi, mantenendo intatta la sua forte personalità. Un carattere che si differenzia nelle tantissime varietà coltivate in Italia, tutte con peculiarità differenti tra loro in fatto di gusto, consistenza e potenzialità di abbinamento: una ricchezza che il nostro paese porta tradizionalmente in dote, ma che spesso rimane sconosciuta ai più. La pianta fu introdotta in Europa dagli spagnoli, dalla zona nord occidentale dell’America del Sud (probabilmente Perù o Messico), e conservò il nome d’origine derivante dalla parola azteca xitotomate o messicana nahuatl tomatl. In Italia prese invece la denominazione di pomodoro: ma perché chiamare “pomo d’oro”, cioè dorato, un frutto che ha un colore rosso acceso? La spiegazione più accreditata si rivela in una nota che il Mattioli, 1586, fa nel suo “Medici senensis commentarii”: i primi frutti apparsi in Europa erano probabilmente di colore giallo arancione. Dieci anni dopo il Mattioli, Bauhin chiama il frutto “Tumatle americanorum”, nome ripreso da altri studiosi; Zwingler, nel 1696, testimoniava che “i frutti di questa pianta, benché poco sani, fossero consumati in Italia in vario modo”. Come altre piante provenienti dal “Nuovo Mondo”, anche il pomodoro, al suo apparire, fu considerato velenoso, perciò coltivato come curiosità botanica o pianta ornamentale. L’utilizzazione del frutto, come vegetale commestibile, trova sporadiche e non sicure tracce già nel ‘500. Mentre nell’Europa meridionale, ma anche in Boemia ed in Inghilterra, a partire dal XVIII secolo, il pomodoro fresco
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
di Walter Cricrì
o come sugo bollito, riscuoteva successo. Nel Nord America trovava invece molte difficoltà di utilizzazione, probabilmente dovute al mantenimento delle caratteristiche di altre specie di Lycopersicon selvatiche, ad alto contenuto di alcaloidi. Nel 1820 il colonnello Robert Gibbon Johnson, provocatoriamente, mangiava, davanti ad una folla attonita e prevenuta, un pomodoro senza morire avvelenato, ponendo fine ad ogni residuo pregiudizio. Le varie tipologie di Pomodoro vengono suddivise sia in base alla forma della bacca (a grappolo, Pachino IGP, Ciliegino, Cuore di bue, Perino, Tondo Sardo, Costoluto fiorentino,Canestrino, San Marzano, ecc.), sia in base all’utilizzo finale della stessa, distinguendosi in: pomodori da mensa, da concentrato, da succo e da pelati. La pianta del pomodoro non resiste alle basse temperature. Per questo motivo la coltivazione in pieno campo è effettuata nel periodo primaverile-estivo. È coltivata anche in serra o in tunnel, ed in questo caso si può coltivare tutto l’anno. Come si diceva, il pomodoro è un concentrato di buona salute: ha un’azione rinfrescante, aperitiva, astringente, dissetante, diuretica e digestiva, soprattutto nei confronti degli amidi. Il pomodoro è ricco di elementi nutritivi: vitamina “A”, vitamina “B1”, vitamina “B2”, vitamina “B6”, vitamina “C”, vitamina “E”, vitamina “K” e vitamina “PP”, oltre a fosforo, ferro, calcio, boro, potassio, manganese, magnesio, iodio, rame, zinco, sodio, zolfo, acido citrico, acido malico, zuccheri, biotina, niacina, acido folico e provitamina “A”. Inoltre è ricco di carotenoidi, potenti antiossidanti, capaci di catturare i radicali liberi e quindi proteggere le cellule dall’ossidazione. I pomodori sono molto adatti a chi fa attività sportiva poiché sono ricchi di potassio, utile per la prevenzione dei crampi muscolari. Mediamente 100 grammi di pomodoro fresco contengono il 93% di acqua, il 3% di carboidrati, lo 0,2% di grassi, l’1% di proteine e l’1,8% di fibre. L’apporto energetico è di 100 kJ (circa 20 Kcal). È importante rilevare che i grassi e le proteine sono presenti nei semi, cioè in quella parte che generalmente non viene digerita dall’uomo. È adatto a chi deve sostenere una dieta ipocalorica poiché contiene pochissime calorie. Nonostante il pomodoro abbia molte proprietà, non è adatto a tutti, in particolare a quelle persone che hanno particolari problemi d’intolleranza alimentare o allergie. L’istamina contenuta nel frutto è una delle principali sostanze scatenanti. I pomodori verdi contengono solanina, è un alcaloide glicosidico tossico e irritante presente anche in altre Solanacee (patate, pomodori e melanzane). Grazie all’acido malico, all’aci-
MadreTerra
Palmi&Dintorni
do arabico e all’acido lattico, il pomodoro favorisce la digestione. Le foglie di pomodoro tritate ed applicate sulla pelle vengono utilizzate come rimedio per le punture di insetti. Probabilmente queste proprietà sono da collegare all’alfa-tomatina, contenuta esclusivamente nella parte verde della pianta, un alcaloide che presenta capacità antibiotica, insetticida, insettifuga, fungicida e antibatteriche. Sembra essere un ottimo rimedio per combattere l’inappetenza, l’azotemia elevata, l’arteriosclerosi e contro diversi disturbi gastrici e intestinali. Tutte queste proprietà nutraceutiche sono riferite al pomodoro consumato crudo, fresco e ben maturo. Sembra che alcuni scienziati inglesi stiano cercando di modificare geneticamente delle piante di pomodoro inserendo un gene di una petunia, una pianta erbacea tropicale americana, sempre del genere Solanacee, per arricchire il frutto di flavonoidi, sostanze benefiche per il cuore e per la prevenzione dei tumori. Il sapore caratteristico del pomodoro è dovuto alla presenza nella sua polpa dell’acido citrico e malico, acidi organici che facilitano la digestione, aumentano la salivazione, stimolano l’appetito e rigenerano i tessuti. Inoltre, combinandosi con i minerali, determinano le proprietà alcalinizzanti del pomodoro. Grazie al suo sapore acidulo, il pomodoro stimola le secrezioni dell’apparato digerente e favorisce la buona assimilazione di quel che si è mangiato. Come sceglierlo Il pomodoro italiano di alta qualità è proposto durante tutto l’anno. Per riconoscerlo ed essere certi di acquistare quello giusto è necessario leggere l’etichetta sull’imballaggio, che deve riportare i dati del produttore e la zona di origine. Se gli ortaggi sono venduti sfusi, ossia a peso, le indicazioni dovrebbero essere riportate su cartelli o lavagnette bene in vista. La freschezza dei pomodori a grappolo come i ciliegini può essere valutata a occhio osservando le branchette che, nel prodotto fresco, sono di un bel verde e assolutamente non avvizzite. Le stesse considerazioni valgono anche per la stellina (le foglie carpellari che si trovano nella parte apicale della bacca). Per mantenere i pomodori, al miglior stato qualitativo, occorre conservarli alla giusta temperatura. Sottoporli a temperature troppo alte significa portarli a sovra-maturazione, abbreviandone la durata. Al contrario, se nel frigorifero le temperature sono più basse di quelle consigliate, nel giro di 24-72 ore i pomodori possono divenire pastosi, perdere completamente l’aroma e sviluppare macchie scure sia esternamente che internamente. È consigliabile utilizzare il vano frigo che si trova di solito nella parte inferiore, con una temperatura di circa 10°C.
