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Gli anni Trenta a San Pietro dei Nembi
E mentre gli altri andavano a messa… di Alessandro Giadrossi
Non tutti si recavano a messa la domenica. C’era, infatti, chi approfittando dell’occasione si introduceva nelle case per commettere dei furti. Domenico Berni, proprietario di una delle tre botteghe del paese, da alcuni mesi, tra la fine del 1932 e la primavera del 1933, si arrovellava la mente non comprendendo come potessero sparire dei soldi che nascondeva sotto il materasso della sua camera da letto. Ne aveva fatto ormai una malattia. Si rivolse, pertanto, ai Carabinieri Emilio Bo e Mario Pietra. I militari dell’Arma decisero di fare la domenica successiva, il 2 aprile, un appostamento nei pressi della sua casa. Erano da poco trascorse le 10 quando fu notato il diciottenne Antonio Zubrick che, dopo aver scavalcato il basso muro che circondava il cortile della casa del Berni, spiccava un salto nell’orto sottostante, sottraendosi con la fuga ad ogni ricerca. I Carabinieri alle 11 lo rintracciarono al Dopolavoro e lo arrestarono. Zubrick si professò innocente adducendo quale alibi il fatto che quella mattina si era recato alle 8 a Punta Cornù per accompagnarvi il radiotelegrafista Rainieri. Aveva fatto ritorno in paese verso le 9 e mezza, portandosi prima nella propria abitazione per radersi la barba e cambiarsi di vestito, per poi dirigersi al Dopolavoro. Questa versione non era tuttavia incompatibile con la circostanza del suo riconoscimento, almeno un’ora prima dell’arresto, mentre fuggiva attraverso gli orti del paese. Infatti, proprio tra le 9 e mezza e le 10 era stato perpetrato l’ennesimo furto nella casa del Berni, rimasta incustodita, essendo andata alla funzione domenicale l’intera famiglia. A seguito delle indagini che furono avviate si raccolsero le testimonianze di Antonia Belanich e Agostino Baricevich, poi confermate nel corso del processo tenutosi a Pola il 20 maggio 1933. Ambedue, le domeniche precedenti l’arresto, alla medesima ora, avevano notato lo Zubrick scavalcare il muro dell’orto del Berni e poi allontanarsi con fare sospetto. Anche in quelle occasioni Domenico Berni aveva accertato la sottrazione di ben 100 lire. I Carabinieri al processo aggiunsero due ulteriori circostanze. La casa dell’imputato distava da quella del Berni non più di 200 metri, in modo che l’imputato stesso, stando a casa sua, ben poteva vedere la porta della casa del Berni, osservando così l’uscita delle persone ivi abitanti. Inoltre, lo Zubrick godeva fama di ladruncolo,
tanto che i Carabinieri lo tenevano d’occhio, anche perché negli ultimi tempi lo si notava frequentare le osterie spendendo del denaro che non poteva procurarsi con mezzi leciti, essendo egli quasi sempre disoccupato e di famiglia povera. Il Tribunale di Pola lo condannò alla pena di tre anni e due mesi di reclusione e 2200 lire di multa, ordinando la sottoposizione dell’imputato alla libertà vigilata per anni uno. La Corte d’Appello di Fiume, il 1° agosto 1933, respinse l’appello dell’imputato e confermò la sentenza. Zubrick trascorse un lungo periodo in carcere. Rientrò poi nell’isola ma fu protagonista di un nuovo furto che questa volta gli costò la vita. Una notte fu sorpreso dai Carabinieri nella bottega di Giovanni Giadrossich, sita al tempo di fronte a quello che per molti anni è stato l’ufficio postale; anch’egli aveva notato la sparizione di denaro dalla cassa del negozio. Zubrick, avendo gettato la lampada che portava con sé contro uno dei Carabinieri che gli aveva intimato di arrendersi, fu da quest’ultimo colpito da un proiettile sparato nella sua direzione. Trasportato con una barca a Lussino morì dissanguato durante il tragitto. Non migliore fortuna ebbe suo fratello, Graziano. Morì a Trieste durante i bombardamenti del 10 giugno 1944. Era sbarcato da una nave e si accingeva ad andare a far visita ad un compaesano.
Don Mario Haglich con il gruppo di Sanpierini