foglio45

Page 25

Quadrimestre 45 - pagina 25

dell’Isonzo. Nominati ufficiali nel reggimento Granatieri di Sardegna, vennero separati ma si ritrovarono uniti sull’Altipiano d’Asiago nel maggio 1916. Il 30 Carlo si suicidò e il 31 Giani venne fatto prigioniero, e per 28 mesi venne rinchiuso in un carcere, in Ungheria. Ritornò fiaccato da queste brutali esperienze e pieno di sensi di colpa per non aver potuto salvare il fratello Carlo.

Christian Sebastianutto, Bastanzetti e lo storico Fabio Todero

Bruno Sebastianutto al pianoforte, Marisandra Calacione

Beffa di Buccari, la famiglia Stuparich testimone “inconsapevole” di Bruno Stupari Quanto segue mi fu raccontato diverse volte sia dal nonno sia dalla mamma. Assai presto dopo l’inizio delle ostilità fra l’Impero Austroungarico e il Regno d’Italia - maggio 1915 - su Lussino si sentirono le conseguenze del conflitto in atto. A differenza della seconda guerra mondiale non ci furono bombardamenti né dal mare né dall’aria ma, come del resto in gran parte del territorio austriaco, si cominciò a soffrire la fame, una fame nera peggiore di quella che si sopportò dal 1943 al 1945 (e seguito...). Il nonno, Comandante Natale Suttora, classe 1874, ebbe la fortuna di trovarsi all’inizio della guerra a Trieste, al comando della nave Cloumechky, – nome di un ex i.r. ministro boemo – appartenente alla società di Navigazione Gerolimich. Per tutte le navi austriache di superficie trovantesi all’inizio della guerra nelle acque dell’Alto Adriatico era preclusa qualsiasi possibilità di fuga giacché il canale d’Otranto nel basso Adriatico era attentamente vigilato non solo dalla regia marina italiana, ma anche da quel-

le degli alleati francesi e inglesi che, guarda caso...?, pretendevano anche di comandare in quelle che alla fin fine erano acque più nostre che loro, vedi ammiragli Gouchet, Wemyss e altri. Da Trieste la nave venne trasferita a Fiume, ormeggiata a quello che si chiamava molo Rodolfo che poi cambiò ripetutamente nome a seguito delle tormentate vicende politiche della città. Adesso, se non sbaglio, il nome è De Franceschijev Gat, lato Istarsko Pristaniste (che vuol dire alla nostra calata istriana). Autorizzato dagli armatori e allo scopo di sottrarre la propria famiglia alla fame, il nonno fece venire a Fiume la moglie Domenica Moricich (classe 1880) e i tre figli, Maria Nives (classe 1904, mia madre), Anna detta “Netty” (classe 1906) e Bruno (classe 1910). Tutti e quattro vivevano a bordo e soprattutto lì mangiavano. Non che ci fosse abbondanza, ma si sopravviveva. So che il nonno aveva preparato personalmente un barilotto di crauti! Anche le sorelle della nonna Domenica, Giulia e Amelia, quest’ultima con due figli, Stefano (classe 1912), purtroppo molto