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
28
www.madreterranews.it
INTORNO ALLO SPORT
C.S.I. e C.T.G. a Palmi
Partita di basket al campo “Lo Presti”
di Vincenzo Ferraro
uest’anno, in vacanza, ho avuto l’opportunità di conoscere “MadreTerra” il mensile edito a Palmi ed, in particolare, ho apprezzato i Q servizi riguardanti i personaggi e le attività di “Come eravamo”. Allora mi sono venute alla memoria le attività svolte dal C.S.I. e dal C.T.G. negli anni ’50. Non so se qualcun altro ne abbia scritto, certa-
mente meglio di me ed in maniera più documentata, io non posso che attenermi ai ricordi personali che sono ancora vividi nonostante la mia assenza da Palmi da oltre 50 anni. Il Centro Sportivo Italiano (C.S.I.) ed il Centro Turistico Giovanile (C.T.G.) erano – meglio sono, perché svolgono ancora attività in campo nazionale e locale – opere con carattere di piena autonomia della G.I.A.C. (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) con compiti specifici in campo sportivo e turistico. L’organizzazione era pianificata a livello nazionale, regionale, provinciale e zonale. A Palmi i fondatori sono stati per il C.S.I. l’indimenticabile don Giuseppe Creazzo, per il C.T.G. don Vincenzo Rimedio, attuale vescovo emerito di Lamezia. Il C.S.I. ha svolto attività nel ciclismo, nell’atletica e nella pallacanestro: erano tanti i giovani sportivi che si sono cimentati,con passione ed impegno, nei vari rami agonistici, ottenendo anche ottimi risultati. Mi pare che Franco Tigano abbia ottenuto, con il C.S.I., il primato regionale del salto in lungo e/o in quello triplo. Ricordo anche la partecipazione alla marcia podistica nazionale di montagna, svolta in Valle d’Aosta, con un gruppo formato dallo stesso Franco Tigano, da Vincenzo La Capria e da Nino De Nicola ed altri, accompagnati da mio fratello Domenico. In campo ciclistico, si svolgevano i circuiti cittadini, con la partecipazione dei fratelli Giuseppe e Pietro Nostro, che con le imprese, soprattutto di Pietro, galvanizzavano il tifo di noi compagni di giochi. La squadra di pallacanestro, per la quale il mio ricordo è più spiccato in quanto ne facevo parte, era formata, salvo qualche dimenticanza per la quale chiedo scusa, da Santo Gagliostro, che ne era animatore e allenatore, cui va il mio abbraccio con tanta nostalgia, da Gigi Sarlo, da Mimmo Parrello, Cecè Managò, Nino Mavilla, Sarino Donati, Enzo Lacquaniti, Pino Barbaro, Pippo Facciolà, Peppino De Francia, Carmelo Putrino. Abbiamo partecipato per alcuni anni ai campionati interregionali di serie C con le squadre di Reggio, Agrigento, Messina, Vibo ed altre. Il campo di gioco si trovava in fondo al campo sportivo “Lo Presti” ed era in terra battuta. Eravamo un gruppo molto affiatato che, nel tempo libero dagli studi liceali, si dedicava ad un’attività sportiva alternativa a quella più nota del calcio e che, tra l’altro, contribuiva ad inserire Palmi anche nello sport fra le città più all’avanguardia del sud. Abbiamo ottenuto buoni risultati. Ricordo in particolare la trasferta ad Agrigento, accompagnatore il compianto Nino De Nicola. Siamo partiti con il treno in terza classe nel pomeriggio, per arrivare a destinazione in tarda serata attraversando tutta la Sicilia. Al mattino, prima della partita, siamo andati a visitare la Valle dei Templi, riportando poi, nonostante la stanchezza accumulata, un buon risultato. Il nostro impegno si è esaurito con gli studi universitari, ma l’attività agonistica mi pare sia proseguita con altri giovani. Per il C.T.G. a Palmi vi era il comitato zonale ed il gruppo “AULINAS” formato da me, che ne ero il presidente, da Mimmo Parrello, anche vicepresidente regionale, e da altri amici fra i quali ricordo Nicola Uccella, Antonio Minasi, che ha fatto parte anche della redazione nazionale della rivista dell’organizzazione, Ciccio Fortebuono, Nino Iaconesi, Irrera, Umberto Gelardi, addetto alla cancelleria della Pretura, Concetto Pirrottina, ecc. La nostra attività iniziò con gli incontri di filatelia, ma successivamente si sviluppò in attività specificatamente turistiche, con gite (Gambarie, anche d’inverno, Taormina ed altre località) ed altre manifestazioni (memorabile è stata l’organizzazione di una carovana di pullman in occasione di una partita di calcio a Castrovillari). Partecipammo ad iniziative regionali e nazionali: un convegno si è tenuto alla Torre nella villa Starace. Avevamo in progetto l’apertura di una “casa per ferie” nell’albergo ristrutturato sul Sant’Elia, che avrebbe potuto richiamare a Palmi, tramite l’organizzazione nazionale, giovani da tutta Italia, ma l’amministrazione comunale di allora (sindaco Arena) non ebbe fiducia nell’intraprendenza di “quattro ragazzi inesperti”. Nell’ultimo periodo del nostro impegno, presidente regionale è stato Oreste Granillo, compianto sindaco di Reggio, ed io ne avevo assunto la vicepresidenza. La sede del C.T.G., insieme a quella delle ACLI, era nella vecchia chiesa di San Rocco, posta nell’omonima piazza. La mia reminiscenza si ferma qui; mi auguro di aver contribuito a sollecitare in qualche vecchio amico, ricordi e memoria e, perché no, qualche altro più dettagliato intervento in proposito, ma con questo modesto contributo voglio rendere pubblica testimonianza di affetto e riconoscenza a due stimati sacerdoti, don Creazzo e don Rimedio, che hanno svolto con dedizione e spirito di servizio il loro ministero in città.
