Lussino33

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Quadrimestre 33 - pagina 21

Ricordi di Claretta Stenta Rossetti di Doretta Martinoli

Claretta abita a Stoccolma da quando si è sposata negli anni cinquanta e da sempre prova tanta nostalgia per la sua Lussino, la Lussino della sua giovinezza, quella che purtroppo non tornerà più ma vivrà nei nostri ricordi, se li tramanderemo ai nostri figli e ai nostri nipoti. Questo nostro bellissimo giornale è un mezzo per farlo e le tantissime lettere che riceviamo ce lo confermano. Purtroppo Claretta non può più leggere ma le sue figlie carissime, Maria Cristina e Valeria, lo fanno per lei e l’aiutano a scrivere i suoi ricordi. Abitava a Cigale assieme ai suoi genitori, Ugo e Maria Stenta, e ai suoi fratelli, Claudio e Muchi. Ho visto che stanno finalmente restaurando la sua casa, ho pensato a tutti loro, miei cugini, e mi è venuto in mente di aver ricevuto un suo scritto, tanto tempo fa, che descrive un “neverin” a Cigale. El Neverin Per molto tempo, dopo aver lasciato Cigale, ci si svegliava in piena notte per un rumore che non c’era: il dolce sciacquio del mare in bonaccia, contro le grotte, che per tanti anni aveva cullato il nostro sonno isolano. Per molto tempo nell’esilio ci si svegliava di notte per il rumore del vento contro le persiane o tra le chiome degli alberi: “el neverin”! L’ormeggio delle barche avrebbe tenuto?... Poi la realtà, il ricordo della “Sayonara”, relitto nel fondo del mare davanti la nostra casa. L’ormeggio non aveva tenuto alla violenza delle bombe! Una notte il papà si era svegliato al rumoreggiare del mare col neverin e, saltato giù dal letto, svegliati i ragazzi, si erano precipitati a Marina per controllare gli ormeggi delle barche. La mamma e io, rimaste a letto, aspettavamo che tornassero. Il tempo passava e non si vedeva nessuno. La notte era buia e il mare grosso.

Claretta Stenta, Doretta e Mariangela Martinoli

Decidemmo di andare a Marina anche noi. Vestiteci rapidamente scendemmo al mare. Non c’era nessuno, e la barca era sparita. Ma guardando nell’oscurità si vedeva verso il fondo della valle un certo movimento di uomini e di barche. Ci avviammo nel buio lungomare passando davanti alle altre ville silenziose. Arrivate nel boschetto in fondo alla valle, ci accolsero le allegre esclamazioni dei nostri vicini, uomini, donne, ragazzi, tutti usciti dai loro caldi giacigli per la stessa ragione: terranno gli ormeggi col neverin? Gli uomini erano tutti impegnati a trattenere le barche che avevano rotto gli ormeggi sotto la forza del vento di ponente che batteva dritto dentro alla valle di Cigale. La “Sayonara” era sana e salva, ma l’ormeggio non aveva tenuto ed era finita in fondo alla valle. Ricordo l’atmosfera di calda e allegra amicizia tra tutta quella nostra gente riunita nel buio, rotto dai bagliori delle torce elettriche, tutti insieme con la stessa passione. Le donne sulla sponda, sotto ai pini, gli uomini sulle barche, sbattuti dal vento. Non ricordo esattamente, ma è molto probabile che tutto finì in una grande “merenda” notturna patrocinata dalla zia Dora, specialista in materia! La mattina dopo el neverin l’aria era limpida e serena, il mare tranquillo, la “Sayonara” al suo ormeggio, dondolava lentamente. Claretta, Stockholm marzo 1994