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Toni Piccini, Haiku e Haiga di Rita Cramer Giovannini

Questa è la definizione poetica di un Haiku, data proprio sotto questa forma da Toni Piccini. Tale forma poetica nasce nel XVII secolo in Giappone dalla penna del monaco zen Matsuo Basho. È composta da 17 sillabe divise in tre versi di 5, 7, e 5 sillabe ciascuno. Nel XIX secolo Masaoka Shiki conia il termine Haiku per definire questa forma di poesia, rende meno rigide le regole poetiche, riguardo il numero di sillabe e il tema, che doveva assolutamente basarsi su un elemento della natura. Nasce così l’Haiku Moderno, contrapposto all’Haiku Classico. Caratteristica essenziale comune è sempre la semplicità, e che non sia un concetto seguito da un’elucubrazione mentale: la sensazione attraverso l’immagine. Non è necessario essere poeti o letterati per scrivere Haiku; non è discriminante essere colti o analfabeti per gustarli: basta la sensibilità e saper cogliere oltre le parole. Toni Piccini con i genitori Gianni ed Eleonora foto Licia Giadrossi-Gloria

Toni, nato nel 1959 a Trieste dal lussignano Gianni Piccini e della triestina Eleonora Zerial, è un haijin, cioè un compositore di haiku, ormai noto e apprezzato in molti paesi: certamente lo è in Giappone, la culla di questo tipo di poesia, tanto che i suoi lavori son stati tradotti anche in questa lingua. Nel marzo 2006 ha partecipato con sue poesie a “24 ore: un giorno per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale” una giornata dedicata a tale tema dall’Associazione Mondiale delle Radio Comunitarie, e da queste irradiato via internet. Nel 2005 era a Genova al “11° Festival internazionale di poesia”, e nel novembre 2008 rappresentò l’Italia al “1° Festival di poesia di Tokyo”. I suoi versi sono raccolti in due pubblicazioni: “Haiku apocrifi”, del 2007, con le prestigiose presentazioni di Fernanda Pivano e di Ban’ya Natsuishi, e “MeditHaiku”, edito quest’anno. Oltre agli haiku, Toni ha pubblicato nel 2009 il libro “Poesiazze”, poesie “non colte” scritte in dialetto triestino, con a fronte la traduzione italiana. La nota attrice di teatro, la triestina Ariella Reggio, che ne ha scritto la prefazione, così riferisce come ha conosciuto Toni: “Galeotti un autobus e il caso – Una bella faccia schietta, un giovanotto che mi invita a sederglisi vicino, gli occhi inquieti e un po’ malinconici di cui mi sono immediatamente, stranamente, fidata… e un inizio di conversazione, fino alla prossima fermata, tranquilla e leggera come tra due persone che si conoscessero da tempo.” Effettivamente è questa l’impressione che dà Toni Piccini: di una persona con cui entri subito e semplicemente in sintonia. Questo aspetto della sua schietta comunicatività si è potuto cogliere la primavera appena passata, a Trieste, presso la libreria Giunti di via Imbriani, dove era stata organizzata una sua mostra di Haiga, più precisamente di “Foto Haiga”. Haiga, che significa immagine di un Haiku, nasce da un abbinamento tra un haiku e un’immagine fotografica. Questo abbinamento non deve necessariamente essere concorde, cioè, se per esempio nella parte scritta c’è il termine gabbiano, non è detto che ci debbano