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Fanciullezza a Lussino, 1940-1945 di Bruno Stupari Accogliendo l’invito della redazione del Foglio Lussino, mi accingo a scrivere i ricordi dei miei primi anni di vita, di quel tempo brevissimo che ho trascorso a Lussino. Sono ricordi personali, di eventi che ho vissuto, visto e sentito con gli occhi e le orecchie del bimbo di allora. Mi sono sforzato di escludere i tantissimi ricordi “per sentito dire”. Perciò ve li propongo, divisi tra piacevoli e spiacevoli. Sono nato a Lussinpiccolo, venerdì 5 gennaio 1940XVIII al N° 4 a Prico, in quella che era la calle Don Domenico Scopinich, nella casa del nonno materno, comandante Natale Suttora. I miei genitori sono Antonio Stuparich (dal ’37 Stupari) e Maria Nives Suttora. Sono stato battezzato l’11 febbraio dal parroco Don Ottavio Haracich.
Casa in cui nacqui a Prico, ora una delle più “malandate” de Lussin
I miei ricordi piacevoli
“La confusion e el gheto” che facevamo in tinello noi bambini. Io, Brunetto, ero il più piccolo di una “banda” di cinque cuginetti – vivevamo tutti assieme – Fabio, Luciana e Mino Prossen e mia sorella Maria Novella. All’epoca ero molto estroverso e gioviale e mi sottoponevo piacevolmente alle “sevizie” dei cugini più grandicelli e solo la Luciana, maternamente, mi trattava con un certo riguardo. Dalla finestra del tinello, era un gran bello spettacolo veder arrivare l’idrovolante che giunSul terrazzo di casa, io e mia sorella Maria geva spesso da Novella
Zara o da Trieste; il suo impatto sull’acqua tranquilla delle “valle” creava onde e spruzzi che suscitavano in me meraviglia e ammirazione. Mi piacevano tanto anche la tettoia a lato della chiesetta dell’Annunziata a Cigale ove ci si riparava in caso d’improvviso maltempo e i richiami della mamma di restare vicino a lei “in iata”, nella valletta dove ora si erge la statua Con mia sorella a Lussin dal fotografo; dell’illustre botanico 1941 o 1942 e compaesano il prof. Ambrogio Haracić. Quindi il cimitero, sì proprio il cimitero dove la mamma mi conduceva assai spesso a visitare la tomba della nonna Mina, Domenica Moricich, mancata 6 anni prima che io nascessi. Lì cercavo di raccogliere le bacche dei cipressi, quelle verdi, che trovavo invece difficilmente giacché le disponibili erano sempre secche, scure e friabili e non andavano bene per i miei giochi immaginari del tempo. Risale sicuramente a quei tempi quella riposante sensazione di quiete e di tranquillità che i cimiteri suscitano nel mio animo. Durante i miei rientri a Lussino passo molto tempo a San Martin non solo a curare le tombe dei miei ma anche a soffermarmi di fronte ai sepolcri dei pochissimi che ho conosciuto e dei tantissimi di cui ho sentito parlare.
La famiglia di mia madre. Zia Anna “Netty” , madre dei cugini Prossen, nonna Domenica Moricich Suttora, lo zio Bruno Suttora e mia mamma Maria Nives