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Venne l’acqua a San Pietro dei Nembi di Alessandro Giadrossi

La fontana della storica cisterna grande nella piazza di San Pietro Foto Mario Majarich

L’acqua è arrivata a San Pietro dei Nembi - Ilovik. Una breve cerimonia si è tenuta sabato 11 maggio 2013, alla presenza del sindaco Gari Cappelli e del cittadino più anziano, Srečko Jerolimic. La benedizione del prete, alcuni brevi discorsi delle autorità e il fatidico primo bicchiere d’acqua uscito dalla conduttura che affiora dal terreno, a pochi passi dalla chiesa, hanno scandito il rito. Anzi, per precisione, il punto di arrivo dell’acqua è sorto a qualche metro dalla casa dove abita il mio amico Roberto, un triestino che ostinatamente continuava a lavare i piatti nel cortile dopo aver sollevato i secchi d’acqua direttamente dal pozzo. Perché in casa sua una tubatura dell’acqua proprio non la voleva. Ironia della sorte, la sua sarà la prima casa a potersi allacciare all’acquedotto. Una conduttura, lunga oltre sette chilometri, porta ora l’acqua, captata nel lago di Vrana, sull’isola di Cherso, da Lussinpiccolo, lungo le pendici del Monte San Giovanni, sino alla baia di Mrtvaska. Da lì una tubaura sottomarina di 1460 metri raggiunge prima l’isola di San Pietro dei Nembi e poi l’omonimo paese. L’opera ha comportato una notevole spesa per l’erario croato. Oltre 13 milioni di kune.

Lo sfruttamento del lago di Vrana per gli usi potabili è recente. L’Austria e l’Italia ci avevano già fatto un pensierino. Utilizzare l’acqua del lago per rifornire i vari abitati delle isole quarnerine significava sconfiggere un incubo secolare per la popolazione: la siccità. Forse interessava di più il fatto che questa scelta era strategica per qualsivoglia progetto di utilizzo turistico dell’arcipelago. I lavori di realizzazione di un acquedotto iniziarono solo nel 1946. Nel 1953 l’acqua arrivò a Cherso e dopo quasi dieci anni a Ossero, Nersine e Lussinpiccolo. Nel 2001 l’acquedotto raggiunse Lubenizze e Punta Croce. Ora è arrivata a San Pietro dei Nembi. Uno storico avvenimento per la piccola comunità. Negli archivi è documentata la posa della prima pietra della scuola, nel 1876. Fu fatta una grande festa. Quello era il primo passo per il riscatto sociale dall’analfabetismo. Pochi anni dopo, nel 1878, fu costruita la chiesa. Sino ad allora le messe e le funzioni religiose si svolgevano nella chiesetta dell’antico monastero benedettino esistente su Priko, ovvero sull’isola di fronte. Oggi lì sorge solamente il cimitero del paese. Qualcuno ancora ricorda il primo asilo, istituito nel 1922 in una casa privata. Il segretario della Lega Nazionale, Antonio Petronio, riferì, con soddisfazione, in un’intervista apparsa sul giornale Il Piccolo del 13 dicembre 1922, che ormai gli asili dell’associazione erano quaranta e che altri erano in progetto e segnalò che tra questi asili vi era anche quello istituito nella piccola isola. Ed aggiunse: l’asilo italiano è la premessa essenziale – direi quasi la conditio sine qua non – per la buona ed efficace frequentazione di una scuola italiana tra popolazioni allogene. Far opera di educazione e di cultura nei figli del nostro popolo e d’irradiazione italiana nei territori mistilingui, questo è quanto la Lega si è proposta di fare, ha oggi fatto in parte e spera le sarà dato di poter ultimare. Il collegamento con la rete dell’energia elettrica avvenne nell’estate del 1968. Il vecchio generatore ad olio combustibile che attivava una luce fioca per poche ore la sera fu abbandonato. Ciò significò poter far uso di frigoriferi, essenziali per la conservazione degli alimenti e, in particolare. del pesce. Furono acquistati anche i primi televisori. Ricordo di aver visto con trepidazione, l’anno successivo, il 21 luglio 1969, le immagini, peraltro abbastanza confuse, di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, camminare sul suolo lunare. La piccola isola di San Pietro dei Nembi non era più isolata dal mondo intero. Le notizie ora lì giungevano in tempo reale.