Quadrimestre 45 - pagina 51
Gita ad Albona di Lina Miserocchi Finita la guerra, l’Istria era stata occupata dai Croati titini, che si diedero subito da fare a propagandare la loro ideologia. A Lussinpiccolo fu annunciata una riunione per i giovani con altoparlanti in Piazza e in Riva. Il teatro si riempì, tutti erano curiosi di capire cosa dovevamo aspettarci dalla nuova situazione. L’oratore, un trentenne che parlava bene in italiano, avviò subito un discorso anti italiano, al che io mi alzai per andarmene. Mi chiese subito: “Dove vai?” “Sono italiana – risposi - e intendo rimanere tale, ma a te ciò non è gradito, perciò me ne vado”. Quello si scusò, aggiungendo che il suo compito non era quello di polemizzare, ma di organizzare un gruppo di ragazzi da mandare ad Albona, dove si sarebbe tenuta una riunione di giovani da tutta l’Istria ed io potevo farne parte. L’idea di una gita mi solleticò poiché, a causa della guerra, non ci si era potuti muovere d’un passo. Accettai e partimmo in una decina con la corriera fino a Cherso, raccogliendo ragazzi a Neresine e a Ossero. Dopo vari trasbordi, raggiungemmo Albona alta dove fummo suddivisi in gruppi e affidati a “drugarize” (compagne) che ci portarono a mangiare e a dormire. Mi svegliai sentendo aprire la porta del terrazzo che dava sulla piazza: era la nostra guida che andava a vedere la situazione. Tornò indietro bestemmiando, uscendo alla ricerca dei colleghi. Curiosa, andai a vedere cosa l’aveva ir-
ritata. Rimasi stupefatta ma benevolmente: da ogni casa, finestra, balcone, sventolava il tricolore italiano; 1’unica bandiera slava era sul podio apprestato per coloro che dovevano parlare. A ciascuno di noi era stato dato un biglietto da leggere in pubblico: consultai gli amici, chi diceva d’averlo perso, chi diceva che lo avrebbe letto modificato a modo suo. Optai per questa soluzione e, quando toccò a me, lessi solo la prima parte, cioè il saluto alla cittadinanza, omettendo l’augurio che Trieste diventasse croata. Poi mi eclissai per tutto il giorno e raggiunsi il piazzale delle corriere solo all’ora del rientro: sapevo che l’organizzatore non sarebbe tornato con noi, impegnato in un altro giro di propaganda. Non potevo pagare il prezzo di quella gita, abiurando la mia italianità e quella di Trieste.
Prima della Seconda Guerra Mondiale
La classe IV tecnica, dalla quale si accedeva con un esame alla benemerita Scuola Nautica. Nella fila in alto da sinistra si vede il prof. Guttini, Mario Piccini, Italo Cunei, Mario Crainz, Silvia Crainz; più avanti Claudio Niccoli, el Schicker; sotto la Paola Martinoli, Nidia Colussi, Anna Maria Vitelli, Giannina Niccoli, Lina Miserocchi, Lucilla Marcev, Zadro minore, uno di Chiusi, Prossen.
Una cena al Park-Hotel, penso del 1938, in cui riconosco sulla porta i gestori, padre e figlia. Accanto c’è el “Mate” Stampalia, alla sinistra in alto c’è mio fratello Bruno, sotto a lui el Berto Colussi, figlio della Violina fruttivendola; più sotto el Vittorio Rainis, commesso della bottega di stoffe Tedaldi. Degli altri non so dire il nome, essendo più anziani di me.