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Eutrofica di Sergio de Luyk Nei primi anni ’80, allorché nell’A driatico iniziarono a comparire i primi episodi di “fioritura di mucillaggini” determinati da fenomeni di eutrofizza zione correlati all’inquinamento delle acque, scendevo d’estate con il mio piccolo sloop di 8 metri (con Eliana e i miei due piccoli bambini) lungo la co sta istriana per raggiungere Lussino, e
l’inquinamento, sull’eccesso di produ zione, sul modello di sviluppo consu mistico che tiene conto solo dell’au mento del PIL, che per aumentare la produzione dei beni violenta conti nuamente la natura con la produzione di rifiuti tossici, scarti di lavorazione e produzione continua di rifiuti deter minati dal modello di consumo “usa e
Zabodaschi - foto Rita Giovannini
trovare sicuro ormeggio al molo di Candia, affettuosamente accolto dal Capitano Aldo Cucchi, allora vero “pa tron” di Candia, protetto dai suoi pre ziosi consigli per la sicurezza dell’or meggio e della navigazione. Nel 1984, l’alto Adriatico, da Trie ste a Rovigno, era una melma lattigino sa viscida e giallastra, un brodo di mu cillaggini che non invitava alla naviga zione e tantomeno alla balneazione. Traversato il Quarnero, però, quasi per incanto le mucillaggini scomparve ro e ritrovai il mare limpido, l’acqua cristallina dai riflessi turchesi, quello che io chiamo “el color de Zabodaski”, splendente e radioso più che mai. Sarà stato un caso, pensai... ma in fondo al mio cuore sentivo che doveva pur esserci un’altra ragione. E comin ciai a ragionare sulle cause prime del
getta”, ove non si punta più alla manu tenzione e al recupero dell’esitente... E pensando a ciò mi ritornavano alla mente le mie nonne, che recupera vano vecchi cappotti e vecchi abiti, la signora Maria Poglianich, una cara, vecchia sarta (che io, bambino, amavo molto per la mitezza e la semplicità) che ogni anno veniva a casa nostra per rifoderare giacche e cappotti, modifi care abiti, cambiare colli e polsi alle ca micie... altro che usa e getta!!! E i fondi del caffè venivano buttati nella terra “a far concime”, e non “in scovazze”! E si raccoglieva un po’ di tutto, dai francobolli alle cartoline (oggi quelle vecchie cartoline hanno valore di anti quariato!), e quando si andava in gita non si ritornava mai a mani vuote, ma con qualche sacchetto di “spàresi”, o di
fragole, di mirtilli, di funghi raccolti nel bosco... altro che Ipermercato! E papà Giuseppe, comandante, ri cordava sempre di spegnere la luce, perchè lui, anche a bordo, dove non si deve pagare la “bolletta”, voleva sem pre che venissero spente le luci non utilizzate! Erano quelli tempi non sospetti, la crisi globale che attanaglia oggi il mon do non era ancora minimamente per cepita dai media (anche se alcune menti brillanti, raggruppate attorno ad Augusto Peccei del “Club di Roma” avevano già anticipato i problemi con nessi ai limiti dello sviluppo), ma il fe nomeno macroscopico dell’inquina mento dell’Adriatico mi aveva profon damente colpito, e le mie radici lussi gnane mi avevano fatto rivedere con nuova chiarezza quanto saggia fosse l’antica cultura isolana, dove lo spreco è giustamente esecrabile in quanto mancanza di rispetto dell’ambiente e del prossimo... Da quegli anni, ogniqualvolta mi trovo in vacanza, sono solito mandare a un mio caro amico piranese, Lucio Petronio, una cartolina in versi che racconti in sintesi (ironica) il mio stato d’animo del momento. Nacquero così nel 1984, in piena eutrofizzazione dell’Adriatico, le brevi rime di “Eutro fica” inviate a Lucio: Lussin xè un continente Con monti, laghi e valli E un mar impertinente Col fondo de coralli. Qua alghe no’ se vedi Sarà per la corrente, ma eutrofico, te credi mi proprio nol’ me par, xè tropo trasparente! Sarà perché a Lussin Gnente se buta via E l’Eutofizazion, se no ghe xè el nutriente Un cul va far! Viva l’ecologia!