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Il Collegio di Santa Gorizia di Carmen Palazzolo Debianchi

Il volume si presenta come la storia di un collegio ma in realtà è questo e molto di più in quanto dalla storia del collegio deriva quella culturale di Gorizia nel periodo 1920 / 1965. All’epoca la città era sede di diversi collegi perché, oltre al femminile Santa Gorizia, a carattere laico, c’erano quelli femminili di Notre Dame e delle Suore Orsoline e i due collegi maschili. Tanti, per una cittadina che al censimento del 1900 conta 25.432 abitanti! Ciò era dovuto a diversi motivi: al fatto che nei piccoli centri dell’Istria e del Friuli, da cui provenivano gli allievi dei collegi, non esistevano che le scuole elementari, al fatto che i trasporti pubblici del tempo erano inesistenti o molto difficoltosi e al fatto che Gorizia era sede di vari prestigiosi istituti scolastici. Per quanto riguarda i trasporti, ricordo che Biagio Marin, quando a 9 anni, nel 1900, viene mandato dalla natia Grado a Gorizia per proseguire gli studi, deve compiere il primo tratto di strada in barca – il ponte che unisce l’isola alla terraferma viene infatti costruito solo nel 1936 – il secondo, fino a Villa Vicentina in calesse e infine l’ultimo in treno, per complessive sei ore. Le cose non sono molto

migliori neppure nel secondo dopoguerra, come racconta un’ex alunna, “A Monfalcone nel 1946 c’erano solo le scuole medie. Per andare a scuola a Gorizia, al liceo classico, dovevo prendere il treno. Ce n’erano pochi allora e spesso si guastavano oppure c’erano delle interruzioni sulla linea. A volte il treno partiva puntuale, ma arrivava sei ore dopo, oppure partiva con due ore di ritardo e poco dopo si fermava per altre due ore”. Quanto ai collegi, il più prestigioso durante l’impero austro-ungarico, in cui si formarono anche gli educatori del Santa Gorizia, era il ginnasio maschile statale Staatsgymnasium. La lingua d’insegnamento era tedesca, la disciplina ferrea, lo studio – impartito da docenti molto preparati – molto impegnativo. Analoga formazione ricevevano le ragazze dell’istituto magistrale. Ne uscì una generazione di intellettuali che, coerentemente con le tradizioni multietniche e multiculturali della città, ne valorizzò le diversità. È questo l’ambiente in cui riceve la sua formazione Giuseppina Furlani, la fondatrice del Santa Gorizia, e la sorella Carolina che le successe alla sua morte, e gli insegnanti che vi operarono, come il letterato Ervino Pocar, il poeta dialettale Biagio Marin, il musicista Augusto Seghizzi. Le ragazze che frequentano il collegio provengono prevalentemente dall’Istria, dalle Isole del Quarnero e dal Friuli; sono di diversa estrazione socio-culturale, etnia e religione; sono paganti o accolte gratuitamente. Lo frequentò anche la lussignana Alcea Giadrossi con la sorella minore Rina. Figlie di un comandante marittimo, le due ragazze vengono accolte gratuitamente nel collegio alla sua prematura morte. Dopo gli studi, Alcea diventa una presenza costante al suo interno come insegnante, collaboratrice e amica di Giuseppina Furlani e di Biagio Marin, pure lui grande amico e confidente della direttrice del Santa Gorizia. Tutte vengono sollecitate a ragionare con la propria testa ed a fare esperienze: viaggi, sport ed altro. Il tutto è descritto attraverso le testimonianze di oltre cento ex alunne e il commento di numerose note, che con diligente cura presentano i personaggi e gli eventi di volta in volta citati nel volume. Benché la descrizione del collegio e di ogni aspetto della sua vita sia pignolesco, la lettura del libro risulta interessante e piacevole per lo spaccato della vita del tempo nella struttura e nella città descrittovi.