Quadrimestre 47- pagina 5
Giorno del Ricordo a Roma 10 febbraio 2015 di Doretta Martinoli Sala della Regina, Camera dei Deputati alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della Presidente dei Deputati Laura Boldrini, del Presidente del Senato Aldo Grasso e di altri membri del Governo Italiano. Come molti di voi avranno seguito in televisione, finalmente si è parlato, a mio avviso in maniera esauriente, del nostro esodo, in modo da far conoscere la nostra storia a tutti gli italiani dopo settant’anni di forzato silenzio voluto da chi, travisando la realtà, ha voluto considerare i trecentocinquantamila esuli come fascisti fuggiti dal paradiso comunista. Dobbiamo ringraziare il Presidente Giorgio Napolitano che ha riconosciuto che siamo stati vittime di pregiudizi ideologici e di una feroce pulizia etnica e ci ha chiesto scusa. Eravamo italiani come tutti gli altri, ma abbiamo pagato per tutti lasciando i nostri beni come risarcimento per i danni provocati dalla guerra. Tutto questo in Italia non si è voluto far sapere. Finalmente ora se ne parla e verrà diffuso anche nelle scuole perché è una pagina di storia italiana. Antonio Ballarin presidente della FederEsuli, di famiglia lussignana, ha preso per primo la parola ricordando che 70 anni fa, alla fine della seconda guerra mondiale è iniziata la tremenda pulizia etnica voluta da Tito che si è manifestata con atroci violenze culminate nelle stragi delle foibe o negli annegamenti con la pietra al collo, o con rastrellamenti notturni che terrorizzavano i padri di famiglia prima ma poi anche donne, ragazzi, imprenditori, operai, studenti ecc. Tutto ciò ha spinto all’esodo forzato, era il ’47 e tutto avveniva nell’indifferenza generale in Italia e in Europa. Furono annullati i diritti umani alla vita, i diritti sanciti dall’articolo 9 che vieta la detenzione o l’esilio forzato, i diritti che vengano rispettati i beni dei residenti e il diritto di ritornare nelle proprie case. Ballarin ha poi richiesto che venga finalmente assegnata la medaglia d’oro alla città martire di Zara e che il 2 giugno venga pubblicamente citato il sacrificio della Venezia Giulia. Queste grossomodo le richieste che Ballarin ha fatto per giustizia e umanità. Poi ha introdotto la giornalista Dott. Lucia Bellaspiga che ha commosso con il suo discorso tutti i presenti. Ha fatto uno stupendo excursus sui fatti di Pola. Quando ha accompagnato la mamma nel primo ritorno nella sua città natale, ha capito profondamente cosa aveva significato il sacrificio dell’esodo: ha descritto con parole veramente toccanti il
dolore provocato dai ricordi di oggetti, persone, immagini. Agli italiani non interessava e nessuno credeva a quanto era successo, le scuole censuravano le timide pagine di storia e nessuno capiva il forte richiamo alle origini che queste genti sentivano e sentono. La memoria è un dovere per superare e perdonare. La strage di Vergarolla è stata ben più grave della strage di Piazza Fontana o di quella della Stazione di Bologna ma non se ne doveva parlare. Poi, in Italia sorsero campi profughi nelle scuole, nelle caserme, nei silos, dove gli appartamenti erano divisi da coperte, al freddo, in totale promiscuità, nessuna privacy. I profughi venivano censiti con impronte digitali e erano considerati fascisti perché non comunisti! Ma uscivano da un’Italia fascista come tutti gli altri italiani. L’Italia ha pagato 125 milioni di dollari solo con i beni dei profughi, le loro vite hanno riscattato le nostre! Alcuni sono rimasti perché vecchi o ammalati o perché speravano in un regime migliore. Non dobbiamo fare un “amarcord” ma una testimonianza per onorare i nostri vecchi! Così ha concluso il suo discorso la giovane giornalista ricevendo un lungo e commosso applauso dal Presidente della Repubblica, da tutto lo staff dirigenziale e dai rappresentanti degli esuli ivi presenti. Poi ha preso la parola il sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova che ha ribadito alcuni concetti già espressi dai relatori precedenti dicendo di essersi appassionato alla nostra storia visitando il Magazzino 18 a Trieste dove sono ammassate tutte le masserizie dei profughi. Ha ritenuto il lungo silenzio insopportabile. La rimozione è stata troppo lunga ma nel 2004 si è istituito il “Giorno del Ricordo” per il recupero della storia e si è aperta una strada importante. Ha proposto infine di istituire al Museo del Vittoriano una sezione dedicata all’esodo. Abbastanza soddisfatta di quanto sentito in questo giorno del ricordo, mi ripropongo di mantenere i contatti con questi bravissimi giovani che pur non avendo vissuto l’esodo, hanno perfettamente compreso il nostro grande sacrificio e sono fermamente intenzionati a perseguire la strada che ci renda giustizia e riconoscimento. Spero anche che tutti i nostri discendenti sentano attaccamento alla nostra storia che attraverso il nostro Foglio diventa sempre più ricca e, direi, imprevedibile, tanti sono i personaggi che emergono e hanno portato alto il nostro piccolo grande mondo.