www.madreterranews.it
29
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
INTORNO ALLO SPORT
MadreTerra
Palmi&Dintorni
hi conosce bene Giovanni Saffioti C lo apprezza e lo descrive come una persona semplice, uno di quelli che non si
Giovanni Saffioti - dopo i sacrifici, il sogno di Rocco Cadile
è certo montato la testa, dopo l’approdo in serie B, con la Reggina Calcio, con funzioni di preparatore atletico. I suoi valori sono quelli di sempre e non ha cambiato nulla di se, dei valori trasmessi dallo stimatissimo papà Rocco, una grande persona molto rispettata a Palmi, dedita alla famiglia e al lavoro e dalla mamma Caterina. Gianni, (per gli amici) ha sempre avuto un amore viscerale per lo sport. E’ stato un ottimo difensore nelle categorie dilettantistiche. Ma il sogno che ha sempre rincorso sin da giovane, è stato quello di diventare preparatore atletico, una professione che lo affascinava. Per questo si scrisse alla facoltà di scienze motorie all’università di Genova. Dopo aver ottenuto la laurea, non perse tempo intraprendendo da subito la via di preparatore atletico nella primavera della Reggina Calcio con la responsabilità anche del recupero infortuni per i calciatori della prima squadra, rimanendovi un decennio. A Gianni, abituato a lottare, stando con i piedi per terra e pronto a decollare appena si presenta l’opportunità, quella situazione gli stava stretta e, pur riconoscendo il privilegio di cui lui era fruitore, decise l’anno scorso di cambiare aria. Non è stato un atto d’irriverenza verso la società che lo aveva accolto e formato, ma una scelta per un salto di qualità e categoria (dalla primavera alla C1) che condivise con l’allenatore Breda che lo ha voluto al suo fianco a Salerno, così come lo era stato a Reggio. Quella, con la Salernitata, è stata un’annata positiva, poiché hanno disputato i play off, sfiorando la promozione in serie B, pur lavorando in condizioni non ottimali per via del dissesto economico, cui la società partenopea ha dovuto fare i conti. L’esperienza di Salerno è stata un banco di prova, per dimostrare a se stesso e a quelli che hanno creduto in lui che era maturato e che la scelta di spostarsi è stata oculata. Una scelta che l’ha proiettato nel mondo professionistico e nei campionati che contano. Dopo un percorso fatto d’impegno e studio, quest’anno ha trovato la collocazione che ha inseguito e che merita. Il presidente Foti, l’ha richiamato, cosciente di non sbagliare, affidando a lui la prima squadra. Gianni è un tenace, scrupoloso e affidabile professionista, non uno di quelli che sa vendersi soffiando fumo e dando un’immagine di onnipotenza. Foti lo conosce bene. Le sue faticose e scientifiche sedute atletiche danno l’impronta di quanto sul serio questo giovane preparatore prenda la sua professione. E’ una persona che sa motivare bene i ragazzi, per renderli consapevoli che i sacrifici daranno i loro frutti nell’arco dell’anno. Ha sempre avuto la libertà di scelta, sollevato dal sostegno della famiglia e in particolare della paziente e disponibile moglie Francesca che gli ha sempre trasmesso serenità, un aspetto fondamentale senza il quale tutto sarebbe stato più difficile. Gianni è uno di quei ragazzi che, si sono fatti strada da soli, senza compromessi, mantenendo intatta la dignità, facendo affidamento solo sulle proprie forze, emergendo in un mondo, una vera giungla che crea falsi miti e mercifica i valori. Quindi, un esempio reale per i giovani, di cui Palmi può andare fiero, ed è la testimonianza che quando c’è la volontà, le aspirazioni non sono impossibili. Quello di Gianni è un sogno inseguito e coronato, che non si ferma certamente qui e considera questo momento, una grande soddisfazione che ripaga lui e la sua famiglia, dagli enormi sacrifici.
