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Quadrimestre 28 - pagina 31

I Mircovich - Marconi, odontoiatri da tre generazioni di Licia Giadrossi-Gloria

La famiglia Mircovich proviene da Sansego dove Luca e Domenica ebbero 5 figli: Antonia, Gisella, Maria, Nicoletta e Giovanni. Quest’ultimo fu colui che iniziò la lunga tradizione odontoiatrica della famiglia, il cui cognome venne trasformato, nel 1927, in Marconi. Giovanni Mircovich si laureò a Padova nel 1920 e si specializzò subito in pediatria. Terminati gli studi, iniziò la professione di medico condotto a Neresine dove continuò l’attività fino all’esodo, mentre, nel 1936, a Lussinpiccolo cominciò a fare il dentista quale aiuto del dottor Cleva. Dal matrimonio con Anna Kunst nacquero i figli Giovanni Junior nel 1922 e Lucio nel 1932. Giovanni, dopo essersi diplomato capitano di coperta all’Istituto Nautico Nazario Sauro di Lussinpiccolo nel 1940, decise di seguire la carriera paterna. Conseguì pertanto il diploma di liceo scientifico a Pola e s’iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Padova. La guerra incombeva, l’invasione slava s’avvicinava, e Giovanni jr. decise di rientrare a Neresine per avere notizie dei familiari, dei quali non sapeva più niente. Qui fu immediatamente arrestato e, nel luglio del 1945, inviato dal medico Jacksa, capo dell’OZNA di Lussino, a Fianona, come aiuto medico per curare i partigiani feriti. Lì, resosi conto della situazione, decise di organizzare la fuga e, dopo un mese, Giovanni prese la via di Neresine dove non trovò più nessuno dei suoi: la casa paterna era vuota. I genitori, infatti, si erano nel frattempo spostati a Trieste per curare il fratello minore Lucio il quale sembrava affetto da tumore cerebrale, mentre fortunatamente si trattava di un ematoma da trauma. Da Neresine si rifugiò ad Artatore nella casa della famiglia Straulino, che lo accolse, come sempre, con calore. Qui venne organizzata, quanto prima possibile, la fuga a Trieste, dato che, se fosse stato trovato dai partigiani, la foiba sarebbe stata sicura. Sempre nottetempo s’imbarcò sulla passera di 6 metri dei fratelli Lissiza che trasportavano merci e alimenti per la famiglia Luzzatto Fegiz, e con loro attra-

versò il Quarnaro, approdando prima a Veruda, poi a Daila e finalmente a Trieste, dove si ricongiunse con la famiglia. Qui, nel frattempo, al fratello Lucio era stato ridotto l’ematoma intracerebrale, e quindi tutta la famiglia, non potendo più rientrare a Neresine, si diresse a Venezia dove risiedeva il fratello della mamma, Gianni Kunst-Artieri. Finalmente da qui poterono cominciare a riorganizzare le idee e la nuova vita con quel niente che era loro rimasto. Trovarono casa in affitto a Casello 12, vicino a Dolo, dal commendator Vellutti, che si fece in quattro per aiutarli. Giovanni senior iniziò l’attività di odontoiatra a Dolo e Nino (Giovanni junior) riprese l’università a Padova assieme all’amico Nino Camali, laureandosi nel 1951. Da questa data Giovanni sr. e jr. lavorarono assieme nello studio di Dolo, fino a quando Nino nel 1953 acquisì la specializzazione a Bologna e aprì il primo studio a Mestre. Venne quindi ceduto lo studio di Dolo e anche Giovanni sr. si trasferì a Mestre. Pure il figlio Lucio, nel frattempo ristabilitosi perfettamente da quello che sembrava un male incurabile, rimase nell’ambito medico, aprendo uno dei primi depositi di materiali dentari nella provincia di Venezia, la “Dental San Marco”. A Casello 12, Giovanni jr. conobbe Rosetta, la futura moglie, dalla quale ebbe due figli, Luca e Paola. Luca è la terza generazione dei Mircovich-Marconi odontoiatri ed esercita da 16 anni nello studio aperto dal padre nel ’67 in via Piave a Mestre, coadiuvato dalla sorella Paola che si occupa dell’amministrazione. Si trova spesso, nello studio di via Piave, qualche esule o qualche suo discendente e si parla di mare e barche, grande passione dei Marconi. Infatti sia Luca che Roberto, figlio di Lucio, appena possono scappano in mare con le loro barche sia per regatare che per, semplicemente, respirare aria salsa. Come dice qualcuno: “se fai un prelievo ai Marconi, al posto del sangue trovi acqua salata!”