Foglio 42

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Quadrimestre 42 - pagina 25

Parole lussignane a cura di Doretta Martinoli Voi sapete cos’è un sopresso? E una sovracoverta? E un sotrativo? Quest’ultimo è più difficile ma… ve lo dirò anche se è una cosa poco piacevole!!! Sopresso Sovracoverta Sotrativo Sovraosso Spagnoleto Spardalo Spareto Sparoga Spessigar Spetime un poco Spezier Sporcuia Spuceni Stentar Stolwerk Stomiguarie Stanosina Stuange Suso Stropacui Stropniza Stropolo Struza Stuaro

ferro da stiro busta da lettera clistere capobanda sigaretta superbo dormitina asparago fare in fretta zolfanello droghiere trasandato, dimesso striminzito, misero lavorare caramella col miele cerotti a base di catrame millepiedi che, se calpestato, puzza terribilmente rione su bacche di rosa canina asta biforcuta per tenere alta la corda dove si asciuga il bucato vezzeggiativo affettuoso (piccolo) pane allungato vecchio

Sucuizza Suhaze Suhor Supiaza Svazeto Tabaro Tacamaco Tamburat Tamisar Taroquange Tarchia Tarp’na Tetiera Tiesto Tiquiza Togna Torcolo Tornanapa Torsiolon Trapar Tratur Traversa Triciaco Tris’ceni

uva passa maride affumicate arsura, gola secca colino spezzatino mantello cerotto adesivo tipo di pesca setacciare, interrogare a fondo pettegolezzo cinghia per reggere i calzoni oloturia teiera esca con mollica di pane o farina testolina lenza pressa per olive stoffa per abbellire la cappa del camino persona che ama andare in giro cogliere in fallo imbuto grembiule parto trigemino pigro

Considerazioni sul termine “Varremengo” di Lina Miserocchi Ogni tanto pubblicate parole lussignane. Me ne è venuta in mente una: varremengo, “vai ramingo”. È una maledizione che noi esodati dall’Istria abbiamo subìto in pieno. Non ci è di consolazione conoscere i tanti esodi della storia: quello degli Ebrei dall’Egitto, quello forzato degli Africani verso le Americhe, le migrazioni italiane nel Novecento, quelle delle popolazioni dell’Europa dell’Est verso Ovest. Sono state fatte opere famose per fermare gli esodi: la muraglia cinese, il muro di Berlino.

Ma l’umanità si è sempre mossa per migliorare la propria esistenza. Noi, costretti ad andarcene, non sempre abbiamo trovato condizioni migliori, se si esclude la libertà. Ma l’obbligo all’esodo ci ha reso amaro anche un benessere ritrovato, tingendolo col grigio della nostalgia, sentendoci addosso quella imprecazione così abituale: varremengo! Non c’è paese, per quanto ospitale e ameno, che possa sostituire nei nostri cuori quello lasciato forzatamente; per questo sentiamo come una maledizione quella parola, che per noi era così abituale.