10 Lezioni sui Concetti della Cabalà

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Figura 1 Lʹospite è a tavola davanti alle pietanze ed il padrone di casa, rifiuta tutto, poi decide di mangiare un poco, questa volta per fare piacere al padrone di casa benché, con gli occhi, sia pronto ad inghiottire tutto. Diversamente, qui, bisogna utilizzare i suoi desideri egoisti, ma con unʹintenzione altruistica. Quando lʹospite comincia a soppesare, comprende che non può, per fare piacere al padrone di casa, accettare tutto il pasto, ma solamente una piccola porzione. È la ragione per la quale la creatura, dopo avere operato una restrizione, può accettare con altruismo una piccola proporzione della luce, diciamo, il 20%, ma respinge lʹ80% restante. Questa parte della creatura in cui è presa la decisione relativa alla porzione di luce che penetrerà con unʹintenzione orientata verso il Creatore, è chiamata rosh (testa). La parte della creatura nella quale penetra la luce è chiamata guf (corpo, parte interiore), e la parte della creatura che resta vuota è qualificata come finita (sof), è il luogo dove la creatura procede ad una restrizione, non vuole più accettare la luce. Alcune denominazioni sono date alle parti della creazione per analogia al nostro corpo. Non ci sono denominazioni, cifre, etichette nei mondi spirituali. È tuttavia più semplice utilizzare delle parole. I cabalisti hanno scelto per esprimersi una lingua molto semplice: come tutto ciò che esiste nel nostro mondo emana dai mondi spirituali, in basso essendo legato direttamente in alto, ogni elemento del nostro mondo essendo legato ad ogni elemento dei mondi spirituali, e che tutto nel nostro mondo porta un nome, prendono la denominazione dellʹelemento del nostro mondo per designare lʹelemento spirituale che lo genera. Prendiamo lʹesempio di una pietra nel nostro mondo, cʹè in alto una forza che genera questa pietra, chiameremo dunque questa forza pietra. La sola differenza è che la pietra ʺspiritualeʺ è una radice spirituale dotata di attributi particolari ai quali corrisponde, nel nostro mondo materiale, un ramo che porta il nome di pietra. Eʹ così che è stata creata la lingua dei rami che permette, adoperando dei nomi, delle denominazioni, delle azioni del nostro mondo, di sottintendere degli elementi e delle azioni dei mondi spirituali. Tutti i santi libri sono scritti in questa lingua. Né la Torah, né il Talmud, né altre opere simili contengono alcuna parola che designa il nostro mondo materiale benchè tutti siano scritti per mezzo di una lingua del nostro mondo. Ogni elemento del nostro mondo che è rievocato in questi libri sottintende lʹelemento corrispondente nei mondi spirituali. Eʹ per questo che la parte dei mondi spirituali che fa lʹoggetto di unʹanalisi, di un calcolo, è chiamata rosh (testa) (figura 2), e la parte dello schermo che è localizzato al di sopra della Malkhut e lascia penetrare la luce, è chiamata pé (bocca). La parte nella quale penetra la luce è chiamata guf (corpo). La linea che esercita una restrizione sulla penetrazione della luce nel guf, è chiamata tabur (ombelico). La parte estrema che rimane senza luce è chiamata sium, fine. Lʹinsieme dellʹelemento costituisce la creazione, lʹanima, la Malkhut. Dunque, dopo avere ricevuto il 20% di luce, il partsuf comincia ha provare la pressione esercitata dellʹesterno dalla luce avvolgente (or makif) che direbbe in qualche modo che la porzione di luce ricevuta è così buona, e che ne resta talmente allʹesterno che sarebbe buono apprezzarne ancora un poco. Sappiamo tutti che non è meglio provare piacere del tutto

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