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San Pietro dei Nembi di Alessandro Giadrossi
Nell’arcipelago di Cherso e Lussino due piccole isole formano un canale che costituisce porto sicuro per i naviganti: l’isola di Asinello (Ilovik) e quella di San Pietro dei Nembi (Sveti Petar o Priko). Il paesino di San Pietro dei Nembi (Sveti Petar) che sorge sull’isola di Asinello, è molto noto. Lo prova il fatto che capita spesso di riscontrarne la conoscenza anche in persone che abitano in città italiane, lontane dalle coste adriatiche, o all’estero. La sua notorietà è certamente dovuta al turismo nautico che – in particolare nei mesi estivi – ha fatto del suo porto una delle mete preferite del Quarnero. La sua conformazione geografica è stata sin dall’antichità la ragione della sua fortuna storica. Ha rappresentato, infatti, la meta obbligata nei viaggi lungo le isole dell’Adriatico, sia per ripararsi dai venti e, in particolare, dalla bora che violenta attraversa il Quarnerolo, sia per attendere, nelle giornate di bonaccia, il vento favorevole per riprendere il viaggio. Nei secoli e già nel periodo romano capitò che i navigli, sorpresi dal maltempo, non riuscissero a trovare rifugio nel porto. Naufragarono e perdettero il carico. Ne sono testimonianza le numerose anfore rinvenute sui fondali lungo la costa delle due isole. Uomini pacifici e in arme, monaci e pescatori, mercanti, ma anche generali e vescovi, gettarono le ancore tra le due isole. Tutti ammirarono, all’alba, il sole che, come una palla di fuoco, sorgeva dietro i Velebit e, la sera, videro quello stesso astro che s’immergeva nel mare, dietro Sansego. Anche Niccolò Tommaseo, quando abbandonò Sebenico con una bastimento per raggiungere Trieste, fece sosta tra le due isole. Annotò il 2 novembre 1824 “tra gli ignudi scogli dalmatici, dentro al porto deserto di San Pietro di Nembo, per l’onde del Quarnero…”. Per questo motivo, seppur con una denominazione che si è modificata nel corso dei secoli, questi scogli risultano menzionati nelle carte geografiche e nei portolani. Lo scopo di questi ultimi trattati consigliò i loro autori a indugiare in particolare sulla natura della costa e dei fondali. Il geografo Bassi, nel 1821, precisò che “da Forcole a miglia 5 per Scirocco trovasi S. Pietro di Nembo. Que-
sto ha due bocche, una per Scirocco, e l’altra per Maistro, e forma una specie di canale. Entrando dalla parte di Maistro avvertesi, che nell’imboccatura non vi sono più di piedi 14 di fondo (ndr 4 metri e mezzo), tenendosi alla giusta metà della bocca, poiché le due punte sono basse, e ci si armigia dalla parte di Tramontana, ove si vedrà una Fortezza diroccata, e questa è la miglior situazione”. Dall’Ottocento in poi, e in particolare, dopo la fortuna turistica di Lussingrande e Lussinpiccolo, non solo i due isolotti, ma anche il paesino di San Pietro dei Nembi meritarono una citazione in tutti i baedeker e nelle prime guide per i viaggiatori (Gelcich – Ghersa 1888; Petermann 1900). Pertanto, non vale la pena ricordarne, anche in questa rivista, le bellezze naturalistiche ed in particolare la spiaggia di Pargine o Persine (Parzine) posta nella parte meridionale dell’isola; così pure le emergenze storiche che gran parte dei libri sull’Adriatico non trascurano mai di menzionare: i resti del monastero le cui mura oggi cingono il piccolo cimitero po-
Forte di San Pietro dei Nembi