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Da Lussinpiccolo a Istanbul e viceversa di Ruggero Calich

Giovanni e Ruggero Calich a Trieste

Chi l’avrebbe mai detto che uno dei pronipoti di Giuseppe Calich di Lussinpiccolo si sarebbe trasferito dopo tre generazioni a Trieste, città del Lloyd che aveva inviato come rappresentante il mio bisnonno a Istanbul quando era ancora capitale dell’Impero Ottomano? Giuseppe aveva sposato Enrichetta Katse di origine ungherese e frutto del matrimonio furono Stefania, Renato, Roberto, Manlio e Iginia. Abitavano nel quartiere italiano dell’allora cosmopolita Costantinopoli a qualche passo dalla Casa d’Italia, dal Liceo Italiano e da Palazzo Venezia, attuale residenza dell’Ambasciatore quando rende visita all’odierna megalopoli caotica. Tornando alla fine dell’800, a Giuseppe piaceva divertirsi pertanto organizzava spesso dei ricevimenti e dei banchetti colorati con tanta musica d’epoca, leggera ed operistica oltre a tante canzonette in dialetto triestino. Mio padre Giovanni

(1929) mi ha fatto avere qualche mese fa i titoli di Gina (Nina?) mia, son barcarolo e della O giovinotti che fate l’amore delle quali si ricorda perfettamente anche la melodia perché in famiglia erano tutti intonati e cantavano volentieri accompagnati da Zia Stefania al pianoforte. Dopo anni, in occasione di matrimoni e battesimi, grazie anche a qualche brindisi, i tre fratelli Calich continuavano ad esibirsi in canzonette a tre voci. Queste erano occasioni in cui si rianimava lo spirito Adriatico, così come successe in occasione della visita della Triestina di Blason - Gratton - Zorzin ad Istanbul, circa nel 1948. Papà Giuseppe si era impegnato piuttosto con l’educazione sportiva dei figli e siccome a quei tempi gli allenatori non erano all’ordine del giorno, lui stesso era riuscito a creare dei campioni di calcio. La Gazzetta dello Sport di quei giorni cita Roberto, mio nonno, e Manlio in occasione di una partita di prova con la Triestina, oltre alla presenza costante dei tre fratelli nella squadra degli italiani, cosiddetti levantini dell’allora capitale in declino. Non conosco le cause per cui il mio bisnonno non sia rientrato a Trieste o a Lussinpiccolo ma immagino che quando era giunta l’ora perché lui andasse in pensione, le terre d’origine erano entrate in una fase assai complicata della storia, pertanto anche i suoi figli hanno preferito rimanere sulle rive del Bosforo e del Mar di Marmara dove sicuramente si sentivano a loro agio. Quasi tutti avevano sposato donne o uomini greci, i cosiddetti romani d’oriente, fra i quali mia nonna paterna Maria Bon che guarda caso aveva genitori provenienti dalle isole egee di Nissiros e Tinos. Pertanto non era sorprendente che i miei nonni abbiano trascorso tutti i periodi estivi della loro vita, dal mese di maggio a settembre, alle Isole dei Principi a poca distanza dalla città; un arcipelago che nonostante l’invasione e l’inquinamento totale della terra ferma, mantiene ancora oggi un vago ricordo del suo idilliaco passato. È li che