pagina 32 - Quadrimestre 46 - Dicembre 2014
Gianfranco Ivancich Biaggini dalla figlia Irina Ivancich Biaggini Il 23 febbraio 2015 ricorrerà il secondo anniversario della morte di Gianfranco Ivancich. Era nato a Venezia nel 1920 da una nota famiglia di origine dalmata ormai trapiantata nella città lagunare dai primi del 1800. Il trisnonno Anton Luigi infatti partì da Lussinpiccolo, dove gli Ivancich, inseme con note famiglie locali come i Cosulich, Tarabocchia ed altri, avevano da tempo avviato una florida attività di armatori tra il Mare del Nord sino all’America del Sud, per insediarsi poi definitivamente a Venezia. Cresce nel palazzo sansoviniano del XVI sec., nei pressi di Piazza San Marco, dove l’antenato Alessandro Ivancich, che si dilettava a comporre musica, suonava
con il musicista Listz respirando l’intensa vita culturale della famiglia Ivancich. Questa, a fine ‘800, si era legata con la famiglia Biaggini attraverso il matrimonio del nonno di Gianfranco, Giacomo Ivancich, con Elina Biaggini (sorella di Jole Biaggini Moschini che ispirò la figura di Jeanne Dessalle nel libro del Fogazzaro “Piccolo Mondo Moderno”). La famiglia, che si divideva ormai tra la laguna e la fertile campagna lungo il Tagliamento nella Villa Mocenigo Biaggini, si apriva alle prime ventate di modernità frequentando illustri maestri della musica come Malipiero, Respighi, Toscanini e Petrassi e tra i pittori Cadorin, poi Filippo Tommaso Marinetti, tra i letterati Ernest Hemingway e il poeta Ezra Pound, importanti figure queste ultime che entreranno a far parte della vita di Gianfranco. Gianfranco Ivancich con Ernest Studente brillan- Hemingway al Florida, Avana te di Liceo Classico (al Foscarini di Venezia) e alla Facoltà di Legge di Padova, si forma militarmente alla Scuola di Cavalleria di Pinerolo ed entra nel reggimento Nizza Cavalleria, per poi partire ventenne per il Nord Africa dove combatterà con un Gruppo Corazzato Esplorante, autoblindo, al Sud nelle sabbie del deserto, da El Alamein alla Tunisia. Ferito, rientra fortunosamente con una nave ospedale nella sua Venezia. Dopo l’armistizio combatte come partigiano in Friuli nella divisione Osoppo e partecipa in prima persona alla liberazione della città insieme agli alleati americani ed inglesi in qualità di membro di una missione di informazioni. Il giornalista inglese Stephen Fay lo cita in un articolo del Sunday Telegraph dell’Aprle 1995 tra i “secret heroes who saved Venice”. La guerra termina con lutti e distruzioni che Gianfranco si ritrova poco più che ventenne ad affrontare, dopo la scomparsa del padre Carlo, gentiluomo onesto e competente, ucciso nel 1945 in quella tenuta di campagna, semidistrutta dai bombardamenti alleati che colpirono precedentemente San Michele al Tagliamento (considerata a ragione la “Cassino” del Nord). Esperienze affrontate con coraggio (riceverà delle Croci al Merito e riconoscimenti mai ostentati negli anni a venire), impegno diretto per la ricostruzione, ma anche necessità di “cambiar aria” lo portano per un breve periodo a New York e poi all’Avana (Cuba) dove l’industriale ve-