corrispondenze dall'800

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CORRISPONDENZE

Corrispondenze dall’800

Francesco Crispi, seppia (Collezione privata)

2/2008

Un desiderio che rimase insoddisfatto. Maramotti non avrebbe mai lasciato Perugia. Il desiderio di andare a Firenze va letto anche alla luce della delusione e dell’insoddisfazione per i mancati riconoscimenti che assaliva in quegli anni il prefetto. Maramotti, che rivendicava con orgoglio il proprio passato di uomo politico, i trascorsi al fianco di Farini in Emilia e l’elezione in Parlamento nel ’60, non si sentiva un semplice funzionario e non perdeva occasione per sottolinearlo, non tollerava le disparità di trattamento tra i prefetti. Anche se dal ministero si ribadiva, con una missiva inviata il 20 dicembre 1884 a Maramotti, che egli godeva di “tutta la considerazione” che gli era “dovuta”12. Nel descrivere al ministero dell’Interno la condizione della provincia durante il primo semestre 1885, Maramotti individuava una certa tendenza “alle forme conciliative e temperate”. Registrava, inoltre, la debole presenza dei socialisti che avevano a Terni “il loro centro principale”, ma erano ben tenuti d’occhio dalla “vigilanza governativa”13. Sui cattolici non vi erano novità. Le vicende politiche nazionali, soprattutto finanziarie, e internazionali, in primis il colonialismo, avevano messo seriamente alla prova la stabilità degli ultimi governi Depretis. Nel corso dei primi mesi dell’86, a causa di una forte opposizione guidata dai pentarchici e dal gruppo dei dissidenti di Destra – Rudinì e Sonnino – contrari alla politica finanziaria del ministro Agostino Magliani il sesto governo Depretis entrò in crisi. Per superare tale impasse, Depretis, in accordo col re, decise di ricorrere allo scioglimento della XV legislatura. Le elezioni si svolsero il 23 maggio ’86, Depretis uscì indebolito ma conservò una maggioranza parlamentare. L’affluenza al voto fu del 58,2%, in calo rispetto al 60,7% dell’82, con le solite differenze fra Nord, Centro e Sud del paese. La campagna elettorale in Umbria fu ancora incentrata sullo scontro tra le forze ministeriali, progressisti e moderati raccolti in liste concordate, e l’opposizione di sinistra, costituita questa volta dalla solita estrema e dai liberali democratici vicini alla Pentarchia. Il prefetto, impegnato per la riuscita dei candidati ministeriali14, aveva più volte sottolineato negli ultimi mesi la debolezza dell’opposizione di sinistra. Il 4 aprile ’87, quando si era formato l’ottavo gabinetto Depretis, Crispi aveva raggiunto un ruolo di preminenza, ottenendo il dicastero dell’Interno e “l’investitura” a probabile successore di Depretis. Nel nuovo Governo, segno di un ritorno a posizioni più vicine alla Sinistra, era entrato pure Giuseppe Zanardelli, ministro di Grazia, Giustizia e Culti. Sulle incidenze in Umbria del nuovo corso politico italiano, Ulisse Rocchi, in una lettera del giugno ’87 a Pianciani, registrava con ironia che: “Sembra incredibile, eppure tutti i moderati, compreso il buon Maramotti, non parlano più del Depretis, non si occupano degli altri ministri, ma sono tutti entusiasti per il Crispi”15. Per quanto riguarda l’azione dei partiti nella provincia, Maramotti, sempre nel primo semestre ’87, notava che il partito repubblicano guadagnava terreno grazie ad una nuova tattica “che consiste nella lenta e progressiva organizzazione del partito stesso e nel convergere a quest’unico fine tutte le forze del mutuo soccorso. I repubblicani, in altri termini, si aiutano tra loro come prima non si aiutavano e insieme accettano una regola ed una direzione, che tendono costantemente a crescere per qualità e quantità”16. I socialisti, diffusi nella maggior parte “fra gli operai forestieri addetti agli stabilimenti industriali di Terni”, non dettero vita ad azioni atte a “disturbare l’ordine pubblico”17. 36


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