pagina 18 - Quadrimestre 35
Il confine orientale e l’esodo giuliano-dalmata entrano nei libri scolastici come parte del patrimonio storico d’Italia di Carmen Palazzolo Debianchi
Dopo oltre sessant’anni, la storia della Venezia Giulia, di Fiume, di Zara, della Dalmazia, cioè del confine orientale d’Italia, sarà compresa nella storia d’Italia che si studia nelle scuole. Ma, quali sono le ragioni di questo grandissimo ritardo? Esse sono – a mio avviso – molteplici, e vanno da quelle ideologiche, riguardanti soprattutto il periodo temporale vicino all’esodo, a quelle professionali e didattiche dei docenti. Per quanto riguarda le motivazioni ideologiche, è a tutti nota la simpatia per il Governo Jugoslavo della sinistra italiana, che vedeva gli esuli come coloro che avevano volontariamente abbandonato il paradiso titino, è perciò anche un bene che nei libri di testo non sia comparso nulla o quasi sulla nostra storia, perché una storia di parte è peggiore del silenzio. Per quanto riguarda invece gli aspetti professionali e didattici degli insegnanti, essi non erano semplicemente preparati ad affrontare l’argomento, perché non ne sapevano nulla in quanto anche la storiografia cominciò ad occuparsi dei nostri temi con qualche decennio di ritardo. Ora i tempi sono maturi e vi hanno contribuito diversi fattori, fra i quali va sicuramente annoverato anche il tempo, che è servito a prendere distanza emotiva dai fatti e quindi a guardarli con razionalità; la legge n. 94 del 30.03.2004, istitutiva del Giorno del Ricordo, che prevede iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado; il tavolo di concertazione Governo/Associazioni degli Esuli, dove queste ultime, dialogando direttamente con autorevoli rappresentanti del Governo, hanno potuto affermare sostenere e difendere alcune irrinunciabili tematiche, fra le quali c’era anche quella che la storia del confine orientale diventasse parte del programma di storia d’Italia e fosse quindi inclusa nei manuali scolastici. Il traguardo non è però ancora raggiunto ma si è avviato l’importantissimo iter della preparazione degli insegnanti, senza la cui mediazione non è possibile trasmettere il messaggio che ci interessa alle nuove generazioni. È importantissimo però il fatto che l’iter si sia avviato in stretta collaborazione fra Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR) e tutte le Associazioni degli esuli, che hanno costituito un gruppo di lavoro per mettere a punto il programma di attuazione del progetto di formazione dei docenti, che si effettuerà attraverso una serie di seminari, da tenere intorno al 10 febbraio, che devono prevedere l’inquadramento storico, degli aspetti didattici e delle testimonianze. Il programma è ormai in via di attuazione in quanto si sono già svolti 2 seminari, entrambi a Roma, nel febbraio 2010 e 2011. Fra l’uno e l’altro seminario le Associazioni degli esuli hanno bandito un concorso nelle scuole di ogni ordine e grado intitolato: “Terre, genti, tradizioni e cultura dell’Adriatico orientale nel contesto della storia italiana”. Il primo dei due incontri ha previsto la presenza solo degli insegnanti mentre al secondo sono intervenuti anche gli studenti vincitori del summenzionato progetto, che hanno presentato personalmente i loro elaborati, tutti di grande interesse e valore.
Monsignor Mario Cosulich Il nostro Monsignor Mario Cosulich! Vero Lussignano: burbero, attivo, arguto. È un punto di riferimento per tutti noi. Eravamo molto tristi, quando il 25 marzo scorso ci ha detto al telefono: “Non posso venir domani a dir Messa per l’Annunziata. No i me lassa, perché go la broncopolmonite”… Il giorno dopo però, nella Chiesa di Santa Rita in via Locchi, lo abbiamo ugualmente visto arrivare sull’altare assieme a Mons. Nevio e a Don Gherbaz, con quella sua andatura di marinaio sulla coperta di una nave che rolla. Era un po’ pallido e, con la voce appena meno stentorea del solito, ha fatto una predica che è entrata profondamente nel cuore di tutti. Poi, man mano che i minuti passavano, riprendeva sempre più vigore e alla fine ha guidato il coro con il suo solito piglio. Grazie, Monsignor Mario! Riportiamo qui il discorso di saluto al nuovo Vescovo di Trieste, che ha tenuto poco più di un anno fa, perché ci sembra emblematico del suo essere Lussignano. Trieste, 26 marzo 2011, Messa per la Madonna Annunziata - foto Licia Giadrossi