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Lussino

Viaggio Anversa-New York della nave “Civiltà” nel 1862 al comando di Zanetto Cosulich La nave

(Dal diario di un ammirato passeggero belga) di Tullio Pizzetti

Nel 1856 Giovanni Battista Cosulich - dei Cosulich de Pecine, trasferitisi dalla natia Lussinpiccolo a Fiume agli inizi dell’Ottocento - ordinava al cantiere Moncini di Livorno una nave da 660 tonnellate e incaricava il figlio Zanetto di seguirne in loco tutta la costruzione. Un anno dopo lo scafo scendeva in mare col nome di Civiltà. Si trattava di un tre alberi di raffinata costruzione - fasciame fitto e foderato in rame - che, grazie alla felice realizzazione di perfette forme di carena e di una altrettanto adeguata composizione della velatura, subito avrebbe dimostrato doti eccezionali in fatto di velocità e di manovra. Con questa nave, equipaggiata con 18 uomini e armata di due cannoni e che in quegli anni era considerata il veliero più veloce delle marine mercantili italiana e austriaca, Zanetto avrebbe compiuto quattro viaggi a New York negli anni 1861-64, anni della grande emigrazione verso l’America. Ai primi di giugno del 1862 la nave si trova nel porto belga di Anversa, impegnata nei preparativi di partenza per affrontare la sua seconda traversata atlantica.

Il comandante Giovanni Matteo Cosulich, che sarà conosciuto sempre come Zanetto ed è padre di Suor Maria Crocifissa, di cui è in corso la causa di beatificazione, è senza dubbio una figura di grande spicco nella lunga serie dei valenti capitani lussignani. A soli 22 anni, nel 1842, era già stato in grado di assumere il comando del brigantino Arciduca Palatino di proprietà del padre. Più tardi aveva comandato il bark che portava il nome di Kalk (e cioè del rione di Lussinpiccolo dov’era situata la casa della famiglia Cosulich), bastimento da 397 tonnellate costruito nello squero di Pecine, fondato dal nonno suo nel 1828. Negli anni 1847-49 Zanetto risultava pure proprietario della nave Graziata.

Il diarista Fra i passeggeri e i numerosi emigranti che prendono imbarco ad Anversa c’è un cittadino belga, che si firmerà semplicemente “A. Perroux” e che avrà la cura di tenere un diario, del quale vorrà poi fare dono, in segno di stima e riconoscenza, al comandante Zanetto al momento dell’arrivo a New York. Di sè questo passeggero non dà alcuna notizia e dice solo di recarsi in America alla ricerca di legnami esotici, che in quei tempi in Europa avevano raggiunto prezzi esorbitanti. Si trat-

ta comunque di una persona di cultura, perchè sa esprimere bene i suoi pensieri e descrivere i fatti, redige il testo con sicura e bella grafia, concedendosi pure qualche elegante svolazzo, ed è in grado anche di vergare con ricercata cura il frontespizio del fascicolo che raccoglie le sue annotazioni quotidiane. E’ un diario, che, a leggerlo oggi che l’Atlantico può essere superato da chiunque in poche ore, fa soprattutto riflettere sui pericoli, sulle condizioni di estremo disagio e le restrizioni fisiche e psicologiche alle quali doveva sottostare chi voleva o doveva recarsi in America un secolo e mezzo fa. È da notare infatti come anche il diarista Perroux, durante tutta la permanenza a bordo, anzichè rivolgere la propria attenzione ai vari e non indifferenti problemi della nave e alle vicende della navigazione, si preoccuperà più di registrare gli aspetti della vita di bordo e i problemi causati dalla lunga convivenza di tanta gente eterogenea ammassata e stipata in ambienti ristretti. Egli appare, inoltre, molto attento all’osservazione delle persone che incontra o solo vede sulla nave e che egli vuole sempre acutamente valutare e classificare, a comin-