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Violini in trincea di Licia Giadrossi-Gloria

Emanuele Bastanzetti al violino di Carlo Stuparich

È stato un evento culturale di grande rilievo quello d’apertura della stagione estiva, il primo luglio 2014, al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, nell’ambito delle manifestazioni di Trieste Estate promosse dal Comune di Trieste: “Violini in trincea” ovvero il suono del violino di Carlo Stuparich e di quello di Gianni Pavovich negli schieramenti contrapposti sul fronte della Prima Guerra Mondiale, Italia e Impero austro-ungarico. La conferenza-concerto è stata organizzata dal direttore dello Schmidl, Stefano Bianchi e da Marisandra Calacione, regista e voce recitante, al violino di Stuparich Emanuele Bastanzetti, al violino di Pavovich Christian Sebastianutto, al pianoforte Bruno Sebastianutto, con la consulenza storica e la partecipazione di Fabio Todero, esperto di storia della I guerra mondiale.

Christian Sebastianutto al violino di Gianni Pavovich ed Emanuele Bastanzetti a quello di Carlo Stuparich, Stefano Bianchi

Ambedue i violini hanno uno straordinario valore storico perché vennero portati e suonati al fronte e il loro suono poteva essere ascoltato nelle trincee contrapposte. Il violino di Carlo, costruito a Trieste dal liutaio Eugenio Weiss nel 1897 o nel 1892 venne recuperato sull’Altipiano di Asiago, nella zona del Fronte Corbin, sul Monte Cengio, dopo il suicidio del giovane a soli 23 anni, il 30 maggio 1916, quando, ultimo del suo plotone, non volle cadere in mano ai nemici ed essere impiccato come disertore. Carlo Stuparich, figlio di Marco Stuparich, lussignano e di Gisella Gentilli, si arruolò volontario nei Granatieri di Sardegna, unitamente al fratello Giani e all’amico Scipio Slataper sin dal 29 maggio 1915. Ambedue i fratelli sono medaglie d’oro al valor militare. Nel 1990 Giovanna Stuparich Criscione, figlia di Giani, donò al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” questo prezioso reperto che è stato restaurato da Antenore Schiavon. Il violino di Gianni Pavovich, è stato costruito da Pietro Ranta a Brescia, nel 1773. Egli nacque a Smirne nel 1897, dove il padre era funzionario del Lloyd Austriaco. Trasferitosi a Trieste, studiò musica alla scuola di Arturo Vram fino al 1910 e, in seguito, a Budapest a quella di Franz von Vecsey. Pavovich venne arruolato nell’esercito asburgico il 24 maggio 1915, e divenne sergente. Nel 1917 organizzò un piccola orchestra sulla Bainsizza. Il suo violino andò perduto e venne ritrovato sul Monte Grappa. Nel 2012 è stato donato al Museo Teatrale da Maria Teresa Portaluri. A guerra finita Gianni Pavovich continuò la carriera musicale nel Quartetto Triestino e nell’orchestra della Scala, allora diretta da Arturo Toscanini. Alternò poi l’attività solistica e di docente al Conservatorio Tartini di Trieste fino al 1967. La conferenza-concerto è stata introdotta dal direttore dello Schmidl, seguita subito dalle splendide interpretazioni delle musiche di Sebastian Bach, di Fritz Kreisler, di Johann Halvorsen, da parte di Emauele Bastanzetti al violino di Carlo Stuparich e di Christian Sebastianutto a quello di Pavovich, al pianoforte Bruno Sebastianutto. Tra uno spartito e l’altro si sono alternate le letture di Marisandra Calacione delle struggenti lettere di Carlo e di Giani e gli interventi dello storico Fabio Todero che ha narrato le vicende dei due fratelli che il 9 giugno 1915 entrarono a Monfalcone e parteciparono alle prime due battaglie