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L’arte del ricamo e del cucito a Lussino di Adriana Martinoli
Tra i molteplici lavori casalinghi e artigianali praticati fin dai tempi antichi dalle donne lussignane, di particolare rilievo sono quelli svolti per le famiglie: corredi, vestiti e arredi vari. Le donne nei secoli passati lavoravano la lana prodotta dalle pecore presenti sull’isola e tessevano la tradizionale tela (la rascia) per vestiti e coperte; si dedicavano con cura e pazienza alla realizzazione e all’abbellimento dei manufatti tessili e sartoriali. L’elevato grado raggiunto nell’arte del ricamo e nel cucito è testimoniato dai diversi lavori conservati fino ai nostri giorni, realizzati successivamente in scuole locali sorte anche con spirito imprenditoriale nell’intento di tramandare e di perfezionare tale tradizione tipicamente femminile. L’Ottocento rappresenta il secolo d’oro del ricamo e soprattutto del punto croce. Anche a Lussingrande,
chio e girando poi a destra in un vicolo, si passava accanto a un pozzo del 1688 tuttora esistente: da lì si saliva una scala che portava alla casa dove Maria insegnava a ricamare a giovani ragazze in una stanza a pianterreno. In una vetrina, che si affacciava sulla strada, erano esposti i ricami per la vendita, anche ai turisti, mentre nella stanzetta da lavoro figurava un modello da sarta in bambù e una macchina da cucire Singer. Da Maria si ricamavano interi corredi e accessori d’arredamento usando soprattutto il punto croce di formato piccolissimo, a passo di due fili, e ricevendo spesso commissioni importanti. Presso questa scuola sono state confezionate anche le tendine per i saloni di I classe della Saturnia, nota nave della Società Cosulich varata nel 1927, oltre che eseguite innumerevoli lavorazioni raffinate su biancheria (lenzuola, tovaglie, centrini, pizzi
alla fine dell’Ottocento, una fiorente scuola di ricamo era stata promossa da Maria Budinich che era una delle figlie di Adele Zubranich (m. 1885) e di Marco Budinich, capitano del Lloyd (1829-1878). Padre di Marco era il capitano Tommaso (17981855), morto di colera al comando del brigantino Esperto a Varna, il quale si era sposato due volte. Dalla prima moglie, Giovanna Sopranich, era nato appunto Marco che avrà i figli: Francesco, perito giovane in navigazione nel 1870, Giovanna (m. 1930), Elisa (m. 1933) e Maria (m. 1941). Il cap. Tommaso, dalla seconda moglie Margherita Leva, avrà Pietro, Clodoveo (mio bisnonno), Maria (Marietta), Luciano ed Elena. Le tre sorelle Giovanna, Elisa e Maria vissute fino età avanzata a Lussingrande, avevano legami molto stretti con i numerosi parenti. Maria in particolare frequentava i figli di Clodoveo e si recava spesso a Villa Bice. Maria con le sorelle abitava nella casa paterna a via della Madonna 15. Risalendo questa strada dal mandrac
per asciugamani e per camicie da notte, arredi per la casa…). Spesso il ricamo consisteva in fantasiosi ed elaborati monogrammi o in stilizzate iniziali, da apporre sui corredi delle giovani spose, testimonianza di un’arte ormai elevata. Le fanciulle imparavano nei samplers, campionari chiamati in italiano crocini o imparaticci, che erano dei veri e propri saggi di ricamo frequentemente esposti come quadri. La presenza degli alfabeti e dei numeri aveva anche un ruolo educativo e culturale oltre che storico, dato che solitamente nel sampler compaiono la data, il nome e il cognome della ricamatrice. Laura Bradicich dall’Australia, dove vive da tempo, mi ha inviato la seguente bella testimonianza: “…ricordiamo tutti Maria Budinich e ne parliamo, quando vado a Lussino [con quelle che sono ancora con noi] che ci ha insegnato a ricamare e che bei lavori si faceva; mi ricordo una grande tovaglia, in quattro la lavoravamo: Rina Sambo, Lidia Deselin, e ancora una che non ricordo ed io che ho fatto meno delle altre, ci faceva lavar le mani ben bene, Rina