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
30
www.madreterranews.it
MONDO SCUOLA
Imparare una lingua è un gioco da bambini! di Samantha Dyer
Direttrice della Stamford School, Palmi utti i bambini, monolingui T e bilingui, non imparano la lingua madre in maniera con-
sapevole ma la acquisiscono, la apprendono in maniera naturale attraverso l’esposizione e gli stimoli e sono in grado di imitare la pronuncia e di capire le regole da soli. L’acquisizione della lingua non presenta alcuna difficoltà per il bambino, è semplicemente la cosa più naturale del mondo. Gli studiosi sostengono che queste stesse abilità sono possibili anche quando i bambini vengono esposti ad altre lingue. L’idea che la comunicazione in una lingua diversa dalla loro possa essere difficile non viene in mente ai bambini, a patto che il processo di apprendimento avvenga in un ambiente divertente, rassicurante e per loro significativo. Ma qual è l’età ideale per iniziare ad imparare una lingua straniera e quali sono i benefici? Imparare una nuova lingua a qualsiasi età è certamente un’esperienza immensamente gratificante. A febbraio di quest’anno il giornale The Guardian ha pubblicato un articolo in cui si sostiene che imparare una lingua potrebbe perfino scongiurare il rischio di Alzheimer. http://www.guardian.co.uk/science Tuttavia, è nella prima infanzia che i bambini hanno i maggiori benefici nell’intraprendere un’avventura linguistica! La gioia di scoprire la loro lingua madre si trasferisce nell’apprendere anche una seconda lingua. La spontaneità dei bambini e il loro entusiasmo sono contagiosi e rendono il processo di apprendimento molto efficace. Gli studi dimostrano che nell’elaborare una nuova lingua, il cervello dei bambini al di sotto degli otto anni produce nuove cellule e si riorganizza mentre formula le nuove connessioni linguistiche. Incredibilmente, già dopo gli otto anni i bambini iniziano a perdere queste capacità e il processo di apprendimento di una nuova lingua richiede maggiore sforzo, dovendo attingere molto di più alle capacità cognitive d’analisi che all’acquisizione naturale. Alcuni ottimi motivi per l’Early Language Learning (ELL)! - È un ottimo allenamento per il cervello! Lo scienziato James Flynn sostiene che “la mente si comporta come un muscolo, molto di più di quanto pensiamo. Ha bisogno di esercizi cognitivi …” La materia grigia che, tra le altre cose, si occupa di elaborare le informazioni, può aumentare grazie all’esposizione ad un’altra lingua. I
giovani discenti di altre lingue sviluppano il proprio pensiero critico e le capacità di risolvere problemi, abilità che si possono trasferire ad altre materie, inclusa la matematica e la loro lingua madre. - Dà una grande motivazione! Il piacere che un bambino prova nel comunicare con successo in un’altra lingua contribuisce ad aumentare la fiducia in se stesso. Insegnare in modo comunicativo usando attività divertenti come role-play, musica, quiz e giochi aumenta la gioia di apprendere e stimola la curiosità ad imparare di più. - Un ottimo accento! A differenza degli adolescenti e degli adulti, i bambini hanno la capacità di imitare perfettamente i suoni e non hanno alcuna forma di inibizione quando devono parlare, o provare a parlare, una nuova lingua. Non mostrano nessuna delle difficoltà che hanno spesso discenti meno giovani, e, dopo un certo periodo di tempo, sono in grado di sviluppare un accento come quello di un madre lingua. - Maggiore comprensione della propria lingua Alcuni genitori pensano che se i loro figli iniziano ad imparare una nuova lingua quando sono troppo piccoli, si confondano nella propria e possano avere dei ritardi nell’apprendimento linguistico. Gli studi provano che ciò non è vero. I bambini hanno un’incredibile capacità di affrontare ed elaborare nuove informazioni: imparare un’atra lingua incoraggia una maggiore consapevolezza dei meccanismi della propria lingua. Un bambino che si diverte a notare le differenze tra le due lingue imparerà molto di più sulla propria lingua rispetto ad un bambino monolingue.
- Vantaggi a scuola! Sviluppare una certa sicurezza in una lingua straniera fin da bambini dà a vostro figlio un vantaggio nell’affrontare l’impegnativo programma linguistico ministeriale che troverà nella scuola statale. - Porte aperte sul mondo! Apprendere una nuova lingua è anche un’opportunità per imparare a conoscere nuove culture. I bambini iniziano a capire che c’è un altro mondo al di fuori del loro, con altri bambini come loro. Nelson Mandela una volta ha detto: “se parli ad un uomo in una lingua che capisce, il tuo messaggio gli arriva alla testa. Se gli parli nella sua lingua, gli va dritto al cuore”. Conoscere altre lingue non è solo un modo per comunicare in un contesto internazionale, ma è anche una forma di
rispetto e d’amore per la gente di paesi diversi. Mi sento molto privilegiata a lavorare in un settore così entusiasmante, ricco di giovani menti curiose e brillanti. I bambini amano imparare, e apprendere una nuova lingua deve essere un’avventura, non un peso. Il nostro dovere come insegnanti è quello di stimolare l’amore innato che i bambini nutrono verso la scoperta. Secondo Plutarco: “La mente non è un contenitore da riempire, ma un fuoco da accendere”. Non avrei mai pensato che il mio ruolo di docente di lingue fosse quello di una “piromane”, ma quando vedo i successi incredibili dei giovani calabresi e la loro facilità nel muoversi sulla scena internazionale, allora spero di poter accendere molti altri fuochi in futuro.
