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Don Francesco Bonifacio, Beato d’Istria di Licia Giadrossi-Gloria
Il chierico Francesco Bonifacio
Si è svolta a Trieste, sabato 4 ottobre 2008, nella Cattedrale di San Giusto, la solenne cerimonia di beatificazione di Don Francesco Bonifacio, presbitero e martire, nato a Pirano il 7 settembre 1912 e “fatto sparire”, mentre da Grisignana rientrava nella sua curatia di Villa Gardossi l’11 settembre 1946. La biografia ufficiale dice che i Bonifacio erano una famiglia di modesta estrazione sociale, profondamente cristiana e che: «Il clima di semplicità, laboriosità e preghiera aiutò Francesco, secondo di sette figli, a maturare il desiderio di farsi sacerdote. Adolescente, entrò nel Seminario di Capodistria dove fece gli studi liceali, concludendo quelli teologici al Seminario Centrale di Gorizia. I condiscepoli lo ricordano per la sua mitezza e fedeltà al proprio dovere. Il 27 dicembre 1936 venne ordinato sacerdote dall’arcivescovo Margotti. I primi due anni del suo ministero li visse a Cittanova dove si occupò principalmente della gioventù. Nel 1939 fu inviato quale curato a Villa Gardossi, nei pressi di Buie. Qui con diligenza si impegnò a edificare la comunità cristiana: attraverso la catechesi a tutti i livelli, il richiamo alla frequenza dei sacramenti, la visita
assidua ai malati, la raccomandazione della santificazione della festa, la devozione all’Eucarestia e alla Vergine e l’educazione dei giovani mediante la formazione nell’Azione Cattolica. La sua vita totalmente dedita al ministero faceva di lui un ostacolo per coloro che volevano allontanare il senso religioso dal cuore della gente. L’11 settembre 1946 mentre ritornava da Grisignana verso Villa Gardossi “venne fermato” e “fatto sparire”. Diverse sono le versioni della sua morte, ma tutte concordano nell’affermare che egli fu testimone di Cristo.» Subito dopo questa uccisione, l’arcivescovo di Trieste di allora, Antonio Santin, non ebbe dubbi nell’affermare la convinzione che si sia trattato di martirio autentico in odium fidei. Mons. Ettore Malnati ha scritto che Don Bonifacio, “con la sua vita da pastore ed il suo martirio, ci chiede di essere in mezzo al popolo al quale noi presbiteri siamo inviati per essere testimoni che Dio si è fatto carne e che l’uomo è fatto per Dio… Il compito speciale del presbitero è di essere con e per il suo popolo…” Il Vescovo di Trieste, Eugenio Ravignani, nel suo intervento, durante la solenne cerimonia, ha sentito “il dovere di unire nella commossa memoria al presbitero e martire Don Francesco i vescovi, i sacerdoti, i fedeli – italiani, sloveni, croati –, che in tempi duri in Istria e altrove hanno subito ingiusta violenza in odio alla fede e, soprattutto, coloro che per essa hanno dato la vita.” Alla beatificazione erano presenti prelati di tutto il mondo e i sacerdoti di Trieste, tra i quali non poteva mancare il nostro Mons. Mario Cosulich che quest’anno ha festeggiato i 65 anni di sacerdozio.
Il vescovo di Trieste Eugenio Ravignani e Mons. Mario Cosulich ritratti subito dopo la cerimonia - foto Sergio de Luyk