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Il forte di S. Pietro dei Nembi (“Il forte di San Pietro dei Nembi” in ‘Ateneo Veneto’ 1939) Fu costruito sullo scoglio omonimo (disabitato), che sta nel Carnaro, presso l’isola di Lussino. Per la precisione si potrà aggiungere che il villaggio dello stesso nome si trova sul vicino isolotto dell’Asinello. La più antica notizia sullo scoglio di S. Pietro dei Nembi risale al 1071 e per questa si apprende che fu in quell’epoca posseduto dai Paghesani; in seguito venne in potere di Venezia e con le isole del Carnaro appartenne alla Dalmazia fino al 1814, quando, insieme a quelle, fu aggregato all’Istria. S. Pietro dei Nembi «abracia un Seno di mare coperto dalle furiose onde al soffio di ogni burrascoso vento che forma in conseguenza un vasto e sicuro Porto, il quale per la favorevole sua posizione è frequentato moltissimo dai Bastimenti che vanno e ritornano da Venezia, Trieste, Istria ed altre Piazze litorali...». Per questo motivo la Serenissima procedette alla costruzione del forte e vi pose alcuni soldati ed un capitano; questi ebbe anche il titolo di governatore e suo compito era di sorvegliare le mosse pericolose degli Uscocchi e le navi sospette in genere, specialmente quelle che provenivano dagli scali interdetti del Levante, onde non avessero contatto con i porti veneti viciniori. La costruzione del forte si attribuisce a Filippo Pasqualigo, Provveditor General da Mar in golfo e in terra nell’Istria, Dalmazia ed Albania, e si fìssa l’anno 1597; ma il Pasqualigo tenne l’alta carica dal 1600 al 1623, per cui bisognerebbe spostare la data di alcuni anni. Il governatore o «capitano di S. Pietro dei Nembi» aveva un posto non scevro di responsabilità; nel 1617 (14 maggio) il Provveditore Generale Giustino Antonio Belegno scrisse al capitano Giovanni Mattiazzo, ordinandogli di tener giorno e notte guardie su quegli scogli, onde avvistare legni nemici; in caso di avvisaglia bisognava informare Lussino, di giorno con segnali di fumo, di notte con fuochi; naturalmente Lussino avrebbe proseguito l’allarme a Ossero, Cherso «et dove farà bisogno [onde eseguire gli ordini] prontamente sotto pena della pub.ca indignatione». Dopo qualche mese morì il capitano Mattiazzo ed a succedergli fu destinato lo «strenuo» capitano Alessandro Giordano, da Venezia (23 gennaio 1618) e, nel mentre si ordinava a tutti di riconoscerlo, lo s’invitava a tenere il posto con energia. Alcuni anni appresso si ebbe il capitano Basolo, che a sua volta morì, mentr’era in carica, e gli fu dato come successore Zuanne di Vincenzo di Napoli di Romania (23 agosto 1623). Di alcuni anni appresso è un atto, nel quale risulta una persona che non si comprende se è quella nominata

or ora, od altra; le più accurate ricerche non hanno permesso di chiarire la cosa. Ecco la terminazione, che fu rilasciata dal Provveditore Generale Antonio Civran il 21 aprile 1631, dalla galera ancorata nel porto di Zara: «Comandemo a tè Zuanne qm. Vincenzo da Tripoli di Romania bombardier al forte di S. Pietro di Nembi, che subito che ti sarà appresentato il presente nostro mandato debbi riddurti al medesimo forte, assister all’occorrenze del tuo ministerio, et prestar la dovuta obedienza a quel capitanio. Etanto essequirai, in pena di privation della carica; et di altre maggiori a nostro arbitrio». L’ordine è molto crudo e si sarebbe indotti a credere che si tratti della stessa persona, benché riguardo alla prima risulta «da Napoli di Romania» ed alla seconda (forse per errore di trascrizione) «da Tripoli di Romania». L’individuo può essere stato destituito da capitano ed in seguito posto come bombardiere. Del resto altro caso di destituzione da parte del Senato lo si ebbe egualmente in quel torno di tempo, quando a quel posto stava Giovanni Battista Gentilone; fatte le ricerche necessarie venne messo capitano del forte l’alfiere Giovanni Battista Fabris, che mostrava ottime qualità (10 aprile 1638). Ma oltre che conservare munito il posto, la Serenissima vi manteneva un ecclesiastico, e nel 1636 (20 gennaio) al posto di fra Ludovico Fericiolo dei Minori Conventuali di S. Francesco, fu nominato guardiano e curato del forte di S. Pietro dei Nembi padre Bernardino Milanese, da Cherso, col salario e trattamento avuto dal Fericiolo e dai suoi predecessori, con l’obbligo di risiedere nell’abitazione contigua alla chiesa di S. Pietro. Dopo molti anni, a motivo della grave età, fra Bernardino chiese di essere sostituito ed all’uopo si rivolse al Provveditore Generale Lorenzo Dolfin (1652-54), il quale chiamò in sua vece padre Andrea Marcola, pure di Cherso (28 gennaio 1653). Quando fra Marcola se ne dovette andare, fu chiamato a succedergli nelle cure spirituali per la guarnigione della fortezza il prete Zorzi Gazzarini (11 settembre 1660). Eppure per una qualche ragione il Marcola dovette rimanere a quel posto, perché appena con terminazione del 9 dicembre 1671 fu sostituito da fra Luca Cucizza di Lussino, che fu confermato con ducale di Domenico Contarini dell’11 novembre 1671. Nel marzo del 1651 le acque di S. Pietro dei Nembi furono teatro di una simpatica scena per il commosso addio, che quattro nobili di Zara, a nome della città e della Dalmazia, davano a Leonardo Foscolo, già Prov-