32
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
www.madreterranews.it
EVENTI
DANZA, MUSICA E NOTTI MEDITERRANEE - PALMIDANZAESTATE 2011 di Antonio Gargano usica e danza come cultuM ra, bellezza, innovazione, sobrietà. Questi gli elementi della
V edizione della Rassegna PalmiDanzaEstate che si è conclusa sulle ammalianti note del flamenco nello splendido Teatro della Marinella, tra i profumi della macchia mediterranea e la risacca del mare sottostante. Elementi antichi coniugati ad una manifestazione che anche quest’anno è riuscita ad offrire al suo pubblico una kermesse di alto profilo e grandi nomi del panorama nazionale e internazionale. Nonostante i tagli, la crisi, il sovrapporsi di programmazioni “altre” e l’incepparsi della macchina comunale. L’inaugurazione, il tre agosto, era affidata allo spettacolo forse più amato dai pubblici di tutto il mondo, che, continuando a tener fede alla sua tradizione, ha continuato a richiamare un pubblico attento ed entusiasta. Yaremenco ha disegnato un “Lago dei cigni” fascinoso e coinvolgente. Certo, tutto diventa più facile quando disponi di un corpo di ballo omogeneo e tecnicamente ineccepibile come quello del Teatro dell’Opera della Macedonia, che sta rapidamente salendo nella valutazione dei critici come una fra le più qualificate compagnie europee. La salda padronanza della tecnica di base e lo studio attento della coreografia ha consentito all’intero complesso di dare slancio e fantasia alla coppia dei solisti che hanno legittimamente occupato il posto di primo piano che le coreografie originali di Petipa e Ivanov assegnano loro. Ne è scaturito un spettacolo di grande unità che ha potuto far risaltare tutta la sapienza musicale di Ciaikowsky che commenta da par suo la drammatica storia che oscilla fra una realtà immaginaria di una corte da fiaba con l’innamorato principe Siegrfied e l’onirica trasformazione del cigno Odette-Odile in splendida fanciulla mentre non manca la malefica presenza del mago Rothbart alla fine sconfitto in nome di un amore che rompe ogni incantesimo. La coppia Siegrfied (Dinu Tamaziacaru) Odile-Odette (Iana Salenko) ha fornito un’acrobatica ma contenuta e delicatissima presentazione di un amore completamente immerso nella favola in cui l’unico sentimento “reale” è proprio l’amore che, quando è completo, supera ogni prova ed ogni ostacolo, sublimandosi come il sentimento eterno che tutti rincorriamo. Radicalmente diverso è stato invece lo “Swing e Burlesque” del sette agosto, dove la grande personalità di Emanuele Urso ha tenuto a dimostrare quanto sia meritato l’appellativo di “Re dello swing” da lui stesso rivendicato e ostentatamente esposto anche sulla cassa del suo complesso. La grande professionalità del nostro che passa con grande disinvoltura
da un clarinetto dalle sonorità accese e virtuosistiche alla funambolica esibizione alla batteria ha trasportato il pubblico nel grande mondo dello swing e del dixieland degli anni trenta fino al boogie woogie degli anni cinquanta. Il richiamo al tema della rassegna – il ballo – era stavolta affidato ad una forma di teatro nato per aiutare a dimenticare la grande crisi del 29 ed ora, in epoca di crisi egualmente devastante, ritornata di gran moda, coniugando il gusto ruspante dello spogliarello allo champagne alla portata di tutti, il burlesque. Protagonista l’ironica e spumeggiante vena di Peggy Sue, che ha sostituito da par suo la indisposta Scarlett Martini. La ingenua e volutamente poco conturbante danza, che ha avuto addirittura l’onore della ribalta di alcune fra le più rinomate ed impegnate trasmissioni televisive (una fra tutte “Alle falde del Kilimangiaro”, protagonista proprio la nostra Peggy) ha sposato con divertenti siparietti lo spumeggiante ritmo di Emanuele creando un piacevole feeling col pubblico che si è meritato anche un fascinoso bis. Mvula Sungani e la sua compagnia con Emanuela Bianchini sono ormai i beniamini del pubblico di Palmi che ne apprezza la caratura tecnica dei componenti e la creatività delle coreografie. Lo spettacolo del nove agosto, Italia, la mia Africa, è l’omaggio del coreografo senegalese-romano al nostro centocinquantenario. Omaggio assolutamente non scontato e di maniera, ma, per converso, tutto proiettato verso l’anima mediterranea della nostra nazione. La musicalità di Nando Citarella e la sua “Paranza” spaziando dalla Napoli settecentesca colta e raffinata all’ esotica Africa al misterioso Egitto alla solare Grecia per giungere alla scatenata taranta pugliese ha consentito a Sungani di individuare ed esaltare i tratti unificanti di questa cultura così vicina pur nella evidente diversità delle fonti ispiratrici. Ne è scaturito uno spettacolo mozzafiato dai ritmi intensi spezzato man mano da struggenti canti che ha trasportato il pubblico entusiasta nella dimensione di un’arte, la danza, che, proprio perché non si affida alla parola, riesce, con facilità e semplicità, a trasmettere messaggi di unità fra popoli diversi eppure così vicini. Di tutt’altro tono la Cassandra di Luciano Cannito, del 12 agosto, scelto, in maniera in verità abbastanza discutibile, anche da Giorgio Albertazzi per il suo Magna Grecia, e procurando così solo confusione fra i potenziali fruitori, che male comprendevano la presenza di un balletto in un festival di prosa. Fortunatamente, l’informazione puntuale e l’ormai consolidata tradizione del PalmiDanzaEstate ha evitato un flop di partecipazione, per cui, anche se inferiore alle attese, un folto e soprattutto attento pubblico ha se-
guito questo spettacolo tratto dal libro disperato ed amaro di Christa Wolf che Luciano Cannito ha trasportato emblematicamente nella Sicilia degli anni cinquanta. Rossella Brescia, splendida Cassandra, profetessa inascoltata, innamorata del giovane Enea, il convincente Stefano De Martino, sogna una bellissima donna, causa della sventura della sua gente. Ed Hellen davvero appare insieme al fratello Paride e - a nulla valgono i disperati tentativi di dissuasione di Cassandra - i due si sposano. Inesorabile, però, arriva il marito americano di Hellen, il furioso Ulysses, che, per soggiogare gli abitanti dello sperduto paesino, regala, novello cavallo di Troia, un televisore, oggetto sconosciuto ed ammaliatore. La disperata reazione di Cassandra è inutile: Ulysses riprenderà Hellen. Alla sventurata non resterà che rinunciare al proprio amore e spegnere il televisore. Storia come si vede drammatica e disperata da cui la compagnia trae uno spettacolo intenso che si avvale di personalità di assoluto rilievo - Rossella Brescia e Stefano di Martino - ma anche di una compagnia che si muove con grande sicurezza e coinvolgente partecipazione. Il risultato è che volano le due ore di danza e la partecipazione esplode in un uragano di acclamazioni che vedono al proscenio tutti i protagonisti insieme al coreografo Cannito con un’interminabile ovazione. Ha chiuso la rassegna – il ventuno agosto – Flamenco Vivo con Vente conmigo, spettacolo presentato in Calabria insieme al festival di Altomonte. Era ben nota a Palmi la compagnia, per cui c’era molta curiosità sul taglio che avrebbe avuto uno
spettacolo, il flamenco, che per la durezza dei propri accenti ed il rigore dei propri stilemi, poco si presta a letture di tono men che tradizionale. Ebbene Dario Carbonelli, che si alterna con grande disinvoltura nel baile e nel toque, coadiuvata da una entusiasmante Laura Ribechini, ha offerto una lettura assolutamente inconsueta di questa danza aspra e forte. E’ apparso così il sentimento, addirittura un romantico e decadente sentimento. Ecco allora la malinconia gitana che non si vergogna di mostrarsi e non esita a vestirsi di gestualità intensa ed espressiva, abbandonando per un attimo il suo ritmo percussivo e travolgente. Ma Dario e laura, insieme agli altri funambolici baileros, possono appena lasciar intuire che il flamenco può anche abbandonarsi alla dolcezza dell’abbandono, ed ecco riprendere il forsennato e disperato vortice di gonne svolazzanti, di nacchere tonanti, di tacchi furibondi ed ossessivi che ricordano a noi tutti che la matrice andalusa trascina in quel mondo che anche noi tutti, in fondo, ci aspettiamo di sentirci raccontare. Ma, tant’è, il dado è tratto: il flamenco non è più lo stesso, si è insinuato un nemico a lungo tenuto lontano, il sentimento. E al pubblico plaudente viene offerto un inaspettato bis a cappella con Alejandra Villaescusa che ha abbandonato per un attimo il suo ruolo di “cante” per trasformarsi in una scatenata “baile”. A.M.A. Calabria e Associazione Amici della Musica “N.Manfroce”, che organizza l’evento, non potevano che chiudere su ritmi percussivi e travolgenti la loro stagione estiva. Soddisfatte, in fondo, del lavoro svolto.
34
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
www.madreterranews.it
EVENTI
POESIA, MUSICA E DANZA IN COMPAGNIA DI CATE di Viviana Minasi «Sbiancati dallo scirocco abbiamo atteso la prima notte di luna amore. E alla ricerca dei passi perduti noi giovani amanti abbiamo issato le reti delle acque trasparenti e turchine catturando stelle tutte e tutte le lacrime del nostro cuore. Mentre spira l’aria fresca dei ciliegi e dell’acacia in fiore». versi de “La prima notte di luna”, di Caterina Paladino Minasi, recitati dalla I voce di Lorena Bianchetti, hanno aperto la seconda edizione de “La Notte dei Sospiri”, la serata evento organizzata e prodotta dall’autore televisivo Do-
menicantonio Minasi, in ricordo della poetessa venuta a mancare il 27 agosto del 2009. La poesia della Paladino è stato il filo conduttore della serata, che anche quest’anno ha registrato il tutto esaurito, caso unico in tutta l’estate palmese. Lorena Bianchetti è stata madrina perfetta della serata: con professionalità ed eleganza ha incantato il numeroso pubblico presente, regalando anche momenti di ilarità come nel caso di un fuori programma che l’ha vista ballare il cha cha cha. La danza è stata una delle espressioni artistiche celebrate durante la serata, grazie ai ballerini della scuola di ballo Flash Dance di Palmi, che si sono esibiti in coreografie pregevoli, e soprattutto grazie all’esibizione di Raffaele Paganini e della sua compagna Simona De Nittis. Insieme hanno regalato una esibizione indimenticabile di tango. È stata poi la volta della musica, con ospiti di fama nazionale: Mario Venuti, Francesco Tricarico, Micaela, Greta’s Bakery ed i Faber Quartet. Un momento particolarmente toccante è stato il commosso omaggio di Micaela a Mino Reitano. La giovanissima cantante reggina dalla voce energica, che ha già a lungo fatto parlare di sé dopo la partecipazione a Sanremo Giovani, ha proposto una versione di “Una ragione in più” di Mino Reitano, che ha scatenato un lungo applauso. Apprezzabile anche l’esibizione dei Faber Quartet, band reggina che ha fatto rivivere sul palco la musica di Fabrizio De Andrè. C’è stato spazio anche per la moda, quella di una giovane e brillante stilista palmese, Alessia Crea, che ha vestito le vallette della serata con gli splendidi abiti della sua collezione estiva. Tutto questo, la musica, la danza, la moda, ha fatto da cornice alla vera protagonista della Notte dei Sospiri, la poesia della Paladino. La voce dell’attrice Sandra Ceccarelli ha recitato alcuni suoi versi, proiettati durante la serata. Momenti toccanti ed emozionanti, che hanno fatto rivivere il ricordo della poetessa Caterina Paladino Minasi, rimasto indelebile in quanti la hanno conosciuta. L’autore e produttore dell’evento, Domenicantonio Minasi, ha ricevuto un riconoscimento da parte della Provincia, consegnato dal consigliere provinciale Giovanni Barone, il quale si è complimentato per la serata ed ha promesso di impegnarsi personalmente, insieme al consigliere Giuseppe Saletta, affinché la Provincia di Reggio Calabria dia il giusto contributo alla realizzazione dell’evento. «Ringrazio quanti si sono impegnati per la riuscita della serata – ha detto Minasi – Abbiamo raggiunto il risultato che speravamo, per questo evento che ha elementi di unicità. Mi auguro che con le prossime edizioni riusciremo ad aprire un dialogo con gli amministratori locali».
MARIO VENUTI
35
www.madreterranews.it
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
EVENTI
ERINA PALADINO MINASI
MadreTerra
Palmi&Dintorni
lorena bianchetti
Lorena, ci descrivi brevemente la tua esperienza a “La Notte dei Sospiri”? - Sono stata molto contenta di avere il ruolo di presentatrice di questa serata, una serata nella quale si respirava un clima di serenità interiore. La Notte dei Sospiri è un evento il cui stile ho apprezzato molto, lo stile che piace a me, che unisce la serietà al sorriso. Domenico Minasi, poi, è un professionista molto bravo, e so che si è impegnato tantissimo per la riuscita della serata. L’esperienza è stata positiva. Qual è stato il momento della serata che ti ha emozionata in modo particolare? - Senza dubbio la lettura della poesia della poetessa Caterina Paladino Minasi, a inizio serata. Sono stati attimi che mi hanno emozionata molto, così come ogni qual volta veniva proposta la lettura dei suoi versi. Ho conosciuto la poetessa attraverso la lettura delle sue poesie e questo mi ha dato una grande carica. Palmi ed il suo pubblico: hanno risposto bene alla serata? - Devo fare una premessa: venire in Calabria per me è ogni volta un regalo, c’è un pubblico caloroso e straordinario, speciale. Un pubblico che non si smentisce mai, capace di esprimere liberamente ciò che prova e lo abbiamo visto bene durante la serata. v. m.
Raffaele Paganini
MICAELA TRICARICO
Raffaele, quale è stata la tua impressione su “La Notte dei Sospiri”? - E’ stata una serata davvero molto bella, si respirava un’aria televisiva, importante, eppure era una serata “da pubblico”. Mi sono trovato molto a mio agio. La tua battuta su Roberto Bolle ha fatto sorgere un caso nazionale; ma davvero pensi che sia un ballerino fortunato? - Voglio chiarire questa cosa una volta per tutte. Roberto bolle è oggi l’orgoglio dell’Italia. Mi dispiace essere stato frainteso. Lui è ciò che io ero ieri, un ballerino stra-bravo, e non mi sognerei mai pensare e dire che è fortunato. Quello che volevo dire io è che oggi è più semplice emergere non dovendosi confrontare con tre mostri sacri della danza quali Baryshnikov, Nuraeyev e Vassiliev, ma lungi da me l’idea di pensare ciò che è stato riportato in diversi siti web. Non c’è invidia nei confronti di Roberto, tutt’altro: sono fiero che Roberto sia la star che è oggi. Come hai trovato il pubblico di Palmi? - Palmi è una città fantastica, che risponde bene alle serate come quella della Notte dei Sospiri. Il pubblico, e che pubblico, mi ha fatto sentire a mio agio, mi ha fatto capire che mi voleva e mi voleva bene. v. m.
36
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
www.madreterranews.it
parlando di musica
Mimmo Cavallaro & Cosimo Papandrea
TARANPROJET
La seducente calabresità della Tarantella
di Giuseppe Cricrì ssistere ad un concerto A dei TARANPROJET è sempre un esperienza che tocca le
corde più profonde del cuore e le fa vibrare forte, sia che questo accada nella ampia piazza di una grande città del mondo come in quella anonima e sterrata del più piccolo dei borghi rurali della nostra Calabria. Il popolo della taranta che si ritrova coagulato ed affratellato sotto il palco ha sempre fattezze istintive, genuine, spontanee, immediate. C’è chi, convergendo dai siti più lontani e disparati, non perde occasione di riassaggiare, più e più volte, sera dopo sera, il cocktail di emozioni che deriva dal piacere di sentirsi coinvolto nelle armonie del suono e nel turbine della catartica danza liberatoria. Melodie ancestrali ed ataviche sprigionano dalle note delle trascinanti ballate della band. E’ un fenomeno nuovo e travolgente che Eugenio Bennato definisce “il rifiorire di una nuova musica calabrese intorno ad eventi di grande impatto e significato…” Mimmo, Cosimo ed i musicisti del gruppo sono osannati e coccolati dal popolo della festa, sempre più numeroso e variegato. Nel dipanarsi delle note si sbroglia l’essenza del sud, in tutta la sua mediterranea meridionalità, in tutta la sua meglio calabresità, quella che canta, ora la storia nobile, travagliata ed antica della gente del sud, ora le struggenti trame dell’amore, ove il ruolo della donna si riappropria della sua primigenia centralità, ora le tormentate odissee del popolo dei migranti che smuove e riverbera riflessioni e sentimenti di solidarietà, ora la giocosa cantilenante mescolanza di nenie, filastrocche e litanie che brillano di luce propria, rivitalizzante dal suono redivivo della lira calabrese, quello aromatico della pipita, quello gioioso dell’organetto e quello palpitante della chitarra battente, cadenzate dal basso elettrico e dalla sinuosa seducente coreografia delle percussioni, dai veli e dalle danze intrise di reminiscenze orientali. I dischi nei quali è possibile ritrovare i pezzi più trainanti del grup-
po sono essenzialmente tre, uno dei quali (“Karakolo Fool”, edito nel 2009 attorno ad un progetto di musica e teatro con la paternità di un supergruppo comprendente alcuni tra i migliori musicisti calabresi) è per ora virtualmente indisponibile, mentre il secondo (“Sona battenti” di Mimmo Cavallaro, pubblicato ad inizio 2009 con etichetta Taranta Power di Eugenio Bennato) e il terzo (“Hiuri di Hjumari”, edito nel 2011, targato TaranProjet con etichetta CNI) sono acquistabili presso il palco durante i concerti e saranno presto distribuiti in tutti i negozi di musica. Mentre nei primi due troviamo pezzi come Spagna (Bella figghjola), il brano d’impatto che colpisce al cuore, Corvu nigru o Mulinarella, (su Sona battenti c’è un’altra versione di Mulinarella) Lu cantu di lu marinaru, Comu si gira comu si balla, Rosabella, Mariola, Tarantella per una lira, ecc. nell’ultimo disco, fra tante perle troviamo: Passa lu mari,(brano struggente che racconta dei travagli di chi, profugo migrante, approda, carico di sogni e speranza nei nostri lidi e nell’abbraccio di una tarantella ritrova accoglienza ed integrazione)- Hjuri di hjumari,(scorcio di vita nella selvatica realtà calabromediterranea)- Citula d’argentu, (stupenda canzone d’amore in cui l’innamorato vede la sua donna vincente in un magico raffronto fra lei e la luna)- ed infine Stilla chiara, (vero e proprio inno all’amore, emblematica visione di una donna che nella sua regale bellezza diventa quasi eterea, come una ninfa marina che danza come l’onda del mare). Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea da solenni cantastorie si fanno sacerdoti di questa arte dei suoni, i loro compagni di strada li assecondano nel viaggio fra le melodie, con una intesa che si dipana sul palco e si indovina a pelle, cadenzata dalla voce e dalle coreografie seducenti di Giovanna Scarfò. La musica ed il ballo di saldano, fondendosi fra loro e divenendo identità ritrovata di un popolo che, orgoglioso delle proprie origini, tramuta queste percezioni collettive in una osmosi di gioia ed amore.
Mimmo Cavallaro vox, chitarra battente, lira calabrese.
Cosimo Papandrea vox, organetto, lira calabrese.
Giovanna Scarfò vox, tamburello, ballo. Andrea Simonetta chitarra classica, chitarra battente, mandola e cori.
Gabriele Albanese sax soprano, pipite, flauto armonico, ocarina, ballo
Carmelo Scarfò basso elettrico Alfredo Verdini tamburi a cornice e percussioni.
www.madreterranews.it
37
parlando di musica
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
38
www.madreterranews.it
parlando di musica
Filosofia e Musica: “Il male di vivere”
Fryderyk Chopin “La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia” (A. Schopenauer) di Federico Idà el pensiero di Schopenauer, la N Musica è considerata come la sola “funzione teoretica-spirituale” che libe-
ra l’uomo dalla propria individualità. Come studente di pianoforte, nel mio corso di studi ho avuto la diretta esperienza di constatare l’eccezionalità della natura del linguaggio musicale per la sua carica liberatoria dai problemi e dalla sofferenza esistenziale. Il compositore che prediligo, Fryderyk Chopin, può bene esprimere la tematica della vita come dolorosa ricerca di trascendere i limiti e il vuoto dell’esistenza e della conoscenza umana, che sono alla base della concezione dell’Arte di Schopenauer. Il musicista polacco del periodo romantico, quasi contemporaneo del filosofo tedesco (nacque nel 1810 e morì di tubercolosi a soli 39 anni), è molto affine a quest’ultimo per la genialità e la sensibilità malinconicamente tragica. A tal proposito voglio citare un’affermazione di una delle più grandi pianiste del mondo, la francese Helene Grimaud: “In Chopin c’è l’angoscia di toccare la valle della morte e c’è la nostalgia pervasiva e contagiosa del mondo. C’è il dolore e c’è la vita. C’è il rimpianto per un ideale di libertà e armonia che, nella realtà, forse non è mai esistito”. Chopin è stato anche accostato a Giacomo Leopardi (forse impropriamente) per le analogie di contenuto espressivo così dolenti e pessimistiche, e ai poeti romantici tedeschi per il tono cupo di elegie che la sua musica effonde. I Notturni, in particolare, sono nella produzione del compositore capolavori di un melodismo sognante, che sfocia in momenti altamente drammatici e tragici, che riflettono in pieno la tematica di quell’aspetto del movimento romantico che si può definire “il male di vivere”.
39
www.madreterranews.it
parlando di musica
Anno II - Nr. 21 - Settembre 2011
MadreTerra
Palmi&Dintorni
Steve Lukather
FOTO - Mimmo Zoccali
fa tremare la Calabria…
di Cristoforo Bovi
FOTO - Mimmo Zoccali
Al tempo, non avremmo mai immaginato di poterlo vedere ed ascoltare dal vivo - in Calabria - la sera del 3 agosto 2011 a Martirano Lombardo, piccolissimo comune in provincia di Catanzaro, poco incline a mediocri elezioni di “Miss Qualcosa o Qualunque” o noiosissime e spesso inutili esibizioni danzerecce della scuola “tal dei tali”, ma attento ad eventi di massimo spessore culturale: almeno loro tentano di far crescere la nostra terra!!! Tornando alla musica, già nel check sound la band con Eric Valentine (batteria), Renee Jones (basso e voce, Steve Weingart (tastiere) e lo stesso LUKE in gran forma, dimostravano grande padronanza ed un feeling estremo. Alle 21.30, puntualissimo come pochi al giorno d’oggi, LUKE parte con il riff sincopato di DARKNESS IN MY WORLD. Sotto il palco uno spropositato numero di fans di ogni età e cultura musicale, rimangono senza fiato per emozioni e virtuosismi messi in atto con una semplicità disarmante dal gran lavoro di squadra della rodatissima band. Visto il groove, LUKE ha intelligentemente gestito le proprie forze, senza eccedere in inutili esibizioni circensi (tipiche di molti personaggi che si definiscono musicisti…), miscelando con maestria fusion, progressive, blues e rock. Da brivido la versione di While my guitar gently weeps dei Beatles, deliziata dall’intervento vocale di Rene Jones e da un fluido guitar solo di Lukather. Più che scontato, ma tanto atteso, l’omaggio a JIMI HENDRIX con Little Wing, sapientemente accennato nella coda del brano Tears of my own shame, blues molto lento e passionale. Finale carico di malinconia, quando LUKE imbraccia la chitarra acustica per intonare “da solo” I’LL BE OVER YOU, storica ballad dei Toto. Massiccia la presenza di noi Palmesi al concerto, tutti abilmente stimolati e coinvolti dal sottoscritto, ma anche tanta gente venuta da Sicilia e Campania. Complimenti ancora agli organizzatori del festival “ROCK ON” che per il terzo anno consecutivo centrano obiettivi di tale valenza.
FOTO - Mimmo Zoccali
ualche numero fa, abbiamo già osannato la figura di Q Steve Lukather in occasione dell’uscita del suo ultimo lavoro “All’s well that ends well”.
NUOVE COLLEZIONI A/I 2012